Covid e annessi: contatti e contagi

Con piacere ed interese, torno a proporvo una dettagliata analisi di Lamberto Aliberti. Buona lettura! A.G.

Non si può negare che l’allarme suscitato dal Covid sia stato raccolto dovunque nel mondo, in particolare da noi che ne abbiamo subito per primi l’impatto. Che si sta facendo per contrastarlo? Sentiamo la voce del Ministero della Salute.


La pandemia da COVID-19 è una emergenza globale legata alla comparsa di un nuovo virus (SARS-CoV-2). In poco tempo questo patogeno ha provocato una pandemia a cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) attribuisce tre caratteristiche specifiche:

  1. Velocità e scala: la malattia si è diffusa rapidamente in tutto il mondo ed è stata in grado di sovraccaricare anche i sistemi sanitari più resilienti;
  2. Gravità: complessivamente il 20% dei casi è grave/critico con una letalità attualmente superiore al 3% e più elevata in gruppi di popolazione con età più avanzata e affetti da co-morbidità;
  3. Impatto sociale ed economico: ampie ripercussioni socio-economiche per il forte impatto sui sistemi sanitari e sociali e per l’effetto delle misure prese per controllare la trasmissione.

Delle misure prese sui tre fronti quanto disturba di più la nostra vita fino al punto di cambiarla, spesso in un modo drastico, rientra nel primo gruppo e si concentra sulla riduzione dei contagi. Vediamon la meccanica attraverso il nucleo centrale del modello.

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covid, lamberto aliberti


Lamberto Aliberti

Lamberto Aliberti, già Ceo della Maspa Italia, società leader nella system dynamics, è da sempre impegnato anche nel campo della formazione. Da alcuni anni coordina il gruppo Dext,Designing Models for Economics and Politics.

Comments (12)

  • a te Martino un ringraziamento sentito per la splendida pubblicazione e un ricordo di mio fratello Giorgio che mi ha incitato e accompagnato in tanti miei lavori

    • In questo periodo mi è capitato spesso di visionare grafici inerenti la pandemia che ha colpito l’umanità; raramente ho apprezzato un lavoro così meticoloso. Complimenti!

  • L’articolo evidenzia una visione molto chiara della situazione attuale e dei fattori che influenzano positivamente o negativamente il suo evolversi.
    Ogni aspetto viene accuratamente esaminato e supportato da dati puntuali.

  • Oltre al drammatico impatto sociale, anche la nostra economia sta soffrendo terribilmente. Le casse dello Stato non sono sufficienti per far fronte a tutto. Dott. Aliberti si puo’ ipotizzare, anche nel medio termine, un prelievo forzoso dai onti degli italiani? Purtroppo se ne parla gia’ da qualche tempo…ma per il popolo italiano , oltre ad accrescere a dismisura il malcontento, sarebbe intollerante !

  • La tua diasamina di quanto sta succedendo e di quanto accadra’ l’anno prossimo ed ancora il successivo non lascia dubbi su quanto sia precaria la nostra esistenza.Gia la scorsa primavera ti lasciato andare ad una previsione catastrofica indicando in 2 milioni di decessi dovuti alla brutale pandemia e se oggi ridimensioni ad un milione e mezzo il totale dei morti forse non tieni conto della dissennatezza nostra e dei nostri colleghi umani.Le prossime festività’ ci daranno una visione più completa e purtroppo prevedibile dell’aumento non messo in previsione .Non so in altre parti del mondo ma per quanto riguarda gli Italiani non metterei la mano sul fuoco sul comportamento appropriato da tenere complessivamente. In ogni caso i tuoi modelli fanno pensare che non ci libereremo tanto presto da questa terribile pandemia ,vaccini permettendo.

