Dopo il voto di domenica: M5s, che fare?
Il risultato del voto di domenica scorsa non può essere minimizzato, ma non va neppure drammatizzato. Niente crolli psicologici ma neanche niente arrampicate sugli specchi per non guardare in faccia la realtà.
In primo luogo, l’argomento (usato tanto dal Pd quanto da Fi ed in parte dal M5s) per cui si tratta di elezioni amministrative che non hanno peso politico è una sciocchezza da accantonare: certamente le elezioni amministrative hanno dinamiche proprie e sarebbe arbitrario trasporre i risultati automaticamente sul piano politico; ma, quando indicano smottamenti troppo vistosi, vuol dire che esprimono tendenze destinate a riflettersi anche in sede politica.
In fondo, vorrei ricordare che la crisi della monarchia spagnola e la proclamazione della seconda repubblica furono provocate dal risultato delle elezioni amministrative del 1931. Ed anche in Italia, le regionali del 1975 furono la premessa della clamorosa avanzata del Pci nelle politiche di un anno dopo. Le comunali di Napoli e Roma del novembre 1993 segnarono l’ascesa del Msi (di lì a poco An) ed il definitivo tramonto di Dc e Psi, dati regolarmente ripetuti nelle politiche di 4 mesi dopo.
Qui siamo in presenza di dati astensionistici che non hanno precedenti e che colpiscono tutti i partiti, anche la Lega (che però li compensa abbondantemente con i voti sottratti a Pd, Fi e M5s). Questo è indice di un terremoto in arrivo nella rappresentanza: in qualche modo il quadro istituzionale è destinato a mutare molto rapidamente, anche se è difficile capire che fisionomia assumerà. Però si capisce che il M5s ha compromesso, in qualche modo, la sua candidatura a guidare questo mutamento. Ho detto compromesso, non perso.
Il risultato è negativo. Certo, sappiamo che il M5s alle amministrative raccoglie solo una parte del tutto minoritaria dei consensi che affluiscono nelle politiche. Ma questo, non solo è comunque una criticità che va capita e risolta, perché vuol dire che il M5s non è in grado di fare un’offerta credibile a questo livello –e dunque lascia nelle mani degli altri l’articolazione del potere locale-, ma non è sufficiente a spiegare questa flessione che segnala una sostanziale perdita di consensi sul picco delle politiche ed anche sul risultato più recente e meno favorevole delle europee. E qui non serve nascondersi dietro il dito, o c’è qualcuno che pensa che, se ci fossero elezioni politiche domattina, il M5s balzerebbe di colpo oltre il 25%? Abbiamo capito tutti che c’è una perdita di consensi per la quale, probabilmente, farebbe fatica a superare l’asticella del 20%.
Il movimento deve confrontarsi con una situazione di perdita di consensi potenzialmente molto pericolosa, anche se tutt’altro che impossibile da capovolgere. Dunque, che fare per invertire la rotta?
Cerco qui di dare qualche consiglio di buon senso da persona esterna ma vicina al movimento e comincerò da cosa NON si deve assolutamente fare.
In primo luogo niente rimozioni, ma neppure niente drammi della disperazione: subire una sconfitta parziale può benissimo capitare e questa non è una disfatta, i margini di recupero ci sono abbondantemente.
In secondo luogo, niente recriminazioni, ricerche di capri espiatori e scambi di accuse. Per esperienza so che quando, dopo le sconfitte, si inizia con gli “E’ colpa tua” “No è colpa tua”, tutto diventa più difficile, anche l’analisi vera degli errori fatti. La prima cosa da fare è disporsi ad un confronto ampio e disteso, abbandonando tutti i tabù e rimettendo tutto in discussione, ma con spirito laico e senza rivalse. E’ il momento in cui tutti debbono riscoprire le ragioni per cui si sta insieme e cercare di uscirne con uno sforzo comune: se la carrozza su cui si stava viaggiando si è rovesciata sul fianco, non serve stare a discutere se è colpa del conducente, che non ha visto un sasso, o dei passeggeri che avevano messo troppi bagagli mal distribuendoli, questo, semmai lo si farà dopo, al momento serve che tutti si rimbocchino le maniche e spingano la carrozza in modo da raddrizzarla. Il problema non è tanto quello di cercare “chi” ha sbagliato, ma “cosa” c’è stato di sbagliato.
