
Contro il complottismo.
Una delle mode culturali più in voga è quella del cd “complottismo”, cioè la tendenza a spiegare la storia mondiale –dalle massime sino nelle più minute vicende- come il prodotto di una qualche congiura ordita in centri lontanissimi ed onnipotenti. Se ne leggono di tutti i colori. Logge che raccolgono tutti i decisori della terra, Luigi Tenco ucciso per ordine della massoneria internazionale, le scie chimiche, l’installazione di microchip nella testa di ciascuno di noi per dirigerci come automi, Elvis Presley che non sarebbe morto ma che si sarebbe nascosto da qualche parte per paura di una vendetta del Ku klux klan e via di questo passo.
Questa moda miete molti consensi a sinistra o in ambienti come quello dei 5stelle, degli ex Italia dei Valori, lettori del Fatto e del Manifesto, (cosa di cui non sono affatto responsabili né il Fatto, né il Manifesto, né il M5s quanto, piuttosto, l’attuale processo di spoliticizzazione di massa che apre spazio ad un immaginario para-magico sostitutivo delle categorie politiche di analisi), ma il paradigma “complottista” nasce, all’opposto, in ambienti di destra nel XIX secolo, avendo a bersaglio fisso massoni ed ebrei (in diversi casi accomunati in un’unica congiura).
E’ il mondo cattolico il primo ventre fecondo di questo indirizzo che vede la modernità stessa come il frutto della congiura diabolica dei massoni: dalla rivoluzione francese all’unità d’Italia, dall’industrialismo allo sviluppo del capitale finanziario, dal modernismo alla rivoluzione sessuale è tutto il prodotto di essa. Non è difficile scorgere l’origine di questo paradigma nell’eredità della Santa Inquisizione che spiegava eresie, rivolte, ecc con l’intervento del Maligno attraverso infedeli (ebrei in testa), streghe ed indemoniati. Il Malleus maleficarum è un testo di rara chiarezza a questo proposito.
A questo filone principale si aggiunse, dopo, l’antisemitismo di destra alimentato dai falsi della polizia politica zarista (“I protocolli dei savi anziani di Sion”), poi sfociato nel nazismo. La crisi del 1929 offrì una formidabile occasione per l’antisemitismo, scaricando sulle spalle della congiura finanziaria ebraica. Infine, ad alimentare e modernizzare l’ immaginario complottista, giunse la crescita dello spionaggio dalla I guerra mondiale in poi: l’ossessione della spia in agguato crebbe per tutti i decenni centrali del secolo scorso, producendo un genere letterario e cinematografico che contribuì non poco a socializzare le masse a questa “cultura del sospetto”.
Come si vede il paradigma complottista è stato preparato in cucine di destra (cattolicesimo tradizionale, antisemitismo nazista, servizi segreti e derivazioni letterarie) a “sdoganarlo” a sinistra fu lo stalinismo con le sue ossessioni e la sua caccia alle streghe totzkjiste (manco a dirlo: ebrei anche quelli, come il loro capo). Poi venne la controinformazione che, per la verità ebbe molti meriti e, nei suoi primi tempi, agì con metodo sostanzialmente corretto, prima di degenerare in uno sport dilettantesco o, peggio ancora, nella scorciatoia per fulminee carriere giornalistiche. E proprio il caso della controinformazione ci permette di introdurre una distinzione fra analisi critica delle apparenze e complottismo pregiudiziale.
La controinformazione parte da alcune considerazioni rivelatesi giuste: spesso le apparenze ingannano, soprattutto nei casi più oscuri e drammatici come stragi, assassinii politici, colpi di Stato o scandali finanziari, per cui occorre indagare con spirito critico. In fondo, è quello che fanno le polizie di tutto il mondo, quando indagano, ad esempio, su un “suicidio” dietro il quale si nasconde un omicidio. Il punto è che la polizia, soprattutto nei casi “politici”, non è una parte fuori del conflitto, ma un personaggio in commedia, che spesso falsifica, omette, depista, confonde le acque. Lo fu la polizia tedesca nell’inchiesta sull’incendio del Reihstag, lo fu quella staliniana nelle grandi purghe, lo fu anche quella italiana nella strategia della tensione o quella francese nel caso Stavinsky e l’Fbi nel caso Kennedy. Per cui, fra le apparenze da sottoporre a vaglio critico ci sono anche le dichiarazioni della polizia, mendaci molto più spesso di quanto non si creda. E questa è la seconda acquisizione giusta della controinformazione.
