#MafiaCapitale: le dimensioni del malaffare.

Lo scandalo “Carminati” (come, per ora, possiamo chiamarlo) è appena alle prime mosse e il più deve ancora venir fuori. Diversi elementi promettono che possa diventare uno degli scandali memorabili della storia nazionale (come quello della Banca Romana o di Tangentopoli), ma per ora, più che altro, abbiamo solo indizi che vanno in questo senso. Conviene restare prudentemente con i piedi per terra e valutare quello che c’è (e che non è poco) e ricordandoci sempre che siamo solo agli inizi.

Ripeto: siamo agli inizi. Peraltro di casi come questi, abortiti o “fermati in tempo” ne ricordiamo molti. Ad esempio lo scandalo Teardo del 1982 avrebbe potuto essere l’inizio di Tangentopoli per la quale, invece, dovemmo attendere altri dieci anni. Conviene essere prudenti.

Però va detto che qui, dal 2010, stiamo assistendo ad una valanga crescente di scandali, che nell’ultimo anno si è infittita (Tav Firenze, Mose Venezia, spese Bologna, vari Expo a Milano) che hanno coinvolto in modo crescente anche il Pd. Non è ancora Tangentopoli, ma mi pare che siamo molto ben incamminati.

In questo quadro di montante Malaffare, giunge il caso “Carminati” che possiamo riassumere per sommi capi così:

-a Roma, già da una decina di anni, dai resti di quella che fu la Banda della Magliana, sembra essersi riformata una sorta di “Magliana Bis”

-questo reticolo criminale è, come del resto lo era la precedente Magliana, in stretto rapporto con gli ambienti della destra capitolina, a sua volta prossima alla malavita.

-La truppa di questo giro ha influito sia nelle elezioni ragionali (favorendo un determinato candidato del Pdl) sia, ed ancor più, in quelle comunali del 2008, dove contribuì sensibilmente alla vittoria di Alemanno.

-Con la giunta Alemanno, la “Magliana bis” ha trovato contatti anche con gli ambienti degli uffici comunali, inserendosi pesantemente nel giro delle licenze edilizie, commerciali, parcheggi e (anche con appoggi regionali) si è poi inserita nel giro dell’assistenza e della gestione degli immigrati.

-Inoltre, il sindaco del Pdl (sia per sdebitarsi che in ricordo di vecchie imprese comuni) ha nominato in diversi consigli di amministrazione delle municipalizzate, non pochi ex camerati dei Nar e dell’estrema destra eversiva, gente che poi in parte è risultata coinvolta nel giro “Magliana bis” e questo ha formato il “sistema di potere Alemanno” che utilizza questa miscela di mala vita ed estrema destra eversiva (o ex eversiva).

Nel 2013, la nuova giunta di “sinistra”, non solo non ha portato allo smantellamento di questo sistema di potere, che è tranquillamente continuato, ma, attraverso qualche componente, ne risulta coinvolta.

Sin qui, dalle intercettazioni del Ros emergono in gran prevalenza affari di poco conto per valori assai bassi (migliaia di euro, in diversi casi di decine di migliaia solo molto raramente nell’ordine del centinaio di migliaia) e colpisce l’intercettazione ad uno dei “boss” che minaccia un suo creditore insolvente di sparargli per recuperare 600 euro. Il che fa pensare  a roba da delinquenti di borgata, poca roba. Però, se l’entità dei singoli “affari” è davvero esigua, non deve sfuggire l’ampiezza e la pervasività del fenomeno: dall’assistenza agli anziani alle licenze commerciali, dall’accoglienza agli immigrati ai permessi edilizi, dalle multe alla raccolta dei rifiuti, dalle mense agli appalti per la pulizia degli uffici, dalle cooperative al “credito illegale”. E senza calcolare i soliti traffici “extraistituzionali” dalla prostituzione, all’usura ed alla droga.

Lo schema sembra ripetere il modulo organizzativo reticolare tipico della Magliana, qui però (ed è una novità interessante) abbiamo un più incisivo livello di centralizzazione intorno a Carminati, che concreta una capacità di influenza politica più penetrante del passato. D’altro canto la Magliana, è da sempre la malavita più “servizievole” che si ricordi, come il deposito di armi al ministero della Sanità dimostrò.

In particolare Il Foglio di Giuliano Ferrara nega che, stando a queste risultanze, si possa parlare di Mafia, sulla base di due argomenti: il basso tasso di violenza e la mancanza di agganci con i “gradi affari”. Pertanto, al massimo si tratta di un malaffare neppure locale, ma di quartiere, che coinvolge qualche corrotto e qualche malavitoso, niente di più e, per il resto è una “grande bufala”, perché “se è Mafia, voglio i morti sul selciato: dove sono?”. Vorrei ricordare a Ferrara che la Banda della Magliana per anni, prima della grande mattanza degli anni ottanta, non ha fatto morti ed anche a Palermo ci sono stati lunghi periodi senza morti ammazzati, ma non mi pare che per questo si possa dire che la mafia si fosse sciolta a Palermo o la banda della Magliana non avesse le caratteristiche della criminalità organizzata. D’altro canto, fra i nomi che leggiamo non mancano “esperti del settore”, con referenze più che ragguardevoli e, se Ferrara ha un po’ di pazienza, e fossero lasciati liberi, magari potrebbero accontentarlo.

Più consistente mi sembra l’argomento usato da Merlo dell’assenza di agganci con pratiche corruttive legate ai grandi affari della sanità, della nuova linea della metropolitana e delle opere pubbliche in generale.

Giusto: per parlare di Mafia occorre salire un po’ di livello. Però, e qui appaiono gli indizi di cui dicevo all’inizio, ci sono elementi che fanno pensare che qui stiamo solo scoprendo la “base” del fenomeno, ma che ci sia un livello superiore. Che i grandi affari della Capitale non odorino di bucato alla lavanda è cosa che non mi pare abbia bisogno di particolari dimostrazioni e mi pare che qua e là siano lampeggiate diverse evidenze. Ma qui, mi pare ci stiamo dimenticando dei rapporti di Carminati con Mokbel e il giro Finmeccanica o dell’uccisione di Silvio Fanella (a proposito dei morti sul selciato invocati da Ferrara: come si vede non è che proprio manchino). Peraltro Carminati è sempre stato uomo non lontano (come siamo “delicati” oggi!) agli ambienti finanziari e, più ancora, di intelligence.

E questo di per sé fa pensare che il rapporto con quei grandi affari possa esserci. Anzi…

Poi c’è la presenza di Buzzi che, anche, non mi pare esattamente un borgataro, ma una persona che veste abiti di buon taglio e frequenta cene importanti (come “imbucato”? Forse). Ci sono esponenti del Pd, anche parlamentari, che sembrano non lontani da questo simpatico ambientino…

Ne parleremo meglio prossimamente, per ora lasciamoci con un interrogativo che giriamo ai redattori de Il Foglio: e se questo giro di delinquenti di borgata fosse solo la bassa manovalanza, cui è stata lasciata briglia sciolta in cambio di futuri favori a supporto dei faccendieri che si occupano proprio di quei grandi affari? Non mi pare un sospetto così infondato e che manchino elementi a supporto. Perché tanta fretta a chiudere il discorso?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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