Corea del Nord e Iran: due scenari, nessuna strategia

La recente scelta del Presidente statunitense Donald J. Trump di bloccare la certificazione del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto tra Teheran e la comunità internazionale nel 2015, e di aprire la strada verso la reintroduzione di sanzioni statunitensi contro la Repubblica Islamica testimonia l’assoluta mancanza di una vera e propria linea guida strategica nell’azione nei confronti dell’Iran.

Principale obiettivo delle mire dei falchi neoconservatori di Washington e delle manovre a lungo raggio di inizio millennio che, dopo l’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan, miravano al suo completo accerchiamento, l’Iran è risultato in ultima istanza il grande vincitore della bagarre degli ultimi quindici anni. La defenestrazione del regime rivale di Saddam Hussein ha aperto la strada all’avvicinamento dell’Iraq a guida sciita a Teheran, la vittoriosa resistenza di Hezbollah contro l’aggressione israeliana nel 2006 ha indebolito la morsa sionista sul Libano e la formazione della solida alleanza tra Teheran, il legittimo governo siriano, lo stesso Hezbollah e il governo iracheno ha portato alla costituzione di un “asse della Resistenza” contro le mosse dello Stato Islamico e i piani sponsorizzati da Washington e dall’Arabia Saudita di riqualificazione dei confini e delle entità statali del Medio Oriente. A ciò si aggiunge il rafforzamento dell’asse geopolitico con la Russia e un crescente interessamento per la Repubblica Islamica da parte di attori come Cina e India, interessati rispettivamente a sviluppare la grande strategia della “Nuova Via della Seta” e a controbilanciare il legame tra Pechino e il Pakistan, che hanno fatto di Teheran un player dinamico nello scacchiere internazionale.
Tale excursus risulta utile per dimostrare quanto possa risultare fallace il tentativo di Trump di tentare un’anacronistica strategia di indebolimento e isolamento del rivale iraniano, che si inserisce nel quadro più generale di un piano mediorientale che fa acqua da tutte le parti in quanto tutt’oggi imperniato sull’alleanza granitica con Israele (ribadita nel recente, penoso caso dell’abbandono dell’UNESCO) e sulla vicinanza all’ambigua Arabia Saudita che, dal canto suo, prova a rimediare agli errori del recente passato tentando una normalizzazione delle relazioni con la Russia.

L’agenda Trump risulta eccessivamente condizionata dall’influenza degli alti consulenti militari dell’amministrazione (come il National Secuirty Advisor H. R. McMaster) e dal revanscismo degli apparati neoconservatori che hanno il loro più attivo esponente nell’Ambasciatrice USA alle Nazioni Unite Nikki Halley: il manifesto di questa non-strategia geopolitica è stato il discorso di Trump all’Assemblea Generale dell’ONU, nel corso del quale il Presidente ha attaccato con un rapido fuoco di fila il suo personale “Asse del Male” composto da Siria, Iran, Venezuela, Cuba e Corea del Nord dimostrando, al tempo stesso, la reale mancanza di un filo conduttore nell’azione di Washington.

