Fissiamo prima dei criteri per leggere i risultati elettorali

Il commento ai risultati elettorali somiglia molto da vicino al “lunedì dello sport”: discussioni infinite fra gli spericolati giustificazionismi dei perdenti impegnati e i crassi trionfalismi dei vincitori. E‘ un copione già scritto: chi perde si arrampicherà arditamente sugli specchi cosparsi di vetril per lamentare il fuorigioco che l’arbitro (quel venduto!) non ha voluto vedere e la solita sfortuna che si accanisce, con l’ala destra che alla ripresa aveva la caviglia dolorante; chi vince vanterà la sicura superiorità atletica della sua squadra, l’impeccabile tecnica di gioco, la passione dei giocatori e via tifando. E, infatti, caratteristica del tifoso è la fede incrollabile che resiste a qualsiasi evidenza. D’altra parte, con il tifo, come con il cuore, non si ragiona. E nel calcio si può capire. Ma in politica il tifo fa solo danni, perché così non si impara mai niente dall’esperienza fatta.

Anche la politica ha a che fare con le passioni, ma bisogna sapersene difendere ed è bene che il militante non faccia il tifoso. Ad esempio, è classico che prima del voto il militante gonfi le aspettative e predichi che il proprio partito “prenderà il 6, ma che dico?, l’8% in più”, mentre dopo, al momento dei risultati, constatando che l’avanzata è stata dello 0,3%, sosterrà con pacatezza come si tratti di un risultato positivo e non trascurabile, nonostante la difficoltà della prova ecc. ecc.

O, vice versa, negherà la possibilità di una flessione prima, per poi minimizzarne la portata una volta che questa si sia verificata. Osservare tutto ciò è molto divertente, ma se vogliamo evitare, o almeno contenere, queste esibizioni di acrobazia intellettuale, un piccolo rimedio ci può aiutare: fissare prima della competizione  i criteri con cui leggerne i risultati. Insomma, il ragionamento è semplice: poste alcune premesse (il dato di confronto, l’andamento dei sondaggi, la situazione oggettiva del singolo partito ecc.), fissare alcune soglie al di sopra ed al di sotto delle quali il risultato si qualifica come buono, discreto, mediocre o cattivo e, magari, fissare anche qualche dato comparativo per stabilire se alla vittoria numerica corrisponda una vittoria politica (o vice versa ad una sconfitta numerica una sconfitta politica).

Iniziamo. nel nostro caso, il dato di confronto è molto facile: le politiche dell’anno scorso che sono il test più recente e abbastanza somigliante. In teoria l’assenza del “voto utile” e il sistema proporzionale dovrebbero giocare a favore dei “piccoli” che sono più compressi nelle politiche dove si vota con il maggioritario. In secondo luogo si vota con la preferenza, il che dovrebbe avvantaggiare i partiti come il Ncd-Casini che vi fanno più frequente ricorso. Ma non è il caso di sopravvalutare questi fattori in una competizione così politicizzata e segnata dal ruolo dei singoli leaders.

Le elezioni europee di solito segnano una partecipazione più bassa delle altre elezioni per una serie di ragioni (distanza fra l’elettore e l’istituzione, voto in una sola giornata ecc.) ed il trend generale fra politiche, amministrative ed europee è all’aumento dell’astensionismo. Anche i sondaggi rilevano una tendenza a non superare il 55-65% di partecipazione al voto. E non è detto che la tendenza ad astenersi si spanda omogeneamente fra i diversi schieramenti, il che, ovviamente, può alterare i rapporti di forza.

