Dedicato a quelli a cui piace tanto la nostra magistratura di cui difendono la fiera indipendenza…

A Genova, una pensionata ottantenne ha rubato un po’ di carne e qualche dolciume nascondendoli nella borsa della spesa. Il furto ammontava a un valore di 20 euro. Ho detto venti. Prontamente processata (chi dice che la giustizia in Italia è lenta?) è stata condannata a due mesi e venti giorni di reclusione (immaginiamo condonati). L’avvocato aveva chiesto il riconoscimento dello stato di indigenza e l’assoluzione per aver agito in stato di necessità. Ma il sagace magistrato ha eccepito che aver rubato anche dolciumi (biscotti ed una bottiglia di limoncello: capite?) dimostra che non di stato di necessità si è trattato.

Qualche considerazione: il furto ammontava a 20 euro, quanto è costata allo Stato l’udienza, considerando la frazione di stipendio di magistrato, segretario giudiziario, poliziotti in servizio, carta bollata ecc?

Magari il solerte custode della Legge poteva anche decidere di non procedere per l’inconsistenza patrimoniale del danno. Ma, si sa, i principi non hanno prezzo. Soprattutto quando li si deve applicare a pensionati, disoccupati e morti di fame in genere.

Ed uno così voi lo volete lasciate “indipendente” cioè irresponsabile di fronte a tutto ed a tutti?.

In secondo luogo ci incuriosirebbe sapere in quanto tempo il severo magistrato guadagna 20 euro. Ma, per fare due calcoli, dovremmo sapere che grado ha raggiunto il valente togato (giudice di corte d’Appello? Di Cassazione?). Tuttavia, considerando che un magistrato di corte d’Appello di prima nomina riscuote circa 55.000 euro all’anno, questo significa 150 euro al giorno, comprese le domeniche, le festività ed i 51 giorni di ferie (ho detto 51), questo significa più di 200 per ogni giorno “lavorativo” (sempre che il magistrato in questione lavori).

Abbiamo considerato il caso di un magistrato medio a mezza carriera. A proposito, quando iniziamo a parlare del taglio delle retribuzioni dei magistrati? Perché i parlamentari si ed i magistrati no? ”Perché” mi obietterà qualcuno, “la Corte Costituzionale ha recentemente stabilito che non si possono tagliare le retribuzioni dei giudici perché è incostituzionale”.

Giustissimo: modifichiamo opportunamente la Costituzione su questo punto. Ed anche su quanto si dice sul Csm.

Aldo Giannuli.

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Aldo Giannuli

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Comments (33)

  • Caro Aldo, vorrei vedere questa vicenda da due differenti punti di vista.
    La prima è che riportando un esempio di comportamento di un giudice, non spostiamo, mi pare, la questione di un millimetro, neanche il più sciovinista sulla magistratura pensa che tutti i magistrati si comportano bene.
    Io direi molto di più, che il nostro paese è giunto a un punto, io spero finale, ma purtroppo non ne sono così certo, di un processo di degrado morale che com’era prevedibile, non risparmia nessun settore. Non è così possibile confidare su un processo di spontaneo risanamento perchè manca il punto d’appoggio ben fermo, tutto sta nel trovare questo punto d’appoggio fermo, ed è per questo che sono giunto alla conclusione che occorre dare al partito in cui mi potrei riconoscere, un’organizzazione di tipo leninista. In un certo senso, è anche ciò che hanno provato a fare col M5S, ma basandosi sul vuoto assoluto di idee e proposte, ed occultandolo con una pretesa democrazia del web che francamente è ridicola.
    L’altro aspetto è che furti e piccole rapine (tipo scippi per intenderci) sono in forte e costante aumento e lo saranno sempre più al crescere della crisi. In una società povera, è inutile nasconderselo, la soglia di tolleranza deve necessariamente abbassarsi. Ricorderai anche tu il film-capolavoro “Ladri di biciclette”, e come esso descrive una forte forma di solidarietà contro i ladri. Così, per quanto sia lacerante questo prendersela con gente che ruba per bisogno, questo avverrà comunque, e dimmi tu se sia preferibile che avvenga per iniziativa dei presenti che si fanno giustizia da sè, o non sia comunque meglio che il controllo rimanga saldamente nelle mani delle forze dell’ordine e della magistratura.
    La crisi è una tragedia, non è come forse qualcuno crede, un’occasione di dibattito e di esibizione di capacità dialettiche per commentatori di blog.

