Craxi: le sentenze sono carta straccia?

Le sentenze sono carta straccia?

Compare sul “Corriere della Sera” del 3 gennaio un articolo a firma di Luigi Ferrarella “Carta straccia le sentenze su Craxi?” nel quale, sostanzialmente, si riprende l’ interrogativo di altri (fra cui Francesco Saverio Borrelli): “Come fa uno Stato a condannare penalmente una persona con una mano ed a celebrarla con l’altra?”. Le sentenze non possono essere ridotte a carta straccia pena la delegittimazione della giustizia penale che darebbe via libera ad ogni condotta antisociale.
In linea di massima, il ragionamento non fa una piega, tanto più che la cultura della legalità appare piuttosto in ribasso negli ultimi tempi e una battaglia in sua difesa appare più che urgente.
Ma questa faccenda non può essere liquidata con un giudizio così secco e privo di sfumature.

Non entro nel merito del se sia giusto o meno dedicare una via a Craxi e commemorarlo in Senato (ne riparleremo), mi limito in questa sede a segnalare come, sul piano politico e storico le cose siano meno lineari di questo ragionamento. Ferrarella si chiede:  “Può un pluricondannato essere uno statista?” e si risponde: “Certo che  sì a patto di non pretendere che il riconoscimento del suo oggettivo rilievo storico passi la spugna sulle responsabilità accertate.”

Noi ci facciamo questa domanda: “Può un eversore terrorista essere celebrato come un Padre della Patria e senza che le sentenze che lo identificano come tale, siano mai state ritrattate neppure simbolicamente?” E rispondiamo: certo che sì, è il caso di Giuseppe Mazzini, pluricondannato, ispiratore di tentati regicidi, sottrattosi alle condanne irrogategli e morto, nel 1872, da latitante, sotto falso nome, mentre stava per essere nuovamente arrestato.
Quel che non impedì che gli fossero dedicate strade già a metà anni ottanta. Nel 1905 –centenario della sua nascita- l’Italia si riempì di monumenti e, nel 1911, il suo profilo si stagliava accanto a quello di Vittorio Emanuele, Cavour e Garibaldi nel francobollo celebrativo dei padri della Patria. Le sentenze non erano state revocate neppure in una occasione simbolica, ma nessuno ne parlava più e non sembra che questo abbia provocato chissà quale collasso dello spirito pubblico.
Mi si farà notare che Mazzini non agì mai per tornaconto personale e non prese mai tangenti da nessuno. Verissimo, ma è poi da dimostrare che, sul piano giuridico, una sentenza per corruzione sia più grave di una per insurrezione contro i poteri dello Stato o cospirazione politica.
Se è cosi, ne deriva che dedicare una strada a Mara Cagol o- in futuro- a Curcio e Moretti sarà meno difficile che dedicarne una a Craxi.

La verità è che si scrive “Craxi” ma si legge “Berlusconi”. Il ragionamento è il seguente: in questo paese la Magistratura è totalmente delegittimata perchè abusa del suo potere per fare congiure politiche e rovesciare governi sgraditi, ieri con Craxi ed oggi con Berlusconi. Entrambi perseguitati politici. La celebrazione di Craxi serve dunque a dare uno schiaffo in faccia alla Magistratura delegittimandola.
Simmetricamente, la parte opposta accetta l’equivalenza e sostiene che la celebrazione del segretario del Psi non si deve fare proprio per impedire questa delegittimazione della Magistratura, insomma: “Craxi è stato solo un malfattore e  tu fatti processare, delinquente!”.

Troviamo qualche difficoltà a schierarci con uno di questi due ragionamenti per diverse ragioni. In primo luogo, perchè l’equivalenza Craxi-Berlusconi pare un po’ azzardata: va bene, Craxi non è all’altezza storica di Mazzini, ma non è stato neppure un nano politico  come Berlusconi…  E, se vogliamo, anche da un punto di vista penale le cose sono un po’ diverse: Craxi fu processato e condannato per casi di corruzione politica, su Berlusconi (che sin qui non è stato possibile neppure giudicare) aleggia il ben più infamante sospetto di collusione con la Mafia. Tutto da provare, d’accordo, ma cosa ben più grave dell’altra.
D’altra parte, non riusciamo ad accettare l’idea che il giudizio storico debba fondarsi sulle sentenze giudiziarie: stando a queste, nulla dimostra che piazza Fontana sia stata opera dei fascisti di Ordine Nuovo, Pinelli è caduto per caso, il golpe Borghese non è mai avvenuto e, via via, Sacco e Vanzetti furono degli assassini. E, a pensarci bene, neanche il Fornaretto di Venezia, Giovanna d’Arco e Gesù Cristo, hanno la fedina penale immacolata. Non sono le sentenze il giudice della Storia, semmai è questa il giudice di quelle.
Ma, soprattutto, questo piano di discussione è assolutamente congeniale al populismo della destra ed è simmetricamente perdente per chi vi si oppone. Craxi non  è solo Craxi: è un simbolo che chiama in causa tutta la Prima Repubblica.