Il Pd: nelle politiche ebbe 8.644.000 voti pari al 25,42.
E’ il grande favorito dei sondaggi che promettono fra il 32 ed il 35%, (tuttavia, nelle ultime settimane gli stessi istituti demoscopici hanno leggermente ridimensionato queste aspettative, segnalando un  certo affanno). A favorire l’ascesa del Pd dovrebbero essere la polverizzazione del centro montiano (che aveva preso un 10,6% cui andrebbe aggiunto l’1,12% di Fid), la probabile flessione del blocco Sel-Rivoluzione Civile (che totalizzavano un 5,45% che ragionevolmente non ripeteranno), le aspettative non buone del centro destra ed in particolare di Fi. Per cui il Pd ha un competitore in ascesa nei sondaggi, il M5s.

D’altra parte, la recente elezione di Renzi alla segreteria e la sua ascesa alla Presidenza del Consiglio si ritiene debbano dare nuovo ossigeno al partito. Va però detto che il caso Expo può danneggiare il Pd. Per cui, sul piano dei numeri puri e semplici possiamo ipotizzare questi scenari:

a- Pd dal 33% in su: vittoria piena, consacrazione di Renzi come leader e prosecuzione della sua agenda politica

b- Pd dal 31 al 32,9%: risultato in sé notevole (+6 o 7%) ma ridimensionato nella percezione dall’attesa di risultati migliori, per cui si plana su un “discreto”. Renzi esce rafforzato dalla prova.

c- Pd dal 29 al 30,9%: risultato in sé buono (+4 o 5% circa), ma, date le premesse dei sondaggi e lo “sgonfiamento del centro”, sostanzialmente mediocre. L’immagine di Renzi si appanna e l’agenda delle sue riforme costituzionali si ferma.

d- Pd dal 26 al 28,9%: risultato cattivo, nonostante l’avanzata percentuale, che segnerebbe l’inizio della parabola discendente di Renzi e agiterebbe molto le acque nel Pd

e- Pd dal 25,9 in giù: risultato disastroso che determinerebbe il rapido declino di Renzi e la crisi del Pd

Forza Italia: come Pdl ebbe il 21,57% con 7.332.000 voti. Nel frattempo ha subito la scissione del Ncd, tuttavia, nel blocco di centro destra c’erano una serie di liste minori (la Destra, Moderati in rivoluzione ecc.)  oggi assenti che totalizzarono circa mezzo milione di voti con circa l’1,7%.
Fi è la grande sfavorita dei sondaggi che, quasi unanimemente, la danno sotto il 20% con punte in basso del 17%. Berlusconi non sembra aver ritrovato lo smalto della scorsa volta e i casi Dell’Utri, Scajola, Expo ecc, possono aver ulteriormente appesantito la situazione. Per cui:

a- Fi dal 21,5% in su: successo pieno e “resurrezione del Cavaliere” che potrebbe liquidare i concorrenti del Ndc e rilanciare la propria partecipazione al governo

b- Fi dal 20 al 21,4%: successo con tendenza alla ripresa

c- Fi dal 18 al 19,9%: risultato fra il mediocre (18%) ed il sufficiente (19,9%), la caduta ci sarebbe ma sostanzialmente contenuta e la leadership sul centro destra non sarebbe in discussione

d- Fi dal 16 al 17,9%: sconfitta che apre le porte ad una crisi totale del partito perché metterebbe in dubbio tanto la leadership del centro destra quando la possibilità di mettere in coalizione tutti i partiti del centro destra (da Alfano alla Lega) e, in mancanza di ciò, escluderebbe il centro destra da un eventuale ballottaggio

e- Fi sotto il 16%: risultato disastroso che produrrebbe probabilmente una rapida dissoluzione del partito e l’esclusione quasi matematica del centro destra da eventuale ballottaggio.

M5s ha avuto 8.689.458 voti pari al 25,56%; i sondaggi si sono modificati in corsa e, partiti da circa il 21-22% delle prime settimane, sono arrivati a circa il 27%. Il movimento ha avuto una vita tormentata con frequenti abbandoni ed espulsioni di parlamentari, ma ha condotto diverse battaglie di opposizione (come quella sulla Banca d’Italia) che lo hanno costantemente tenuto sotto i riflettori.

