Posso parlare male del volontariato?

Sicuramente molti dei pochi che mi leggono staranno storcendo il naso già dal titolo: se c’è una cosa virtuosa, di cui non si può dire che bene, è il volontariato, espressione di altruismo, di senso civico, di dedizione agli ideali. Come si fa a parlare male di una cosa così nobile? Si può, si può…

Intendiamoci, non biasimo affatto l’idea in sé di donare proprio tempo ed  energie per migliorare la società e soccorrere chi ne ha bisogno. Anzi auspico che molti altri lo facciano, ma nelle forme giuste e non ideologiche, perché il volontariato non può e non deve essere una forma di ideologia del “bene comune”.

Il problema è che fare “del bene” (usiamo questa espressione logora ma utile a capirci) non è affatto una cosa semplice e va fatta con il cervello, il “cuore” da solo non basta e spesso fa danni. La giovane cretina che, con la benedizione del Comune, invasata dal sacro fuoco di fare la “cosa giusta” ed armata di pennelli, inizia a ripulire le mura cittadine dagli scarabocchi  degli imbrattatori, è capacissima di cancellare un murales che, invece, ha ragione di essere, è gradito dagli abitanti ed ha un suo valore estetico e magari artistico; una così è un pericolo pubblico a cui sarebbe bene proibire di uscir di casa. Il “volontario” che vola in zona di guerra senza nessuna cautela e si fa catturare, obbligando lo Stato a darsi da fare per la sua liberazione e sborsare un ingente riscatto, è un imbecille che andrebbe lasciato nelle mani dei suoi rapitori, così impara. Il soccorritore improvvisato può fare danni ancora peggiori all’infortunato e così via.

Quindi, in primo luogo, attività del genere andrebbero sottratte all’improvvisazione, preparate, organizzate. Ma qui scatta una trappola molto più pericolosa: quella del falso volontariato. Nel mondo ci sono i truffatori perché ci sono gli stupidi e così il mondo è pieno di false società benefiche, enti morali, onlus e chi più ne ha più ne metta, che sono nidi di profittatori che lucrano sul lavoro di un branco di deficienti convinti di essere angeli. Ricordo che, nei primi anni novanta ci fu una indagine sulle associazioni di volontari che si occupavano di accoglienza agli immigrati, cosa nobilissima che non può che trovarmi d’accordo. Peccato che poi sia emerso che queste associazioni consumavano l’87% (ho detto ottantasette per cento) delle risorse raccolte fra contribuzioni pubbliche e sottoscrizioni private, per il mantenimento delle proprie strutture e personale, destinando solo il 13% alle attività di accoglienza.

Poi, nel caso di volontariato in zone di guerra, la cosa si presta magnificamente ad infiltrare spie, contractors travestiti, contrabbandieri e trafficanti tutto ecc.: una cuccagna per i servizi di intelligence di tutto il mondo. Il che non vuol dire che non esistano organizzazioni che fanno più che dignitosamente il proprio lavoro (Medici senza frontiere, Emergency ecc.) il guaio è che ci sono una valanga di patacche, finte associazioni e simili che sono il veicolo delle peggiori porcherie ed anche le organizzazioni più serie devono guardarsi le spalle dai tentativi di infiltrazione. Esattamente come i missionari (lontani progenitori dell’attuale volontariato) che, durante il colonialismo, hanno edificato scuole, ospedali, centri di formazione professionale, ma sono stati anche l’alibi di copertura alle occupazioni militari, i primi agenti di penetrazione e, spesso, il veicolo di operazioni di spionaggio, di colonizzazione culturale, ecc. Si diceva che dietro il missionario veniva il mercante e, dietro tutti due, il soldato europeo con la sua artiglieria. Se andiamo a fare il calcolo di costi e benefici, siamo sicuri che i missionari abbiano fatto più bene che male?

Mi direte che questi sono casi distorti e che non si può giudicare il volontariato dal fatto che c’è chi ne abusa. Il punto è che, al di là delle “sovrapposizioni batteriche” come quelle di affaristi, mafiosi e servizi segreti, ad essere sbagliata è l’idea di fondo del volontariato. Si tratta né più e né meno dell’idea cattolica (magari un po’ spruzzata di filantropia anglosassone) per la quale le sofferenze umane si risolvono attraverso l’impegno caritativo.