Oggi c’è chi propone di uscire dalle istituzioni per un nuovo Aventino. Dunque, l’errore sarebbe stato quello di presentarsi alle elezioni per organi costitutivamente incapaci di assumere decisioni politiche reali e, comunque, abitati da una massa indistinta di delinquenti con cui è impossibile capirsi su nulla. Insomma la dichiarazione di un fallimento. Ovviamente questo risolverebbe in radice il problema del calo dei consensi perché, la conseguenza logica è che non ci si presenterà più a nessuna elezione. Benissimo! Ma, allora, che si fa? Si prepara l’insurrezione armata? Lo sciopero della fame di massa? Si emigra in massa su un’isola deserta per fondare la colonia sociale, come tentarono alcuni anarchici dell’Ottocento? Si fa una novena alla Madonna di Pompei?
Sin qui il M5s, oltre che presentarsi alle elezioni, ha fatto giornate nazionali di lotta (come i “vaffaday”), comizi di massa di Grillo, sporadicamente ha partecipato a conflitti locali ed ha promosso continue consultazioni in rete. Ma, se sin qui, queste forme di azione politica non sono valse a ribaltare la situazione, perché mai dovrebbero risultare più efficaci lasciando il Parlamento? E per di più dopo una dichiarazione di fallimento.
Passare ad una strategia tutta referendaria? Con un movimento debolissimo sul territorio e forte solo sulla rete sarebbe difficile raccogliere le firme necessarie e proibitivo affrontare la campagna elettorale e, per di più, senza neppure la stampella della presenza in Parlamento. Vorrei ricordare che la strategia referendaria fu la tomba dei radicali trenta anni fa. A volte studiare la storia serve a qualcosa.
Puntare ai conflitti sociali? Sarebbe già più realistico e interessante ma, il M5s non ha assolutamente l’articolazione organizzativa necessaria e neppure il fattore umano necessario (quanti attivisti del movimento hanno idea ci come si sta in una assemblea, di come si organizza uno sciopero o si prepara un corteo?).
Di fatto, uscire dal Parlamento e rinunciare alla partecipazione elettorale sarebbe una fuga nel nulla e preluderebbe solo allo scioglimento del M5s: proprio quello che i suoi avversari vorrebbero. Può darsi che una dignitosa eutanasia sia preferibile ad una lunga e dolorosa agonia, ma almeno dichiariamolo. Dunque, non diciamo fesserie.
Veniamo al che fare. Innanzitutto capire l’errore di partenza: l’illusione di una marcia che portasse in breve il movimento di vittoria in vittoria sino al trionfo finale. Questa illusione si basava su un’idea semplicistica della politica, per cui la contraddizione è tutta fra una casta unita dai suoi privilegi ed avvolta nel fango della sua abiezione morale, ed un popolo altrettanto unito nella sua ansia di giustizia e reso invincibile dalla sua superiorità morale. Ecco: questa è una favola che non sta in piedi. Meglio “il gatto con gli stivali”.
Il popolo non esiste come realtà unitaria, è un insieme di interessi diversi e talvolta contrapposti, è attraversato da visioni diverse del mondo, ha bisogni ed aspettative diversi e diversamente vissuti.
“Noi siamo il 99% e voi l’1%” gridavano gli occupanti di Wall Street due anni fa: era una scemenza totale!
“Il partito degli onesti”: altra scemenza totale ripetuta recentemente da Landini che un genio non è.
