Crisi dell’Euro: che fare?
All’indomani dell’accordo europeo, che erogava 100 miliardi di euro alle banche spagnole, capi di governo e di Stato (compreso il nostro) si sono fatti ritrarre con l’aria giuliva di chi ha definitivamente scampato un grave pericolo. Ma avevano ben poco di cui sorridere: la ripresa delle borse è durata esattamente 24 ore, dopo di che abbiamo ripreso come prima e, in particolare per l’Italia, lo spread è schizzato a 473. La “ripresa del giorno prima” era stata il “salto del gatto morto”, colorita espressione di un economista di Singapore che, di fronte ad un episodio simile di 15 anni fa, affermò che “lanciato da sufficiente altezza, anche un gatto morto rimbalza”. Fuori del gergo: l’annuncio dell’iniezione di liquidità nelle banche spagnole ne ha fatto momentaneamente rinvenire i titoli, così come quelli correlati e affini, poi la “speculazione” si è precipitata a realizzare l’effimero guadagno e tutto è tornato come prima. Ennesima conferma, se ce ne fosse bisogno, che la cura della liquidità (l’unica che politici e finanzieri attuali conoscono) non risolve la crisi, se non si traduce in investimenti nell’economia reale, ma serve solo a tappare momentaneamente voragini di cassa ormai incolmabili.Colpisce questo succedersi di crack che rivelano esposizioni bancarie sempre più vertiginose e delle quali nessuno sapeva niente sino all’immediata vigilia del crollo. Esattamente come per la Lehman Brothers, crollata solo dopo qualche settimana in cui il rating aveva confermato le tre A per i suoi titoli. Ci risiamo. La verità è che il rating (oltre che essere in mano ad una banda di gangsters) è una attività ormai allo sbando, perché, per effetto del sistema bancario ombra e dei vari trucchi di bilancio, nessuno sa più quale sia la reale situazione di qualsiasi banca. Immaginarsi poi se è possibile orientarsi nella selva di obbligazioni reciproche, dove non si sa quanto valgano in realtà i presunti crediti e quando e quanto saranno pagati i debiti. Ormai il gioco delle obbligazioni reciproche e delle partecipazioni incrociate, fa assomigliare la finanza è un piatto di spaghetti conditi con una salsa andata a male.
E così siamo tornati a parlare di crisi incombente dell’Euro, di possibile nuovo attacco della “speculazione” contro il suo “ventre molle” (l’Italia). Soprattutto si torna a parlare di crisi incombente dell’Euro ed anche il Fmi ha iniziato a parlare di 3 mesi per decidere se l’Euro si salva o sprofonda. Per una volta non siamo così pessimisti: dietro questa scadenza si legge chiaramente il pressing franco-anglo-americano dettato dalla scadenza elettorale di novembre per Obama e dalla necessità di raccogliere un rapido successo per Hollande. Parlare di tre mesi sa di terrorismo ideologico, ma questo non significa che la situazione non sia seria. Probabilmente i tempi non sono così stretti, comunque non sono lunghissimi e il rischio è che siano troppo brevi perché la Merkel capisca cosa sta succedendo (se mai lo capirà). Dunque, non stiamo messi bene.
Possiamo anche continuare a baloccarci con l’idea di una unione politica che risolverà ogni problema di incanto e che non si capisce in grazia di quale miracolo dovrebbe avvenire in un batter d’occhio, ma non è questo quello che ora serve. Che l’Euro sia destinato a restare o a finire (auspicabilmente in modo ordinato e non con un fuggi fuggi generale) lo vedremo, per ora c’è un passo preliminare da fare per evitare di affondare in men che non si dica: mettere in sicurezza i debiti statali. Piaccia o no, qui se affonda uno, tutti diventano più deboli e se ne affondano due, il terzo viene da solo attivando l’effetto slavina. Nessuno riuscirà a non rompersi le ossa, tedeschi inclusi: quando l’Euro salterà in aria il conto, anche se meno salato, lo pagheranno anche loro. So bene (e sono stato fra i primi a scriverlo) che i tedeschi carezzano il sogno proibito del nuovo marco alla ricerca di nuovi mercati nel mondo e puntando alle praterie russe e cinesi. Però –c’è un però- ancora oggi una fetta molto rilevante del mercato delle esportazioni tedesche va verso Francia, Italia, Spagna ecc. e prima di compensare il disastro in quei mercati di tempo ce ne vorrà.
