Ma Di Battista vuole tendere una mano all’Isis? Non credo.

Alessandro Di Battista è stato coperto di insulti per il suo post a proposito dell’Isis: l’accusa corrente è quella di  “sdoganare terrorismo ed Isis” aprendo la strada ad un riconoscimento del “Califfato”. Avendo letto due volte il pezzo di Di Battista mi sono reso conto che ci sono molte forzature in queste reazioni basate spesso su estrapolazioni di frasi dal loro contesto. A proposito del terrorismo, Di Battista dice chiaramente che non lo giustifica “e manifesta apertamente la propria preferenza per le forme di lotta non violente”. Si limita a dire che si può “capire” chi, avendo visto il suo villaggio e la sua famiglia sterminate dai droni americani, poi reagisce facendosi saltare in una metropolitana e facendo così una strage. Quel “capire” non sta per “approvare” (e lui dice chiaramente di non condividere questa scelta), ma è un modo per dire che certe reazioni sono il risultato di una logica di guerra come quella condotta dagli Usa. Si può discurtere questo punto di vista, ma, nel suo lungo (forse troppo lungo) pezzo, questo è un aspetto marginale, un inciso, mentre il sugo politico è altro ed è così sintetizzabile:

a- occorre riconsiderare le ragioni della tempesta che investe il Mo a cominciare dal modo in cui venne spartito l’Impero Ottomano

b- la strategia antiterrorista americana è fallita

c- bisogna arrivare ad una conferenza di pace che metta al tavolo delle trattative Usa, Russia, Alba, Lega Islamica ed i principali paesi dell’area.

d- occorre aprire un confronto con “i terroristi” (l’Isis) capendone la logica politica ed aprendo un confronto con essi.

Sul primo punto bisogna riconoscere che storicamente c’è molto di vero nelle sue affermazioni: in effetti l’Iraq fu una invenzione di Churchill. Il disegno dei nuovi stati venne fatto usando matita e squadra (noi diremmo “squadra e compasso”) modellandoli sulla base dell’esperienza dello stato-nazione europeo. Questo ha prodotto buona parte degli esiti che abbiamo davanti, anche se questa è una spiegazione parziale e poi c’è anche molto altro, compresi gli errori delle leadership dei paesi arabi.

Sul secondo punto è difficile non riconoscere che abbia pienamente ragione: dopo 11 anni di guerra con cataste di morti e un diluvio di dollari spesi, gli americani si trovano con un paese in preda al caos, con un regime fantoccio che, per di più, sembra sull’orlo del colpo di stato e con un esercito che si è squagliato come un ghiacciolo, lasciando le proprie armi ai “terroristi”. Ma, soprattutto, dopo 13 anni di “crociata” contro Al Quaeda, dopo l’uccisione di Bin Laden e di molti altri leader dell’organizzazione, si ritrovano con una “Al Quaeda” più forte di prima che è sul punto di ingoiarsi l’intero Iraq. Bel risultato! E su questo, nessuno dei suoi critici fiata, fosse anche per contestare questa affermazione.

Sul terzo punto è ovvio che una conferenza di pace che risistemi tutta l’area è un punto di passaggio obbligato, perché le varie crisi dell’area (dal conflitto israelo-palestinese al problema curdo, dalla guerra civile siriana alla dittatura militare in Egitto, dal conflitto fra sunniti e sciiti alla situazione iraquena ed alla rivalità fra sauditi ed iraniani ecc.) sono tutte maledettamente collegate fra loro, per cui la soluzione di ogni conflitto presuppone quella dell’altro. Dunque una sistemazione complessiva dell’area è la strada maestra per una pacificazione non precaria di ciascun punto di crisi. Il che, però, non vuol dire che questo sia un risultato facile da perseguire: occorre precisare molto bene quali debbano essere i soggetti da invitare al tavolo delle trattative, come vincere le eventuali resistenze di alcuni di essi, quale debba essere lo spazio delle grandi potenze esterne all’area (come Usa e Russia) e molte altre cose. Ma mi pare che sia una proposta che meriti attenzione ed alla quale l’Italia potrebbe dare un suo contributo.

Perplessità mi suscita l’ultimo punto, il cosiddetto dialogo con i “terroristi”. Non perché io escluda in via di principio dei negoziati politici con “i terroristi”: al contrario, credendo nel realismo politico, sono convinto che in molte situazioni la strada per uscire dal conflitto sia proprio questa. Ed a riprova di questa mia antica convinzione, ripropongo, ai piedi di questo pezzo, un articolo che mi venne richiesto dalla rivista del Sisde “Gnosis” nel 2006 (n° 2), e che metto di seguito in riduzione ed in testo integrale per chi volesse approfondire.