Infatti, la liquidazione di Craxi porta con sè quella di tutta la classe politica della Prima Repubblica (che non c’è ragione di distinguere da quella socialista sul piano della corruzione), come una banda di ladri che hanno malgovernato il Paese per mezzo secolo e che non ha alcun merito storico da vantare. Vale a dire il brodo di coltura che ha generato la destra populista dei Bossi e dei Berlusconi. Fra l’altro, ricordiamo di sfuggita che le Tv di Berlusconi furono all’avanguardia, nelle giornate di Mani Pulite, nel soffiare sul fuoco della protesta “antipartitocratica” che produsse il referendum del 1993: l’unico colpo di Stato riuscito della storia Repubblicana.
Per questo, accettare questo piano di discussione equivale a regalare alla destra la partita e non ha affatto il risultato di una difesa del principio di legalità
La politica, più che alla matematica, dove due più due fa sempre quattro, somiglia alla chimica dove due elementi di una certa sostanza, interagendo con due elementi di un’altra sostanza, possono generarne una terza, che magari è veleno.

Aldo Giannuli, 3 gennaio ’10

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Aldo Giannuli

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Comments (4)

  • ‘Craxi non è solo Craxi: è un simbolo che chiama in causa tutta la Prima Repubblica.’

    Ma forse è tutta una storia che si vuole mettere sottoprocesso, non solo un personaggio.
    Magari c’è qualcuno che vuole far passare, ancora una volta, la ‘casta’ (e sottolineo casta) dei giudici/magistrati, come una specie di possibile ‘governo dei saggi’, dei filosofi.
    Chi crede ciò, farebbe bene ad evitare di frequentare i tribunali, scoprirebbe che tale ‘saggezza’ è solo supposta, al contrario di quello che affermano certi grilli canterini del giovedì sera.

  • Ottimo intervento. Tengo però a sottolineare come non sia una questione (o problematica) “da storici” giacché 20 anni da tangentopoli sono troppo pochi per consegnare la materia agli storici. Ergo si tratta solamente di un ulteriore modo per screditare la Magistratura; è questo il nodo centrale: la questione Craxi adesso è -e deve rimanere- squisitamente un nodo politico.
    Se, dunque, estrapoliamo dalla figura Craxi la valutazione “storica” (che ai giorni nostri è possibile solo in parte) non resta che quella “morale” fornita delle sentenze, che è ciò che conta. Almeno fino a quando l’analisi del periodo non sarà diventato “roba da storici”.
    La questione centrale nel futuro giudizio storico su Craxi, e su una possibile sua comparazione con Mazzini, Garibaldi ecc., è che quelli che sono considerati come i padri fondatori della patria non sottraevano denaro pubblico per comprare alla propria amante un Hotel a Roma ed una Tv privata, né quantità importanti di denaro depositati in conti sparsi per il mondo ed usati eminentemente per fini personali. Da questo punto di vista un piccolo giudizio storico sull’uomo Craxi lo possiamo pur iniziare a dare, e non può essere che drammaticamente negativo.

  • In verità quelli che sono considerati padri fondatori come Mazzini o Garibaldi han conosciuto in vita e subito dopo esecrazioni e insulti, Mazzini è morto in esilio. Il caso storico più significativo con cui è lecito un paragone è quello di Giolitti, che conobbe il famoso scandalo della Banca d’Italia ( e prima era toccato a Gaetano Salvemini parlare dei ” mazzieri” da lui usati in Puglia): oggi a nessuno viene più in mente di negare l’importanza storica del tentativo giolittiano di aprire ai socialisti e di modernizzare il paese e gli viene riconosciuta la sua funzione. Il giudizio su Giolitti alla fine ha visto emergere in primo piano il riconoscimento del suo ruolo e del suo disegno. Se si prova a fare un ragionamento storico
    politico sul ruolo di statista e di modernizzatore di Craxi non si vede perchè oltre alle vie Giolitti non possano esistere le vie Craxi.

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