La terza è quella per cui, nei casi politici, la ricerca del movente politico è un pezzo decisivo dell’indagine. Ma la riflessione critica deve sempre muoversi sul filo della razionalità e non autorizza alcun funambolismo logico. Occorre avere un metodo di indagine che abbia sue regole fisse e non mutevoli da caso a caso, in base al grado di simpatia per ‘indagato.
In primo luogo: il fatto che una versione ufficiale “non quadri” logicamente, non significa che si possano dipingere gli scenari più fantasiosi ed intimamente incoerenti. Quindi, primo passo: una versione falsificata dice solo che le cose non possono essere andate nel modo in cui essa le racconta, ma non ci dice ancora come è andata davvero. E’ solo una verità negativa, non positiva.
In secondo luogo, l’apparenza va processata logicamente, non rimossa. Il fatto che essa presenti aspetti dubbi, incoerenti o anche spudoratamente falsi, non autorizza a mettere da parte tutto il resto come falso, incoerente ecc. Ogni singolo aspetto di quel che ci appare va accolto come vero sino a prova contraria. Si può accettarlo “con beneficio di inventario” ma bisogna comunque accettarlo, perché ci si priverebbe degli elementi su cui lavorare, poi, man mano che le indagini lo smentiscono o lo modificano si può procedere agli aggiustamenti necessari, non prima.
In terzo luogo: distinguere sempre fra regole e indizi, le prime sono certe, i secondi indicano solo probabilità. In particolare, i precedenti sono indizi, dicono che un certo comportamento, per quanto possa sembrare assurdo ed improbabile a prima vista, è possibile e, pertanto, non può essere escluso. La distinzione fra prove ed indizi porta a quella fra ipotesi e certezze. Ogni indagine deve formulare ipotesi su cui lavorare, perché ogni conoscenza, all’inizio, è stata solo una ipotesi. L’importante è che la spiegazione “certa” (ovviamente “certa” solo sino a prova contraria che dimostri l’errore) non nasca troppo presto. E qui c’è l’errore classico dei dilettanti: prima formulare la ricostruzione di insieme e dopo andare cercando prove ed indizi a sostegno.
La procedura corretta è il contrario: prima cercare singoli elementi di verità e, man mano, costruire ipotesi di spiegazione complessive (sempre molteplici, mai una sola) e, una volta, arrivati ad un quadro sufficientemente fondato cercare ulteriori elementi a sostegno ma, ancor più, saggiare i dati che potrebbero falsificarla, per vedere se essa resiste.
In quarto luogo: le spiegazioni tentate, non solo non debbono confliggere con quanto la scienza afferma, ma devono avere almeno l’aspetto della verosimiglianza. Ci sono cose che non sono plausibili già ictu oculi –o per contraddizioni interne o perché in palese conflitto con il quadro generale delle nostre conoscenze- per cui o c’è un forte supporto di prove (o almeno un fortissimo quadro indiziario) a sostegno, o esse possono essere scartate senza neppure entrare nel merito. Ad esempio, se qualcuno dice che c’è un vertice mondiale che tutto dirige e regola, dice qualcosa apertamente in conflitto con il nostro sapere sociale e politico generale. Se ci fosse questa “cupola mondiale” si dovrebbe registrare un quadro mondiale sostanzialmente aconflittuale o al massimo con limitatissimi conflitti periferici, mentre la nostra conoscenza ci indica un Mondo attraversato da crescenti conflitti tutt’altro che periferici ed una sostanziale assenza di ordine internazionale.
Al pari, un vertice mondiale cosiffatto dovrebbe essere in grado di evitare crisi finanziarie di vaste proporzioni o, quanto meno, essere in grado di nasconderle, ma allora come spiegare la crisi in atto da 8 anni? Nella maggior parte dei casi, il “complottista pregiudiziale” risponderà che i conflitti armati non sono altro che fenomeni intenzionalmente manovrati per ingannare i governati, manovre funzionali al proprio dominio, o per vendere armi, e le crisi finanziarie strumenti per impoverire chi è già povero e realizzare ulteriori profitti. Può anche darsi che le cose stiano così, ma spetta a chi fa queste affermazioni produrre le prove a sostegno. Ad esempio: costatare che la crisi ha lasciato come sedimento (almeno sinora) un aumento delle diseguaglianze, con ricchi ancor più ricchi e poveri sempre più poveri, non basta a dimostrare che quell’esito sia stato cercato sin dall’inizio e la crisi appositamente provocata, perché esso potrebbe essere stato solo il prodotto oggettivo, ma non prevedibile, di un processo innescato da altri fattori.
