“Cosa rossa”? Se continua così, finisce prima di cominciare.

La cosa rossa sembra che stia per partire, ma ancora non fa chiarezza sul punto centrale: che rapporto vuole avere con il Pd? Vuole combatterlo o allearcisi?

Partiamo da qualche considerazione di partenza: il Pd non è un partito di sinistra e neppure di centro, è un partito di destra, a volte più a destra di Berlusconi, pertanto, la costruzione di un soggetto di sinistra non può che essere alternativo al Pd e, pertanto, non può allearcisi. La sinistra che vuol fare la “cosa rossa” non è d’accordo (o dice di non esserlo) con il Pd di Renzi su tutto, dalla deriva neo liberista, e quindi alle privatizzazioni, dal diritto del lavoro, alla riforma della Costituzione, dalla riforma elettorale a quella della scuola,  dall’allineamento alla Nato, a tutta la politica estera ecc.

Dunque, in queste condizioni come potremmo definire un eventuale accordo  elettorale fra essa ed il Pd? La lingua italiana è molto bella, perché ha un lessico ricco e flessibile per cui la parola giusta, più che alleanza, sarebbe “pateracchio alimentare”. “Pateracchio” perché pura alleanza di sigle senza nessuna ragione politica. “Alimentare” perché si fonderebbe solo sull’esigenza di mantenere lo stipendio di parlamentare, consigliere regionale, assessore, consulente  ecc. ad un pugno di funzionari. Allora, che sta preparando la “cosa rossa”?

A quanto pare, entro ottobre saranno costituiti i nuovi gruppi parlamentari in cui confluiranno Sel, Fassina e gli ex 5stelle che hanno preso gusto alle poltrone di Montecitorio e vogliono tornarci. Resta fuori Civati che ha posto un problema: “che facciamo con il Pd, io non intendo allearmici” (chapeau!!!). Nessuna risposta. E già questo silenzio è allarmante.

Intanto, già a Milano, Cagliari, Torino, Bologna i gruppi locali di Sel stanno intrigando per entrare in coalizione con il Pd, ma, pare, con resistenze del Nazionale che frena. Dunque, avremmo una base più di “destra” e moderata ed un nazionale più di “sinistra” ed estremista? Ma forse le cose non stanno così e la spiegazione è meno semplice.

Magari, la partecipazione a questo giro amministrativo serve a
mostrare i muscoli, contare il gruzzoletto di voti per trattare un po’ di posti in lista alle politiche.  In questo senso, il nazionale –che forse si preoccupa delle politiche più delle amministrative che, invece stanno a cuore ai locali che aspirano a qualche assessorato- preferisce la politica delle “mani libere”, quanto meno al primo turno, per fare il pieno di voti a sinistra, per poi trattare da posizioni di maggiore forza nelle politiche. In fondo, a livello comunale si può sempre apparentarcisi al secondo turno con gli argomenti di sempre: “Volete far vincere le destre? A noi non interessa il partito ma “la partita”! Noi condizioneremo a sinistra il Pd” e via di questo passo. Ma, nel frattempo non si dice nulla sull’eventuale alleanza nazionale.

C’è un particolare che bisogna tener presente: la prossima volta voteremo con l’Italicum, per cui non ci saranno coalizioni ma solo liste, dunque occorrerà entrare direttamente nella lista del Pd. Restare fuori significa affrontare la sfida da soli, sotto l’eterno ricatto del “voto utile” sin dal primo turno (che è quello in cui il Pd punta a vincere) e schiacciati fra Pd e M5s, per cui la tagliola della clausola di sbarramento è pronta a scattare, lasciando a becco asciutto i nostri eroi. Non sia mai detto! Ovviamente, entrare nelle liste del Pd significherebbe perdere ogni visibilità e, virtualmente, scomparire. Però, intanto ci si fa un’altra legislatura. Dopo di che si può sempre sperare in una opportuna leggina che anticipi di qualche anno la pensione (pare che sia una specialità del gruppo).