L’umanità ci ha messo un po’ ma è arrivata alla conclusione che i problemi sociali non possono essere risolti in questo modo, ma attraverso misure politiche. Mi pare che stiamo tornando indietro.
Questo non significa che non sia auspicabile prestare la propria attività a puro titolo di solidarietà a chi ne dovesse aver bisogno o per fini sociali, ma che questo deve avere carattere eccezionale, aggiuntivo e non ideologico, senza avere la pretesa di risolvere alcun problema sociale. Mi spiego meglio: se c’è un terremoto o una inondazione è giusto prestare la propria opera di soccorso e spalare fango, ma questo deve affiancare l’opera della protezione civile, non sostituirsi. Il compito principale deve restare alla protezione civile che deve essere efficiente, il lavoro volontario deve essere solo una aggiunta utile, ma non necessaria. Oppure, se c’è un incidente stradale è obbligo morale (e giuridico) di tutti soccorrere gli infortunati in attesa dell’arrivo dell’autoambulanza, ma questo non può diventare un mestiere ed è sbagliato che sulla autoambulanza ci siano volontari: quello deve essere un lavoro regolare e retribuito, per cui sostituirlo con il volontariato, che, per definizione è lavoro non retribuito, diventa una forma inconsapevole di crumiraggio sociale, perché l’amministrazione competente si abituerà all’idea di avere chi fa quel lavoro gratis e non assumerà chi dovrebbe pagare.
Sostituire con volontari il personale paramedico di un ospedale o di assistenza agli anziani è un comportamento incivile (sia della direzione dell’ente che dei singoli volontari), perché il cittadino ha diritto all’assistenza e non deve dire grazie a qualcuno che gliela fornisce per buon cuore. Pericolosissimi sono poi i vari “angeli della città”, ronde e simili che pretendono di vigilare sulla sicurezza delle nostre strade: questo è compito delle forze di polizia e di nessun altro.

Poi ci sono momenti e situazioni eccezionali, ad esempio l’assistenza medico-chirurgica in  teatri di guerra, dove è bene che ci siano ospedali non governativi o comunque legati ad una delle parti in conflitto, che garantiscano, per quanto possibile, l’assistenza a tutti in condizioni di sicurezza. Ma queste sono situazioni, appunto, eccezionali.

Il guaio è che molti fanno del volontariato per sentirsi buoni, anzi “i migliori”, per piacersi: una forma di narcisismo fra le più preoccupanti. E molti altri perché amano pensare che i problemi sociali possano risolversi con tanti piccoli gesti individuali. Mi ricordano quelle signore che, negli anni sessanta, si scofanavano di cioccolatini, convinte di risolvere il problema della fame in India, perché mettevano da parte la stagnola in cui erano avvolti, per darla a un qualche ente ecclesiastico che poi la rivendeva a qualche ditta produttrice di lampadine. Manco a dirlo, del ricavato di quelle vendite i poveri affamati indiani non hanno mai avuto notizia alcuna.

Il volontariato ideologico? E’ una delle piaghe sociali del nostro tempo. Ci vorrebbe un organismo di volontari che rieducasse con la sufficiente energia questo tipo di volontari…

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (33)

  • sia io che mia moglie la pensiamo come lei – aggiungo unicef e fao, due tra le associazioni più “sporche” di questo pianeta

    • alcuni anni or sono il governo tedesco ha intedetto a unicef la possibilità di raccogliere finanziamenzi, e ciò per la durata di un anno. unicef spende più per la sua organizzazione che per gli aiuti ai bambini. il capo di amnesty international é un ex della cia.
      franco valdes piccolo proletario di provincia

  • amnesty international per me è una vera fogna, ma non riesco a spiegarlo a dei cari amici che prestano gratuitamente la loro opera a tale associazione senza chiedersi a chi giova.

  • Professore condivido solo in parte l’articolo. Viviamo situazioni di emergenza praticamente croniche, il controllo sul territorio le istituzioni non lo fanno più da decenni e a parer mio “gli angeli della città” sono da benedire pur con tutte le cautele del caso. Secondariamente non pensa che il coinvolgimento delle persone negli aspetti del sociale, della vita cittadina sia una dimostrazione di civiltà e senso civico? In ultimo le ricordo che in alcune zone degli USA servizi come ad esempio quello dei pompieri sono gestiti integralmente da volontari che fanno dei ben precisi turni per garantire l’adeguata sicurezza dei cittadini. Aggiungo l’operato dei magistrati in pensione che smaltiscono senza percepire un dollaro in più della pensione circa il 70% del contenzioso civilistico dei tribunali. Demonizzare il volontariato senza se e senza ma limitandolo a catastrofi la vedo un’esagerazione. I Paesi ove si dona di più il sangue sono quelli nordici e più si scende verso Sud più calano le donazioni di sangue… secondo me un nesso c’è.