Occorre che chi afferma la tesi “complottista” fornisca prove (o almeno forti indizi) di comportamenti positivi che abbiano effettivamente innescato la crisi.
Il “complottista pregiudiziale” non avverte normalmente questa esigenza di rigore analitico: egli obbedisce prima di tutto ad uno stato d’animo, l’ansia per i pericoli da cui si sente minacciato, l’angoscia per la sua impotenza di fronte ad un mondo ostile e buio. Di fronte a tutto questo, il “complottista” cerca l’origine del male che lo opprime ed al quale, ovviamente, egli è totalmente estraneo. Il male, anzi, il Male, deve esserci, e, di solito, esso è identificato con il “potere”, un potere che sta dietro a quello visibile che lo nasconde. Ancora una volta, le apparenze sono “schermo del demonio” ed il “complottismo” rivive le stesse pulsioni che furono del mondo magico-religioso, che aveva bisogno di pensare il grande Male come inseparabile dal Sommo Bene, come l’ombra lo è dalla luce.
Ma il complottista pregiudiziale, non si rende conto di fare, in questo modo, il massimo servizio al potere (quello vero, non quello immaginario). L’implausibilità delle sue teorie, le forti incongruenze delle sue versioni, le ingenuità del suo metodo saranno altrettanti argomenti che il potere userà –attraverso i suoi manutengoli nei mass media- per ridicolizzare ogni tentativo di mettere in discussione le “verità ufficiali”. La stupidità è sempre nemica dell’intelligenza e serva del potere.
Aldo Giannuli
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ilBuonPeppe
Questo articolo è chiaramente un falso. Dal conteggio delle frasi e dei caratteri di ogni frase emerge in modo quasi sfacciato una sequenza riconducibile alle tavole di Zoroastro, le stesse sulla cui base è stato organizzato l’attentato del 11/09.
Del resto quale attendibilità si può dare ad un articolo che parla di complotti senza nominare il padre di tutti i complotti? Non dobbiamo infatti dimenticare che mentre fingono di volerci estinguere con le scie chimiche, stanno veramente cercando di estinguerci con la diffusione dell’omosessualità.
Probabilmente in questo momento Aldo è prigioniero dei venusiani.
Roberto B.
Ci sono prove certe, suffragate da testimoni attendibili, che i venusiani non c’entrano.
E’ invece assodato che Giannuli è al vertice della “cupola mondiale” e questo articolo, il cui vero obiettivo è negarne l’esistenza, ne è la conferma.
Aldo Giannuli
ok, datemi l’indirizzo della cupola che me la sono persa
leopoldo
è sicuro che è stato contaggiato dal virus marziano della prolaxis durante una sua visita segreta alla area 51, uno dei sintomi è nelle fasi di incubazione il paziente scrive in modo compulsivo cerca di fare previsioni elettorali misto a un senso di pesimismo in tutte le notizie che conosce. Nel tempo il virus attacca le facolta di analisi e la volonta umana rendendo piacevole l’esistenza in modo spenzierato e ottimista. ;D
Luc Saba
La ringrazio Prof.Giannuli per l’articolo che offre la possibilità di riflessioni. Sto per l’appunto leggendo il libro di Magaldi sulla Massoneria (la scoperta delle ur-lodges-Chiarelettere) che rilegge fatti storici del 900 secondo la regia del back-office del potere.
Devo dire la verità il libro è interessante anche perchè di fatti non chiariti è zeppa la storia recente (Assassinio Moro/Kennedy/M.Luther King e tanti altri) e a 54 anni un cittadino avrebbe anche diritto di capire cosa è successo nel mondo, anche per poter decifrare quello che accade oggi. La domanda anche in base al Suo articolo è come potere applicare i sopracitati parametri se si è creato il buio intorno a eventi che hanno modificato il corso della storia?Come è possibile dopo anni di buio pesto decifrare uno spiraglio di luce come sfolgorante o come uno specchietto per allodole? Con ciò non voglio sminuire il lavoro di Gioele Magaldi ma solo capire come leggere il Suo articolo. Grazie
Aldo Giannuli
a Magaldi dedicherò più di un pezzo
Marco Villasmunta
Bell’articolo di cui si sentiva necessità da un pezzo. Come sempre non è una questione di merito ma di metodo (che spesso manca per ignoranza e faciloneria). E dire che a volte bastano tre parole su google per scoprire le bufale complottiste. Interessante anche il riferimento popperiano che, seppure distante nel pensiero politico considero un gigante dell’epistemologia. Umberto Eco e Polidoro hanno pubblicato recentemente due saggi in merito che spero a breve di poter leggere. Vero è che anche gli anticomplottisti storici (tipo Attivissimo) qualche volta si innamorano del loro pensiero è abbassano la soglia di critica (il soldato americano che 30 secondi dopo l’attacco al WTC sapeva che era stato Osama, quando per due giorni Bush non sapeva che pesci prendere, ad es.)
