Crescita economica: tre modelli e il resto del mondo. Inquadramento
Di Lamberto Aliberti. Parte prima: inquadramento. La crescita. In questi giorni ne cerchiamo gli accenni, con infinita pazienza e crescente speranza. Ne hanno bisogno i governanti, senza la quale rischiano lo strappo definitivo. Ne ha bisogno la società, sull’orlo del precipizio verso il caos. Ne ha bisogno l’Europa, ora che si ritrova sulle spalle la zavorra di un debito pubblico, al limite della sostenibilità, per non dire che l’ha già superata. E dunque si guardano con apprensione i segnali e le avvisaglie, come sempre, nel mondo di oggi, preferendoli immediati, freschi di giornata. Noi vorremmo invece avviare un discorso organico, profilato dal lungo al breve periodo, che legga i meccanismi della crescita in profondo, cominciando dai paradigmi, intorno alla sua manifestazione centrale, ma non unica, il PIL, delle tre economie mondiali cardine. La fonte dei dati è World Bank. L’orizzonte 1960-2013.
Qualche cosa d’interessante viene già fuori:
-L’egemonia economica americana non c’è mai stata.
-Quanto meno però la sua posizione si stabilizza da tempo intorno al 25%.
-L’Europa cede la sua netta preminenza alla fine degli anni ’70.
-Il suo indebolimento nel Mondo è pressoché costante, a partire dal ’70.
-L’unificazione non le ha affatto giovato.
-Anzi l’Area Euro, che guarderemo specificamente in una prossima puntata, mentre qui siamo a livello complessivo, sembra
accelerarne il declino.
-Insomma, i 2 paesi più avanzati, US e EU, passano da una quota del 70% a un 53%; e non è poco.
-La Cina guadagna 2 punti in 30 anni, quindi oltre 6 negli ultimi 23.
-La sua velocità di crescita sembra accelerare man mano che si avvicina al presente; alla faccia di chi continua a mandare segnali d’allarme.
-Tutti gli altri paesi hanno un rapido sviluppo fino agli anni ’80.
-Seguono 20 anni incerti.
-Quindi una ripresa sensibile fino al presente.
Molto più difficili da decifrare sono le dinamiche del PIL espresso a prezzi correnti (dollari):
-Salvo la Cina, l’instabilità è la nota che salta subito agli occhi.
-Inizialmente le posizioni di US e EU sono invertite, rispetto a quelle a prezzi costanti.
-Quindi si sovrappongono, con andamenti al limite dello schizofrenico.
-Chiudono tutte e due più o meno nei posti di prima.
-La Cina è sempre in vantaggio nella graduatoria a prezzi correnti, rispetto a quella a prezzi costanti.
-Gli altri paesi rivelano un’instabilità inferiore dei 2 avanzati.
-E sono anch’essi in vantaggio nella graduatoria a prezzi correnti, rispetto a quella a prezzi costanti, sia pure meno della Cina.
A questo punto è necessario introdurre il fattore prezzo.
-Potevamo non aspettarceli in crescita?
-Stupefacente la Cina: fino al ’95 mantiene un controllo assoluto della propria inflazione,
-Quindi la diga crolla, all’inizio lenta, poi precipitosa.
-Gli allarmi degli ultimi anni sul Renminbi (1) sembrano più che giustificati.
-Notare il susseguirsi di inflazione e deflazione nell’EU.
-La stessa dinamica, più accentuata, negli Altri.
-Regolarissimo invece il flusso di US. Un bel controllo da parte della FED (2)
-Il mondo non può che viaggiare con la maggioranza.
Leggiamo la crescita.
Pensiamo che la produzione di ricchezza di un paese sia espressa al meglio dal PIL a prezzi costanti (reale) pro capite.
Non abbiamo fatto che introdurre la popolazione e la situazione ci appare nettamente cambiata:
-Preminenza netta degli US.
-Che triplicano il PIL pro capite nel periodo.
-La loro crescita non è però priva di pause, seppure decisamente brevi.