  • Stimato professore, mi trova d’accordo su gran parte del discorso, tanto che ogni volta che mi si chiede una donazione da parte di uno di questi (insist)enti rispondo che del bene cerco di farlo nel mio piccolo, nella quotidianità delle scelte, nello svolgimento delle mie attività, nella direzione degli acquisti o con il comportamento verso il prossimo.

    Detto questo però in questo articolo si rende estremamente evidente la nostra differenza di vedute su ciò che può essere vettore di miglioramento. Da quanto comprendo leggendola, lei crede che il “buon cuore” non sia sufficiente e, anzi, neppure necessario (vedi i pezzi sull’onestà e il M5S). D’accordissimo sulla non sufficienza della bontà d’animo, sono però convinto che sia condizione strettamente necessaria per un “mondo migliore”.

    Insomma, la causa dei “mali del mondo” non stanno nell’ignoranza e nella disorganizzazione, piuttosto nella ristrettezza dell’anima degli esseri che lo abitano. Sintomo di questo fatto è che di una “rivoluzione interiore” parlino solo più due capi religiosi, il Papa ed il Dalai Lama, che spesso vengono liquidati con superiorità quando invece i loro discorsi sulla compassione come sentimento necessario per la buona convivenza in un mondo così affollato sono molto più profondi e – azzardo – razionali di quanto si possa credere a prima vista.

    Che poi sarebbe interessante discutere anche di quanto questa supremazia della razionalità su ogni altro aspetto umano sia complice nella distorsione della visione che non riesce ad andare oltre la contrapposizione competitiva di soggetto individuale che tenta di massimizzare i propri profitti a discapito di un oggetto (resto del mondo) che gli si contrappone, in una sorta di zero-sum game. Per cui anche il volontario in realtà non sta facendo del bene agli altri, ma narcisisticamente a se stesso, perchè altrimenti non potrebbe essere.

    Lei dice “Il “volontario” che vola in zona di guerra senza nessuna cautela e si fa catturare, obbligando lo Stato a darsi da fare per la sua liberazione e sborsare un ingente riscatto, è un imbecille che andrebbe lasciato nelle mani dei suoi rapitori, così impara.” Concordo fino a “imbecille”. Avrei però concluso la frase in maniera diversa: “che andrebbe portato ad esempio come una nobiltà d’animo che in mancanza di supporto intellettuale può causare più danni che benefici”.

    Perchè se la cultura la logica si possono insegnare, temo che i sentimenti che un tempo erano nobili e ora forse solo patetici, ma per questo non meno necessari, dopo che si è formato non si possano impiantare neppure all’uomo più (razionalmente) intelligente della terra.

    • Molto d’accordo. Le istituzioni non possono provvedere a tutto quindi ben venga il volontariato pur colle dovute cautele. Dopo tutto lo Stato siamo anche noi e non possiamo pretendere venga tutto dall’alto.