Convinciamoci tutti di una cosa: la politica è un campo di estrema complessità ed i problemi complessi, per definizione, non hanno soluzioni semplici. Per cui, il popolo come soggetto politico di cambiamento, come potere costituente, non è un dato di natura che bisogna scoprire e portare ad autoconsapevolezza, ma, inevitabilmente, è una costruzione progettuale che selezioni ed ordini interessi, che individui opportune mediazioni fra gli uni e gli altri, che abbia una conseguente proiezione istituzionale. Tutte cose che sottintendono la costruzione di una cultura politica all’altezza della sfida posta, una capacità di comunicazione capace di raccogliere consensi, capacità mediazione politica e di tessere alleanze. Non è vero che “per restare sé stessi” occorra non negoziare mai niente con nessuno, è un’altra scemenza, come quella di Bertinotti che si vantava di non aver mai firmato alcun accordo in tutta la sua vita sindacale (che bel sindacalista!). Se per fare politica bastasse conservarsi duri e puri, sbraitare e denunciare sempre, non avremmo problemi e la rivoluzione l’avremmo fatta da tempo. Ma, al solito, le cose sono meno facili: occorre saper mediare senza mai vendersi l’anima, interloquire con tutti restando sempre sé stessi, sapere essere intransigenti sui fini strategici ma flessibili nella tattica, che non è rinuncia ai propri fini, ma ricerca del sentiero per arrivarci.
E questo a sua volta richiede forme di azione, comunicazione, formazione delle decisioni che consentano tutto ciò. Dunque, un modello organizzativo idoneo ed è bene dirsi che la scoperta della rete come meccanismo di formazione di un soggetto politico collettivo è una idea geniale, ma che questo non sostituisce le esigenze dell’organizzazione e della presenza territoriale. Questo non è il rinnegare una propria originalità, che deve invece restare, ma integrare queste intuizioni con le forme invarianti della politica.
Ed allora, che si metta da parte ogni tabù e si inizi una discussione franca, laica e leale, senza dar vita a conventicole e correnti ma cercando tutti insieme la soluzione ed aprendosi anche all’esterno.
Coraggio: la soluzione c’è e bisogna aver paura solo di una cosa: di aver paura.
Aldo Giannuli
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L R
per cercare di capire dove il m5s ha sbagliato bisogna provare a ragionare in termini di marketing.
ilBuonPeppe
Condivido tutto al 100%. Peccato che il destinatario non sia all’altezza del compito. Sempre che non abbia un compito diverso da svolgere…
maurizio
condivido su tutto….
peccato pero’ che Grillo e soci ho paura che si stanno infilando in un cul de sac senza uscita….
non vorrei che sia proprio una scelta deliberata riportare il movimento a percentuali innocue attorno al 10-15 per cento proprio per esistere sì,ma non contare nulla…
han buttato alle ortiche un 26 per cento alle elezioni politiche avendo la possibilità di fare qualcosa in un governo con Bersani che non voleva le larghe intese…. con quelle facce da sotuttoio di Crimi e Lombardi che hanno dimostrato una incompetenza senza pari……
Grillo continua a fare la guerra interna buttando fuori chi non la pensa come lui…. e perdendo di vista la guerra esterna….
e intanto si perde tempo, Salvini sta montando la protesta e ruba voti….
ho paura che il movimento se vorrà sopravvivere dovrà mettere da parte Grillo e Casaleggio e andare pure in TV…… se no sarà una discesa continua…
mimmotron
Auguriamoci che chi di dovere le dia ascolto…
Roberto B.
A quanto pare, e con ciò non intendo accusare o censurare nessuno, è impossibile pensare al di fuori dei soliti schemi: il partito, la ricerca del consenso ad ogni costo, il do-ut-des, utilizzare i media, andare in TV, ecc. ecc. ecc.