Ma se le cose stessero così (ma spero di essere stato maligno e che i fatti mi diano torto, come chiamare il nuovo gruppo parlamentare? Una sigla troppo estremista potrebbe compromettere futuri accordi: come si fa ad accordarcisi con un gruppo che si chiama “comunisti arrabbiati”?

Io avrei qualche idea da sottoporre:

“Bersaniani esterni”

“Renziani di complemento”

“Sinistra domenicale, se non piove”

“Riformisti e paraculi”

Che ne dite? Magari possiamo aiutare “la Cosa rossa” indicando il nome che ritengono più opportuno. Scherzi a parte, qui non si tratta di fare dell’isolazionismo bordighista, ma prendere realisticamente atto di non ha senso allearsi con uno con il quale (almeno stando a quel che dici) non sei d’accordo su niente ed al quale vorresti fare le scarpe.

Invece, devo dar atto di coerenza e coraggio a Civati ed a Rifondazione (che ha annunciato di non voler entrare nella coalizione Pd di Milano e di lavorare ad una sua presentazione autonoma) che si pongono esplicitamente come alternativa. Di Civati ho sempre detto che è la persona più seria dell’area che oggi sfocia nella “cosa Rossa” e constato con piacere di aver visto giusto. Verso Rifondazione, al contrario, non sono stato tenero negli ultimi quattro anni, ma oggi vedo che è capace di un atto di coraggio che merita rispetto. Me ne compiaccio e spero.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (41)

    • tutto da vedere: non è detto che Renzi ci stia e poi ci sarebbe (condizionale….) il problema della Corte Costituzionale, senza contare il problema sdei tempi e della maggioranza da mettere insieme…

      • La vorrebbe tutta la destra oltre al centro (che esiste come categoria dello spirito, s’ intende) e alla sinistra pd (che non esiste manco come categoria però frigna molto).

        Quindi probabilmente ha ragione lei. Però se ne ha parlato re Giorgio ci sarà altro da aggiungere all’elenco, no?

    • il prof Giannuli sa vedere lontanto e lo stimo. Ma la cosa che più mi irrita. indigna, indispettisce è quella brutta figura di Napolitano e tutto ciò che ha fatto da quando era fascista all’Univesità di Roma ecc per poi diventare informatore genuflesso degli USA.

  • ma la politica ha sempre fatto così schifo, oppure ci sono stati tempi migliori?
    a vedere la costituzione stracciata da quella simpaticona con la faccia da tenutaria di boudoir mi fa venire il nervoso…….eppure non ci si può fare davvero nulla; fregarsene o stare al gioco? pazientare? e intanto il lavoro manca, le pensioni diventano elemosine, la giustizia latita e il predominio dei bellimbusti eccede….
    ma siamo messi proprio così male?

    saluti

    victor serge

  • Dietro alla questione (importante) del posizionamento elettorale, ce ne sta ovviamente una ancora più importante: se si ha realmente qualcosa di sinistra da dire, o no. In questo momento, in Possibile (Civati) stiamo discutendo di tutto questo; mi pare, con una certa serietà. Finché c’è questo atteggiamento di fondo, partecipo con piacere a questa esperienza. Se si decidesse di tornare all’ovile (ma non credo proprio), scoprirei che ho cose molto più interessanti da fare.

    • Auguri anche da parte mia. Ma il punto cruciale è proprio la visione di fondo. Per me sinistra è un patrimonio di elementi che nega tutta l’evoluzione DS-PD degli ultimi 10-15 anni: rigetto della TAV e delle altre GOII, del capitalismo finanziario, delle privatizzazioni, della NATO, del pacchetto Treu. Vorrei capire qual è la vostra e qual è la logica di uscire dal partito di Renzi quando questi in pratica persegue nelle stesse dinamiche solo in maniera più scoperta.