    • Caro Vincenzo:
      1. lo stesso argomento sul comportamento di un singolo magistrato potrebbe essere applicato alla classe politica, per cui la corruzione di un singolo deputato… ecc ecc. Come mai nel caso dei parlamentari questo non vale e per i magistrati si? Peraltro io di casi ne ho già segnalati un bel po’ mi pare (il ragazzino di Padova, le sentenze G8, piazza Fontana, Brescia, caso Spaccarotella, Adovrandi, Cucchi, caso Thyssen…) e basta sfogliare il blog.
      In ogni caso, facciamo così: voi mi segnalate i casi di buona e tempestiva giustizia (tempestiva: se non lo è non è buona) ed io mi impegno a riportarvene 5 di mala giustizia. Facciamo così?E se poi volessimo stabilire le proporzioni fra l’una e l’altra in modo preciso, che ne dicte di fare una campagna per una commissione parlamentare di indagine sull’andamento della giustizia in Italia?
      2. il degrado del paese è il degrado delle sue classi dirigenti di cui i magistrati fannno parte a pieno tutolo al pari di Parlamentari, manager, docenti universitari, giornalisti… Dunque un processo alle classi dirigenti non può tenere fuori della gabbia degli imputati la classe giudiziaria che è fra le più spregevoli di questo paese.
      3. La battuta sulla crisi che è una tragedia ec ecc non ha nessun senso per cui non rispondo

  • Io non penso che i magistrati siano intoccabili, né che le sentenze non si possano contestare. E non so quale principio costituzionale impedisca il taglio degli stipendi.
    Però questo articolo mi pare avere una posizione analoga e contraria a quella di chi difende i magistrati a prescindere.
    Sul caso della “ladra” possiamo essere d’accordo sul fatto che fosse inopportuno processarla, ma siamo sicuri che il giudice avesse alternative? Chi doveva prendersi la responsabilità di evitarlo? In quale fase si sarebbe dovuti intervenire per evitare questo spreco? In base a quale norma? Qual era l’alternativa?
    Sullo stipendio poi non mi pare che i tuoi argomenti siano sostenibili. I 55000 euro sono lordi o netti? In base a quale criterio sarebbero troppi? Cosa c’entrano i parlamentari in questo discorso? Se dobbiamo tagliare lo stipendio ai giudici perché non farlo anche con i netturbini?

    PS: non sono un giudice, non ho parenti o amici giudici, non ho nulla a che fare con la categoria, e il mio stipendio (lordo o netto che lo si voglia considerare) è di gran lunga inferiore a 55000 euro. Purtroppo.

    • Caro Peppe: Giusto, c’è bisogno di qualche spiegazione:
      1. il giudice poteva decidere l’improcedibilità per l’inconsistenza del danno patriminilae e, comunque poteva riconoscere lo stato di necessità assolvendo l’imputata. Evidentemente, dall’altro della sua retribuzione, il magistrato non sa cosa sia lo stato di necessità
      2. la cifra riportata dei 55.000 annui è lorda (perchè intendevo attirare l’attenzione sull’assurdo si un processo che costa 15 volte di più della cifra oggetto della causa). Però se si vuo, entrare mnel merico, va detto che alla rebibuzione base (quella riportata) i magistrati aggiungono una indennità aggiuntica speciale ed una indennità giudiziaria. Per cui, lo stipendio netto mensile di un magistrato di corte d’appello è di circa 4.500 euro al mese (che diventano 6.000 per i magistrati di Cassazione).Dunque, il totale annuo è anche superiore ai 55.000 lordi di cui si diceva. Le retribuzioni medie dei magistrati italiani sono il doppio di quelle dei loro colleghi francesi, tanto per fare un esempio.
      3. Le retribuzioni dei parlamentari c’entrano per due ottime ragioni: in primo luogo perchè in entrambi i casi si tratta di retribuzioni legate ad una funzione costituzionale e, pertanto, non si capiusce perchè quelle dei parlamentari possano diminuire e quelle deii magistrati no, soprattutto sulla base dello stesso argomento della comparazione con i livelli retributivi europei. In sedondo luogo, le retribuzioni dei parlamentari c’entrano perchè nel 1981, per evitare le solite proteste pèer l’aumento dell’indennità parlamentare, un bell’ingegno parlamentare si inventò una cosa: l’aggancio della repribuzione parlamentare a quella dei magistrati di Cassazione, per cui bastava aumentare la paga dei magistrati e questo avrebbe automaticamente aumentato quella dei Parlamentari. Per cui io propongo di applicare lo stesso criterio in modo in verso: dimuniuscono le paghe dei parlamentari e, automaticamente calano quelle dei magistrati.
      Soddisfatto?

  • Sfruttatori e privilegiati

    Secondo Augè i centri commerciali sono “nonluoghi”. Nella mia esperienza sono non luoghi anche rispetto allo Stato di diritto: appaiono esserci intese sottobanco, per nulla pulite, tra grande distribuzione e forze di polizia. Con la scusa della sicurezza, sono porti franchi dove è ad esempio possibile praticare impunemente molestie e provocazioni su soggetti che vanno destabilizzati. I magistrati, come è prassi, davanti ai grandi interessi e agli affari sporchi della polizia assumono una posizione a dir poco compiacente. Tale atteggiamento di favore, questo spalleggiare gli sfruttatori da parte dei privilegiati, potrebbe aver contribuito alla condanna dell’anziana.