E spero che la sede in cui il pezzo ebbe accoglienza valga a tacitare il cretino di turno che pensasse ad uno “sdoganamento” del terrorismo. Dunque, non è questo il motivo delle mie perplessità, ma due questioni fra loro intrecciate e di squisito carattere politico.

In primo luogo, non sono affatto convinto che l’Isis sia minimamente interessato ad accettare una qualsiasi forma di dialogo. L’Isis, ed occorrerà approfondire seriamente la questione, ha come suo obiettivo la costituzione della “grande potenza” di ispirazione islamica ed, a questo scopo, punta alla leadership dell’intero mondo islamico sunnita o, quantomeno, della più vasta area possibile nel mondo arabo.

Sedersi ad un qualsivoglia tavolo di confronto (qualunque esso sia) non fa parte della sua strategia politica, almeno per ora, ma, al contrario è funzionale ad essa il conflitto più radicale con l’Occidente e chiunque sia assimilabile ad esso (come i cristiani caldei). E qui si inserisce il secondo ostacolo ad un dialogo nelle condizioni presenti: i massacri di curdi, sciiti e cristiani. I numeri non sono –ancora- quelli di un genocidio, ma i massacri ci sono e le “dichiarazioni di intenti” sono tutt’altro che rassicuranti.

Con un soggetto genocidiario non ci si può sedere a discutere in ogni caso, perché il confronto possa avviarsi, prima di tutto, devono cessare i massacri. E questo comporta anche una decisione sul da farsi in presenza di stragi che continuano: un intervento militare americano (dopo quello che è accaduto) servirebbe solo a peggiorare le cose. Un intervento Onu? Ci si può pensare, a condizione che non diventi un intervento americano mascherato. Un intervento iraniano? Possibile ma bisognerebbe vedere le reazioni saudite e turche. Armare i curdi: certo una soluzione che comporta dei rischi, come quelli di rappresaglie dei curdi sui civili sunniti, ma è anche vero che non possiamo assistere inerti ad un massacro reale ed in atto, per evitarne uno possibile futuro.

Di Battista sottolinea come l’Irak sia uno stato inventato che mette insieme tre diverse popolazioni ed auspica che ciascuna, sunniti, curdi e sciiti, si dia un proprio stato. Ma perché questo sia possibile occorre che i curdi ci arrivino vivi e le loro terre non siano occupate.

Insomma se ne può discutere, ma entrando nel merito. Qui invece nessuno delle altre forze politiche si è sentito in obbligo di entrare nel merito delle questioni, ritenendo del tutto sufficiente il solito linciaggio del grillino per una frase o una parola. Il che fa capire come la politica estera sia una cosa troppo seria per farla trattare a questa classe politica.

Aldo Giannuli

Per approfondire:

Resistenza o terrorismo? Il dilemma irrisolto, di Aldo Giannuli

VERSIONE RIDOTTA

Non esiste una definizione univoca del termine “Terrorismo”. Si oscilla fra l’idea che il terrorista sia il combattente illegittimo, in quanto soggetto non statuale, e quella per cui il terrorista è chi faccia ricorso a particolari forme di lotta bandite dal diritto. Nel primo caso terrorista sarebbe ogni combattente irregolare (partigiano, insorto, rivoluzionario, guerrigliero ecc): ma questo travolgerebbe il “diritto di resistenza” contro un ordinamento ingiusto, che è alla base della democrazia2, inoltre non esiste Stato, partito o aggregazione politica che non sostenga..una qualche lotta armata irregolare. Prosegue qui.

Resistenza o terrorismo? Il dilemma irrisolto, di Aldo Giannuli

VERSIONE INTEGRALE

Articolo apparso su Gnosis, Rivista Italiana di Intelligence, n.2-2006 (clicca per consultare l’indice del volume)

Ricorrentemente si polemizza sulla qualifica da attribuire a fenomeni di guerra irregolare: se “resistenza” o “terrorismo” (puntualmente è accaduto anche per l’Irak). E’ singolare come, in circostanze così drammatiche, intellettuali, politici e militari amino perder tempo con polemiche così irrilevanti. Come è noto, a quanti si occupano professionalmente del tema, non esiste una definizione univoca del termine “Terrorismo”. Si oscilla fra due ipotesi: per la prima il terrorista è il combattente illegittimo, in quanto soggetto non statuale, per la seconda il terrorista è chi faccia ricorso a particolari forme di lotta bandite dal diritto internazionale (ad esempio, la strage di civili). Prosegue qui.