Gianluca
Quelli tipo Attivissimo e tipo Polidoro sono coloro per cui la versione ufficiale è tutto. Sono i “falchi”della parte opposta, quelli che non hanno nemmeno bisogno di fermarsi a riflettere sui fatti tanto che “sono sotto gli occhi di tutti”, che allo stesso modo dei complottisti cronici mandano la razionalità al macero.
Massimo
Se è vero che non esiste nessun ordine mondiale, come mai Putin l’ha citato anche di recente al summit di Minsk? Dicendo che si vuole che una sola persona domini sulle altre in nome di questo “nuovo ordine”? Come mai lo stesso Putin è il nemico numero uno di chi dirige questo nuovo ordine mondiale?
Come mai il presidente Hollande, in mondovisione, ha detto che gli attentati di Parigi sono stati orditi da persone che non hanno nulla a che fare con l’Islam, ma si è trattato di “illuminati”?
Ma la madre di tutte le domande è la seguente: come mai metà della richezza mondiale è nelle mani di 85 (OTTANTACINQUE) persone se non esiste alcun progretto su scala mondiale per accentrare il potere e tutte le risorse del pianeta nelle mani di pochi? NWO vuol dire unificare tutto il mondo sotto un’unica religione, un’unica moneta e un unico governo mondiale, il vertice della piramide, meno di 100 persone che decideranno per gli altri 7 miliardi. Questo non è “complottsmo” ma una modesta lettura dei numeri che, per fortuna, appartengono al mondo della matematica e non a quello della metafisica o dei “complotti”
ilBuonPeppe
D’accordo, ma se quella è la madre di tutte le domande, vuol dire che si è data molto da fare. Al che la domanda sorge spontanea: chi è il padre?
E soprattutto: c’è anche una nonna in giro?
Tommaso Madia
Tanto semplice ed evidente, che più del complottismo si dovrebbe discutere del negazionismo.
Anna
Ormai con la definizione di “complottista-complottismo” viene marchiato tutto ciò che non si adegua al “Partito del Grande Fratello”, ovvero chi si pone domande e cerca risposte su eventi e fatti.
L’etichetta, VOLUTAMENTE DENIGRATORIA, di complottista serve a chi ha interesse a smontare persino l’evidenza e far apparire la realtà unica ed immodificabile. Definire “complottista” chi non si accontenta di spiegazioni superficiali ed illogiche, chi vuole cercare di capire meglio fatti ed eventi , è la strategia per ribaltare i significati e denigrare chi si azzarda ad ipotizzare altre verità.
Paradossalmente chi denuncia un complotto diventa automaticamente un complottista ed i complici peggiori che danno man forte al vero potere che governa (intendo quello economico-finanziario, non i politici che sono diventati i loro vassalli) ed affinché si radicalizzi questo sistema sono i mass media, gli intellettuali da strapazzo, i tuttologi che si ergono a grandi sapienti e che si fanno manovrare, consapevolmente o meno.
Sarò banale, ma vedo il pianeta nel bel mezzo di un meccanismo orwelliano in cui l’apparato di potere si avvale di ogni artificio per controllare e asservire le masse e trovo controproducente volersi soffermare sul singolo evento .
Quindi pongo una domanda: non è forse fuorviante parlare di complottisti e magari fare anche una distinzione tra il complottista “grossolano” e quello “raffinato”?
Non è forse più efficace mettere in fila gli eventi, analizzarne i risultati e chiedersi chi ne ha tratto vantaggio? Non ne guadagnerebbe la consapevolezza degli individui invece che metterli gli uni contro gli altri – gli anti ed i pro -?
Quello di metterci gli uni contro gli altri è un meccanismo a cui inconsapevolmente (?) assistiamo a volte passivamente ed altre volte attivamente facendo il gioco di chi lo dirige.
Prendiamo la politica, ormai completamente lobotomizzata che deve trovare il nemico in ogni dove affinché il popolo bue si schieri contro il “nemico” individuato.
