D’accordo, fra gli esperti ci sono fior di cialtroni, ma ne possiamo fare a meno?

E’ ricorrente la polemica contro i cosiddetti esperti e le loro previsioni “smentite dalla storia”.
Un ottimo esempio è l’articolo di  Vittorio Messori “Quando il profetismo degli esperti viene smentito dalla storia” in pubblicato dal “corriere della Sera” il  21.8.10.
Dopo aver fatto un interminabile elenco di previsioni rivelatesi errate (e mescolando disinvoltamente economisti, giornalisti, sociologi e qualche ciarlatano, così conclude:

<< potrei continuare a lungo. Ma questo basta per giustificare il sorriso annoiato  -mio e dei miei coetanei- ogno volta che i media annunciano “svolte epocali” e ne traggono previsioni che la storia puntualmente smentisce. Ben prima di Hegel, gli antichi Padri cristiani parlavano dlel’ironia divina: l’Onnipotente si prende gioco della preseunzione umana nel voler prevedere un futuro di cui Egli solo conosce il mistero.>>

Sarebbe facile sghignazzare sul quel richiamo al mistero che è roba da predicatore medievale, ma preferiamo mantenerci su un piano un po’ più alto.
A proposito delle cosiddette “previsioni degli esperti” (che preferiamo chiamare “analisi storica” o “Previsioni di scenario”) ci sono due atteggiamenti speculari ed ugualmente poco intelligenti: quello mitizzante e quello pregiudizialmente scettico.
Il primo scambia gli scenari per verità rivelate di fede: certamente le cose andranno in un certo modo ed occorre solo predisporsi a vivere in quel determinato contesto. E più il vaticinio è lontano ed espanso –possibilmente esteso all’intero Orbe terracqueo- più la predizione avrà  sapore di verità. E poco importa se si prevedano catastrofi irreparabili o “domani che cantano” annunciando la venuta del paradiso in terra: è indifferente.
Si tratta di un cattivo succedaneo dello storicismo, per cui la storia ha suoi fini ed un corso naturale contro il quale è vano opporsi: l’analisi scientifica –e gli eventuali sofisticati algoritmi di uno scenario probabilistico- servono solo da supporto alla personale filosofia della storia di ciascuno e basterà solo scegliere la previsione più consonante con essa.
All’estremo opposto ci sono i sostenitori dell’assoluta imprevedibilità della storia, che riposa sulle ginocchia di un Dio che solo conosce il mistero del futuro- appunto-.
In fondo anche qui fa premio l’idea di una storia che ha una propria razionalità –in qualche caso coincidente con qualche “piano della Divina provvidenza”- che è vano prevedere, perchè esso seguirà comunque il suo corso. Ed, a supporto di questo scetticismo verso “gli esperti” si elencano lunghe serie di previsioni smentite dalla storia.
Verissimo: gli esperti di ogni disciplina fanno un sacco di errori, anzi le congetture sbagliate sono sempre più numerose di quelle giuste, perchè è normale che qualsiasi scienza proceda per ipotesi la maggior parte delle quali falliscono. L’errore fa parte del cammino verso la verità scientifica. I fisici, ad esempio, hanno detto una grande quantità di sciocchezze, ma, a quanto pare, qualche risultato l’anno anche avuto e questo è quello che conta. Ridere degli errori degli scienziati è proprio degli sciocchi, dei superstiziosi e degli ignoranti. E questo vale non solo per le scienze matematiche o naturali, ma anche per quelle storico sociali che non hanno un impianto sperimentale ma hanno pur sempre un loro rigore metodologico. Insomma, c’è pur sempre una differenza fra John Maynard Keynes ed il mago Othelma.
Il che, naturalmente non significa bersi qualsiasi cosa dica qualcuno cui –a torto o a ragione- si riconosca la qualità di esperto. Ma ogni volta entrando nel merito delle critiche e non in nome di un pregiudiziale “anti-espertista”  di sapore oscurantista. Peraltro, escludendo un approccio razionale e scientifico (che ovviamente formula ipotesi) cosa potremmo fare per uscire da una crisi come quella attuale, una novena a sant’Antonio perchè mandi la pioggia?
E’ però vero che nel campo dell’analisi storica, dell’economia o della scienza della politica (e soprattutto in campo giornalistico) sia invalso un pessimo costume che grida alla “svolta epocale” ad ogni incrocio di strade. Osservare maggiormente il principio di prudenza scientifica non sarebbe male.
D’altro canto le previsioni possono essere errate totalmente, ma anche solo parzialmente o imprecise o forse solo sfasate nei tempi. Ci sono previsioni sostanzialmente giuste ma che si avverano in tempi diversi da quelli previsti, altre che individuano una tendenza ma non la sua intensità che può essere maggiore o minore ed altre ancora che pur sostanzialmente corrette vengono smentite dai fatti per il sopraggiungere di fattori accidentali poco o per nulla prevedibili.
Questo ogni analista serio lo sa e, per questo, non prende mai in considerazione un solo scenario, ma diversi, magari cercando di calcolare quale abbia maggiore probabilità di avverarsi.
Ed una probabilità non è una certezza.
Così come qualsiasi analista serio sa che, più il suo scenario si allunga nel tempo, si estende nello spazio, abbraccia un maggior numero di piani, offre un più alto numero di dettagli, più crescono le probabilità di smentite per cause accidentali o perchè la stessa previsione si “autosmentisce”. Il punto merita un approfondimento. Immaginiamo che uno scenarista metta a punto un modello di previsione molto complesso, proiettato in tempi lunghi ed estremamente vasto ed immaginiamo anche che esso appaia a prima vista poco credibile e provochi molto scetticismo, nonostante magari sia scientificamente molto ben fondato. Man mano che gli avvenimenti  gli avranno dato ragione, l’attenzione nei suoi confronti crescerà e con essa la sua credibilità. Ad un certo punto anche gli scettici più accaniti si convinceranno della giustezza di quella previsione (e sin qui è più o meno quello che è accaduto a Roubini), ma, a quel punto, tutti cercheranno di prevenire gli effetti più sgraditi, metteranno in opera una serie di decisioni che –giuste o sbagliate che siano- muteranno il corso degli eventi, magari in peggio. In ogni caso, nulla potrà più essere come era nello scenario ipotizzato che, dunque, avrà prodotto la sua smentita.
Ci sono anche scenari fatti proprio in funzione di scongiurare gli effetti che prevedono: se un analista dell’Oms prevede una pandemia (e non abbia in testa di fare un favore a qualche impresa farmaceutica amica che produce quel determinato vaccino) lo fa proprio per stimolare delle misure di profilassi che evitino o limitino al massimo quella pandemia.
Gli scenari si fanno proprio per questo: per assumere tempestivamente decisioni atte a favorire esiti auspicabili e ad evitare quelli indesiderabili.
Ed in ogni caso, è buona norma prestare maggiore attenzione agli scenari più negativi –anche quando non siano i più probabili- proprio per scongiurare le conseguenze peggiori.
Dunque gli scenari vanno assunti cum grano salis . Il “mistero” lasciamolo a Messori.