Ora io penso che nelle rivoluzioni, qualsiasi rivoluzione ivi inclusa quella fascista, che hanno avuto successo (da tener presente, però, che alle Rivoluzioni sono susseguite sempre le Restaurazioni, con modalità più o meno cruente), si possono distinguere due momenti:
1) una fase iniziale di crescita del consenso rapidissima, dovuta in gran parte ad un popolo inconsapevole di tutto tranne che di volersi liberare da un giogo troppo duro;
2) una fase successiva caratterizzata da una guerra civile, al termine della quale si ha l’occupazione del potere e la “pulizia” degli oppositori, interni ed esterni; questo è il classico momento dei voltagabbana, pronti a vendersi anche la madre per un posto al sole.
Ora Grillo, per sua natura e per sua stessa ammissione, non è tipo da cercare il potere per il potere, tanto meno a prezzo di sangue, sempre ammesso che una fase 2 sarebbe possibile in Italia nel contesto attuale (e con gli italiani sempre pronti ad accorrere in soccorso al vincitore).
Quindi, da elettore M5S che intende rimanere tale, dirò ciò che spero, o forse è meglio dire ciò che non mi aspetto:
– non mi aspetto un M5S al 51%, e forse non lo spero neppure, viste le macerie che erediterebbero i nostri rappresentanti, che facilmente finirebbero linciati da una plebe inferocita perché delusa dai prevedibili scarsi risultati, pronta ad addossargli tutte le responsabilità di 30 e più anni di mala politica (non lo fanno già adesso?);
– non mi aspetto neppure un M5S al 25%, a conferma di un risultato bugiardo perché viziato da un voto in gran parte inconsapevole di tanta gente che mai avrebbe immaginato un risultato simile (altrimenti, si sarebbe ben guardata da votare M5S).
E ora invece dico ciò in cui spero:
– spero in un M5S al 12-13% a livello nazionale, che è quanto speravo quando ho votato 5Stelle alle Politiche;
– spero in una sostanziale tenuta dei parlamentari 5Stelle, che riescano a rimanere abbastanza compatti ed a non perdere di vista le ragioni fondanti del Movimento, salvo le normali defezioni fisiologicamente previste e prevedibili (e me ne frego di tutte le polemiche sui cosiddetti “epurati”, che mi interessano tanto quanto interessano a Renzi o a Berlusconi i loro parlamentari: carne da cannone, se non fanno quello che è loro richiesto).
– spero in un M5S che continui con la stessa determinazione a essere opposizione, il che spesso me li fa apparire davvero come eroi, l’unica vera opposizione esistente oggi in Italia, continuando a denunciare il malaffare ed a portare a casa qualche buon risultato, sia esso sotto forma di emendamento a leggi porcata o evitando a personaggi impresentabili di accedere a cariche importanti.
– spero in un M5S che continui ad essere quell’elemento moralizzatore e di contrasto alla corruzione, politica e non solo, che mi ricorda tanto il PCI degli anni ’60-70, quando i deputati dovevano versare una buona percentuale del loro stipendio al partito (e chissà, forse questo è uno dei principali motivi degli alti stipendi dei nostri politici).
– spero in un allargamento e potenziamento del metodo delle consultazioni on-line, anche se penso che sia sbagliato chiedere alla gente anche il permesso per andare al cesso; non sono d’accordo con tutte le proposte e le idee espresse dal Movimento, almeno non totalmente, ma proprio per questo vorrei partecipare e dire la mia su qualsiasi argomento in discussione e, quando lo ritenessi giusto, vorrei poter votare contro, non contro Grillo, Casaleggio, che sono solo simboli, ma contro qualsiasi proposta che ritenessi sbagliata.
Ci sarebbero tante altre cose da aggiungere, ma può bastare, salvo un’ultima considerazione: sospetto, anzi ne sono certo, che il potere logora e corrompe. Perciò, non desidero un M5S al potere, anche se questo contraddice la parola d’ordine “li mandiamo a casa tutti!”.
Questo è quello che spero: sono un illuso? SPERO di no.