    Ma vogliamo dire qualcosa, oltre che sui privilegiati, i magistrati, come giustamente fa Giannuli, anche sui supermercati? Sono pratici; ma, ottenuta una posizione quasi monopolistica e di cartello, vendono a prezzi alti cibo mediocre, cibo che non sa di nulla e induce a mangiarne sempre di più, spingendo allo stesso tempo verso costumi alimentari dannosi, con quello che ne consegue per la salute (Il rimprovero della maitresse. In: http://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/ ).

    La pagliuzza dell’anziana viene portata, con successo, davanti alla magistratura; le loro pratiche commerciali irresponsabili (per non parlare dell’evasione fiscale), il dissesto del tessuto sociale che provocano (e i lavoretti sporchi per gli uffici affari riservati), vanno lisci. I centri commerciali stanno anzi assumendo atteggiamenti arroganti e autoritari, tipici di chi sfrutta da una posizione di forza una massa di pecoroni; godendo in ciò dell’appoggio delle forze di polizia, e della magistratura. Assistiamo al pugno di ferro con le ottantenni mentre Esselunga va a scempiare Mantova e Palazzo Tè; e Coop “la rossa” si allea a CL, con la quale condivide lo stesso livello etico. Il supermarket, lo scintillante antro delle sirene del consumismo, andrebbe riconosciuto come luogo di potere ostile al cittadino.

  • Ma se era comunque il giudice che doveva decidere sulla non procedibilità, si sarebbe comunque dovuto mettere in piedi tutto il procedimento, con i costi conseguenti, anche per giungere a quel risultato. O mi sbaglio?
    Uscendo dal caso specifico, i procedimenti relativi a casi di modesta (se non addirittura nulla) entità economica sono molti, ma non per questo penso debbano essere accantonati a priori.
    Magari sarebbe opportuno che la normativa li trattasse in modo un po’ più mirato, senza lasciare interamente all’autonomia del singolo giudice decidere sul da farsi.
    Che il giudice “dall’alto della sua retribuzione, non sa cosa sia lo stato di necessità” mi pare una affermazione un po’ arbitraria e del tutto simile a quella di chi dice che i magistrati non si toccano. A meno che tu non conosca personalmente il giudice in questione, nel qual caso mi rimangio tutto.

  • oggi si sfondano porte aperte: sono pienamente d’accordo, ma è un dato di fatto che la magistratura si è basata sul conflitto con berlusconi per godere di visibilità e privilegi. e infatti il nano è ancora a piede libero, dato che se lo avessero messo ar gabbio, una volta caduta la controparte, gli sfacciati privilegi di questa casta baronale passerebbero in primo piano, insieme ai relativi difetti e inefficenza. evidentemente la soluzione adottata è quella di non arrestare berlusconi, in modo di dire che se non ci sono loro berlusconi non lo arresta nessuno. ho fatto una quantità di generalizzazioni indegna, ci sono anche i magistrati onesti, ma fatto sta che berlusconi è a piede libero mentre l’italia perde milionate di euro all’anno che non si capisce nemmeno chi se li ruba: è evidente che la bassa qualità è la cifra stilistica del magistrato italiano

  • a parte che la coop mi fa così schifo che ho iniziato a preferire dar soldi a caprotti, il che è tutto dire, mi limito a dire che sao aspettando il prossimo post su grillo, dato che qua mi sembra che abbiamo davanti il cosiddetto “effetto fini”: un idiota che perde mezzo partito per strada dato che è completamente incapace di scegliere i tempi opportuni per l’azionea politica

  • Buongiorno Prof.
    E’ notizia di oggi che JP MORGAN chiede una abolizione delle Costituzioni antifasciste. Ecco, questo è materiale da magistrati che difendono la legge e i cittadini. Ci sarà qualche temerario che sfiderà i giganti americani ? Oggi ho scritto al Presidente della Repubblica, tramite il sito apposito, e gli ho chiesto se avrà il coraggio di cacciare la lingua in culo a questi banchieri. Secondo Lei ?