In secondo luogo, la crisi non tocca solo l’Europa ed anche Cina, India e Brasile stanno dando segno di frenata. Per la prima volta stiamo correndo il rischio di una caduta della domanda aggregata mondiale, dopo di che anche i nuovi mercati assorbiranno meno. Infine, un altro rischio potrebbe essere quello di un marco troppo forte, per cui, se le importazioni di materie prime costeranno meno, è anche vero che le esportazioni potrebbe soffrirne non poco. Insomma, una mossa molto azzardata. Personalmente non avrei dubbi sull’evitarla, ma il guaio è che non siamo noi a decidere ma i tedeschi ed in Germania ci sono forti settori industriali ed interi land (a cominciare dalla Baviera) a dar retta alle sirene del nuovo marco e della “marcia ad est”.
In ogni caso, anche i tedeschi hanno interesse ad evitare un crollo improvviso dell’Euro e qui occorre immediatamente puntellare la situazione degli stati (altro che le banche!) se vogliamo evitare il peggio.
Un possibile provvedimento potrebbe essere questo: la Bce acquista da tutti gli stati membri la quota di debito eccedente il 70% del pil, con scadenza almeno quinquennale, all’interesse uguale per tutti dell’1 o 2%. Gli stati membri garantiscono (almeno in parte) il proprio debito consegnando alla Bce una parte delle riserve auree in proprio possesso o con diritti sulle società pubbliche, beni demaniali ecc. La Bce finanzia l’operazione in parte con l’emissione di liquidità, in parte emettendo propri titoli di debito garantiti dai crediti verso gli stati membri e dalle relative garanzie ricevute. Ove necessario, la manovra potrebbe essere completata con un versamento supplementare di garanzie da parte degli stati più solidi e, nel caso, da un “ritocco” al cambio. Si immagina che i titoli della Bce, così garantiti potrebbero essere collocati sul mercato ad interessi ben più contenuti, data la presenza di garanzie reali oltre che dall’impegnativa degli stati membri. Gli stati membri riceverebbero un notevole sollievo sul fronte degli interessi e troverebbero nuova credibilità, dovendo collocare sul mercato una massa di titoli sensibilmente più bassa.
In questo modo si potrebbe fermare la speculazione internazionale sui titoli di Stato europei, dopo di che possiamo affrontare la crisi con un po’ più di serenità ed, a quel punto, si può parlare di permanenza dell’Euro o di exit strategy da esso, di unione politica o di quel che vi pare, ma non nella situazione attuale che ricorda tanto il Titanic (a proposito: questo anno cade il centenario, ci avete fatto caso?)
Aldo Giannuli
aldo giannuli, cina, cine, crisi dell'euro, crisi finanziaria, crollo euro, europa, germania, governo monti, hollande, lehman brothers, merkel, obama, rating, unione europea

Lorenzo
Il Titanic è la stessa immagine usata da Vladimiro Giacchè nel suo ultimo libro.
pltarantini
Dell’idea di un fondo BCE per la quota di debito sovrano eccedente il 60/70 %, coperta con emissione di liquidità e garantita con riserve auree ecc., si sta parlando e credo possa essere la soluzione di una parte del problema.
Sembra in dirittura d’arrivo una Tobin tax europea.
Non dimenticherei, inoltre, che nell’affrontare la questione Greca è stato attuato, con le buone, un taglio delle ragioni creditorie nell’ordine del 70%.