Nella scorsa occasione risultò molto sottostimato nei sondaggi, probabilmente perché il movimento raccoglie molti consensi fra i Vlm (Voters last minute) che decidono nelle ultime 72 ore. Pertanto:

a- M5s dal 28% in su: vittoria secca, il movimento sarebbe quasi certamente uno dei due ammessi ad un eventuale doppio turno, per cui, il primo effetto sarebbe l’abbandono dell’Italicum sine die

b- M5s dal 26,5 al 27,9%: avanzata e probabile candidatura ad eventuale ballottaggio, sostanziale successo

c- M5s dal 24,5 al 25,4: sostanziale tenuta, indicherebbe un iniziale radicamento del movimento e, con esso, della tripartizione del sistema politico, ma indicherebbe anche che il M5s ha probabilmente toccato il tetto del suo elettorato potenziale, almeno per questa fase politica. Sostanziale stallo e partecipazione non sicura ad un eventuale ballottaggio.

d- M5s dal 24,4 al 20%: sconfitta più o meno accentuata, ma passibile di recupero. Probabilissima esclusione da eventuale ballottaggio.

e- M5s dal 19,9% in giù: secca sconfitta con probabile inizio della crisi del movimento

Per i competitori minori i calcoli sono molto più semplici: per la Lega si tratta di riprendere a crescere dopo la crisi seguita alla debàcle bossiana, diciamo che dal 6,5% in su, Salvini potrebbe parlare di vittoria. Per Fdi e Lista Tsipras si tratta di fare il 4% ed entrare nel Parlamento europeo, quel che sarebbe una vittoria piena, mentre una sconfitta potrebbe portare alla dissoluzione (soprattutto la Lista Tsipras che non è composta da una sola forza politica).

Particolare il caso del Ncd che non ha elementi di raffronto partecipando per la prima volta a delle elezioni, diremmo che il risultato minimo è superare la soglia del 4%, al di sotto della quale  il partito si squaglierebbe e ci sarebbe ragionevolmente la crisi di governo con effetti imprevedibili. Un risultato di “sussistenza si collocherebbe fra il 4 ed il 6%, che diventerebbe discreto sino al 7,5% per diventare molto buono da quel limite in su, candidando il partito alla leadership del centro destra, soprattutto se questo si accompagnasse ad una severa flessione di Fi (dal 17 in giu, per intenderci).

Ora veniamo a quella particolare alchimia che trasforma i risultati elettorali in risultati politici. Ovviamente tutti devono tenere un occhio al numero assoluto di voti, perché gli elettori che non hanno votato, in buona parte potrebbero tornare in prossime elezioni politiche, sconvolgendo il quadro. Per cui, avanzare in percentuale ma restando più o meno agli stessi numeri assoluti non è un buon risultato e, peggio ancora, avanzare percentualmente ma perdendo voti assoluti, definisce la vittoria come un fuoco di paglia. Ma, soprattutto ci sono successi elettorali che si trasformano in sconfitte politiche per la chimica dei risultati.

Chi rischia di più, in questo senso, è Renzi che –oltre che da un risultato troppo inferiore alle aspettative- deve qguardarsi da questi rischi:

a-che la distanza fra Pd e M5s scenda sotto i 5 punti: questo significherebbe che il M5 è un competitore credibile da cui guardarsi e questo potrebbe avere contraccolpi nel partito dove, i suoi compagni potrebbero “consigliargli” di concentrarsi sul governo, lasciando ad altri
la cura del partito. Dopo di che, sfilatogli il partito, inizierebbero a cucinarlo a fuoco lento. In ogni caso, la sua immagine di “vincente” sarebbe seriamente appannata.

b- che Fi vada troppo male, perché questo implicherebbe la fine della sua agenda di riforme costituzionali e il probabile arrivo al ballottaggio del M5s che sarebbe un competitore più nuovo ed insidioso

c- che vada troppo male il Ncd perché questo potrebbe portare allo scioglimento del partito e, quindi, alla crisi di governo con rischio di elezioni e senza legge elettorale maggioritaria.