Una richiesta: prof. Giannuli, da storico potrebbe farci qualche valido esempio, semprechè esista, di rivoluzioni fatte “democraticamente” con successo, lasciando ampio spazio ai dissidenti interni?
e.fiumara
Buonasera Professore, condivido nella sostanza quanto lei dice nell’articolo, ma mi consenta una precisazione non banale. Nel 1975, così come in tutte le elezioni amministrative nel periodo della c.d. “prima repubblica”, queste si svolgevano in tutta Italia, nello stesso giorno: si votava, cioè, per il rinnovo dei consigli comunali, provinciali e regionali contemporaneamente, con alcune eccezioni, come ad esempio le regioni a statuto speciale. Il corpo elettorale era pressoché identico ed omogeneo a quello delle politiche nazionali. Poi intervennero le varie riforme istituzionali di Segni e Occhetto, l’elezione diretta del sindaco e del presidente della provincia, ecc.
Manca spesso, nell’analisi del voto, il riferimento alla gestione delle risorse ed al potere della loro distribuzione. Io vivo in Calabria. Come votano i tanti precari della mia regione, se votano? Votano per chi si batte contro ogni forma di precariato? Oppure preferiscono il solito notabile di turno che può promettere (e, purtroppo, anche mantenere) un’altro anno di contratto a 600 euro al mese, che è meglio di niente?
E che dire della scelta degli scrutatori, da noi carica molto agognata perché 100 euro sono pur sempre soldi che nessuno ti regala; per ognuno di essi (nominati da una commissione composta da personale politico) si calcola qualcosa tra i 4 e i 5 voti (la famiglia dello scrutatore). Potrei andare avanti, ma penso che bastino questi due esempi. Come diceva Totò: è la somma che fa il totale.
Cordialmente, Ettore fiumara
grandavide
in realtà capisco perfettamente l’appello a non dividersi e a non scannarsi a vicenda, e in qualche modo lo condivido anche: la sinistra italiana è stata devastata per così tanti anni da meccaniche del genere, e sarebbe ben misero ritrovarsi questa spazzatura che ti rientra dalla finestra una volta creduto di averla buttata fuori dalla porta. ma, come ho già detto, quando le cose vanno male è difficile restare uniti.
ma d’altra parte è anche vero che questo sforzo dovrebbe farlo soprattutto la dirigenza. e non mi sembra che prendersela con pizzarrotti o con i parlamentari che vanno in tv siano azioni che vadano in questo senso. lo so che sono fastidioso e che il professore non vuole certo creare zizzania, ma quando la dirigenza ti fa tutto il contrario di quello che dice, è difficile non leggere un’implicita critica a questo modo di fare.
forse l’unica linea politica vantaggiosa per l’m5s (e non solo per loro) sarebbe quella di intaccare il patto del nazareno proponendo alternative più umane a renzi o, meglio, ai parlamentari che ci stiano. una cosa del genere se andasse in porto e permettesse l’approvazione di leggi che migliorino la vita dei cittadini farebbe più bene ai 5 stellos che a renzi. se invece non andasse bene, causerebbe molti più problemi a renzi di quanto non ne abbiano finora causato le innocue stronzate di grillo. ora che berlusconi si sta dedicando alla politica dei due forni lo spazio per azioni del genere ci sarebbe, basta ovviamente scegliere dei campi d’azione neutri che non creino problemi d’identità, come ad esempio quello dei reati finanziari. senza contare che non ci scommetterei troppo sulla coesione dei singoli parlamentari grillini e che trovo veramente imbecille non metterci mano. poi bisogna capire cosa si vuole fare: in fondo se si vuole fare i lacchè di salvini e gli eterni oppositori di renzi così va già bene, anzi benone.
so benissimo di dire cose blasfeme, ma la politica è un pò mefistofelica di suo: se a uno preme l’igienismo moralista, ha proprio sbagliato sport. l’unico problema è che potrebbe essere già troppo tardi anche per questo.