Se consideriamo che il mondo anglosassone, da Obama alla Gran Bretagna, non ha saputo far altro che socializzare i danni creati alla finanza, c’è da andare orgogliosi di quel minimo di decenza di cui l’Europa ha saputo dare prova.
martino
l’analisi è, come sempre, lucidissima. non mi convince fino in fondo la proposta però. cioè, potrebbe essere anche plausibile, ma sappiamo anche bene che la classe dirigente europea è sorda e, a parte la novità hollande, che deve dimostrare ancora tutto, non percepirebbe mai una proposta del genere. mi chiedo allora, perchè non spingere di più, in questo momento, per un fronte di lotta europeo, guidato dai sindacati (si lo so, visto il livello è improbabile…), con scioperi contro il salvataggio delle banche, come hai anche proposto di recente? una banca, come un’azienda, se deve fallire che fallisca! si garantisca il risparmiatore, ma l’istituto in sè, affondi pure, non ne sentiremo la mancanza!! non potrebbe essere un punti di partenza maggiormente “plausibile” per una sinistra che voglia essere europea e guardare alla separazione tra economia reale e finanziaria come una terreno su cui aprire vertenze di rilancio?
giandavide
più che altro la manovra spagnola ha probabilmente reso la merkel definitivamente più debole: mezza europa si è iniziata a lamentare forte, dato il doppiopesismo dimostrato. all’irlanda, in una situazione simile, han prestato la metà rispetto al prestito spagnolo e hanno chiesto in cambio misure draconiane. anche portogallo, grecia e italia si sono messi contro questa scelta generosa per la banche e onerosa per gli altri. dato che non ha senso che le banche debbano essere salvate ovunque e comunuque dal fallimento, senza chiedere nulla in cambio, e gli stati devono essere lasciati fallire con i cittadini che pagano sia per gli stati che per le banche. è difficile fare i rigoristi ed eseere creduti quando si regalano soldi alle banche, ed è probable che la strada illustrata da aldo venga effettivamente presa, dato che ne avevo già sentito parlare come una versione degli eurobond digeribile dai tedeschi, e le voci sul crollo dell’euro sembrano anche a me delle “esortazioni” alla merkel piuttosto che una prospettiva percorribile, soprattuto per la germania, dato che i costi per garantire il debito degli altri stati sarebbero comunque inferiori ai costi dell’uscita dall’euro
pierluigi tarantini
@ Giandavide
Premesso che ritengo la socializzazione delle perdite inaccettabile, bisogna tener conto che anche far fallire le banche nel sistema economico in cui viviamo ha dei costi molto rilevanti.
Pertanto, volendo essere pragmatici, è opportuno cercare di ragionare sui suddetti costi.
Ed è appena il caso di far notare che il sistema finanziario di un paese è parte integrante dell’economia dello stesso paese.
Se la Spagna, ad esempio, facesse fallire le cajas o Bankia credi che il sistema Spagna nel suo complesso se ne avvantaggerebbe?
Io ho qualche dubbio (e non citate l’Islanda).
Sicuramente, senz’alcuna pretesa di esaustività, aumenterebbero i disoccupati, lo Stato dovrebbe intervenire per garantire i diritti dei correntisti, si creerebbe un effetto domino con altri istituti, si acuirebbe il credit crunch già esistente ecc.
Ed inoltre, è meglio, per un’economia, avere un proprio sistema finanziario o essere una colonia della finanza di altri paesi?
Quello che sta succedendo in questi giorni, e cioè il ritiro di capitali dall’area mediterranea da parte degli istituti tedeschi, americani ed inglesi credo debba far riflettere.
Certo, il minimo che si può fare in frangenti come questo è nazionalizzare gli istituti sull’orlo del fallimento e prevedere controlli efficaci e carcere per chi bara sui bilanci unitamente ad una adeguata tassazione per le transazioni finanziarie.