  • Gentile signor Giannuli, mi permetto di osservare quanto segue:
    1) non è applicabile la scriminante dello stato di necessità al caso del furto commesso da parte di persona indigente. La giurisprudenza infatti è unanime nel riconoscere che esiste una rete di assistenza sociale pubblico-privata tanto fitta, tanto radicata e tanto efficiente da escludere che qualcuno possa realmente trovarsi del tutto solo e privo dei mezzi necessari per provvedere a se stesso.
    In altre parole: se sei povero puoi mangiare alla mensa, vestirti alla caritas e dormire ai dormitori pubblici.
    2) non ha alcun senso calcolare lo stipendio giornaliero riferendosi ai soli giorni di lavoro. Qualunque lavoratore dipendente ha diritto alle ferie ed al riposo settimanale. Quindi lo stipendio si calcola sui giorni lavorati e anche su quelli festivi, che sono stabiliti per legge. Ragionare diversamente non ha senso ed anzi è errato.
    3) In ogni caso, ipotizzando solo sei ore di lavoro al giorno (e Le assicuro che i magistrati lavorano ben di più visto che solo di udienze si superano spesso le 6 ore giornaliere), avremmo: 55.000 € all’anno/ 365 giorni = 150 € al giorno. 150/6 ore al giorno = 25 €/ora. Vorrei sottolineare che 25 euro all’ora è la tariffa praticata normalmente da qualunque tecnico-artigiano (meccanico, posatore, installatore etc).
    Se anche prendiamo per buoni i 200 € al giorno che Lei indica, il risultato non è molto diverso: 200 €/ 6 ore = 33 €.
    Considerata la delicatezza del ruolo e l’enorme responsabilità di cui sono investiti, non mi paiono soldi rubati.
    4) In ogni caso, lo stipendio del magistrato di Corte d’Appello non è uno stipendio “medio”, pertanto non so quanto sia opportuno prenderlo a riferimento. La stragrande maggioranza dei magistrati d’Italia non presta servizio presso la Corte d’Appello bensì presso il Tribunale e, di conseguenza, gode di uno stipendio minore.
    5) il vero problema non è la retribuzione dei magistrati ma l’efficienza e la “giustizia” della Giustizia(mi perdoni il bisticcio), problema che nel Suo articolo non pare venga affrontato.
    6) “modificare la costituzione” e far decidere lo stipendio dei magistrati al Parlamento significa alterare completamente gli equilibri costituzionali e mettere in pericolo la stabilità del sistema, con rischio per la democrazia stessa.
    7) Infine, Lei prende spunto da un caso per trarre conclusioni che trascendono l’episodio. Non mi pare però corretto generalizzare a tal punto. Migliaia di ottimi magistrati ogni giorno fanno il proprio dovere e tentano, col proprio lavoro e con la propria dedizione, di porre un rimedio alle lentezze ed inefficienze del sistema giudiziario e, al contempo, di arginare la dilagante criminalità e porre un freno al progressivo declino (morale, ancor prima che giuridico) verso cui il nostro Paese, ormai da decenni, pare lanciato.

    • Julien: non ho il tempo per rispondere a tutte le sue osservazioni. Mi limito a qualche puntO:
      1. vedo che lei ignora che i magistrati raggiungono un determinato grado (consigliere di Corte d’Appello e popi di Cassazione) sostamzialmente per anzianità e restando nella posizione precedente, fosse anche di pretore in un paesino di montagna. Questo per due leggi dei primi anni settanta: legge Breganze e “Breganzona”. Ed è una normativa che esiste solo in Italia, non conosco altri casi del genere.
      2. i suoi conti sono sbagliati perchè non cosidera le indennità integrative. Ed anche va tenuto presente che lo stiipendio lordo, in parte è decurtato dalle tasse ma in parte è salario differito sotto forma di pensione, Tfr, trattamenti previdenziali ecdc, come peraltro per qualsiasi altro lavoratore. Il che significa che il costo per lo stato non è quello che lei ritiene
      3. ci sono state nel passato -neppure tanto remoto- sentenze che ammettono lo stato di necessità e comunque la giurisprudenza è sempre innovabile, persaltro, per 20 euro, secondo me si può benissimo dichiarare l’improcedibilità. Starà poi alla parte civile ricorrere in Cassazione e poi lì si vedrà se è razionale una azione penale per un danno partimoniale sostanzialmente irrilevante.
      4. mi risparmi la solita giaculatoria sui tanti magistrati che fanno il loro dovere… A me basta sapere che questo paese ha tempi processuali più lunghi del Burkina faso e non uscitevene con la solita lagna del “mancano i mezzi”
      5. Porre un limite alla dilagante criminalità e al progressivo delicno morale… é proprio quello che la magistratura italiana non ha fatto e per cui ha una delle maggioiri responsabilità dello stato di fattoi del paese.
      ripeto: se un processo alle classi diriogenti di questo paese deve essere fatto, la magistratura non può restare fuori della gabbia degli imputati perchè di questa classe dirigente è una parte e neppure la più nobile.

  • Non ho detto che la magistratura deve stare fuori del “processo” alle classi dirigenti, dico invece che il processo non può fondarsi sull’eccessivo zelo di un magistrato.
    Il processo alla classe politica non si basa, per quanto mi riguarda, sull’episodio del singolo Fiorito, ma piuttosto sul sistema emerso con Mani Pulite e mai scomparso, sulle pesantissime responsabilità politiche per non aver governato negli ultimi 30 anni etc.
    Quanto all’incidenza della (presunta) “svogliatezza” dei magistrati sull’andamento e sulla velocità dei procedimenti, non è sostenibile che la lentezza del processo dipenda dall’inattività dei funzionari. Quando l’agenda del giudice è piena da qui a gennaio e il rinvio più breve che può disporre è di 6 mesi, non vedo che responsabilità addossare al singolo magistrato.
    Non so se Lei frequenta i Tribunali, io sì, per lavoro (anche se non sono un funzionario pubblico). L’incredibile mole di scartoffie, passaggi, procedimenti e cavilli per cui passa qualunque azione giudiziale sono la vera causa della mala giustizia. E non è solo questione di soldi, ma anche (e forse soprattutto) di burocrazia. Come per ogni altro pubblico servizio, anche la giustizia non funzione se il meccanismo è pensato per non funzionare.