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Aldo Giannuli

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Comments (30)

  • Gentile Giannuli, ho qualche perplessità su alcuni punti. Innanzitutto, essendo lei un ricercatore riconoscerà la grossolanità adoperata da Di Battista nel riassumere la recente storia del Medio Oriente (De Luca, ad esempio, ne ha scritto su Ilpost.it). Come osservato da altri, dal vicepresidente della Commissione Affari Esteri ci si può aspettare maggiore precisione (o piuttosto il silenzio) nella ricostruzione di uno scenario tanto complesso. Credo – naturalmente posso sbagliarmi – che abbia prevalso, per quanto riguarda l’analisi storica di Di Battista, la retorica tipica del M5S che si propone di parlare a un pubblico ampio, dando una spolverata di finta profondità a una visione manichea della storia, della politica, dei conflitti, ecc.
    Tuttavia, come d’altronde evidenzia lei stesso, ciò che più dà da pensare è l’apertura al dialogo con l’IS. Soprattutto, aggiungerei, se si considerano le parole di Di Battista nella sua prima apparizione televisiva. Ricorda? La corruzione come letame da trattare con la pala. E ovviamente non si può dimenticare il rifiuto di dialogo con le altre forze politiche (rifiuto perpetrato fintanto che il M5S non si è reso conto di quanto l’ostruzionismo a oltranza stesse danneggiando il movimento stesso).
    Ora, possiamo anche fingere che principi come “in democrazia la forma è sostanza” siano faccende da parolai. Io non credo sia così, ma facciamo finta. Quello che non capisco è perché il dilettantismo dei 5S debba così spesso trovare una sponda. Ovviamente il M5S continua a strillare che i media si accaniscono; io trovo invece che molti commentatori usino un’indulgenza eccessiva nei loro confronti. Qualsiasi politico che avesse detto “elevare a interlocutore” riguardo all’IS sarebbe stato messo in croce, giustamente e senza troppo girarci intorno. Davvero Di Battista merita tutto questo eccesso di analisi? Davvero il resto della sua analisi è così profonda e rilevante (suvvia…) da dover soprassedere su una simile oscenità?

    • D’accprdo Di Battista è andato giù di scure e con non poche imprecisioni ed errori, ma non era un libro di storia quello che voleva scrivere ma un pezzo scritto di getto in cui porre questioni politiche che sono quello che merita d’essere discusso. Nel merito io non credo che sia un’eresia inammissibile parlare con un “terrorista”: lo furono, ciascuno a suo tempo, Isaac Rabin e Arafat e molti altri e mi pafre che alla fine ci si sia trattato un po’ con tutti. Vice versa non sono affatto d’accordo a sedermi al tavolo delle trattative con chi sta facendo un genocidio o, almeno, dichiari di volerlo fare e ci provi. Prima deve spettere e dopo, se è il caso si parla. Peraltro, ripeto che nel nostro caso non è aria perchè proprio l’Isis non mostra alcuna intenzione di voler trattare su niente.
      Ma degli altri punti della sua esposizione possiamo parlare pacatamente?

  • Credo che la più grave “colpa” di Di Battista sia quella di aver proposto un tema politico importante, in un paese dove i temi politici importanti al massimo sono le cene eleganti di Berlusconi e dove tutto il resto va in cavalleria.

  • credo che di batista dovrebbe riscrivere il suo articolo a radice delle critiche esposte sui diversi fronti e delle imprecisioni storiche rilevate(cose che sono secondarie dal mio punto di vista), però il superamento dell’ordine emerso dopo la I° guerra mondiale sarebbe auspicabile, poiché sta implodendo l’intera area sopprattutto con l’isis e sui finanziatori. Poi armare i curdi o altre etnie perché si difendano non c’è niente di male.
    Perché screditare di batista? per ridurre la piattaforma politica del M5S e screditarne i rappresentanti (Alfano fa di peggio e ormai è considerato una macchietta). Le proposte sono serie solo che andrebbero riconfezionate. 😀

