Dedicare una via a Craxi?

Dedicare una via a Craxi?

La questione della strada da intitolare a Craxi ha due distinti aspetti che vorremmo esaminare separatamente: l’uso della toponomastica ed il giudizio storico sul personaggio. Occupiamoci del primo.
L’uso di dedicare strade e piazze a dei personaggi ha acquistato un peso politico sostanzialmente dal XIX secolo; prima i toponimi erano prevalentemente  riservati ai Re, ai Santi, a particolari attività –piazza dei mercanti, via dei falegnami ecc.- oppure indicavano le vie di comunicazione intercomunale –via Padova, via Napoli ecc.-.

L’Ottocento cercò di legittimare gli Stati Nazionali attraverso una “religione civile” che riproducesse in sede secolare le modalità del culto religioso. Il concetto di Patria venne sacralizzato, sorsero “altari della Patria”, l’inno nazionale  cantato sull’attenti, la bandiera resa oggetto di culto. In questo quadro, dedicare una strada ad un determinato personaggio assolveva ad una funzione pedagogica, indicando una figura esemplare e, nello stesso tempo, serviva a illustrare la nazione –o la città- che gli aveva dato i natali. Anche nel caso di strade dedicate a stranieri lo scopo era indirettamente lo stesso, seguendo precisi indirizzi di politica estera. Una sorta di canonizzazione laica che decretava ufficialmente la  pubblica “venerabilità” del personaggio ammesso al Pantheon nazionale. E, come per i Santi, il processo doveva appurare le “virtù eroiche” del celebrato e l’assenza di gravi macchie che ne intaccassero l’onorabilità. Ovviamente, applicare alla lettera questi criteri avrebbe reso quasi impossibile trovare figure così immacolate e la soluzione –esattamente come per i Santi- fu quella di una costante opera di “cosmesi” che mondasse la figura del celebrato da ogni ombra e ne esaltasse i meriti –peraltro, non sempre certi-.

Tutto questo ha avuto una funzione storica di notevole importanza, contribuendo a formare le identità nazionali, ma è ancora utile ed auspicabile? L’affermarsi di una divulgazione storica di massa  -spesso condotta da sponde opposte- vanifica qualsiasi tentativo di “cosmesi” o, quantomeno, lo espone facilmente al ridicolo. La comparsa dei partiti di massa ha radicato identità ideologiche irriducibili l’una all’altra, per cui ben difficilmente si troverebbe un personaggio sul quale far confluire il giudizio positivi di tutti o, di almeno, la grande maggioranza. Qualche esempio? Da comunista ho un giudizio molto positivo di Lenin, pur non ignorandone errori e responsabilità, e trovo del tutto adeguato che sia ricordato con vie e piazze, ma capisco perfettamente che un liberale o un democristiano possano non condividere questo mio giudizio e, per quanto io possa cercare di convincere loro e loro me, non è probabile che si giunga ad un giudizio condiviso. Un cattolico può benissimo pensare che Pio XII sia degno degli onori degli altari e, a maggior ragione, di strade o piazze, ma questo giudizio trova in totale dissenso gli ebrei. Che ne dite di una strada intitolata a Mario Scelba ? Ce ne sono come anche a Vittorio Emanuele III (quello della fuga di Pescara), a Umberto I (che, nel 1898, fece sparare con il cannone sulla folla), a Nino Bixio (il massacratore di Bronte, già commerciante di schiavi neri).

Avendo fatto parte della commissione toponomastica della mia città, so perfettamente come si risolve il problema: io ti faccio passare via De Gasperi e tu mi fai passare via Togliatti, tanto siamo tutti d’accordo che si tratta di figure storiche rilevanti, al di là del giudizio più o meno positivo. E, visto che ci siamo, dammi quella stradetta di periferia per mio zio canonico della Cattedrale, che poi pensiamo a tuo nonno colonnello.
In realtà la decisione di intitolare una strada a qualcuno dipende da rapporti di forza in un determinato momento; poi quell’intitolazione sopravvive per inerzia al superamento di quei rapporti di forza.  Cambiare il nome ad una strada implica spese ed urta fortemente i cittadini che vi abitano, perchè questo comporta una serie di piccoli fastidi (dal rifare i biglietti da visita al comunicare agli amici il nuovo indirizzo e, per i negozi, nuove spese pubblicitarie). Provate a chiedere agli abitanti di via Lenin se vogliono cambiare il nome della loro strada: anche i fascisti vi diranno che va bene così.
Il risultato è uno straordinario patchwork nel quale convive tutto ed il contrario di tutto: padri della patria ed attricette di varietà, scienziati e calciatori, suore morte in odore di santità e ministri in odore di Mafia, benefattori e bancarottieri, generali criminali di guerra e partigiani, santi, nani e ballerine.
E, naturalmente, questo non ha alcuna funzione nè ideologica nè di divulgazione storica, perchè chiunque capisce che si tratta di una sorta di lotteria e non si preoccupa neanche di sapere chi è il tale cui è dedicata la strada che sta attraversando.