  • Professore, questo post mi sembra una boiata ed uso un eufemismo. L’altro a confronto, che pure mi è parso non in linea col livello dei suoi post precedenti, era un inno alla lucidità. Mi scusi se mi permetto ma a me sembra lo sfogo di un vecchio sessantottino qualunquista che parla di cose che non capisce appieno. La giurisprudenza andrebbe calata un po’ più nello specifico in quanto spesso le sentenze cercano, caro prof., di raggiungere risultati di equità sostanziale. Ci sono delle sentt. che affermano lo stato di necessità, e allora? Magari sono quelle sentt. ad essere sbagliate in punto di diritto. Proprio così caro prof., spesso i da lei tanto vituperati giudici fanno salti mortali in punto di motivazione per cercare di garantire giustizia sostanziale a cittadini in particolari condizioni (si vada a cercare, tra le tante, la celebre Cassazione sull’inutilità sopravvenuta della prestazione – autentico mostro giuridico – ove hanno evitato alla donna che doveva andare in crociera col marito morto il giorno prima della partenza di pagare per l’intero il prezzo del viaggio) oppure pietosamente difesi da avvocati cialtroni ed incompetenti.
    Adesso le racconto io una storia: anni fa ero alle Poste centrali: avevo da fare una lunghissima fila che si dipanava per vari tornelli e faceva un gran caldo. Dietro di me una vecchietta molto attempata con un bastone per sostenersi (zoppicava vistosamente); per lasciarle un pò d’aria in più le faccio spazio per un paio di passi e lei immediatamente ne approfitta per cercare di sorpassarmi, tutto sotto i miei occhi impotenti (non potevo far notare la maleducazione ad una vecchia decrepita e zoppa, invitandola a farsi indietro). Arriviamo appaiati innanzi alla fila di sportelli e quando se ne libera uno la vecchia ancorchè zoppa e col bastone fa uno scatto degno di un centometrista e mi frega il posto. Professore, credo abbia lasciato sul pavimento la sgommata del gommino antiscivolo del bastone…
    Nel caso da lei proposto io rinvengo solo una taccheggiatrice col vizio di fare la furba e niente altro, il fatto che fosse pensionata è solo una scusa in quanto il taccheggio (quanto tutte le forme d’inciviltà) è pratica diffusa tra tutte le fasce d’età. Bene ha fatto il giudice a condannarla: cosa francamente risibile sostenere lo stato di necessità… cosa doveva farci col limoncello? Si trovava nella necessità di digerire bene i dolci?

  • ma che il giudice sia un magistrato di corte d’appello se l’è sognato lei, nessun giornale l’ha scritto per il semplice motivo che le direttissime (che sono sempre esistite per i reati in cui c’è la flagranza, non è che sono una novità per colpire con più gusto i ladruncoli) non si fanno in corte d’appello. Magari informarsi prima di fare il solito pezzullo demagogico degno di Grillo, visto che a differenza del comico lei sarebbe un professore?
    “voi mi segnalate i casi di buona e tempestiva giustizia (tempestiva: se non lo è non è buona) ed io mi impegno a riportarvene 5 di mala giustizia. ”
    facilissimo: TUTTI quelli che non finiscono sui giornali, ovvero il 99%. E poi con che faccia chiede giustizia tempestiva in un commento e nell’articolo fa ironia sui processi per direttissima?

    • Giovanni: Senta io capisco che uno possa ignorare certe cose ma che pretenda anche di dare lezioni mi pare un po’ troppo. Io non so che grado avesse il magistrato in questione ed ho fatto un esempio. Però lei non sa che il grado (ed il livello retributivo) di un magistrato non sonmo dati dall’ufficio che ricopre ma dalla anzianità per la quale può raggiungere -dopo 20 anni- il grado di magistrato di Cassazione anche se resta a fare il opretore. Questo lei lo sa? Se non lo sa si informi.
      Lei è ignorante e presuntuoso. E non capisce quello che legge.