La condotta degli USA nei confronti dell’Iran, infatti, richiama da vicino quella erratica mostrata nei confronti della Corea del Nord: alle acrobazie missilistiche di Kim Jong-un, infatti, Washington rispondeva con le rigidissime prese di posizione di Trump nei confronti di Rocket Man e con richiami perentori a una completa rinuncia da parte di Pyongyang al suo arsenale balistico che certamente non hanno aiutato a favorire un clima di distensione. Il fatto che la Corea del Nord potesse contemplare lo sviluppo atomico come la necessaria risposta alla presenza di un agguerrito dispositivo di forze a stelle e strisce nello scacchiere del Pacifico non è stato preso in considerazione dall’amministrazione, che a sua volta per bocca dell’ineffabile Halley ha qualificato come irresponsabili gli inviti di Pechino a barattare lo stop della “corsa all’atomo” di Pyongyang con la fine delle esercitazioni militari americane. in Corea del Sud. L’esibizione muscolare di forza, fine a sé stessa, è preferita alla mediazione, tanto nei confronti dell’Iran quanto in relazione alla Corea del Nord. E ora, come fa notare Lorenzo Vita su Gli Occhi della Guerra, la criticabile scelta di Trump sul JCPOA rischia di provocare ripercussioni sul lato opposto dell’Asia e far precipitare la crisi tra Washington e Pyongyan: “al netto delle differenze evidenti fra Corea del Nord e Iran, l’idea di arrivare a un compromesso internazionale con i maggiori Stati del mondo e Pyongyang, sul modello (pur limitato) del JCPOA, era una base abbastanza solida per dimostrare che c’era una via per arrivare alla fine di un programma atomico senza dover passare per la minaccia armata o direttamente alla guerra”, mentre allo stato attuale delle cose bisogna chiedersi quale possibilità ci sia per la realizzazione di un progetto del genere dopo che la diplomazia USA ha dimostrato tutta la sua rigidità e la sua scarsa lungimiranza.

Andrea Muratore

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Aldo Giannuli

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Comments (20)

  • Diciamo che i ‘comunisti per Trump’, che ancora qualche mese fa imperversavano per i social, si sentono molto meno adesso. Sono rimasti solo i putiniani-fascisti di stretta osservanza. Al momento Trump per i russi pare non essere più un possibile attivo alleato ma solo un fattore di debolezza degli USA, tanto che i troll russi che fanno finta di essere americani su Twitter e Facebook (mi ci sono imbattuto parecchie volte; ogni tanto dimenticano di togliere il tag e scopri di parlare con dei ‘John Smith’ di Odessa o Vladivostock) lo sostengono ancora a spada tratta.

  • Rimango sempre un po’ perplesso di fronte a queste analisi secondo le quali gli USA sbagliano sempre tutto (certo, con Trump è più facile) e i loro avversari appaiono invece come attori perfettamente razionali che non sbagliano una mossa.

  • Per quanto riguarda la Nord Corea c’è poco da dire. Quel paese si è dotato della arma atomica sapendo bene che solo un paese nucleare può opporsi alla politica USA e salvarsi dal fare la fine di Jugoslavia, Iraq, Libia e in parte dalla Siria. Ora l’America può rendere una tabacchiera nucleare il paese, ma poi come la mette con il fatto che un paio di missili armati a bomba H possono forare lo scudo americano. Inoltre alla fine Cina e Russia non starebbero a guardare. Putin ha appena detto che considera la Nord Corea un paese sovrano.
    Per l’Iran la situazione è diversa e però contiene una piccole analogia con la Nord Corea. Partiamo dalla richiesta che Netanyahu ha fatto a Putin una telefonata, (dicono concitata), fatta dopo che le forze di Al-Nusra stanno perdendo la porzione di territorio adiacente al Golan a causa dell’avanzata siriana e iraniana con il coordinamento di Qassem Suleiman, (totalmente sconosciuto al Grande pubblico occidentale). Netanyahu in sostanza chiede a Putin di creare un buffer zone di 50 km per separare le truppe israeliane dalle milizie iraniane, pare che Putin lo abbia rabbonito dicendogli no 50, al massimo 15 km. Scusate si mi viene da ridere. L’Iran fa paura agli USA e ad Israele e vorrebbero che la Russia lo contenesse. In conclusione l’analogia consiste nel fatto che i due paesi non saranno lasciati soli ne dalla Russia, ne dalla Cina. Auguri al mondo e auguroni all’Europa imbelle con circa 250 milioni di inconsapevoli cittadini. Le faccio una richiesta. Può Ella nelle trasmissioni, in TV dove è invitata, provare a svegliare la cittadinanza europea raccontandogli le cose come sono veramente.

  • ACME NEWS
    In un’intervista alla Prensa di Barcellona Pozzo di Gotto, il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si è dichiarato favorevole a un prestito di lungo termine del Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, a Donald Trump.
    Rex Tillerson potrebbe andare a un ministero senza portafoglio.