  • Stimatissimo Professore,
    come sempre il Suo lavoro è encomiabile e le Sue conclusioni, benchè non rassicuranti, non possono che essere condivise.
    Mi permetto alcune riflessioni personali, che tali vogliono essere senza ovviamente in nulla contestare la Sua preziosissima analisi. Del resto io con la Matematica litigai in fanciullezza e mai mi permetterei di mettere in dubbio un solo numero scritto da chi della Matematica ha fatto una ragione di vita. Me tapino io faccio l’avvocato, osservo i fatti, le prove, e purtroppo è sulla sola base dei fatti e delle prove che fondo il mio convincimento. E se è cosa gradita, mi permetto quindi di darne contezza al Suo autorevole uditorio, scusandomi naturalmente se il livello del mio commento, non sarà minimamente paragonabile a quello del commentato.

    Ebbene, credo francamente che ogni considerazione si debba muovere partendo da delle premesse, che costituiscono il punto di partenza verso un obbiettivo finale.
    Le premesse, come dati storici, sono generalmente certe, mentre l’incerto è il futuro. Del resto lo diceva anche il buon Lorenzo de’ Medici che “di doman non c’è certezza” (anche se, precisava Lorenzo, “chi vuol esser lieto sia” mentre qui, oltre all’incertezza del doman, c’è anche ben poco da esser lieti).
    Ma torniamo alle premesse poiché, come anticipavo, queste sono generalmente certe: si sa da dove si è partiti e in base all’esperienza empirica si cerca di capire dove si sta andando.
    Ma forse il problema, in questo caso, sta proprio nell’esperienza.
    Non può parlarsi di esperienza empirica, dal momento in cui mai, in tempi moderni (se non si risale alle generazioni narrate dal Boccaccio e dal Manzoni) l’uomo si è confrontato con un’epidemia di tale portata e gravità. Rectius: di tale portata, poiché sulla gravità ci sarebbe un discorso più ampio da fare a parte.
    Se quindi l’empirismo non ha fornito soccorso, e conseguentemente neppure l’esperienza (non potendosi formare esperienza se non sulla base della pratica già sperimentata) ci si sarebbe almeno aspettati l’utile ricorso a quella virtù che dovrebbe contraddistinguere chi ha il potere di prendere le decisioni per conto di tutti: la competenza.
    Ma ahimè anche in questo caso abbiamo assistito ad un triste scenario.
    Se quindi lo scenario già era nefasto in partenza, come possiamo pretendere che sortisca miglioramenti immutate restando le persone con le rispettive inesperienze e incompetenze?
    Professore Lei ci ha ricordato gli esordi di questa “malattia”, all’epoca quando ancora si diceva “è un problema della Cina, qui la situazione è sotto controllo”. Insomma, se i cinesi si mangiano i cani si prendano pure il virus, noi a casa nostra ce ne stiamo al sicuro!
    Ma poi il problema è arrivato anche da noi, da altri, in tutto in mondo. Beh dai però, in fondo si sa che il male comune fornisce almeno mezzo gaudio.
    E tale quantità di gaudio sembrava ancora sufficiente a rassicurarci, agli inizi, quando si diceva “la mascherina non serve a niente”, “state tranquilli perché alla fine è poco più che una banale influenza”, i bambini non vengono colpiti e chi rischia di più sono le persone fragili: gli anziani, quelli con più patologie pregresse, cardiopatici-diabetici-obesi-immunodepressi-oncologici……insomma diciamocelo chiaramente: chi ha già un piede nella fossa. Già, peccato che di piedi nella fossa hanno iniziato ad entrarne tanti, molti, troppi… e la fossa? Urca, il problema è la fossa, non i piedi (o meglio anche i piedi, ma di più la fossa)!
    Per capirci, il problema non è la “malattia” in sé che, per lo più, si presenta come asintomatica (motivo per cui in termini medici non la si dovrebbe neppure considerare malattia sinché non ha manifestazioni anatomiche). Il problema è la gestione della malattia.
    Partendo dalla premessa (corretta?) per cui l’80% dei Covid-positivi sia asintomatico, il dilemma riguarda il trattamento del restante 20%, per quale motivo?
    Torniamo alle premesse.