  • Egregio professore, a modesta chiosa del suo articolo, vorrei fare una considerazione e raccontare un paio di aneddoti.
    Le “ONG”, questo magico acronimo che fa sciogliere le anime belle, rappresentano in realtà, ed a tal proposito la documentazione è abbondante, il cavallo di Troia dell’imperialismo occidentale nei paesi più o meno “canaglieschi”; è in quell’humus torbido che hanno allevato i “rivoluzionari colorati” dell’Europa orientale ed i loro omologhi che hanno operato ed operano in America Latina, Asia, Africa. I governi più lungimiranti hanno per tempo provveduto ad espellere tali organizzazioni dal proprio territorio, gli altri le subiscono obtorto collo.
    Particolari ancor più inquietanti emergono da vicende legate alla “cooperazione” italiana, come quella delle “due Simone” o delle due ragazze rapite in Siria.
    Rispetto, poi, all’umanità che frequenta tali ambienti, è possibile che sia capitato a qualcuno, animato dal più candido e stimabile altruismo, di fare domanda per partecipare ad uno dei tanti progetti pubblicizzati dappertutto, cavandone richieste assurde, silenzi, aperte dissuasioni. I “cooperanti” vengono dalla politica: il bando è pubblico, ma per partecipare serve la “conoscenza”, la “spintarella” e quant’altro; così, ed è possibile verificarlo attraverso una ricerca appena appena impegnativa, figli e soprattutto figlie di politicanti di secondo e terz’ordine egemonizzano il settore, che finisce per assorbire le più svampite fra le figlie della casta.
    Un altro aneddoto: a molti sarà capitato di essere fermati per strada da “volontari” di Greenpeace et similia, di ricevere a casa la visita di giovani “volontari” di Oxfam o Save the children che chiedevano un aiutino per cambiare il mondo. Tutte queste persone lavorano per una società che monopolizza tale attività di raccolta fondi per le suddette associazioni, vengono pagate a cottimo (a provvigione, se preferite), e sono dei poveri, utili idioti.
    Infine, caro professore, rispetto al narcisismo del volontario medio , le segnalo questa canzone dei milanesi Ministri, “Fari spenti”: https://www.youtube.com/watch?v=q296tx6KLjg.
    Non conosco le sue preferenze musicali, ma il testo è piuttosto eloquente: ..”E’ la pietà dei cannibali, dei parolai, dei preti strabici / è la pietà dei bonifici, degli usurai, dei cuori stitici / è la pietà dei politici, è la pietà dai fianchi deboli / perché i primi saranno gli ultimi /ad infettarsi per i loro simili”. Saluti, Moravagine.

  • Secondo me l’articolo mescola due questioni da tenere ben distinte. La prima è il concetto di “aiuto”, indipendentemente se fatto da volontari o da strutture pubbliche: sì, il cuore senza il cervello combina disastri, meglio costruzioni antisismiche che un buon soccorso ai terremotati, e così via. La seconda è il concetto stesso di volontario. Una volta acceso il cervello, secondo me il volontariato è molto importante perchè: 1) permette di fare esperienza “non turistica” di situazioni molto diverse dalla propria 2) permette di giudicare con conoscenza di causa l’eventuale intervento istituzionale (al quale dovrebbe essere comunque complementare e non ideologicamente sostitutivo) 3) il volontariato laico dovrebbe molto diverso da quello religioso, perchè il secondo guarda alla purezza delle intenzioni, il primo dovrebbe volutare con attenzione i risultati effettivi (se il cervello non è andato in stand-by) 4) è una prefigurazione di un lavoro liberato (quello che i marxisti tassidermici sognano nel futuro e odiano nel presente).

  • Faccio volontariato sulle ambulanze da 12 anni in un Associazione che si richiama ai principi del socialismo e che di anni ne ha quasi 120. Non nego che il sistema sanitario sia un colabrodo con punte di infamia e non sono così sprovveduto da non pensare che in determinati casi l’amministrazione approfitti di noi come “vacche da mungere”. Ma non mi era mai capitato di sentirmi definire “crumiro sociale” perché porto dal Pronto Soccorso alla propria abitazione l’anziano incapace di deambulare regolarmente… Né ho mai sentito (e questo insieme al 99% dei miei “colleghi” volontari che fanno i lavori più disparati, dal falegname all’antennista, dal pensionato allo studente) di essere un supereroe che attraversa i muri sfondandoli a pedate.

    Mi sembra un po’ ingiusto e francamente imprudente fare di tutt’erba un fascio per quel che attiene il volontariato in senso lato.

    • capisco che tu lo faccia con le migliori interìnzioni, ma pensaci bene sugli effetti che ha il tuo impegno, generoso, non discuto, ma sei sicuro che sia la cosa politicamente più giuysta?

  • se non sbaglio Pascal affermava che: “ho scoperto che tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera”.
    Per non parlare poi dei volontari delle croci gialle, verdi, ecc.

  • Completamente d’accordo. Ricordo che l’amministrazione scorsa del mio municipio (presieduta dal famoso Milioni) propose di stanziare fondi pubblici per gli oratori affinché le giovani generazioni avessero un luogo d’incontro. Faccio notare che la zona era al tempo sprovvista di una scuola elementare….

  • Il problema poi che non è stato toccato dal suo pezzo e che mi aspettavo invece di trovare è che molte forme di volontariato in realtà non sono volontariato ma lavoro dipendente retribuito. Non mi riferisco ai “dialogatori” (così si chiamano) dell’Unicef ma a quelle forme di volontariato anche religioso dove il laico teoricamente dovrebbe investire il proprio tempo gratis mentre non si sa perchè finisce col ricevere uno stipendio, chiaramente se ben ammanigliato colle suore che gestiscono il progetto.