Ed, allora, non è il caso di abbandonare il criterio celebrativo che indica pretese virtù esemplari? Magari, per passare, molto più praticamente a laicamente  a quello che è storicamente significativo e di cui, nel bene o nel male, occorre serbare memoria?
Altrimenti facciamo come gli americani: prima strada, seconda strada, terza strada…

Aldo Giannuli, 5 gennaio ’10

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Aldo Giannuli

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Comments (6)

  • Il punto è proprio qui professore…volevo rispondere sull’altro articolo, ma lo faccio qui dove mi pare che la precisazione sia più coerente con il contesto della discussione. Il punto fondamentale è: quali sono i criteri con cui si decide che un personaggio meriti l’intitolazione di una via? Sono criteri politici? Storici? E’indubbio che se viene proposta l’intitolazione di una via a Donatello o a Petrarca nessuno ha niente da dire, sono figure che hanno dato lustro al paese, dei geni assoluti che nessuno si sognerebbe di discutere, proprio perchè lontani da criteri di storicizzazione politica. Ma se parliamo di personaggi storici o politici il discorso cambia eccome, poichè un personaggio storico o politico col suo operato incide sulla vita sociale, creando consenso, opposizione e dibattito. Se procedessimo col piglio dello storico nessuno avrebbe da ridire sull’importanza di figure come Giulio Cesare, Alessandro Magno, Napoleone…ma dal punto di vista squisitamente politico le tre figure sono connesse a carneficine, dittature, guerre, carestie, stragi. Eppure nessuno si sognerebbe di chiedere di eliminare il nome “Foro Bonaparte” a Milano, o la miriade di viali Giulio Cesare in giro per l’Italia…se però facciamo un salto indietro nel tempo, possiamo essere sicuri che i cesaricidi o i sovrani della restaurazione non avrebbero di certo avallato questa scelta qualora fosse stata posta all’ordine del giorno di una qualche assemblea dell’epoca. Così come non possiamo di certo essere sicuri che fra 200 anni a qualcuno non salti in mente di intitolare una via ad Hitler o a Mussolini, magari con la scritta “Grande statista, operò per il benessere della Patria”. In politica non esistono in assoluto personaggi che hanno sbagliato tutto, perchè qualunque sia l’esito della vita di un personaggio pubblico, ci sarà sempre qualcuno che apprezzerà e qualcuno che non lo farà…a questo punto diventa assolutamente inutile e paradossale stare qui a discutere se sia giusto o sbagliato intitolare una via a Craxi o a Berlusconi o a Berlinguer o a Carlo V, poichè ci sarà sempre consenso e parallelamente dissenso. La storia e la politica sono fatte da uomini, gli uomini sbagliano, chi più, chi meno, ma così come nessuno è perfetto, allo stesso tempo, come si suol dire, anche un orologio che non funziona due volte al giorno segna l’ora esatta. Se faranno la proposta, io personalmente mi opporrò, ma questo rientra nel campo delle opinioni politiche, la storia guarda ai fatti in maniera neutrale. E di Gengis Kahn che bolliva i nemici nelle tinozze che diciamo? Che era un sovrano incapace? Non credo…

  • essendo i piani regolatori (che mo si chiamano in altro modo) delle citta’ lievitati a dismisura per via della speculazione edilizia impazzita ormai da tempo, con la benedizione dei partiti politici di massa, trovare nuovi nomi da dare alle ‘locations’ che nascono incessantemente e’ effettivamente un grosso problema. Piu’ che accapigliarsi se sia giusto o meno dare il nome di una via a Craxi piuttosto che per esempio a Mussolini, secondo me si dovrebbe discutere sul metodo: se si decide di fare via Craxi che almeno ci si metta daccordo sulla didascalia: si metta per esempio “ladro e corruttore” seguito dalle date, o “benito mussolini” e sotto “dittatore fascista” o, quando che sara’ la sua dipartita, “berlusconi silvio” “matricida della patria” ecc…

  • Si può certo convenire sulla relativa banalità del puro e semplice criterio celebrativo dell’assegnazione delle vie, ma appunto per questo il problema è storico politico e non di nomi da dare alle strade. A dieci anni dalla sua morte esiste una vasta letteratura e documentazione storica e nulla impedisce che senato e camera magari congiuntamente anzichè occuparsi della via si occupino di una commemorazione storica di un presidente del consiglio riconoscendo ruolo storico e politico e occupandosi di porre fine alla sua damnatio memoriae, non si vede perchè si possono fare convegni e commemorazioni storiche su Aldo Moro e su Berlinguer riconoscendo il loro ruolo e lo stesso non valga per Craxi.

  • Forse perché non risulta (allo stato attuale della documentazione disponibile) che né Berlinguer né Moro siano stati dei “tangentisti”, e con quei proventi non esattamente legali abbiano creato conti correnti PERSONALI sparsi per il mondo, soldi con i quali hanno -scusate se mi ripeto- allietato l’esistenza della sua amante romana…?

  • Secondo me è appunto questo il punto importante, l’intitolazione viene presentata come una riabilitazione e una celebrazione in concomitanza del decennale dalla sua morte. È questo il fatto grave. Se si dicesse “ammettiamo che è stato un latitante e un criminale, ma è in ogni caso un personaggio importante come può esserlo stato Mussolini o Giulio Cesare” sarebbe stato una cosa molto diversa. Non è il criterio secondo cui assegnare i nomi delle strade, ma il messaggio che si vuole dare a cui io sono contrario.

  • Francamente secondo me l’unico intento per il quale si vuole intitolare una strada a Bettino Craxi a 10 anni dalla sua morte è il tentativo di riabilitare un corrotto tangentista passato a miglior vita allo scopo di incensare i corruttori e ladri attuali e viventi.
    Vogliono intitolare una via al latitante Bottino
    per riscrivere la storia di tangentopoli a uso e consumo dei corruttori e ladri attuali di cui il primo esponente è la tessera 1816 della P2 oggi presidente del consiglio.
    Tutto questo fa dell’Italia un paese alla deriva non solo economica ma anche etico e morale.

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