Aldo Giannuli

affidabilità analisi, aldo giannuli, analisti, metodo scientifico, vittorio messori


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (4)

  • La ridicolizzazione dell’esperto (sempre “politicizzato”, o “pagato da qualcuno”, o quantomeno catastrofista) è anche una delle tante facce della delegittimazione degli intellettuali, stavolta nelle sembianze di un fatalismo di comodo. Da un lato serve radicare la convinzione che i problemi che andrebbero risolti col bisturi possono essere risolti con l’accetta (o non esistano affatto, o vadano a posto con un’alzata di spalle): l’esperto vuole farci credere che le cose sono complicate, invece sono semplici. Dall’altra serve a disinfestare le coscienze dal dubbio e dalle domande, e ad alimentare la certezza che le cose (certe cose) possano e debbano restare come stanno. Tanto non succede niente. Se gli esperti dicono cose che non vorremmo sentire su questioni come ambiente, immigrazione e lavoro, l’invito esplicito è a tapparsi le orecchie. Tanto, anche se sono in buona fede, gli esperti non indovinano mai.

  • Messori è molto accreditato in determinati ambienti. Il suo discorso è questo: noi che abbiamo la fede abbiamo delle verità che chi non crede non ha, né può avere. Quindi … la scienza di chi non crede è delegittimata perché non ha gli strumenti per accedere alle verità che possiede chi crede. Siamo al solito gioco dei buoni e cattivi in cui i buoni decidono chi sono i cattivi

  • sicuramente Messori sarà d’accordo con quanto espresso il 16 aprile 1939 da Pio XII in un radiomessaggio alla cattolica Spagna: “I disegni della Provvidenza si sono manifestati ancoraq sopra la eroica Spagna. La Nazione eletta da Dio come principale istrumento di evangelizzazione del Nuovo Mondo e come baluardo inespugnabile della fede cattolica, ha testé dato ai proseliti dell’ateirmo materialista del nostro secolo la più elevata prova che, al di sopra di ogni cosa, stanno i valori eterni della religione e dello spirito”.
    Mi viene da vomitare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.