Quanto alla proposta di Aldo, la stessa non è relativa ai debiti dei privati e, quindi delle banche, ma unicamente al debito degli stati.
Stefano
comprare tutto il debito oltre il 70% del pil non mi sembra granché fattibile, la Bce non lo può fare, per statuto, quindi andrebbe cambiato, e chi convince chi ha risparmiato a prendersi tutta l’inflazione del caso (tanta, tanta roba) per salvare gli altri? fino alla crisi l’Euro ha funzionato, secondo me, piuttosto bene, ma è un sistema che ha dimostrato di non reggere questa crisi, a questo punto l’unica soluzione è tornare alle monete nazionali, e se si vorrà, in futuro, tornare ad avere una moneta unica, bisogna arrivare tutti con le finanze in ordine, e il primo che sgarra è fuori, non può esistere un sistema se non si rispettano le regole
aldogiannuli
è ovvio che lo statuto va cambiato. La cifra sarebbe coperta in parte dall’emissione di moneta ma in parte da titoli collocati sul mercato con garanzie reali quindi ad interessi contenuti. Quanto al ritorno alle monete nazionali ne riparlo nel possimo pezzo, ma attenzione che se la cosa avvbiene di colpo altro che costi per acquistare la quota eccedente di debito pubblico!
Crisi dell’euro, che fare? | FiascoJob Blog
[…] Fonte: aldogiannuli.it […]
pierluigi tarantini
L’idea di un fondo nel quale convogliare quella parte del debito pubblico dell’area euro eccedente il 60 – 70% non risolve la crisi delle istituzioni finanziarie che è, in alcuni paesi (la Spagna, l’Irlanda) causa dell’esplosione del debito pubblico.
Più in generale mi sembra di poter osservare come la crisi attuale, nata come crisi del sistema finanziario (privato) statunitense, venga oggi presentato come figlia della scarsa virtù delle finanze pubbliche dei paesi euromediterranei.
Beninteso: in Grecia la finanza pubblica non è stata un’educanda.
Tuttavia i suoi vizi scompaiono rispetto a quelli della finanza ed anche le cifre in ballo sono di entità non comparabili.
Basti pensare che solo in G.B. lo stato ha ricapitalizzato con denaro pubblico per circa 650 mld di euro le banche.
Insomma tutto il clamore intorno al debito pubblico dei PIGS mi sembra una cortina fumagena per coprire gli interventi a favore del sistema finanziario.
Di seguito riporto la sintesi di un’articolo sul tema pubblicato sul sito Trend online nel quale si mettono in evidenza molte delle questioni relative alle ricapitalizzazioni del sistema bancario.
A disposizione della Spagna ci sono fino a 100 miliardi di euro per l”ordinata ristrutturazione bancaria” spagnola.
Non sappiamo ancora se i fondi saranno erogati dall’EFSF o dall’ESM. I fondi erogati dal secondo sono sovraordinati ad ogni altro creditore (tranne l’FMI) nelle priorità di rimborso, mentre quelli del primo sono equiparati a quelli dei creditori ordinari. Gli aiuti andranno al FROB, il fondo per l”ordinata ristrutturazione bancaria” spagnola, e saranno quindi a tutti gli effetti debito sovrano di Madrid.
Che forma prenderà l’intervento di ricapitalizzazione delle banche spagnole? Vedremo interventi sotto forma di aumento di capitale tramite azioni ordinarie o privilegiate? Nel primo caso l’azionariato preesistente viene fortemente diluito, nel secondo chi entra recita il ruolo del partner dormiente che si limita a metterci i soldi, senza disturbare il manovratore.