      • Grazie, anche a nome dei miei compagni. In questo momento non sono in grado di rispondere, perchè esporrei solo opinioni personali (cosa che peraltro ho già fatto su queste pagine). Trovo interessante che i civatiani provenienti dal PD (e alcuni erano usciti ben prima di lui) siano una minoranza, e che gli altri provengano da percorsi politici molto diversi, e di diversa lunghezza, visto che ci sono ottantenni che discutono con ventenni. Continuo ad essere stupito che, nonostante ciò, spesso ci si capisca al volo e ci si trovi spontaneamente d’accordo su molte cose: parlare con pacatezza senza prevaricazioni; essere franchi e non dover essere “di sinistra” a tutti costi (e neppure “di destra”, però); aver rinunciato tutti, da tanto o da poco tempo, alla politica come puro “mestiere” (per non dir di peggio); accettare le differenze di esperienze e di competenze; diffidare sia della tentazione minoritaria dei duri e puri sia del suo reciproco, la voglia di intrupparsi col vincitore. Molto probabilmente ciò avviene perchè siamo ancora collettivamente in luna di miele. Se riuscissimo a trasferire almeno in parte questo spirito in un’organizzazione matura, avremmo fatto un bel passo avanti.

  • Gentile Prof. Giannuli, ho letto con attenzione la sua analisi circa “la cosa rossa”. Mi vengono in mente alcune considerazioni e alcune domande. La prima: mi pare evidente che un partito (Sel) che governa con il Pd quasi in tutta Italia, abbia negli anni fatto di questa alleanza, quasi strutturale, un sistema per garantire delle posizioni di rendita sui territori che ha difficoltà ad abbandonare. I casi di Roma e Cagliari (che si riflettono su Lazio e Sardegna) mi sembrano emblematici. Quindi stiamo parlando della scoperta dell’acqua calda, nulla di più. Stessa cosa dicasi per la linea del nazionale che sarebbe più rigorosa di quella locale, come conseguenza della situazione di cui sopra. Mi chiedo, davvero lei pensa, dopo vent’anni e più di frazionamento a sinistra, che basti un accordo tra gruppi dirigenti per organizzare un partito in grado di competere alle politiche? Sembra che lei abbia vissuto sulla Luna fino ad oggi. Secondo lei per quale motivo la costituente viene continuamente rinviata? Ultima considerazione su Civati (a suo parere il più credibile): pensa davvero che sia sta una buona mossa (in vista della costituente) una campagna referendaria non concordata con nessuno, condotta contro il parere dei potenziali alleati, che ha avuto come solo scopo la legittimazione di Renzi e delle leggi che si intendeva abrogare? A me pare che nel marasma generale, fare le prime donne sia politicamente un suicidio, non tanto per se stesso, ma perchè non si può far finta di ignorare che un’operazione del genere abbia necessariamente tempi lunghi; le fughe in avanti certo non aiutano. Mi pare di capire che la vera ragione per cui Civati si sia defilato dall’unione dei gruppi parlamentari sia la volontà di strutturare Possibile come soggetto politico, sperando che gli altri si accodino (cosa che comunque non accadrà).Il lavoro vero va fatto sui territori, con tutti i quadri e gli ex dirigenti che possono mettere in piedi una formazione politica partendo dall’analisi delle peculiarità locali. Il fine è ovviamente quello di arrivare ad un eventuale congresso fondativo con una maggioranza forte e cosciente lasciando fuori chi ha delle posizioni da difendere a discapito del progetto. In tuuto questo il più lucido mi pare Fassina (che politicamente capisce con i piedi quello che Civati ha difficoltà a pensare con la testa) bravo a tenere insieme i 3 livelli politici principali: quello europeo-macroeconomico, quello nazionale e quello territoriale affidandolo ai comitati FaS…e’ un lavoraccio, non ha grande risalto, ma è necessario affinchè si crei un minimo di base da cui ripartite…anche senza una trovata pubblicitaria al giorno (Civati).