Salvatore Andreetti
L’errore iniziale di grillo è stato quello di pensare di battere un esercito compatto e collaudato come quello partitico italiano dall’interno (apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno) invece hanno aperto come una scatoletta il M5S non si entra in una latrina maleodorante come il parlamento pensando di uscirne fuori freschi ed immacolati, abbiamo dei ragazzi fantastici per capacità, onestà e voglia di fare, bisogna tirarli fuori da quella palude il prima possibile e lavorare come M5S alla ricostruzione di questa povera Italia oramai al collasso strutturale definitivo.
Pierluigi Sandonnini
Il M5S abbandoni l’utopia dell’uscita dell’euro, un salto nel buio che spaventa la maggior parte degli italiani, anche quelli che simpatizzano per esso, e potrà arrivare al 40% dei consensi recuperando gli astenuti.
Tenerone Dolcissimo
@ maurizio Partecipare al governo Bersani avrebbe significato la vera fine immediata del movimento. Sull’argomento consiglio di sentire gli interventi di Travaglio (rinvenibili su YT) che son ben più efficaci di ogni mia parola.
grandavide
abbè… perchè non allenandosi con bersani il m5s ha avuto un botto di successo…
Tenerone Dolcissimo
Io mi sentirei di fare due affermazioni.
1) Oramai chi vota per i partiti tradizionali è in massima parte gente che lo fa per interessi particolari, al limite del voto di scambio (con l’eccezione della Lega) e pertanto da quell’elettorato si puo’ grattare poco. Insomma un parassita dipendente della RAI non voterà mai M5S se no finisce la pappatoria.
2) Ergo bisogna pescare nei disperati che non votano più per disperazione e sono oramai la stragrande maggioranza, per cui ci si deve domandare come mai non vedono nel M5S un’alternativa e cosa bisogna fare per farglielo capire.
Cominciamo a spremierci le meningi.
grandavide
detto da uno che ha votato forza italia è un’affermazione semplicemente ridicola, e che anzi dimostra come la parte del paese più corrotta non abbia avuto troppi problemi a buttarsi su grillo….
toti52
Il M5S proponga come Presidente della Repubblica il sindaco di Casale Monferrato Titti
Palazzetti.
Giovanni Manara
mi scusi Prof. sul blog di Grillo in questi giorni è apparso uno scritto di Arrigo Petacco che spiegava come il duce non è responsabile della morte di Giacomo Matteotti,sempre sul blog continuano a sparare bordate al sindaco Pizzarotti, si impallinano a vicenda sugli stipendi, ogni tanto espellano qualche parlamentare, i loro parlamentari non possono parlare,perchè ? per Grillo non va mai bene niente,Caseleggio un’entità oscura con il volto coperto da barciolini e cappucci, se questo è il loro modo di fare politica tutto quello che hanno conquistato in termini elettorali lo perderanno. Mi scusi ma credo che la sua analisi e i suoi consigli al M5S con quelle teste lì facciano ben poco.