  • io continuo a dire che finchè l’opposizione sarà composta da idioti e/o renziani inconsapevoli come il dibattista, renzi prenderà il 40% e +, anche se il professore inizierà a scrivere di renzi ogni giorno. non solo trovo completamente inutile perdere tempo a difendere i cretini, ma lo trovo anche sincretico con i post precedenti: due giorni fa si invitava a non tagliare i concetti con l’accetta, oggi si difende quello che taglia i concetti con l’accetta. eppure la base che sta dietro a entrambi i ragionamenti è la stessa, è di carattere manicheo, e tende da un lato a trovare del nazismo ovunque per creare nemici, e dall’altro a trovare dei “buoni” a tutti i costi. e credo che sia sempre più difficile continuare a sostenere che questi possono essere errori che si correggeranno col tempo: non solo perchè sono così tanti da risultare coerenti tra loro, ma anche perchè non si capisce da dove dovrebbero arrivare queste istanze correttive. in questi casi al massimo qualcuno ci può mettere una toppa , come il professore con dibattista, ma il buco è stato comunque fatto. uno scenario veramente poco edificante: i “comunicatori” fanno a gara con renzi su chi spara la stronzata più grossa, e i pochi con una cultura sulle spalle tentano di correggere il tiro a posteriori, di arginare una diga traboccante di stronzate: roba che trascende le umane capacità.

  • “… nessuno delle altre forze politiche si è sentito in obbligo di entrare nel merito delle questioni…”

    È comprensibile, dal momento che tutti i partiti, tranne Rc quando ancora esisteva, hanno sempre appoggiato la “Guerra al Terrore” lanciata da Bush.
    Oggi i partiti suddetti dovrebbero ammettere di aver sostenuto una serie di guerre sbagliate, che ci sono costate un sacco di soldi e diversi morti che nessuno ricorda più, e che hanno sconvolto i precedenti equilibri causando più danni che benefici, se solo pensiamo agli scombussolamenti che l’Eni si è trovata a dover affrontare. È evidente che non ammetteranno mai di aver preso una colossale serie di granchi che ci hanno creato un sacco di problemi.
    Purtroppo, come dimostra la questione ucraina, non abbiamo appreso la lezione e continuiamo ad agire stando dal lato sbagliato della Storia. Per cui, nella malaugurata ipotesi che i russi perdano la pazienza di fronte all’aggressiva inanità che caratterizza l’approccio dell’Ue al massacro della popolazione civile del Donbass, che Poroshenko giustifica con la pretesa di voler difendere “l’aspirazione all’euro-integrazione che ha ispirato le proteste a Kiev” e con la necessità di “ristabilire la pace in Ucraina”, le conseguenze per noi europei non saranno indolori.
    All’inizio di agosto, ad esempio, “Putin ha firmato un decreto che annulla o limita le importazioni di prodotti agroalimentari e materie prime dai paesi che hanno imposto sanzioni contro la Russia”.
    La misura preoccupa l’associazione degli agricoltori tedeschi (Deutscher Bauernverband) perché, come rileva il vice presidente Udo Hemmerling, “la Russia è un mercato importante per le nostre merci di esportazione chiave, soprattutto carne e latticini”, e le limitazioni danneggerebbero la nostra economia. Ovviamente la preoccupazione è analoga anche per gli altri paesi Ue, Italia compresa. Sarà contento anche Olli Rehn, visto che la Finlandia è tra i principali esportatori di prodotti lattiero-caseari verso la Russia.
    Poi, nel caso che l’Ue volesse proseguire sulla strada sbagliata, a Mosca non escludono un aumento dei prezzi energetici. Così, se quest’inverno il prezzo del gas aumenta, sapremo chi ringraziare.

    In un articolo pubblicato a metà luglio dal quotidiano Rossiyskaya Gazeta, il portavoce della Duma, Sergei Naryshkin, ha dichiarato che “l’origine della tragedia in Ucraina risiede nel cosiddetto processo di integrazione europea, che si è trasformato in un metodo universale per disintegrare stati sovrani”.
    Naryshkin ha invitato Bruxelles a sospendere il processo di associazione dell’Ucraina con l’Ue: “solo gente in cerca di avventura può aprire i propri mercati ad un paese che si batte contro i suoi cittadini, che è sull’orlo del collasso economico, e la cui leadership politica non può rispondere nemmeno per sé stessa”.
    “Un’intera generazione di politici europei influenzata da Washington sta facendo errori fatali”, ha aggiunto Naryshkin, avvertendo che “una forte indignazione per le loro azioni sta fermentando nel mondo, e prima o poi cambierà l’equilibrio delle forze geopolitiche”.