  • «Partiamo da qualche considerazione di partenza: – scrive il proff – il Pd non è un partito di sinistra e neppure di centro, è un partito di destra, a volte più a destra di Berlusconi».
    Qualche anno fa Silvio Berlusconi stesso ebbe a dire che chi votava Pd era un “coglione”. Si unisce a Berlusconi anche l’esimio professor Giannuli. Posto che il 90% degli elettori del PD (me compreso) crede di votare per un partito di sinistra, sinistra moderata, sinistra di governo, sinistra scolorita, ma pur sempre di sinistra, si deduce che questi milioni di elettori (me compreso) soffrono di una gravissima distorsione della percezione, di un’ignoranza abissale, di una pigrizia mentale imperdonabile: è una imperdonabile svista pensare di votare per un partito di sinistra mentre invece si sta votando per «un partito di destra, a volte più a destra di Berlusconi».
    Supponiamo che durante il fine settimana, per l’esattezza sabato 17 ottobre, gli 11 milioni di persone che hanno votato Partito democratico alle europee siano fulminati sulla via di Damasco e si rendano conto della loro profonda stupidità.
    Supponiamo inoltre che domenica 18 ottobre si voti per le politiche nazionali.
    Visto lo scenario politico registrato dai sondaggi attuali avrebbero come concrete reali scelte alternative di voto le seguenti. Mettere il governo del paese nelle mani di:
    1) Movimento 5 Stelle, con Presidente del Consiglio De Maio, ministri (lascio a voi il piacere di affidare i ministeri a politici del Movimento), supervisori politico strategici Beppe Grillo (comico di professione) Roberto Casaleggio (Imprenditore).
    2) Sinistra vera (fassina, Vendola Civati), Presidente del Consiglio Civati, ministri Vendola, Fassina, Ferrero ecc. ecc.
    3) Altro non saprei, potrebbe essere votare direttamente la destra, cioè passare dal succedaneo a l vero detentore del brand.
    Mah.
    Forse è che dagli anni Settanta ad oggi uno degli sport nazionali preferiti è quello del fare l’esame di sinistra alla sinistra con i vari io sono più di sinistra di te, tu non sei più di sinistra, servo dei padroni. Come non ricordare il fatto che Enrico Berlinguer fu vittima di questo “esame del rosso”, come non ricordare che frotte di sedicenti “veri comunisti” andavano in giro negli anni Settanta a dire che Enrico Berlinguer e il suo Partito Comunista Italiano non era più comunisti ma revisionisti socialdemocratici.
    A questo punto si potrebbe fare la lista infinita delle sigle elettorali (ma dove sono finiti adesso) che si sono collocate a sinistra del PCI e che di fatto la storia ricorda e ricorderà solo e soltanto perché non capivano nulla di politica e hanno avuto come unico reale effetto quello di indebolire il PCI con il loro delirante narcisismo (il comunismo sono IO).
    Che dire. Errare è umano, perseverare è diabolico. Ingenui (forse) quelli degli anni Settanta, ma oggi… Figuratevi poi che si arriva perfino a dire che se qualora la sinistra vera, cioè la cosa rossa, riuscisse ad avere un 10-15% di consenso elettorale mai e poi mai dovrebbe governare con il PD, che è come dire “sinistra al governo mai più”.
    Ma dai ragazzi, siamo seri, non mi è chiaro (e non vi è chiaro) da che parte state veramente.

    • caro David io non penso che chi voti Pd sia un coglione, per nulla. Penso che ci siano varie mortivazioni: quelli che lo fanno per ragioni sentimentali, quelli (come te) percchè convinti di dare un “voto utile al meno peggio”, quelli che lo fanno per interesse (una bella fetta di quegli 11 milioni sono funzionari, consiglieri locali, mondo delle cooperative, sindacato e famiglie) per continuare a vivere di rendita del nome “sinistra”, quelli che lo fanno perchè sono di destra e coerentemente votano un partito di destra. Il tuo ragionamento sulle alternative (M5s , cosa rossa ecc) si basa sullo scenario attuale e non tiene conto di un dato;: che fino a quando il Pd esisterà risulterà quasi impossibile costruire una cosa diversa a sinistra, ragion per cui , lo dico senza nascondermi dietro il dito, il Pd va raso al suolo. Da che parte sto? Sto contro il PD, mi pare semplice.
      Ma che succede alle prossime elezioni? De Gasperi diceva che il politicante pensa alle prossime elezioni, lo statista alla prossima generazione. Certo il collasso del Pd provocherà un vuoto in cui si ineritrò una tempesta, ma è un passaggio che va fatto.
      Poi Errare e perseverare: Chissà di noi due chi è che sta perseverando