-Anche l’EU triplica il PIL reale pro capite.
-Il suo distacco dai nordamericani è nell’ordine del 50%. Tutt’altro che poco.
-Anzi il diagramma ci rivela che nell’intero arco storico tende ad accentuarsi.
-La Cina fa un balzo notevole dagli anni ’90 in poi.
-Però la sua produzione di ricchezza pro capite resta all’8% di quella americana.
-Ma era partita da meno dell’1%.
-Gli Altri partono marginali, un po’ meno della Cina, e lo restano.
-È chiaro che in quest’ultimo caso gioca la velocità di crescita della popolazione, maggiore di tutti gli altri 3.
-Il mondo non può che essere vicino al lato povero.
Stando sempre nel PIL pro capite cerchiamo di leggere la crescita nella parola stessa, cioè la sua variazione annuale.
-Di tutto si può parlare, fuorché di stabilità.
-Sono le montagne russe cinesi a rovinarci il diagramma.
-Notiamo però che solo fino al ’96 si susseguono anni di crescita fortissima e di altrettanto significativa recessione.
-Quindi solo crescita, su tassi che probabilmente nessun paese al mondo conosce, quanto meno come continuità.
-In ultima analisi, la Cina tende ad andare decisamente per conto proprio. Le sue dinamiche, a breve e a lungo, non hanno nessuna corrispondenza con il resto del mondo.
-Salvo la recessione del 2008, la cui eco è comunque decisamente attenuata, nell’entrata, quanto nell’uscita
-Per tutti gli altri, alti e bassi molto meno accentuati, ma più che significativi.
-E, proviamo a dire, un declino complessivo fino alla seconda metà degli anni ’80, quindi stabilizzazione, in termini di tendenza.
-Ma la recessione del 2008 è corale e profonda.
-Con una risposta fulminea, di nuovo analoga.
-E molte incertezze successive, che aprono grandi dubbi sul fatto di averla completamente superata.
Mettiamo sotto ingrandimento i 2 paesi più avanzati, per osservare le loro interazioni:
-Diciamo innanzitutto che dobbiamo parlare di altalenanti velocità di crescita.
-In effetti le recessioni sono solo 3 in 52 anni per gli americani
-E neppure troppo drastiche, se si fa eccezione per il 2008, tra i 4 e 5 punti di caduta, contro un massimo inferiore al 3% all’inizio degli anni ’80.
-Per gli europei possiamo dire che la prima recessione vera è quella del 2008.
-Quanto alle interazioni tra le 2 economie, diciamo che nel complesso ci sono.
-Rarissimo è infatti il caso che i 2 cicli vadano all’opposto o si discostino in modo significativo.
-Certamente è possibile azzardare che la somiglianza temporale e d’intensità si accentua nettamente, man mano che ci avviciniamo ai giorni nostri.
Le dinamiche della crescita paese per paese.
Spostiamo la lente dal complesso ai singoli, con l’obiettivo di dar conto delle traiettorie disegnate nel lungo periodo. Allo scopo affiancheremo alla curva storica una retta di tendenza, per testimoniarci in modo semplice e diretto il movimento profondo. Non è una previsione, tutt’altro. L’accentuata interazione delle economie – anche per la Cina, solo che richiede mezzi diversi per evidenziarla – lo esclude in partenza. Però si tratta di un fattore, quello dei movimenti di fondo, che non può essere trascurato ed ha, inoltre, una forza di manifestazione di grande impatto. Che completeremo con i modelli di crescita, senza forzare la complessità del sistema.
Cominciamo con l’Europa.
-L’ampiezza del campo di variazione è senza dubbio notevole: da un +8% a un -5%.
-In realtà gli episodi di recessione vera e propria sono solo 2.
-La prima del ’75 estremamente contenuta.
-La seconda recente invece drastica.
-Gli anni di crescita sono indubbiamente più frequenti.
-Ma l’ampiezza si riduce nettamente col passare del tempo.