    Insomma, la situazione è grave e complessa. Occorreranno anni per tornare ad una parvenza di normalità. Ma al Pentagono preferiscono soffiare sul fuoco armando e finanziando l’Isis e usandolo come una clava tra Iraq e Siria per alterare a loro vantaggio equilibri già di per sé parecchio instabili, per usare un eufemismo, per cui non sappiamo cosa succederà. L’unica cosa certa è che finché agli Usa sarà permesso di agire come se fossero i padroni del pianeta, quest’ultimo non durerà ancora per molto.
    Di Battista è giunto buon ultimo a scoprire l’acqua calda.
    “Sto provando a capire”, ha detto il deputato M5s. Ma non sembra aver capito molto perché quando afferma che “chi, avendo visto il suo villaggio e la sua famiglia sterminate dai droni americani, poi reagisce facendosi saltare in una metropolitana…” non tiene conto che per arrivare a tal punto occorre un’organizzazione ben finanziata ed organizzata alle spalle.
    La suggestiva visione di Di Battista imperniata sul terrorista solitario che vendica un sopruso semplicemente non sta in piedi.

  • tante e forse troppe parole sia di Di Battista che dei vari commentatori che scrivono in sua difesa. Il nocciolo della vicenda e della lunga lettera di Di Battista è questo: ” si deve, o dobbiamo, instaurare un rapporto di dialogo con chi si professa terrorista? o che viene riconosciuto come tale?” le risposte dovrebbero essere sintetiche; o si oppure no, non ci sono altre alternative, lasciando però spazio alle varie motivazioni. Ci si deve fare un vero esame di coscienza e poi esprimersi, si oppure no. Per la scelta dell’opzione bisognerebbe riguardarsi un po’ la storia o la nostra storia nazionale a partire dai briganti ( o patrioti) meridionali all’epoca dell’unità d’Italia per arrivare a qualche anno fa con la vicenda Moro per cui si dibatteva se fosse giusto o no venire a patti con i brigatisti; molti erano favorevoli. Prevalse la volontà dei contrari, ma a nessuno di quelli favorevoli fu attaccato il medaglione di ” terrorista”, in quell’occasione vi furono delle prese di posizione certe, non come Di Battista che non ha dato giudizi ma ha chiesto se o meno sia giusto dialogare con quelli. Il grosso problema è che ( come qualcuno fa notare) non l’ha nemmeno per l’anticamera del cervello di dialogare.Senza dimenticarci che la grande maggioranza dei terroristi italici coinvolti e esecutori di omicidi sono in libertà. A questo punto che si fa?. bella domanda a cui sinceramente non so rispondere.

  • Ciao
    da giorni si discute già giorni si evitano alcuni aspetti
    Se e quando si parla di islam, in questo caso abbiamo dietro di noi una storia dei movimenti islamici, tradizionali e contemporanei. Non possiamo analizzare se non ne conosciamo un minimo di storia che oggi e’ rappresentata da Hamas a i fratelli musulmani e Deash che poi hanno diversissimi sottogruppi ma solo dal punti di vista ‘militare’
    Nel 1984 in Sirya ad Aleppo e Hama lo stesso governo di oggi ha massacrato più di 10000mila persone, se guardiamo la cronaca di oggi le stesse città sono nuovamente il teatro dello stesso scontro.
    In Sirya sono presenti diverse forze, questo spiega l’enorme presenza di cittadini che provengono da diversi paesi.
    Questi rappresentano interessi della Turkia, dell’America, dei paesi europei e della Russia che non concederà nulla difendendo sempre Assad.
    In questo continuo movimento si combatte la 3 guerra in un particolare territorio.
    In Iraq e parte della Sirya si gioca una partita importante per due risorse acqua e petrolio.
    Deash (Isis) presente ed attivi da oltre 16 mesi controlla alcune aere petrolifere, circa 10000mila barili al giorno e vengono venduti al mercato normale ma questa cosa non è accettata più e deve essere rimessa a posto
    Quindi o facciamo parlare ‘esperti’ di queste situazioni o continueremo a leggere cose inutili.
    Nel caso di DB si e ‘ detto tutto, aggiungo, perché non usa il termine combattenti? Perché come vice- presidente della commissione esteri, pubblica una provocazione e rinuncia a replicare costringendo altri a farlo?
    Dice della conferenza di pace, ok apre in dialogo, aspro ma ci sta e poi sparisce?
    La situazione se guardiamo anche l’Ukraina e ‘ veramente delicata, si sta per giocare una partita che non avevamo mai vista così esplicitamente, ora e’ solo uno scambio di embarghi contenuti ma se si toccano le fonti energetiche?