Un po’ meno rischia Grillo: se il distacco dal Pd supera i 6-7 punti la corsa solitaria del M5s non appare più competitiva, a meno di fatti imprevedibili. Grillo poi deve stare attento ad una cosa: le europee sono il test per certi versi più favorevole ad un movimento che rifiuta alleanze, infatti nelle europee ciascuno si presenta da solo. In secondo luogo, il m5s dà il meglio di sé nelle competizioni nazionali, dove valorizza al massimo la sua carica antisistema, ma va molto meno bene nelle amministrative, dove la “lista di sconosciuti” funziona molto meno. Quindi, se un’eventuale affermazione percentuale non si accompagna ad un aumento in voti assoluti non è un buon risultato ed occorrerà pensare molto bene a come affrontare le amministrative del prossimo anno, non potendo rischiare situazioni di tipo sardo.

Berlusconi, anche se avesse per ipotesi un 22-23%, che in queste condizioni sarebbe un clamoroso successo, deve temere sia una affermazione troppo forte del M5s (ad esempio al 29-30%), che lo metterebbe virtualmente fuori da una competizione a due, sia un successo troppo forte del Ncd che ne insidierebbe la ledership di schieramento. Ma anche una vittoria di Fi ottenuta vampirizzando gli eventuali alleati non sarebbe un bel risultato: ad esempio se Ndc e Fdi andassero sotto quoziente, la sommatoria del centro destra potrebbe non essere sufficiente ad entrare in ballottaggio e, comunque, questo lo consegnerebbe nelle mani della Lega unico possibile alleato di qualche peso.

Per tutti gli altri (Ncd, Lista Tsipras, Lega e Fdi) la “chimica” conta poco, quel che serve è il proprio risultato.
Adesso vediamo come va.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (28)

  • Scusami Aldo, a parte alcuni errori materiali, è la filosofia del tuo articolo che non mi convince.
    Se si vuole essere onesti, bisognerebbe attenersi alle cifre. Un politico dovrebbe attenrsi a questo semplice ed immediato metro di giudizio, se guadagna ha avuto succcesso, se perde, ha subito un insuccesso.
    Quello di cui tu invece tratti non riguarda questo che è l’unico fatto, ma l’attribuzione del signifcato più propriamente politico. Questo significato che naturalmente costituisce l’aspetto più interessante, è tuttavia strettamente intrecciato con le proprie opinioni politiche, costituisce, è proprio l’oggetto del dibattito politico.
    Tu esprimi qui la tua opinione, altri magari in uno studio televisivo, esprimeranno la loro di opinione, ed in questi più o meno interessanti dibattiti ognuno avrà il proprio legittimo punto di vista.
    Se quindi tu qui esprimi il tuo, allora si può concordare o no, ma se tu lo fai da studioso, allora permittimi di esprimerti tutti i miei dubbi, questa materia mi pare per propria natura sfuggire ad un’analisi tecnico-specialistica, risente in ogni caso da un punto di vista di parte.

    • Vicenzo cucinotta@ vorrei capire meglio nel merito cosa non ti convinrce, Quelle soglie io le ho individuate sulla base: a- del punto di partenza -b delle previsioni dei sondaggi e delle aspettative che hanno creato c- degli obiettivi che ciascun partito si è dato d- degli effetti oggettivi che certe variazioni possono avere.
      Non ho tenuto affatto contro dei miei desideri e, soprattutto, lo dico prima del risultato