-E la tendenza si rivela recessiva
-Con una riduzione di circa 3.5 punti.
-L’ampiezza del campo di variazione è stavolta un po’ ridotta: da un +6% a un -4%.
-Ma gli anni di vera e propria recessione sono assai più numerosi, seppure poco accentuati.
-Ancora una tendenza recessiva.
-Con una pendenza però assai ridotta: un paio di punti.
-Con la Cina il panorama cambia drasticamente
-L’ampiezza del campo di oscillazione è enorme.
-Le recessioni vere sono però confinate a prima del ’75.
-Da allora un andamente continuo di crescita.
-Con tassi positivi di tutto rispetto.
-Che si mantengono, appena contenuti, anche durante la crisi mondiale del 2008.
-Ovvio che la tendenza risulti positiva.
-Con una pendenza di una decina di punti, nientemeno.
-Visti da soli, gli altri paesi possono sorprendere.
-Un’ampiezza complessiva di variazione vicina a quella dei 2 paesi avanzati: da circa il 6.5% a circa il 3%.
-Con un andamento sussultorio decisamente più schizofrenico.
-Anche se gli episodi di recessione sono tutto sommato pochi.
-E poco pronunciati.
-Generando però una tendenza globale recessiva.
-Con una pendenza di 3 punti circa.
-Il mondo indubbiamente prende poco dalla Cina e moltissimo da tutti gli altri. L’orma delle 2 aree avanzate è dunque ancora profonda.
-Ampiezza del campo di variazione pari a 7.5 punti.
-Discese sotto lo zero poche.
-E contenute come profondità.
-Ma si evidenzia che le variazioni al ribasso sono più intense di quelle al rialzo.
-Dato che queste ultime sono sempre plafonate al 4.5%.
-La tendenza è ancora verso il basso.
-Però in termini di meno di 2 punti percentuali.
Chiudiamo con un quadro delle tendenze, estremamente utili a disegnarci dinamiche probabili.
-La Cina ci rovina il diagramma con la sua impennata. Più di tutte ci chiede un approfondimento del modello, che riesce a distaccarla nettamente dalle altre.
-L’Europa sembra prendere la china più pericolosa, portandosi da una posizione di preminenza a sfiorare la crescita zero.
-Non bene, ma decisamente meglio la dinamica degli Stati Uniti.
-Gli altri paesi sono più simili agli europei che agli americani.
-Il mondo risente forzatamente della preminenza delle 2 aree più avanzate.
(continua coi modelli di sviluppo)
Lamberto Aliberti
2 aprile 2015
1) La moneta cinese è chiamata Renminbi (moneta del popolo) e viene emessa dalla Banca Centrale (Bank of China, la Banca del Popolo della Cina). L’unità monetaria del renminbi è lo yuan; che si suddivide in jiao e fen. Uno yuan si divide in 10 jiao.
2) Federal Reserve (FED) è la banca centrale degli Stati Uniti.
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umberto 54
ho letto con attenzione la relazione del Pro. Aliberti, i dati riportati li reputo interessanti e per alcuni versi sorprendenti. Se posso permettermi un commento da uomo della strada, constato però, che le regole del gioco non sono uguali x tutti i partecipanti quindi credo che i paesi che si sentiranno + vulnerabili nell’affrontare una concorrenza “scorretta” non decidano di introdurre barriere protettive generando quindi una involuzione nei rapporti internazionali
lamberto
Umberto, sulle regole del gioco devo ancora entrare, ma la fase è programmata, se non qui su http://www.dextproject.com/ Ho però l’impressione che tu adombri qualcosa di più profondo di regole puramente economiche, quando parli di scorrettezza. Facciamo entrare in ballo anche i grandi dilemmi di competitività vs. etica o economia vs politica? Non ci avevo pensato. Lo farò senz’altro. Non siamo qui in funzione dell’interesse dei nostri lettori? E magari dei loro stimoli. Conto perciò di risentirti. e ti ringrazio dello spunto.