  • gianfranco d'atri

    Caro aldo,
    Potresti innanzituttotrasmettere a di battista lo stesso invito a discuternne pacatamente. Quindi aprire un dibattitto a cui tutti, sulla stessa base, possano partecipare, compresi gli attivisti grillini che hanno argomenti contrari e non hanno accesso al blog , senza rischiare di essere diffidati e/o espulsi.
    Secondo, Di battista è vicepresidente della commissione Affari Esteri, non uno studioso e ricercatore: ha modi , dirirtto e dovere di trasformare in stimoli effettivi i suoi argomenti con atti, interrogazioni, proposte.
    interviene inoltre come rappresentante di una forza politica con 150 parlamentari ( anch essi classe politica, o no?) che non mi pare facciano molto di più degli altri sul tema.
    Dire delle cose giuste – e condivisibili – piazzando poi unaffermazione “caratterizzante” , con forte impatto mediatico fa parte delle strategie del dialogo e della riflessione che uno studioso come te può prendere come modello? Non credo.
    Non so se il tuo intervento è stato richiesto dallo staff, certo che il suo immediato utilizzo ( con foto di arafat, poi premio nobel) ti “utilizza” appieno nella strategia del comando supremo 5stelle. ( siamo in guerra, no?).

    PS. Di battista può organizzare una missione parlamentare in Iraq , incontrare esperti e fornire a tutti dati più completi sulla situazione.
    Una conoscenza più indipendente delle attività del IS e non trasmessaci dai giornalisti ( che sono venduti e prezzolati).

  • Dimitri Deliolaners

    Caro Aldo,
    questa è una delle rarissime volte in cui mi trovo in disaccordo con le tue riflessioni. Ho infatti l’impressione che tu abbia tentato, con la solita grande accuratezza, di rendere presentabile un articolo politicamente sconnesso. Il giovane Di Battista, è evidente, non sa di cosa stia parlando e spiattella banalità, luoghi comuni e “proposte politiche” fuori da ogni logica. Segnalato l’errore dei “popoli” sciita e sunnita, che c’entra l'”invenzione” britannica dell’Iraq un secolo fa? Chiunque conosca i processi di decolonizzazione, e tu certo li conosci meglio di tanti, sa che le frontiere coloniali hanno fatto storia e spesso hanno creato nazioni. Il fallimento americano è un luogo comune da più di un decennio. Ma attorno all’ISIS si muovono attori regionali che Di Battista conosce appena. E’ con loro che l’Europa, se esistesse, dovrebbe definire la sua strategia: usare pressioni, sanzioni, minacce e altro per isolare il virus. Ma questo non avviene e abbiamo ancora la Bonino che strilla impunemente in favore dell’adesione del sultano Erdogan (sostenitore nascosto dell’ISIS) all’UE. Conclusione: come nel Parlamento Europeo si è alleato con la destra liberista, anche in politica estera il M5S fa confusione, strilla, si agita ma non ha nulla di serio da dire. Si continua sul filo delle bufale servite a Grillo da parte del suocero iraniano che tanto ci fecero ridere un anno e mezzo fa.
    PS. Molto bello il refuso URSS

  • Buongiorno prof. Giannuli,

    di questa vicenda è particolare la ferocia con cui i mezzi d’informazione si sono scagliati contro Di Battista e il M5S, considerandolo “sdoganatore del terrorismo”, “giustificatore dei terroristi” (mentre Di Battista nell’articolo ha scritto espressamente la frase “io non li giustifico”…)
    Questo a sua volta significa che, d’ora in poi, chiunque esprima idee non allineate alle strategie NATO sarà considerato un terrorista, e spacciato sui media come tale.