altor
Tra il parlare e il comunicare bisogna superare l’incomprensibile e l’incomprensione. Per trovare un margine di comprensione non esiste altro che il dialogo. La forza dei 5S sta nel comprendere e a far comprendere all’elettorato come funziona la politica IMPARANDOLA. Questa funzione richiede tempo ma i 5S se lo sono accorciato con dichiarazioni come:”ci ricostituiremo ogni due elezioni, rinnovandoci di volta in volta”. Questi mandati di termine corto vanno contro la continuità e il progresso dell’auto-istruzione e del lavoro istruttivo dell’elettorato che meno capisce e piú si allontana. Come si pensa di istruire un popolo che legge poco o non sa leggere senza usare mezzi mediatici di massa come la TV? E una volta stabilito il “dialogo” con il pubblico, come lo si stabilisce con i colleghi inimicati e chiusi al dialogo per poi comunicarsi un da fare collettivo per soddisfare le richieste del pubblico cittadino? Solo col dialogo si scoprono le magagne, i malfatti, le debolezze e le forze altrui e anche proprie e ci vuole piú TEMPO per farlo in modo comprensivo, costruttivo e non deleterio a se stessi e al progetto. I 5S e Grillo devono capire che solo dall’entrata in Parlamento loro sono diventati “facce” veramente riconoscibili e pubbliche. Il pubblico straniero, europeo e non, solo allora si sono accorti di questa presenza “Democratica” Italiana dando anche loro una spinta ad “imparare di piú. Tutte le cosiddette “Democrazie Occidentali” soffrono dello stesso malanno, di un calo dei loro livelli democratici in tutte le loro istituzioni che ci hanno portato ad una CRISI sia Economica che Finanziaria ma anche Esistenziale! I Partiti vari non hanno piú nulla da offrire, tanto meno per un rinnovo. Sono diventati incapaci a mediare tra quell’eterno 1% e 99%, simbolico in forma ma in realtà, piú che REALE, dovuto a decenni di cali di natura didattica delle masse e filosofici, contro un continuo aumento di tecnologie che ci hanno portato a confrontare gravi questioni esistenziali dell’essere umano e del pianeta stesso, dovuto essenzialmente a vari tipi di IGNORANZE in generale, ed a un aumento di progressi personali e collettivi non sostenibili. La cuccagna non é finita, non c’é mai stata, era un’altro miraggio creato dai plutocratici per dividerci e soggiogarci chiamato GLOBALIZZAZIONE!
Lei Ha Ragione … in un mondo ideale, popolato da solo il 50% di noi, con esseri veramente umani interessati al “Common Good”! (Un concetto sparito da il lessico Politico)
Gerardo
sarà anche vero che viviamo un’epoca post ideologica, però mi pare che il M5s abbia iniziato a mostrare le crepe quando si è trattato di schierarsi in una posizione più netta..per esempio, sul tema dell’immigrazione o ancora meglio di politica estera, dove e come si collocano?
Von Stuck
Carissimo Prof.Giannulli,da sostenitore 5S credo che il movimento abbia bisogno necessariamente di un leader come lei!-)pensa davvero che non sia fattibile..che sia utopia? non mi prenda per rincoglionito per favore–))
Elia
Punto numero uno, credo che non mi stancherò mai di ripeterlo: i rappresentanti del Movimento 5 Stelle devono andare in televisione per far capire alle persone che la politica è ALTRO.
E’ ancora la televisione a dettare l’agenda dei problemi con il suo continuo bombardamento omnipresente creando e consolidando l’immaginario collettivo degli italiani.
Purtroppo Casaleggio e Grillo non l’hanno capito. Se loro sono “avanti” e utilizzano internet ma gran parte degli italiani sono ancora fermi alla televisione non c’è alternativa che andare a pescare i pesci nel mare dove stanno nuotando e non in un piccolo laghetto poco popolato.
Ci deve andare gente preparata alle tecniche di disinformazione e accettare di partecipare solo a trasmissioni con pochi ospiti (non più di tre) altrimenti è impossibile parlare di qualsiasi tema serio. I rappresentanti del movimento scelti per andare in televisione dovrebbero parlare anche di informazione e di come si fa vera informazione.
Dovrebbero utilizzare tutti gli strumenti possibili per far capire agli spettatori da casa che quando in televisione si parla di tutto tranne che dei problemi degli italiani e che quando si continua a saltare di palo in frasca, di tema in tema senza approfondire i problemi, si fa un danno al paese.
L’informazione è il sale della democrazia e per questo motivo si deve andare in televisione e tentare di cambiare l’informazione. Il M5S si è dato la zappa sui piedi perché ha partecipato alle trasmissioni sbagliate con persone non del tutto preparate, soprattutto dal punto di vista delle tecniche di distrazione di massa utilizzate dai giornalisti (e credo che la maggior parte dei conduttori sia talmente abituata a fare trasmissioni inutili che credo non si rendano nemmeno conto del fatto che arrecano un danno enorme al nostro paese).