  • ACME NEWS
    Una fonte interna alla Cia, Compagnia inglese antiamericana, che ha chiesto l’anonimato, ha fatto trapelare i particolari di un piano massivo di invasione dell’Iran di lame da barba per ripulire le facce dei barbudos di Teheran, in modo da renderli occidentali.
    Per l’occasione il faccione liscio dell’attore Donald Trump è stato ingaggiato per uno spot di 15 secondi, che gli frutterà 400 milioni di dollari.

  • ACME NEWS
    In base a un sondaggio promosso dalla BBC gli americani sarebbero disposti a votare Willy Coyote, mega presidente della ACME Corporation, pur di liberarsi di Donald Trump.
    Cartone animato per cartone animato, meglio uno vero, ha commentato Jimmy Smith, conduttore del popolare Nightmare Show.

  • Il professor Giannuli non lo ammetterà neppure sotto le peggiori torture, ma durante il ricovero gli sono mancate le notiziole della ACME.
    Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che durante la notte dagli infermieri è stato sentito gridare “ACMEEEEEEEE NEWSSSSSS, voglio le ACME NEWS”

  • Venceslao di Spilimbergo

    Buonasera Professore
    Spero che non me ne vorrà ma, se da un lato prendo atto del suo (legittimo) punto di vista, dal altro lato non posso condividere quanto Lei ha esposto in questo articolo. Prendendo a riferimento quanto hanno enunciato nelle loro analisi molti tra i più capaci esperti di geopolitica e strategia militare, tanto internazionali (vedasi al riguardo i professori Friedman, Luttwak, ecc…) quanto Italiani (alcuni nomi fra tutti: il generale Jean, i professori Caracciolo, Fabbri, Dottori, ecc…), ritengo che la situazione internazionale sia alquanto diversa da quella da Lei presentata. Per quanto concerne l’Iran, il Presidente Trump, a dispetto di quello che viene riportato da diversi mass media, non intende stralciare l’accordo sul nucleare (non ancora rettificato dai parlamenti dei due Paesi). Piuttosto auspica a modificarlo, sia perché esso non costituisce una rinuncia definitiva da parte di Teheran a ricercare e produrre una eventuale arma Atomica; sia perché il patto non contempla al suo interno (abbastanza incredibilmente) alcuna limitazione per la ex Persia di sviluppare la progettazione e la costruzione di vettori/ missili di lunga gittata (solitamente usati per il trasporto di bombe H e similari). Il Presidente Trump non sta facendo altro che cercare di mettere sotto pressione il Regime degli Ayatollah tanto sotto l’aspetto mediatico, con continue comunicazioni sempre più dure ma allo stesso tempo volutamente contraddittorie, quanto sotto quello economico, con il mantenimento e l’eventuale ampliamento delle sanzioni. Una guerra psicologica, molto simile a quella portata avanti nel passato dalla precedente Amministrazione Americana, in cui lo scopo è logorare la capacità di resistenza dell’avversario senza però provocarne una eventuale caduta (non è negli interessi di Washington una estromissione dell’attuale Presidenza moderata del signor Rohani). Quale è il motivo che spinge il Presidente USA a voler modificare l’accordo? Per un verso il voler mantenere una promessa fatta durante la campagna elettorale, a cui la maggioranza della base del Partito Repubblicano tiene fortemente (al pari di buona parte della base Democratica); per un altro verso il voler accontentare la potente fazione filo- israeliana presente in maniera bipartisan nel Congresso. Se mantenere la promessa elettorale ha come obiettivo accrescere il proprio consenso (al momento abbastanza stabile: 46%), il venire incontro al Congresso è per l’inquilino della Casa Bianca indispensabile per poter avere il supporto parlamentare al suo piano economico di taglio delle tasse che dovrebbe essere tra non molto presentato alla stampa. Ragioni tutte di politica interna quindi, come spesso è già capitato… se non fosse però che gli Apparati Federali (Pentagono e Servizi in primis), all’inizio assolutamente contrari a