  • caro professore,
    sarei anche d’accordo sulla griglia che lei ha fatto. Pero’ ho sempre ritenuto che le elezioni si debbano valutare con i numeri assoluti, e lasciare le percentuali al compito che spetta loro (importantissimo, sia chiaro), ossia stabilire chi ha vinto tecnicamente. Ma sono i voti reali a determinare la vittoria politica di lungo periodo. Il PD e FI (nelle sue varie incarnazioni semantiche), per esempio, sono anni e anni che perdono voti, ma vincono le elezioni, alternativamente, quando l’altro ne perde di piu’. Ma il fatto che stessero perdendo voti costantemente era fondamentale per non essere colti di sorpresa dall’ascesa irresistibile del M5S.
    Ragioniamo quindi sui numeri dei voti reali delle ultime elezioni:
    – PD 8.644.000
    – M5S 8.689.458
    – FI 7.332.000
    Nell’analisi partiamo da qui, allora. Riuscira’ il M5S a guadagnare nuovi voti?
    Riuscira’ il PD a interrompere l’emorragia storica di voti che lo colpisce da quando e’ nato?
    Riuscira’ FI a contenere il calo catastrofico di voti che aveva registrato alle ultime elezioni?
    Le propongo una contro-griglia:
    – M5S
    i) successo pieno sopra i 9 milioni di voti
    ii) cosi’ cosi’ tra gli 8 e i 9
    iii) male sotto i 7
    – PD
    i) successo pieno dagli 8 in su
    ii) cosi’ cosi’ tra 7 e 8
    iii) male sotto i 7
    – FI
    i) successo pieno da 6 in su
    ii) cosi’ cosi’ da 5 a 6
    iii) male sotto i 5

    Che gliene pare?

    • Marcom@ come criterio ha un suo fondamento ma mi pare ch alzi un po’ troppo l’asticella: un aumento di 1 milione di voti secchi in una consultazione in cui la partecipazioen cala di 10-12 punto è una enormità (significherenne un balòzo di 8-10 punti in percentuale, roba da fuochi d’artificio) Diciamo che da quattrocentomila in su già si può parlare di una vera vittoria

  • Pierluigi Tarantini

    Caro Aldo,
    la tua analisi mi fà fare la scoperta dell’acqua calda.
    La campagna elettorale proseguirà anche dopo le europee che sono solo il Carosello del grande (si fa dire) spettacolo della politica italiana.
    In ogni caso, anche se non lo voterò, credo che il M5S meriti un in bocca al lupo.
    Come italiano non posso che augurarmi che il secondo partito del mio paese cresca, prima ancora che nei numeri, nella proposta politica.
    Quando non vi saranno più epurazioni, quando la ditta non sarà più proprietà personale di Beppe, quando i parlamentari non parleranno più di circoncisioni, quando non si proporranno improponibili referendum e quando M5S avrà una politica un pò più intelligente rispetto alle alleanze … bè, quando sarà, sarà un momento importante perchè non possiamo permetterci che la seconda forza politica del Paese sia di ispirazione talebana.
    E se questo quando non dovesse mai arrivare, bè me ne dovrò fare una ragione pensando a quanti italiani hanno votato per anni Berlusconi.

    • pierluigi@ tu prendi troppo sul serio ed alla lettera le dichiarazioni d Girllo e del M5s, ma posso dirti che, purte se non con la velocità chje sarebbe necessaria ed auspicabile, il M5s sta maturando e seriamente. Un anno fa ti avrei detto del gruppo parlamentare che era una cosa da far cadere le braccia, oggi ti dico che inizia a profilarsi una dozzina di parlamentari molto seri e promettenti (pensa: gente che studia!!!) Abbiate un poi di pazienza….