      • Tu m’insegni che a distruggere bastano pochi minuti, q volte basta premere un bottone. A costruire ci vogliono anni, a volte molti anni, a volte decenni. Tu m’insegni anche che la politica è un gioco di potere a somma zero e che non esistono i vuoti di potere.
        Tu m’insegni inoltre, in quanto storico, che il nuovo nasce cresce e si sviluppa all’ombra del vecchio, che la borghesia, nota in Italia nel XV secolo, ha dovuto convivere con la nobiltà fino al XVIII secolo, quando in Francia a scatenato una guerra mortale con la nobiltà, guerra che a sua volta ha scatenato una bella e sanguinosissima controrivoluzione.
        Io credo che si più saggio coltivare il nuovo all’ombra del vecchio fino a quando il nuovo sara in grado di colmare il vuoto di potere lasciato dalla caduta del vecchio.

          • Quindi si tratta in Italia oggi di fare una rivoluzione? La vedo dura. Se non l’hanno fatta i greci…
            Risorgimento. Analogia interessante. Da Roma in su era un frutto maturo che è stato colto dai Savoia. Da Roma in giù è stato fatto da Garibaldi, un repubblicano al servizio del re, come dire una sinistra al servizio di una riforma necessaria fatta da l’unico che aveva la forza di farla, con esiti piuttosto incerti.

          • con i tuoi criteri non si butterebbe giù nemmenpo una palazzina fatiscente. Ogni tanto per costruire bisogna distruggere quel che c’era prima

    • il Pd non ha nulla di sinistra….è democrazia cristiana allo stato puro.
      Renzi e il suo Entourage, comunque, li preferisco alla precedente generazioni di dirigenti ( Bersani, D’Alema ecc.) sono meno ipocriti, si mostrano x quello che sono, democristiani; i vecchi dirigenti invece per decenni hanno solo recitato una parte, un copione, mostrarsi alla grande pubblico come uomini di sinistra per poi nel chiuso delle aule comportarsi come democristiani.

    • Figuratevi poi che si arriva perfino a dire che se qualora la sinistra vera, cioè la cosa rossa, riuscisse ad avere un 10-15% di consenso elettorale mai e poi mai dovrebbe governare con il PD, che è come dire “sinistra al governo mai più”.
      ===

      È quello che accade in tutta Europa da ANNI, aggiornati.

  • Non so se qualcuno ha letto psiche e techne di U. Galimberti sostiene a grandi linee che il pensiero occidentale è prigioniero dell’evoluzione tecnica come fine e scopo dell’esistenza umana quindi impedito nella comprensione e soluzione delle necessità umane. Sul pensiero occidentale si potrebbe parlarne, ma sulla sinistra italiana e la sua incapacità di esprimere un pensiero organico e una azione alla condizione attuale della società italiana calza a pennello(-:

    PROMETEO: Ho impedito agli uomini di prevedere la loro sorte mortale.
    CORO: Che tipo di farmaco hai scovato per questa malattia?
    PROMETEO: Ho posto in loro cieche speranze…
    ESCHILO, Prometeo incatenato, vv. 248-250

    • Potremmo parlare di plagio, copia, citazione, ispirazione però andrebbero fissati alcuni punti: quali se accettassimo il principio che dovremmo leggere solo opere originali e creative finiremmo per trovarci in un brillante mondo di isole dove difficilmente potrebbero esserci delle relazioni. Pensa cosa sarebbe la musica, se Bach fosse stato costretto a scrivere sempre fughe originali, se i pittori non si fossero riferiti ai marmi ellenici o romani, al giorno d’oggi chi ha più problemi col plagio è il kernel di linux, spesso aziende fanno cause agli algoritmi dei moduli perché corrispondono a loro soluzioni. Insomma il concetto di plagio sembra godere di buona salute, sopra tutto per gli studi legali.:D,