    Sulla sua perplessità, quella del dialogo con l’ISIS, sono d’accordo con Lei: è un’organizzazione talmente fanatica che non dialogherà mai con nessuno. Viceversa bisognerebbe dialogare con le tribù irachene sunnite che li stanno appoggiando, in modo da separare i loro interessi da quelli dell’ISIS. Solo le tribù, infatti, possono rompere i rapporti con i vertici dell’ISIS e rispedirli da dove sono venuti.
    Ma non aggiungo altro: non vorrei mai finire in prima pagina di tutti i giornali come “giustificatore dei terroristi”…

  • ma il testo integrale delle dichiarazioni di dibbattista,è così difficile pubblicarlo?….in premessa,in conclusione o come allegato alle illustri opinioni,nell’eventuale ipotesi che anche noi siamo capaci di leggere e di farci una nostra opinione autonoma ?

  • Professore, se continua a dire la verità su M5S e sul mondo, finirà anche lei nella lista dei terroristi.
    Finchè si occupava di sinistra andava tutto bene!
    Ora che “collabora” con M5S è diventato un personaggio scomodo! Sempre al suo fianco !

  • La situazione mi sembra molto complicata.

    C’e’ chi parla di Terza Guerra Mondiale e le dichiarazioni dei nostri rappresentanti politici alle dichiarazioni di Di Battista sono una fiera di idiozie imbecilli. Con rispetto parlando.

    Ieri Ferrari sul Corriere on line si chiedeva chi c’era dietro l’Isis (l’Arabia Saudita all’inizio e poi gli e’ sfuggita di mano? spezzoni di notabilato medio orientale o addirittura privati con una propria agenda?); poi sempre ieri un assalto parigino ad un principe saudita per rapinarlo di una valanga di documenti, magari per verificare qualcosa.

    Questo per dire che le stesse dichiarazioni di Di Battista mi sono sembrate un po’ naive, e il riferimento alla frase di Andreotti che e’ stata fatta in un intervento successivo a difesa di Di Battista (“se vivessimo a Gaza diventeremmo tutti terroristi”) mi pare un po’ indietro circa la complessita’ degli avvenimenti di questi giorni.

    In un’intervista televisiva (RaiNews24) di qualche giorno fa un generale in pensione si e’ lasciato andare ad una dichiarazione pesante: le crisi armate attuali sono tutte collegate, e’ in corso una grande e complicata partita a scacchi, la Russia e’ all’attacco gli altri sulla difensiva.

    Oggi (Fahrenheit, Radio3) il germanista Bolaffi, richiesto di rievocare la caduta del muro di Berlino, ha ribadito il suo punto di vista: la Russia non ha metabolizzato il suo passato sovietico, che e’ visto ancora come una fase positiva, e questo provochera’ problemi.

    Se cosi’ stanno le cose, sarebbe il caso di cercare di avere un quadro completo; sia perche’ parlare con l’Isis e non parlare con i supposti mandanti sarebbe un’idiozia, sia perche’ mi sono rotto i coglioni (scusate l’eufemismo) di queste campagne di manipolazione dell’opinione pubblica: prima si parla di crisi umanitaria, poi di fornire armi per la difesa, infine, si decide l’intervento diretto delle truppe sul campo. E magari si capisce qualcosa di quello che sta succedendo solo dopo, quando i danni sono gia’ irreparabili.

    Leggero’ il pezzo su Gnosis per capire meglio; e mi sembra utile il riferimento ai libro dei generali cinesi (mi pare gia’ citato in “Come funzionano i servizi segreti”) pero’ bisognera’ essere piu’ “vocal”, se questo e’ il caso, sul fatto che e’ iniziata una nuova fase internazionale e che, per favore, non tentino di prenderci per il culo (sempre eufemismo).

  • Suvvia, giustificare l’ingiustificabile potrà essere un gratificante esercizio retorico, ma in questo caso questo signore (che ricopre una carica istituzionale) l’ha cahata grossa, come direbbero i toscani (credo). Applicando il suo (di Di Battista) “ragionamento”, gli ebrei dopo il genocidio subìto, dovrebbero aver giustificatamente raso al suolo la Germania. Ma per favore. Eppoi, lo sa quel signore che l’IS (o ISIS) è composto prevalentemente da mercenari provenienti da diversi paesi, USA ed EU compresi? Andiamo, saper riconoscere i fenomeni storici (il fanatismo islamico è cosa diversa dai poveretti palestinesi bombardati dagli israeliani, per esempio) quando si verificano dovrebbe esser prerequisito di un vicepresidente della commissione Affari esteri.