una abrogazione o anche solo ad una modifica dell’accordo, adesso sono della stessa idea del Presidente. A loro parere l’Iran, in seguito alla alleanza (puramente tattica e non strategica) compiuta con la Russia e alla vittoria ottenuta contro il “Califfato” in Siria, si è troppo rafforzato rispetto l’Arabia Saudita; questo comporta che lo scenario che l’America sta cercando di ottenere nel Medio Oriente (un equilibrio volutamente critico tra potenze rivali, così che nessuna di esse possa auspicare di controllare la regione) rischia di venire alterato. Per rimediare appare necessario, da un lato ridimensionare quanto prima l’immagine di Teheran agli occhi del resto del Pianeta, dal altro lato accrescere nuovamente il ruolo di Riyadh, sempre più a rischio di collasso a causa di un intreccio di problematiche economiche, sociali e politiche dinastiche. Da qui la grande attenzione mediatica data (sia quantitativamente che qualitativamente) alle parole del Presidente contro gli Iraniani e, dal altro lato la nuova alleanza (tattica e strategica, per quanto temporanea) con i Sauditi… fortissimamente voluta da questi ultimi per non dover sedere al tavolo degli sconfitti, avendo perso sia in Siria che in Yemen… e apprezzata anche da Israele, ansiosa di vedere alle porte di casa (prima a Damasco, poi automaticamente a Beirut) le armate Farsi (Teheran è l’unico attore del Medio Oriente temuto da Tel Aviv… assieme ad Ankara… in quanto, a differenza degli altri Paesi della zona, non è una fragile alleanza economico- religiosa fra tribù bensì uno Stato vero e proprio con millenni di esperienza alle spalle). Non siamo quindi di fronte a improvvisazione o alla “vana applicazione di strategie anacronistiche”, ma al procedere di un progetto chiaro e razionale: destabilizzare quanto basta la regione Mediorientale in maniera tale che nessuna delle Potenze ivi presenti possano controllarla e, allo stesso tempo, renderla conseguentemente impossibile da sfruttare per la Cina… la quale, sta cercando di entrare in quei territori sia per approvvigionarsi di energia, sia per poter farvi passare la sua nuova “Via della Seta Terrestre” (tentativo di non dipendere più dai commerci marittimi, sotto controllo della talassocrazia Americana); da qui gli investimenti in Asia Centrale e la penetrazione portata avanti negli anni in Pakistan, per poter utilizzare il porto di Gwadar. Gli USA però stanno già contrattaccando il loro avversario, sia sotto forma di nuove future destabilizzazioni nell’area de cosiddetto “Turkestan”, sia sotto forma di appoggio dato all’India, la quale sta portando avanti una strategia anti cinese e anti pakistana fondata su tre punti: contrasto diretto alla presenza Sinica nella fascia Himalayana; maggior controllo sul proprio protettorato dello Sri Lanka; creazione di una alleanza tattica con l’Iran per impedire la presenza di una flotta Cinese (mercantile o militare che sia) nei porti Pakistani… da qui il finanziamento Indiano (approvato preventivamente da Washington) allo sviluppo del porto Iraniano di Chambahar. Il tutto accompagnato dal nuovo riavvicinamento (solo tattico, ma più che sufficiente) tra USA e Russia tanto sul tavolo Europeo (vedasi crisi Catalana in funzione anti tedesca) che su quello Mediorientale (incontro, precedentemente concordato con il Departiment of State, tra Re Salman e il Presidente Putin a Mosca). Chiusa a ovest e sempre più anche a est (magnifica la strategia adottata contro la Corea del Nord: litigare con X affinché Y sia spinto a riarmarsi, indebolendo ulteriormente Z), l’America sta adottando con Pechino la stessa modalità di gioco con cui è riuscita a “ghettizzare” l’Unione Sovietica e, in seguito, a farla implodere. Una gigantesca partita a scacchi, in cui ogni Paese del mondo è una pedina in mano alla Superpotenza. Bellissimo.
    Scuasandomi per il mio essere stato troppo prolisso, la slauto augurandole ogni bene una buona serata.