  • è veramente difficile appassionaris a queste elezioni. il grillo da vespa di ieri mi ha dato un’impressione di deja vu molto grosso, dato che anche in questo caso è stata pienamente rispettata la ritualità del berlusconismo, con bruno vespa che sancisce la sacra divisione dell’elettorato in buoni e cattivi.e la cvosa più squallida è che sono riusciti a fare diventare delle elezioni proporzionali come quelle europee delle puttanate nmaggioritarie in stile italiano. tutti a parlare di porcellum, di italicum e di altre cose fantasiose, sebbene la realtà sia un’altra: o sti stronzi dei nostri politici si mettono insieme e cambiano la legge elettorale (scendendo a patti) oppure, se non scendono a patti, si vota con la legge elettorale della consulta, e i patti li devono fare dopo se gli riescono. non è che ci vule la palla di cristallo per capire che se forza italia+ncd diventa il terzo partito la legge elettorale rimane questa, dato che se sei terzo non dovrebbe interessarti regalare seggi a quelli arrivati prima di te. se pensi di arrivare primo o secondo è un’altra cosa.
    grillo per dire che si vota col porcellum, o renzi che dice che si vota con l’italicum vogliono la stessa cosa ma non hanno nemmeno il coraggio di dirlo. e io dovrei avallare sta stronzata con il mio voto? ma che vadano a farsi fottere

  • per il resto penso in effetti che tzipras prenda dal 4 al 6%, ma devo dire che anche se non lo prende non me ne frega nulla: tanto una piattaforma del genere non serve a nulla se deve essere schiacciata tra grillo e od come è successo a sel.

  • Pierluigi Tarantini

    @ Giandavide
    Siamo sopravvissuti a vent’anni di Berlusconi e D’Alema e te la prendi tanto per Grillo?
    In fondo se fa’ solo una delle cose che dice, vivisezionare Berlusconi, dovremo essergli grati.

  • professore, d’accordissimo con lei: io infatti dico che se il M5S guadagna almeno 400mila voti puo’ dire di aver fatto “successo pieno”. E dico che se il PD perde “solo” 600mila voti puo’ dire altrettanto, mentre per FI tale successo pieno sarebbe perdere non oltre 1,3-1,5 milioni di voti

  • Pierluigi Tarantini

    @Aldo
    Non hai bisogno di farmi sperare nel processo di maturazione di una dozzina di promettenti.
    Mi basta sapere che ci stai lavorando tu per credere che qualcosa di buono ci debba essere.
    Quello che non credo redimibile è un movimento nel quale non c’è libertà di dissenso.
    Grillo e Casaleggio il centralismo democratico non sanno neanche dov’è di casa!

  • Tenerone Dolcissimo

    Io aggiungerei una previsione a quanto da Lei
    scritto:
    Pd dal 31 al 32,9% o oltre (specialmente con il M5S in arretramento) partirebbe una raffica di tasse che farebbe ricordare Monti come un simpatico birbaccione.

  • Xmarcom, se FI prende 5 milioni di voti B. stappa lo champagne e ti regala dudu. considera problemi, scizioni, ec… Alfano, Lupi, Formigoni, e company chiudono baracca e burattini con un milione di voti o meno. cmq tieni presente come dice giannuli l’afluenza condiziona molto le percentuali e le attribuzione [ ecco perché è importante andare a votare Xgiandavide ] intorno al 70% il crollo rimane mascherato, verso 80% bisogna fare i conti arriva primo. Se l’afluenza è al 50-60% la cricca di governo ha vinto alla grande e farà quello che vuole.

    Xcuccinotta, la capacità demagogica dei politici sarà limitata dall’affluenza e aiutata dal servilismo dei giornalisti. cmq farsi una cornice dove valutare i dati non sbagliata (tks aldo) anche se poi si hanno parametri diversi.