    Si diceva, appunto, che di per sé non si parla di un virus particolarmente pericoloso, se si escludono fasce fragili di popolazione, ma di un virus che necessitava comunque di un ospedalizzazione al pari delle forme più gravi di influenza prese dalla stessa categoria di soggetti.
    E quindi il problema qual era? Era che mentre l’influenza stagionale – si diceva – colpisce da novembre a febbraio dando la possibilità al Sistema Sanitario Nazionale di “ammortizzare” gli ammalati lungo un arco temporale medio lungo, nel mese di febbraio-marzo il sistema sarebbe andato al collasso, non potendo riceve in due soli mesi i pazienti che generalmente confluiscono nelle terapie intensive in cinque.
    Beh, anche tale premessa ha iniziato a sgretolarsi, dal momento in cui siamo ormai a fine novembre e quindi questa teoria inizia a vacillare.
    Insomma, un virus che colpisce tutto l’anno (come i dati ormai hanno dimostrato confutando l’iniziale sentenza per cui “con l’estate scomparirà naturalmente”) dovrebbe addirittura dare modo di gestirsi molto meglio che la tradizionale influenza.
    E allora, il problema è il virus o il sistema sanitario? Perché mi pare che si stia ponendo lo sguardo al primo per non veder le carenze del secondo.
    Si, però le terapie intensive sono colme.
    Le terapie intensive sono occupate da anni, non solo da pazienti traumatizzati (ossia quelli che provengono da un evento traumatico improvviso: quale un incidente stradale, un infortunio sul lavoro o un sinistro domestico). Le terapie intensive sono purtroppo occupate da numerosi pazienti “cronici” dei quali ci si è nel tempo solo blandamente occupati. Malattie cardiovascolari, neurologiche ed oncologiche sono in parte causate da stili di vita scorretti.
    Ma lo Stato ce lo dice ormai da tempo che il fumo uccide, lo scrive sui pacchetti delle sigarette che lui ci vende e continua a venderci, machissenefrega se poi mettiamo qualche paziente in più nelle terapie intensive, i medici li stipendiamo o no per un motivo?
    Il trasporto su strada inquina, rende la qualità dell’aria insalubre, la combustione della benzina danneggia l’ambiente ma lo Stato ce la tassa quella benzina inquinante, e pure pesantemente, traendo guadagno da uno dei più grandi flagelli dell’ecosistema e della specie umana. Ma, anche in questo caso, chissenefrega, costruiamo ospedali, concediamo appalti, facciamo girare l’economia.
    Insomma, non voglio abusare della pazienza e dello spazio del mio ospite, ma credo francamente che occorra prendere consapevolezza di una cosa: le premesse sbagliate hanno distrutto ogni possibilità di articolare un ragionamento corretto.
    L’unica probabilità di uscita, forse, resta quella di chi veniva deriso all’inizio, dimostrando forse di avere più senno di chi il senno l’ha gettato nella famosa fossa (che oltre ai “piedi spaiati” deve contenere anche “il senno di poi”).
    Stimatissimo Professore, Lei conclude sostenendo che forse in primavera questo virus lo avremmo preso tutti. Ebbene, allora rassegniamoci, facciamocene una ragione, perché lui (il virus) corre più veloce di noi. Perché a differenza nostra lui non sta li a pensare e ad usare il senno. Lui si diffonde, si espande, si moltiplica sfuggendo al nostro controllo.
    Rebus sic stantibus non è che, forse, aveva davvero ragione chi – beffeggiato al pari degli eretici medievali – all’inizio parlava di “immunità di gregge”?

    Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; oggi siam, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza.

  • come sempre il dr.Aliberti è preciso e chiaro purtroppo anche lui non ci da’ rosee risposte.
    Indubbiamente lo sforzo maggiore tocca a noi cittadini sempre critici e sovente irresponsabili. La situazione è drammatica siamo coinvolti in una guerra contro un nemico sfuggente e misterioso..Confido negli studi di Aliberti per avere una soluzione meno drammatica possibile. Bravo continui i suoi calcoli matematici. grazie

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