  • Caro Professore,

    avrebbe dovuto distinguere in modo piu’ netto la critica d un volontariato “di cuore”, spesso foglia di fico dell’assenza di stato sociale; dal parlare ad ampio raggio degli interventi umanitari / cooperazione internazionale.

    Le scrivo dall’Africa (piu’ che disponibile a fornirle tutti i dettagli su dove sono e per chi lavoro), da 8 anni lavoro nell’ambito della cooperazione sanitaria.

    Conosco, un po’, questo mondo. Ci sono tante, tante pagine oscure, se non decisamente brutte. Ma come lei ben sa, ci sono uomini e no.

    Fare cooperazione e’ una professione, richiede competenze specifiche, programmi di lunga durata in continuita’con le priorita’ dei governi e dei grandi organismi internazionali con cui si lavora. Solo cosi’ si puo’avere un impatto concreto e duraturo.

    Posso testimoniarlo, lo vedo nel mio lavoro tutti i giorni.

    Per il resto, mi metterei di persona a costruire muri per evitare lo sbarco nei paesi africani dei “volontari”, fricchettoni che non vivono senza iphone con la testa zeppa dei peggiori pregiudizi buonisti / pararazzisti che Devono e Vogliono Aiutare…mammamia..

    E’ un discorso molto lungo, che riguarda la mia vita e le mie scelte…ben disponibile ad approfondire.

    Un caro saluto

    Edoardo

  • d’accordo al 100% con il prof, iddio ci scampida quelli che vogliono raddrizzare le zampe ai cani…, e poi se proprio volessi fare una vera frode fiscale e doganale metterei su una bella ong religiosa in paesi come il Belize il costarica o qualche altro luogo ameno con conto di appoggio nelle bvi(british virgin Island) senza che alcuna autorità si sognerebbe di rompere le scatole. con stima e cordialità makno

  • organizzazioni come l’unicef spendono più del 90% per la loro gestione, per esempio viaggi (inutili) nei paesi del terzo mondo, ecc.

  • per esperienza diretta dico che i volontari praticamente devono fidarsi di chi dirige il gruppo di volontariato.
    Altra cosa interessante è che, restringendosi i fondi, i gruppi di volontariato devono “ungere” politici e amministratori pubblici per avere favori. E viceversa il volontariato fa comodo agli amministratori pubblici che si ritrovano risorse gratis.

    Ancora, i volontari nella caritas operano gratis, anche il cibo per gli extracomunitari è quasi gratis, quindi la caritas ha un margine molto alto nel gestire gli immigrati

  • Bravissimo, professore!
    Se posso permettermi, suggerirei anche un intervento sul tema del c.d. terzo settore, o cooperative sociali che dir si voglia. Quanto di peggio potesse essere partorito, e per di più con legge preparata da Ferrero!
    Sarebbe mai esistita “mafia capitale” se i servizi fossero stati garantiti direttamente dal Comune di Roma, con proprio personale?

  • Buongiorno prof. Giannuli,

    Io faccio volontariato,e da volontario sottoscrivo ogni parola che Lei ha scritto nell’articolo. Va fatto con la consapevolezza che non e’ la soluzione dei problemi e con quella strana caratteristica che e’ l’umilta’.
    Saluti
    Marco

  • ho fatto l’attore in una compagnia teatrale di volontari. Quest’anno 180 ore di prove e anche 5 spettacoli alla settimana (lo spettacolo dura un’ora e mezza, poco più, più il tempo per raggiungere la località dello spettacolo e la preparazione). Tutto gratis.
    Dai un dito, ti prendono il braccio !

  • Non posso non notare che questa volta ha sbagliato professore: non mi sembrano molti quelli che storcono il naso!! Concordo anche io in pieno.

  • Invece mi trova d’accordo pressocchè su tutto, tranne che a me il sospetto che Medici senza Frontiere sia bella zeppa di barbe finte francesi e che anche la buona emergency volente o magari nolente un po’ di rapporti con i nostri servizi li abbia, non mi si toglie.

  • giusto anche se mi risento sulla protezione civile è la truffa più grande in assoluto a tolto poteri allo stato e al walfar parlo dei vigili del fuoco la guardia forestale e il pronto intervento delle forze armate che agivano in concerto tutti posti di lavoro negati e ribati

  • Ci sarebbero aspetti del volontariato molto peggiori di quelli citati da dire. Io sono per i servizi pubblici e l’abolizione del volontariato

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