  • Aldo, sgombriamo subito il campo da equivoci, io non mi sono sognato di dire che tu abbia esposto i tuoi desideri (neanche lo penso, in verità), e tanto meno credo che tu abbia scritto questo pezzo per fini più o meno inconfessabili, cioè in maniera strumentale. Io entro nel merito della possibile scientificità di un discorso del tipo di quello che tu fai qui.
    Nel merito della tua risposta aggiungi al dato di partenza, le aspettative, i sondaggi, gli obiettivi che i partiti si sono dati e degli effetti possibili.
    Tutta roba che rifugge per sua natura da un’analisi oggettiva, molto discrezionale sia nella scelta dei criteri che nel modo di valutarli.
    Per capirci, parliamo dei sondaggi. Io non credo che vadano inclusi come elementi utili al dibattito. I sondaggi sono soggetti a possibili manipolazioni, da parte di chi li organizza, ma anche da parte degli stessi intervistati. Inoltre, sappiamo che ogni partito si sa già che si discosterà dai valori dei sondaggi. Il PD è sistematicamente sotto, il M5S sistematicamente sopra. Si pone allora il problema se sia più importante questo fatto in sè, o invece che questo effetto si manifesti meno di quanto atteso (c’è l’attesa in base ai sondaggi, ma a questo punto c’è anche l’attesa in base all’atteso discostarsi dai sondaggi).
    Discorsi analoghi potrei farli anche per gli altri elementi che tu richiami.
    Bada, non è che io consideri scorretto parlare di questi aspetti, anzi essi sono l’elemento chiave del dibattito politico, ma non vedo come qualcuno possa ergersi a dettare il modo giusto di valutare questi aspetti, un modo obiettivamente giusto non c’è.
    E’ come per i gusti estetici, o anche per i gusti musicali, tutta roba di cui si parla tanto ed anche a ragione, ma che nessuno pensa di potere sottoporre ad un criterio di valutazione oggettivo.

    • Vincenzo @ si non pretendo affatto di dire che siano criteri scientifici, sono solo punti di riferimento ricavati empiricamente per rendere un po’ più pggettive le valutazioni (solo un po’)

  • Tanto cmq vada l’Italia ha già perso, ha vinto il populismo, tralasciando il fatto che siano elezioni europee, 3 leader populisti Berlusconi che è riuscito fino al 2011 a coniugare populismo interno e quindi voti e fiducia dei mercati…si è visto dopo che se viene meno la seconda, il governo di paese con debito pubblico al 135% del pil e senza banca centrale dura poco…la bce è indirettamente controllata dai leader europei nonostante la sua indipendenza da statuto, quindi in ogni caso serve un appoggio in caso di un attacco di sfiducia…Berlusconi in ogni caso non potrebbe governare mercati + leader eurupei non lo permetterebbero. Grillo ha creato il movimento più populista che si potesse immagginare, aimè in italia ancora una volta ha avuto ragione, peccato che sparando a zero su tutti…altri leader europei e mondiali, sulle istituzioni europee sulle banche e sui mercati rischia di essere agli occhi dei “mercati” ancora peggio di Berlusconi e non è scontata la loro fiducia quindi rischiamo un 2011^2, Renzi è l’unico che riesce a coniugare populismo moderato ( anche di necessità perchè non si può vincere il populismo senza populismo, in Italia) a fiducia internazionale e dei mercati e quindi l’unico che potrebbe guidare un governo…Sono solo elezioni europee ma visto che un solo partito pare avere la fiducia estera necessaria si avvertono già tensioni sul debito e cali dei mercati come antipasto di quello che potrebbe succedere

  • Continuo a non capire chi parla di populismo.Il M5S ha fatto scoprire agli Italiani ciò che conta davvero nella vita, la qualità della vita stessa, non intesa meramente come quantità di soldi che si hanno in banca o beni materiali(hollywood/USA rules).La cosa+preziosa che abbiamo è l’impiego del nostro tempo libero nel modo che ci rende + felici. Fare 4 chiacchiere con chi vediamo tutti i giorni, creare un ambiente vivibile…essere felici, migliorare le nostre conoscenze,passeggiare nella natura, goderci il paesaggio, il territorio(ormai distrutto)…perchè prima o poi si passa a miglior vita.
    Un leader che cerca di farci decidere il nostro futuro voi lo chiamate populista?
    Dopo decenni d’impoverimento culturale (cosa si fà nelle scuole in Italia???) cosa vogliamo aspettarci….
    La madre di tutte le riforme è cambiare il sistema educativo per beneficiarne (forse) tra 20 e più anni.

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