  • Dibattista è l’icona di un tipo umano assai diffuso in m5s. Un mix letale di ignoranza e arroganza presuntuosa mescolata e condita con uno sfrenato desiderio visibilità mediatica e con l’aggiunta di un pizzico profetismo millenaristico. Insomma una specie di “frankestein” di Grillo e Casaleggio. In sintesi, come si dice in Lombardia, “quand la merda la monta in scan e la spusa e la fa dan”. Ammesso e non concesso che fra i deputati di m5s ci siano persone di buon senso, qualcuno mi pare ci sia, devono prender dibattista a calci nel sedere per non meno di tre mesi. Questioni così serie dovevano essere discusse insieme, discusse magari anche con qualche professore esperto, l’articolo tagliato e limato a dovere. Invece no, prevale la logica della personale visibilità mediatica. La solita e vecchia schifosa politica dominata dalla ipertrofia del’ego. Sostenere e difenere dibattista significa giustificare questo stile del fare politica, significa sdoganarlo e favorirne la riproduzione. Difendere dibattista è un atto politico con conseguenze e responsabilità. Indifendibile.

    @kthrcds L’ISIS sta al Medioriente come M5s sta all’Italia .

  • Buongiorno,
    Ho un dubbio sulla possibilità di dialogo con questi “terroristi”, perché il ‘movimento’ pare piuttosto frammentato e in realtà o in divenire acefalo. Abbiamo di fronte un’idea più che un’organizzazione per dirla come Cockburn dell’Indipendent, dunque mi viene difficile pensare alla possibilità di sedersi ad un tavolo e trattare con un solo soggetto. Senza considerare che già sono presenti sul campo (in Siria) più organizzazioni fondamentaliste, talvolta in conflitto tra loro. Quindi non abbiamo solo IS con cui confrontarci, ma una miriade di soggetti, attuali e potenziali. Come trovare la quadra senza deluderne altri?

  • Ma quanti von Clausewitz da salotto ci sono su questo blog!
    Allora;le chiacchiere stanno a zero,l’ISIS,o ISIL o come diavolo si definiscono,va sicuramente fermata ad ogni costo,MA ATTENTI,se lo si fà solo sul piano militare,NON si caverà mai un ragno dal buco,Afganistan,Iraq,Libia e Somalia,docet.
    X cui ora entra i gioco il discorso di Di Battista,il quale a mio modesto parere,non ha poi torto marcio come dicono i personaggi che si atteggiano a strateghi da tavolino,infatti,sempre
    a mio parere x distruggere,spero,forse definitivamente l’ISIS oltre alle azioni militari,che purtroppo ci vogliono anche se molto a malincuore!
    Come dicevo,queste azioni andrebbero accompagnate ANCHE da opportune azioni politico-diplomatiche volte a togliere come si suol dire la terra sotto ai piedi di questi cd”terroristi”cioé:
    Impedire che gli sponsor ed i finanziatori di questi ultimi(ISIS)continuino ad appoggiarli e finanziarli,ora come tutti sappiamo chi sono i maggiori sponsor dell’ISIS?
    Semplicissimo le petromonarchie del golfo + l’Arabia Saudita,cioé Qatar,Kuwait e forse Oman ed EAU.ma a me rimane sempre il dubbio che anche qui,in un modo o nell’altro ci sia lo zampone sia della CIA che del Mossad,x cui….fate voi,ma x me sarà molto difficile ottenere il risultato che auspico più sopra se gli USA ed Israele NON attueranno finalmente un VERO trattato di pace,con la Palestina
    che soddisfi entrambi i 2 nemici.
    un saluto
    Alexfaro

  • Mi pare che gli americani abbiano una trattativa in corso con i talebani o sbaglio?
    Di Battista ha una conoscenza diretta delle condizioni sociali che generano il terrorismo perché quando era un illustre sconosciuto ha avuto un impegno personale come volontario in America Latina, a differenza di alcuni commentatori saccenti e tromboni che non fanno altro che parlare di ignoranza e cultura.
    Mi spiace dirlo ma affinché ci sia un terrorista disposto a farsi saltare in aria è innanzitutto necessario sterminargli la famiglia, soldi e organizzazione sono secondari a ciò (e non parlo di quelli che cercano il martirio che meritano un discorso a parte).
    Riguardo al narcisismo del Di Battista, ci può anche stare, ma basterà attendere qualche anno, non più di otto ancora e ce lo leveremo dalle scatole, cosa che non si può dire di altri.

  • Gentile Giannuli, ripropongo la domanda in forma esplicita. Ma davvero lei, con la sua preparazione, non si è messo le mani nei capelli leggendo la ricostruzione di Di Battista delle vicende medio-orientali?

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