    P.S.
    Attenzione Chiarissimo, non commetta un simile errore: non creda che il Presidente Trump stia seguendo i cosiddetti “Neocon”. Oramai quella fazione politica è del tutto ininfluente a Washington. L’America non intende più essere Imperialista ma solamente Imperiale.

    • il pezzo non è mio ma di Andrea Muratore, un mio allievo, che essendo una persona intelligente non se la prenderà affatto per i suoi rilievi, sui neo con non credo siano così tramontati e secondo me stanno tramando nell’ombra

      • Venceslao di Spilimbergo

        Buonasera Professore
        La ringrazio sentitamente per la cortesia dimostratami nel rispondere al mio scritto di due giorni fa. Mi permetta altresì di porgerle le mie scuse per gli “orrori grammaticali” che ha dovuto leggere al suo interno… se provo anche solo un attimo a ripensare a cosa le ho inviato mi sento nuovamente assalire dalla vergogna. Un fatto è comunque certo: mai più tenterò di scrivere qualcosa mentre mi muovo in treno; questa per me è stata la prima e ultima volta. Francamente, non so come qualcuno possa riuscire a concentrarsi in mezzo a tutto quel baccano. Chiunque ci riesca merita il massimo rispetto. A parte di questo mio inopportuno ma infrenabile sfogo, che non vuol essere una giustificazione e per il quale mi auguro Lei vorrà essere comprensibile, La prego di porgere le mie scuse sincere all’Esimio signor Muratore per l’errore da me commesso… e assieme ad esse le mie congratulazioni per i suoi articoli sempre interessanti. Anche se si possono avere opinioni diverse, l’intelligenza (e la sua capacità di esporla) è sempre meritevole di ogni omaggio.
        Ringraziandola nuovamente, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata

        • quanto agli orrori di battitura ne faccio decisamente di peggiori ora che ho problemi di vista,
          Andrea è un ragazzo che promette bene e so leggerù sempre più spesso qui

    • 1) Una gigantesca partita a scacchi, in cui ogni Paese del mondo è una pedina in mano alla Superpotenza. Bellissimo.

      2) “……. errore: non creda che il Presidente Trump stia seguendo i cosiddetti “Neocon”. Oramai quella fazione politica è del tutto ininfluente a Washington. L’America non intende più essere Imperialista ma solamente Imperiale.

      (Venceslao di Spilimbergo)

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      Caro Venceslao …sul primo punto credo che più che “bellissimo” definirei la scacchiera attuale in questo modo: pericolosissimo.(l’America stato canaglia per eccellenza potrebbe combinare un bel inimmaginabile disastro..prova e riprova alla fine potrebbe riuscirci (a combinare un tragico disastro ovviamente …)
      Sul secondo punto ..io credo che il Trump non voglia seguire i cosiddetti Neocon…ma che alla fine ci sia costretto (e notevole la differenza tra il Trump pre elettorale e immediatamente post elettorale e il Trump di oggi…il primo notevole scricchiolio si è visto con l’allontanamento del Generale Flynn..e poi inseguito con la nomina di alcuni generali piuttosto sospetti..in particola il Generale McMaster..e anche il Generale Kelly (non riesco a focalizzare il ruolo di “mad dog” cioè il Generale Mattis …da che parte sta veramente ) ..altro punto interrogativo: Mike Pompeo neo direttore della CIA…poco dopo la nomina sorprendentemente ha fatto delle dichiarazioni che direttamente contraddicevano alcuni punti portati avanti da Trump. .
      Secondo me queste nomine (e altre ) sono imposte dal cosiddetto “Deep State”…ed al Trump gli vedo pochi spazi di manovra….potrebbe non arrivare alla fine della legislatura. Credo proprio che la realtà sia esattamente l’opposto di cio che lei afferma: Certi Neocon e certo “stato profondo” son decisissimi a controllarlo ed costringerlo a piegarsi…per poi svolgere il “normale” ruolo che tutti i presidenti hanno avuto soprattutto da Kennedy in poi …chi più chi meno: fare la loro volontà.