  • comunque tutti questi julien, giovanni, makno, accomunati nell’odio contro i poveri (specie se vecchi) e paventando clima da ladri di biciclette quando invece la vendita al dettaglio è andata a prostitute, e il piccolo negoziante come il pensionato si trovano dalla stessa parte contro il cartello oligopolico della grande distribuzione coadiuvato dal baronato della magistratura italiana, che, nonostante le chiacchiere dei difensori d’ufficio di un’apparato burocratico che sta al livello di un paese africano si dimostrano indegni di vivere in una democrazia occidentale. forse starebbero meglio a singapore, che se un povero ruba lo ammazzano direttamente. mi vergogno per voi

  • Caro prof. Giannuli,
    i punti che non mi convincono del suo articolo sono due:
    1) quanto al caso singolo, mi limito a sottolineare quanto già evidenziato da alcuni, e cioè che lo stato di necessità raramente può essere ravvisato in casi del genere. D’altro canto può verificarlo quando vuole, aprendo Lei stesso l’art. 54 del c.p. e facendo un raffronto tra l’episodio della pensionata e quanto immaginato dal legislatore. E il limoncello, Le piaccia o no (e a me non piace, sia chiaro), ha un suo indubbio rilievo in tutto ciò.
    Su questo punto faccio comunque presente che le sentenze “possibiliste” cui Lei allude sono perlopiù sentenze di merito (quindi tribunali e corti d’appello), mentre è la Cassazione di solito che si oppone strenuamente ad interpretazioni elastiche delle scriminanti: ciò testimonia, se può consolarci, che alcuni giudici di merito (come quello protagonista del caso) ce la mettono tutta per rimediare alle storture della legislazione fascista.
    E qui si aggancia un’altra considerazione. Il nostro codice penale (fascista) punisce il furto con la reclusione da SEI MESI A TRE ANNI! L’irragionevolezza di una disposizione del genere è criticata da tutta la manualistica che si rispetti, e sappiamo bene, peraltro, quanto strida col più blando trattamento penale di altri ben più gravi reati. Ma tant’è. Il giudice ha una certa discrezionalità, è chiaro, ma è pur sempre sottoposto alla volontà della legge. E il “nostro” giudice ha comminato alla vecchietta una pena di due mesi, il che significa, a mio avviso, che lo sforzo attenuatore c’è stato, tra generiche e altre circostanze (magari proprio quella del “danno patrimoniale tenue”).
    Sul fatto che si possa “non procedere” perché il danno patrimoniale è minimo, io ho enormi dubbi: non so lei a cosa alluda, ma a me non risulta, tant’è che l’avvocato – a giudicare da quanto Lei riporta – non l’ha nemmeno chiesto. Se si riferisce alla mancanza di offensività in concreto, è un crinale scivolosissimo, difficile da percorrere con una disposizione (fascista) così chiara nella sua disarmante onnicomprensività.

    2) ciò che comunque mi fa parecchio storcere il naso del Suo post è che da una vicenda singola (più o meno criticabile) Lei si tuffa nel discorso sulle retribuzioni e addirittura sulla RESPONSABILITA’. Guardi, io non sono affatto uno così innamorato dei magistrati (ad esempio io non li ho mai votati, e di questi tempi val la pena vantarsene) e penso, forse come lei, che la l. 117/88 sia ridicola, e penso anche che la retribuzioni siano troppo alte. Ma mi spiega cosa c’entra col caso di specie? che senso ha prendersela con tutta la categoria se un singolo giudice fa qualcosa che a lei, dal punto di vista etico-politico, non piace? perché ripeto, sotto il profilo giuridico io purtroppo – a legislazione invariata – non vedo aberrazioni. E Lei sicuramente sa, peraltro, che la responsabilità del magistrato non può discendere da semplici scelte di interpretazione giuridica.
    Insomma, sbaglierò, ma credo che Lei si sia servito di un semplice pretesto per parlare di qualcosa che a Lei sta a cuore. E questo secondo me è metodologicamente criticabile.

    Mi scusi per la lunghezza!

    • Sisifo: lei ha parzialmente ragione, ma solo parzialmente. Le spiego: io sono convinto che uno degli aspetti più criticabili dell’attuale “comune sentire” del popolo di sinistra sia quello che definisco “Populismo giudiziario”fondato su una visione mitologica della corporazione dei magiustrati e colgo tutte le occasioni che mi capitano per indicare quanto questo immaginario sia sbagliato. Se sfoglia le pagine di questo blog noterà che non di questo solo caso mi sono occupato ma di tanti altri. Il che, appunto, indica come non si tratti di casi sporadici o del tutto eccezionali, ma di occasioni piuttosto frequenti.
      Lei mi potrebbe obbiettarmi che anche 100 casi non sono statisticamenbte indicativi (argomento che però mi piacerebbe vedere usato sempre, anche verso altri aspetti della vita istituzionale del paese) e tuttavia io le risponderei che sono proprio i casi – iceberg chge spesso dicono piu delle statistiche. Quanto poi alle statistiche, vorrei sapere su cosa si fonda la convinzione di clcuni che tutti i casi che non arrivano agli onori delle cronache siano esempi di perfetta giustizia amministrata nel migliore dei modi. Personalmente spesso consulto i repertori di giurisprudenza o seguo dei casi per ragioni di studio e le assicuro che c’è un florilegio di bestialità giuridiche da far inorridire (senza dire delle bestialità logiche e persino di quelle sintattiche). E questo proprio nei casi di cui non si parla.
      Anche per questo insisto a dire che per capire realmente quale sia lo stato della giustizia in Italia al di là delle opinioni fiondate su impressioni, sarebbe opportuna una commissione parlamentare di inchiesta che, però, tutti si guardano bene dal chiedere.
      Quanto alle statistiche esistenti, ne parliamo in uno dei prossimi pezzi
      Cordialmente
      Ag