Le ricapitalizzazioni arriveranno dopo aver ridotto il valore nominale delle obbligazioni bancarie subordinate e, in caso, anche di quelle senior? Se la risposta è affermativa si renderà esplicito che chi mette soldi in una banca si assume il rischio d’impresa con tutto quello che ne consegue, limitando il massacro dei contribuenti a cui assistiamo da ormai tre anni. Se invece i creditori usciranno intonsi da questa esperienza, avremo posto le basi per una nuova “sindrome irlandese” e ci saremo limitati a prendere tempo.
Il governo irlandese, infatti, con un sistema bancario travolto da crediti immobiliari ammalorati, stava seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di un haircut (un taglio dei rimborsi) anche per gli obbligazionisti senior, ma la fortissima pressione della Bce di Jean-Claude Trichet ha fatto archiviare il piano e provocato l’esplosione di debito pubblico conseguente al salvataggio (con soldi dei contribuenti) del sistema bancario irlandese, ed il successivo intervento da parte della Troika.
Sarà interessante verificare se ed in che modo la Ue metterà bocca e mani nella governance e nelle nomine dei vertici delle banche spagnole salvate, che finora sono state in larga parte un feudo della politica.
Conclusivamente: è sempre la politica, spagnola italiana o greca che sia, a rendere o meno accettabili operazioni di questo genere.
La domanda che bisogna porsi, perciò, è la seguente: comprereste una macchina usata da questa politica?
Se la risposta è quella che penso sarà il caso di rimboccarsi le maniche, ognuno come meglio crede.
Stefano
La cifra sarebbe coperta in parte dall’emissione di moneta ma in parte da titoli collocati sul mercato con garanzie reali quindi ad interessi contenuti.
ah va bene, ma allora è diverso, diciamo che se la Bce si compra tutto il debito, chessò, oltre il 100% del pil, gli interessi dei titoli rimasti sul mercato calano di conseguenza (in realtà non è così semplice, nel senso che se questa mossa non viene interpretata come “una tantum” si chiederebbe un sovrapprezzo per il rischio d’inflazione ma diciamo che al momento attuale è trascurabile)
il problema è cambiare lo statuto per promuovere questo tipo di operazione, certo per l’Italia sarebbe una manna dal cielo, ma altri non guadagnerebbero granché e altri ci perderebbero proprio, senza contare gli incentivi che ciò crea. ad ogni modo vedo poco probabile che i leader europei cambino lo statuto Bce andando contro gli interessi nazionali, d’altra parte se la Bce funziona come funziona non è un caso, è il compromesso che hanno trovato nell’impossibilità di fare gli Stati Uniti d’Europa.
giandavide
@pierluigi
mi sa che mi sono spiegato male. anch’io trovo inaccettabile la socializzazione delle perdite, e trovo scontato che una banca in fallimento vada nazionalizzata e suoi manager cacciati a pedate. forse troppo scontato dato che non l’ho scritto nemmeno.
per il resto mi sembra logico che il debito degli stati di fatto comporti una maggiore tassazione e/o minori investimenti pubblici, quindi è logico che ricada sui cittadini, sebbene il debito sia degli stati.
e in effetti non mi sembra di avere parlato di debito dei privati tout court, ma di avere sottolineato il fatto che le garanzie che in questi casi si chiedono agli stati siano oppressive, mentre sembra che alle banche spagnole non abbiano chiesto garanzia alcuna (dato che garantisce lo stato per loro) se a te sembra giusto..
per il resto non parlavo di islanda, ma di irlanda, e mi sembra difficiel negare che ci siano analogie con il caso spagnolo. in questo senso parlavo di doppiopesismo della merkel.