      • Certi Neocon e certo “stato profondo” son decisissimi a controllarlo ed costringerlo a piegarsi (Paolo )
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        anzi: è già piegato….più o meno..

      • Venceslao di Spilimbergo

        Buonasera Esimio signor Paolo
        La ringrazio per la cortesia dimostrata nel rispondere al mio scritto di quattro giorni fa. Prendo atto delle sue sempre interessanti critiche ma, spero non me ne vorrà, non le condivido nei loro contenuti. Per quanto concerne il primo punto, l’aggettivo da me usato era rivolto non tanto alla strategia portata avanti dagli USA, quanto piuttosto agli studi, alle analisi, agli anni di lavoro spesi per pensarla e progettarla. L’intelligenza, a prescindere da chiunque la usi e per quali scopi, è a mio parere sempre meritevole del massimo rispetto. Per quanto riguarda invece il secondo problema da Lei sollevato, beh… non vi è dubbio che tra il Presidente Trump e una buona parte del cosiddetto “Stato profondo” vi sia in atto uno scontro sia ideologico (il ruolo dell’America nel mondo) quanto inerente “l’interesse Nazionale” (salvaguardia dell’Impero oppure no); come non vi è dubbio che non ci sia certezza che il Presidente possa farcela… anzi! Come ammisi sin dal primo momento, è improbabile che ce la possa fare, vista la disparità di forze in campo. Questo non toglie che, per il momento, su diverse questioni internazionali, il signor Trump sia riuscito a districarsi al meglio, tenendo conto della sua limitata libertà di azione. Forse non sarà abbastanza (e quasi certamente è vero), ritengo però sia auspicabile che Egli tenti comunque nel portare avanti il suo proposito… sia perché è quanto desiderano la maggior parte dei cittadini Nordamericani (non pensiate che essi gradiscano di dover intervenire in continuazione nei territori di Stati stranieri), sia perché è quanto (dovremmo) sperare anche noi alleati- vassalli di Washington: il ritiro di quest’ultima dal mondo è sinonimo di maggiore libertà per tutti noi. Assolutamente: agli aspetti positivi che questo comporterà si andranno a sommare anche fattori negativi, come per esempio una maggiore conflittualità fra Potenze Regionali in diverse parti del globo (“quando il gatto non c’è i topi ballano e mangiano”)… io però ritengo tale prezzo accettabile. Da qui il mio appoggio per l’attuale inquilino della Casa Bianca. Sui cosiddetti “Neocon” mi permetto solamente di ribadire quanto già esposto nel mio intervento originario: oramai questa determinata fazione non ha più il potere di una volta e quindi non costituisce più una forza condizionante. Una prova al riguardo? Il discorso (estremamente sottovalutato a livello internazionale, considerato “rivoluzionario” all’interno degli USA) fatto dal Presidente all’ONU. Se corrisponde al vero che una buona parte del testo era stata scritta dall’Ambasciatrice Halley (in sinergia col Consigliere McMaster), è altrettanto vero che “The Donald” abbia ad un certo punto cominciato a parlare a braccio… e, dinnanzi ad un McMaster esterrefatto, abbia annunciato de facto al mondo che gli USA vogliono concludere la loro esperienza Imperiale. Il Presidente è più autonomo di quanto si possa credere… e questo perché dispone di un favore popolare decisamente più ampio di quello che si pensi. Non è un caso che ben cinque ex presidenti (fatto mai avvenuto) si siano presentati assieme ad un convegno per criticarlo all’unisono. Hanno paura che ce la possa fare!
        Ringraziandola nuovamente, la saluto augurandole ogni ben e una buona giornata

        P.S.
        Tutti gli Stati di questo mondo Esimio… dai più antichi ai più recenti, dai più grandi e imponenti ai più piccoli e fragili, dai più longevi ai più brevi per durata… tutti sono stati, sono tuttora e saranno sempre “canaglie”. Paesi che non lo siano non siamo in grado di pensarli, tanto meno a realizzarli.