  • Federico Piemontese

    Vorrei solo far notare che il furto della vecchietta non lede il cosiddetto principio di offensivita che nel diritto penale è il rapporto tra il bene giuridico offeso ed il grado stesso di offensività allo stesso..In questo caso come ribadito ,anche più volte dalla Cassazione,non si doveva proprio procedere.Forse un avvocato non d’ufficio lo avrebbe fatto notare,ma poi la vecchietta andava a pagare minimo milleuri per uno di fiducia?in quasi tutti i paesi occidentali tutti i reati bagatellari o di minima entità sono puniti con multe o ammende.Complimenti a Giannuli per la sua libertà di pensiero e critica scevra da dogmi precostituiti del tipo la magistratura è sacra ed inviolabile.Le carceri piene non lo sono anche per colpa di alcuna parte della magistratura che fa un uso egemonico ed incontrollabile delle misure cautelari in carcere,sopratutto versus i tossicodipendenti?Cosa ne pensa Prof e Grazie.

    • Federico Piemontese: penso che sradicare il populismo giudiziario di buona parte della sinistra sia una fatica di Sisifo (e chiedo scusa a chi usa questo nick) ma che sia assolutamente necessaio.
      Quanto ai furti nei supermercati (che non sono nulla a confronto dei furti DEI supermercati) che ne penssate di una depenalizzazione del reato entro limiti ragionevoli, stabilendo come sanzione una contravvenzione pari a 4 volte l’entità del bene rubato, esattamente come accade per quanti vengono scoperti senza biglietto sul tram? Non sarebbe più ragionevole senza stare a scomodare le aule di “giustizia”?

  • Tra l’altro applicativamente (se ben ricordo) non esiste il furto ma solo il furto aggravato in quanto le aggravanti coprono il 100% delle manifestazioni umanamente possibili della condotta de qua. Infine io ci andrei molto cauti nel “depenalizzare” il taccheggio…

  • Caro prof. Giannuli,
    mi auguro che davvero la battuta sulla fatica di Sisifo in merito al populismo giudiziario non mi riguardasse! 🙂 Io il populismo giudiziario lo schifo quanto e più di Lei. E non mi appartiene proprio perché sono di sinistra. Le torno a ripetere, ad esempio, che in vita mia MAI ho votato movimenti o partiti che sfoggiassero leader con la toga appesa al chiodo; né tollero giornalisti “d’inchiesta” che vivono sul copia-incolla dei file Word delle procure; per contro, non so quanti dei Suoi lettori, che oggi accanitamente difendono questo Suo post, possano dire la stessa cosa (ma ammetto che questa mia è una mera illazione, e lascia il tempo che trova). Questo giusto per evidenziare un possibile paradosso, tipicamente italiano.
    Se Le ho scritto è solo per via della mia formazione giuridica e della stima che, da lettore cartaceo ed internautico, nutro per Lei.

    In parte Lei ha risposto ad argomenti non miei, come quello sul “99% di casi di giustizia celere” (argomento che peraltro mi sembra un tantino fuori dal mondo). A parte questo, mi preme chiarire come la Sua posizione generale sia più che condivisibile, ma che mi risulti ancora viziata la premessa specifica: non mi sembra cioè, per usare le Sue parole, che il caso di specie riveli alcuna particolare “bestialità giuridica”. Detto altrimenti, mi sembra che le considerazioni che ho espresso al punto 1) rimangano valide, ed è per questo che mi sono permesso di qualificare come “pretesto” la Sua critica al giudice di Genova. Quindi posso essere d’accordo con Lei su ogni considerazione di massima (prima tra tutte la testarda convinzione che la magistratura sia UN POTERE e che come tale vada trattata), ma non rispetto al caso della povera vecchietta, che non riesco a non scindere dal resto delle riflessioni di contorno.

    Cordiali saluti.. attenderò curioso il post sulla giustizia!

    p.s. il furto è da moltissimi riconosciuto come il reato che riceve, in proporzione, la più dura risposta sanzionatoria dell’ordinamento penale. Le pagine del prof. Mantovani (uno dei grandi vecchi del diritto penale, oltre che un noto conservatore) di critica a questo abominio umano e giuridico sono illuminanti. Di questo, secondo me, avrebbe più senso parlare, e ben venga ogni prospettiva di riforma de-fascistizzante.. dell’art. 624 c.p. come di tutto il codice penale.