per il resto consiglio di leggere qua. non ci sono fatti, ma solo becere opinioni degli internauti tedeschi, ma l’articolo è indicativo del fatto che sembra che in germani siano ancora un bel pò nazionalisti, che abbiano conservato una certa vena di razzismo che li ha resi così simpatici al resto del mondo, e che se la merkel ci spolpa vivi non si farebbero nemmeno tanti problemi. è una situazione in cui serve molta diplomazia…
http://www.lettera43.it/politica/se-la-germania-ride-di-noi_4367554428.htm
Robert
qunato a cosa pensino i lettori ^tedeschi^ dei paesi mediterranei ieri era uscito un articolo del sole 24ore , che oggi è stato -vigliaccamente- tolto dal sito (si trova solo parzialmente sulla cache di google) devo dire che non è una novita’ per chi conosce un po’ la mentalita’ germanica (questo cose si dicono da annni in germania)
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:gptPhtf84oMJ:www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-13/schnell-merkel-reazioni-lettori-072705.shtml%3Fuuid%3DAbkhTUrF+&cd=1&hl=it&ct=clnk
Robert
qui c’è un altra pagina dei commenti tradotti (me ne trovate di simili da molti mesi anche in inglese sui principali giornali economici internazionali…)se avete pazienza o ad aldo interessa si possono recuperare tutte facendo una piccola ricerca nella cache di google
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:SH04e1d914YJ:www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-13/schnell-merkel-reazioni-lettori-072705.shtml%3Fuuid%3DAbkhTUrF%26p%3D2+&cd=1&hl=it&ct=clnk
Robert
comunque venendo alla proposta del riacquisto del debito pubblico : servirebbe solo a guadagnare tempo …molto probabilmente non sarebbe accettata dai cittadini germanici e creerebbe enormi tensioni sociali e politiche in europa , altra cosa sarebbe se la bce ^stampasse moneta^ ovvero si ricomprasse i bond sovrani creando cosi’ nuova liquidita’ come fanno gli americani gli inglesi i giapponesi e tutti gli altri stati sviluappati …
Ma se non l’hanno voluto fare fino ad ora…
Ridicolo affermare che stampare moneta ovvero fare il Quantitative easing ritirando i bond permettendo la creazione di nuovo moneta sia socializzare le perdite…
L’ideologia monetarista & neoliberale ha fatto molti proseliti a ^sinistra^ (fatto salvo che non esiste nessuna vera sinistra in italia )
aldogiannuli
Capiamoci: una misura del genere serve solo ed espressamente a guadagnare tempo. Mai pensato che risolva il problema, serve solo a metterci in condizioni di discutere sul da farsi della moneta unica senza il fucile puntato alla nuca. Tutto qui.
jaco
ciao aldo, hai letto il programma di syriza?
http://www.gadlerner.it/2012/05/24/il-programma-di-syriza.html
ugoagnoletto
euro e Grecia.
Mi sono semp0re chiesto perché in Grecia ci sono stati i regimi dei colonnelli e acquista così tante armi dalla Germania. Potrebbe essere che in Grecia lo stato compra le armi e i privati (armatori vari) le vendono chissadove? Così la Germania fa affari e ha le mani pulite, il popolo greco ci rimette, gli armatori fanno affari a spese dello stato, il segreto militare copre tutto. Il tutto in una posizione strategica. Ma sono solo supposizioni!
Cosa c’entra l’euro? Come avrebbe fatto altrimenti la Germania a fare affari con la Grecia?
massimo laccisaglia
Giannuli che mai risponde, non risponderà neppure a questa. Interessante l’idea di utilizzare le riserve auree. A cosa servono le riserve se non possono essere utilizzate? Solo che le riserve appartengono alla Banca d’Italia e non allo Stato. D’altra parte così, a bocce ferme, le riserve non sono utilizzabili per difendere la moneta, come sarebbe invece auspicabile. E’ un tema oscuro, su cui mi piacerebbe avere un approfondimento tecnico. …Ma Giannuli non risponde mai e quindi questo approfondimento non ci sarà. Massimo Laccisaglia, FEDERAZIONE DEI MOVIMENTI, federazionedeimovimenti@gmail.com
aldogiannuli
Senta Laccisaglia, io rispondo quando posso e quando lo credo, non sono una cameriera d’albergo e la pianti