      • La ringrazio per la risposta interessante (ma tutto cio che Lei scrive condivisibile o meno è interessante ed esposto bene ) . Condivido molte considerazione da Lei esposte , altre meno , qualcuna decisamente no..
        Nonostante la forte delusione ..continuo (con molte riserve ) a pensare che il Trump possa essere una persona valida..spero che riesca…ma intravedo qualche lato oscuro..anzi inquietante: che perda la testa e ci trascini in qualcosa di spiacevole. Verissimo sulla reazione spropositata di un certo potere o meglio di tutta una serie di poteri…come timorati che il “Donald” possa farcela….(hanno una paura pazzesca …e si avverte …è palpabile ) ..oltre alle scorse presidenze come giustamente da Lei evidenziato ha costantemente contro tutta una serie di poteri : dalla sinistra liberal , al generico Deep State, a importanti frange dei vari servizi segreti Servizi Segreti, ai cosiddetti Neocon Globalisti , alle più importanti Multinazionali, a certi potentissimi club oramai ben conosciuti: Davos, Bilderberg, Counsel Of Foreign Relation (cfr) , Trilateral, etc etc …sino al mondo dello spettacolo in particolare tutta Holliwood + l’establishment musicole (che esercita una notevole influenza sui frange di giovani e meno giovani )…ai Mass Media cosidetti main stream nazionali e internazionali…in più è letteralmente accerchiato dentro il suo stesso entourage (circondato da un Club di Militari non proprio dalla sua parte in particolare quel Mc Master facente parte della cordata del Generale Petreus quest’ultimo diretta espressione del Bildelberg esplicitamente nemico di Trump ) , con delle persone inaffidabili anche dentro la sua famiglia ma facenti parte della sua cerchia di consiglieri vedasi il genero Kushner e la stessa figlia Ivanka……ce la farà ? son d’accordissimo con Lei quando dice che nonostante i limitati spazi di manovra riesca a fare scelte importanti….ma in questo modo non credo possa durare o resistere a lungo…è scemata leggermenta la parodia assurda e priva di senso del Trump spia dei Russi…e stanno già pompando la possibilità di destituirlo per incapacità mentale ….è stato propriol’ex consiglere fidato Steve Bannon a dire che si stanno assottigliando le possibilità che riesca ad andare avanti.
        Ultima: Trump vuol disecretare la faccenda dell’assassinio Kennedy…forse non è un caso: è lo stesso “potere” che vuol stritolare Trump. Interessanti in proposito le considerazioni di Roger Stone l’ex consigliere di Nixon e oggi vicino a Trump…..spero che riesca ad andare avanti..(e soprattutto che non perda la testa…).

        Saluti.

  • ACME NEWS
    Stasera il telegiornale del primo canale della TV di stato coreana, ha annunciato che che Kim-uno è stato contattato dal Comitato Feste Patronali di Roccanuccia per l’organizzazione dei fuochi d’artificio per celebrare i cinquecento anni della fondazione della cittadina abruzzese. Dopo l’appalto perduto, la reazione di Donald Trump non si è fatta attendere.
    “Scurnacchiato mappino, veni ka, che ti faccio niur niur”.
    La replica di Kim-uno ha lasciato sconcertati gli stessi coreani: “prrrrrrrrrrrrr”

  • @Venceslao di Spilimbergo

    “Tutti gli Stati di questo mondo Esimio… dai più antichi ai più recenti, dai più grandi e imponenti ai più piccoli e fragili, dai più longevi ai più brevi per durata… tutti sono stati, sono tuttora e saranno sempre “canaglie”. Paesi che non lo siano non siamo in grado di pensarli, tanto meno a realizzarli.”
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    Giust’appunto, Egregio! Quella canaglia di W. R. Hearts non l’avrebbe detto meglio… Ma poi Trump travisò lo slogan di campagna: MAGRA (Make America Great Rogue Again).

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