    • Sisifo, Assolutamente non ce la avevo con lei a proposito di populismo gioudiziario e la parentesi scherzosa sarebbe dovuta servire proprio a chiarirlo ma vedo che non ha funzionato. Comunque avevo già capito che lei non appartietne alla tribù dei giustizialisti.
      Nel post rispondevo anche ad altrto intervenuto che sosteneva che il 99% delle sentenze, quelle di cui non si parla mai, sono tutte ottime e frutto dell’onesto lavoro ecc ecc. senza però dire su cosa fondava questa sua convinzione.
      Nel caso specifico non c’è tanto un profilo giuridico criticabile, quanto, piuttosto, io ci vedo un aspetto ideologico di “giustizia di classe” travestita da formalismo giudiziario, una cosa che una volta la sinistra conosceva molto bene.

  • Voglio evadere tutte le discussioni di cui sopra, perché a me piace andare al punto delle cose.
    A me di tutto questo non “convince” un semplice ed evidente fatto: la signora non ha rubato del cibo, generi di sussistenza, ma del limoncello.

    Sicuramente fa ridere un impianto processuale elaborato e costoso per 20 euro di furto e condivido la critica a questa puntigliosità inutile e costosa.

    Ma, per favore, non si porti questo caso come esempio di povertà. Di gente che ruba il cibo per mangiare ce n’è, ne ho vista anche di persona: per favore diamo luce a loro. Non a chi ruba gozzovigliate come alcool e dolci.

  • La grande distribuzione vuole vendere anche i farmaci da banco e quelli senza obbligo di prescrizione. I sondaggi mostrerebbero che la possibilità di aggiungere le pillole nel carrello della spesa passando dalla “parafarmacia” del supermarket piace alla maggioranza della gente; che la scambia per una iniziativa “etica”, a favore del popolo; anche perché così la presentano i DS e la COOP. Forse piacerebbe di meno se venisse adeguatamente spiegato che questi non sono sempre farmaci “leggeri”, coi quali si va sul sicuro. Alcuni tra i più comuni, gli anti-infiammatori non steroidei, sono responsabili, tra i vari effetti avversi gravi possibili, anche di ictus e infarti.

    Dietro al banco dei surgelati, farmaci pericolosi in libera vendita. In corsia 7, una vecchia si frega una bottiglia di liquore e un pacco di biscotti. Davanti al silenzio – e alla censura, con la complicità dei magistrati – sulla barbarie di prodotti capaci di rendere invalidi e di uccidere venduti a ignari acquirenti come caramelle, insieme alle caramelle, è sconfortante sentire disquisire su quanto è stato giusto applicare il processo penale, la pressa da 100 tonnellate – che quando servirebbe per i casi davvero gravi si inceppa – a un furto da 20 euro commesso da una donna di 80 anni.

    Non ha rubato pane, ma generi voluttuari. Nel romanzo di Mauriac “La farisea” l’autore riesce, probabilmente proprio grazie alle sue posizioni cattoliche, a far sprigionare dalle pagine la morbosità del moralismo. In un episodio la protagonista, giudice inflessibile delle altrui debolezze, osserva indignata che una coppia di indigenti ha speso parte del denaro che lei gli elargisce nel noleggio di un pianoforte; che non sanno neppure suonare. Li umilia, e poi se ne pente procurandosi ulteriori fremiti spirituali.

    In questo modo il supermarket, il capannone dei sogni, dove l’immaginario e le merci si incontrano, allarga i suoi confini annettendo nuovi territori, e rafforza antichi paletti; in nome del bene, ma sbagliando i punti cardinali, e moltiplicando certezze sbagliate.

    Il liberismo mentre uccide la politica risparmia il diritto, e ne fa un suo strumento; in un assetto innaturale che genera risultati grotteschi e tende a istituzionalizzare il crimine del potere. I magistrati, nella mia esperienza, si prestano volentieri.

  • comunque quelli che “il limoncello è un bene di lusso” mi sembrano esprimere una morale ancora più aberrante: sei povero: allora a pane ed acqua. d’altra parte per certa gente pensare che un povero spenda i suoi soldi per cose non strettamente necessarie è un attentato contro il potere costituito e contro il loro benessere piccolo borghese, senza contare quanto offende la loro morale veterocattolica per cui il povero deve soffrire e al massimo andare alla caritas. ecco secondo me la gente che dice queste cose lo fa per frustrazione e insoddisfazione per la propria vita: io sto bene, problemi non ne ho, e ritengo che il danno sociale provocato dalla vecchietta sia nullo; che il danno sociale provocato dalla coop sia molto più grosso; che il danno sociale provocato da dei funzionari incompententi e dalla schiera dei loro corifei sia ancora più grosso. chi sta meno bene di me, si concentra invece sul limoncello e sulle mancate rinuncie. auguri

  • Chi innalza la magistratura italiana su piedistalli e altari non s’è mai trovato coinvolto in una causa, civile o penale. Provare per credere. E’ come la vecchia battuta americana, “chi è un conservatore?” “è un liberal che è stato scippato”.

  • vorrei capire perché se uno ruba 20 euro va in carcere, ma se invece fa cose peggiori diventa presedente del consiglio? Ne va di mezzo il senso della giustizia e i giovani cominciano a non crederci più. Ripeto: il messaggio alle giovani generazioni è chiaro, chiarissimo.

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