      CMQ non voglio eludere la questione delle accuse a Galimberti accuse a Galimberti in questa pagina c’è una buona sintesi che non è plagio ma mancata citazione, che oltre tutto non riguarda il libro che ho segnalato. Effettivamente Galimberti non ha avuto nessun problema ad ammettere le dimenticanze e concedere le royalties dovute, che in rielaborazioni complesse come quelle che lui affronta non mi sorprende che vi siano dimenticanze del genere. C’è da dire che le opere di Galimberti tendono ad analizzare testi, collegarli, e riproporre sue opinioni e nel pollulare di saggi è facile che altri siano arrivati alle stesse conclusioni, come non si può conoscere tutto non si può leggere tutto di uno stesso argomento. Però dire che le idee di tizio sono difficili o incomprensibili per cui non le leggo o tizio a copiato senza sapere cosa e come l’ha fatto, è uno dei modi preferiti per restare inconsapevoli del conoscere, una cosa alquanto stupida, in quanto la ridondanza (internet è esuberante nell’argomento) su certi temi è auspicabile per poterci accedere.

      Cosa penso del libro di Francesco Bucci, che è ben argomentato, scrittura un po’ noiosa, sostanzialmente un prodotto dell’invidia che cerca il clamore del pubblico nelle pecche e negli errori altrui presentati con cupidigia nella speranza che qualche fesso gli dia ragione assoluta.

  • Il compianto senatore Agnelli, volontario nel secondo conflitto mondiale sul fronte russo (quando poteva benissimo starsene a casa) disse che per fare una politica di destra ci vuole un governo di sinistra.Ma è mai possibile che ai “sinistri” non sorga mai un dubbio che è la sinistra, nel più ampio e storicamente consolidato termine, ad essere fuori dalla realtà. Quando dico fuori dalla realtà dico che è il dogma ideologico-teologico della eguaglianza dei bipedi umani ad essere profondamente sbagliato. Le leggi della natura hanno stabilito che il meno non può derivare dal più, le leggi della natura sono aristocratiche nel senso etimologico del termine, mai democratiche. La sinistra internazionale dopo il crollo del muro di Berlino è alla canna del gas, fatevene una ragione e tenete come prescrive il codice della strada la destra.

  • Fa piacere il tuo riconoscimento a Rifondazione verso la quale avevo letto nel corso degli ultimi anni tuoi giudizi che mi sono apparsi ingenerosi come minimo.
    Infatti Milano arriva dopo una lunga serie di altre vicende in cui Rifondazione ha tenuto la medesima posizione di alternativa al PD pur sapendo di dover pagare un prezzo salato in termini di esclusione dalla rappresentanza istituzionale con tutti i guai che la cosa comporta. E’ accaduto nelle Regioni anche laddove il PD era favorevole all’accordo e in gran parte dei comuni italiani.

  • “Invece, devo dar atto di coerenza e coraggio a Civati ed a Rifondazione (che ha annunciato di non voler entrare nella coalizione Pd di Milano e di lavorare ad una sua presentazione autonoma) che si pongono esplicitamente come alternativa. Di Civati ho sempre detto che è la persona più seria dell’area che oggi sfocia nella “cosa Rossa” e constato con piacere di aver visto giusto. Verso Rifondazione, al contrario, non sono stato tenero negli ultimi quattro anni, ma oggi vedo che è capace di un atto di coraggio che merita rispetto. Me ne compiaccio e spero.”
    ===

    Miracoloooo!!!!

    Ma non eravamo un partito “morto”? 🙂 Intanto se non c’era Rifondazione non c’era AET, AER, le nascenti alleanze a sinistra etc etc.

    Come sempre, il tempo è galantuomo, nostro compito di militanti sarà quello di vigilare che tutto vada bene e non sia l’ennesimo poltronificio (italiano, ovviamente).

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