Voglio fare un esempio: io ho le mie convinzioni su cosa è stato e cosa ha mosso l’11 settembre, ma non mi interessa discutere se le torri sono cadute perché c’erano gli esplosivi negli scantinati, se l’impatto del pentagono sia stato opera di un aereo o di un missile, oppure come mai dopo qualche ora la polizia conosceva già i nomi degli attentatori e chi più ne ha ne metta, mi interessa invece discutere su quello che è successo dopo l’11 settembre, se poteva essere evitato, se il mondo è migliore di quello di prima e soprattutto chi ne ha tratto vantaggio da tutto ciò: la sola cosa che può destabilizzare e sfidare il potere convenzionale è dimostrargli l’incoerenza tra il loro operato ed i risultati ottenuti e non portarli a fargli sposare teorie che rifiutano e sbeffeggiano a prescindere dalla loro effettiva fondatezza.
Ecco perché trovo contradditorio dare troppo peso ai complottisti ed agli anticomplottisti, la dualità creata ad arte per dividerci: la svolta dipende da tutti noi nella misura in cui ci rendiamo conto dell’esistenza di queste manovre e decidiamo di detronizzarle, senza perderci dietro all’analisi dei complotti più o meno supportati da prove tangibili.
Otello Piccoli
Quando ho iniziato a leggere temevo un pezzo conformista e reazionario, invece è una interessante analisi che invita a riflettere, ma senza prendere per buona qualunque “pista” che non sia quella ufficiale.
Concordo anche con Anna quando dice che ormai, per l’informazione (o meglio, quella che in Italia chiamiamo informazione), e per la politica, chiunque muova un dubbio sulle versioni ufficiali viene bollato di complottismo, quindi deriso.
E’ una linea sottile.
Massimo
Non posso che condividere il suo pensiero, ben più assennato e profondo di chi ha scritto questo articolo. Rilevo anche una critica, niente affatto velata, ad un mondo pseudo intellettuale che vuole a tutti i costi ricondurre tutto al gioco di specchi della dialettica hegeliana, il grande inganno della propaganda che mira e mettere gli uni contro gli altri in una falsa contrapposizione che giova solo a chi dirige il mondo attraverso i media e, purtroppo, duole dirlo, anche attraverso certi stereotipi diffusi proprio da chi dovrebbe smascherare questi processi linguistici, psicologici e cultrali
Gianluca
Prendiamo ad esempio l’esplosione del neoliberismo: è complottismo sostenere che esso sia stato sovvenzionato con fondi da parte delle élite economiche affinché si affermasse come ideologia, a tamponare l’onda lunga delle proteste anni ’60-’70? Che di conseguenza la concentrazione del potere nelle mani di pochi sia stato non il frutto del caso, ma la conseguenza di una strategia che si prefiggeva l’obiettivo di invertire il processo di redistribuzione della ricchezza, avviatosi nel dopoguerra, una volta caduto lo spauracchio del comunismo? Che il neoliberismo fu testato in Cile, attraverso il regime di Pinochet, individuato come vero e proprio laboratorio?
Tommaso Madia
Grazie per queste parole che sottoscrivo in toto, mi stavo accingendo a tentare di farlo io, ma per fortuna siamo sempre di più quelli in grado di decodificare il sistema complesso di disinformazione e false flags con cui lo “spettacolo” cerca continuamente di ingannarci.
Ho una lunga carriera di “complottista” (prima ci chiamavano catastrofisti in riferimento al disastro ecologico che preannunciavamo) da quando studente di agraria degli anni ’80 cominciai a divulgare l’agricoltura biologica.
Trovo particolarmente acuto il riferimento all’uso che della parola complottista se ne fa. Appena si dubita di un qualsiasi fatto che la stampa meno libera d’Europa ci propina, immediata scatta l’accusa di “complottista” ad opera del sapientone di turno. Non c’è bisogno di arrivare a parlare di “Ordine Mondiale”. Si sono impossessati della parole facendola diventare una sorta di etichetta offensiva da affibbiare a chiunque non si allinei al pensiero unico.
Una volta provai a chiedere al gentile professore Giannulli, che ci ospita, se poteva citarmi almeno un caso di storia, terrorismo o di mafia ove non sia stata manipolata l’informazione o l’inchiesta giudiziaria. Io non ne ho in mente e purtroppo non sono stato aiutato in questo esercizio.
Infine, chi ha capito quali sono i meccanismi che governano la Società dello Spettacolo non può che ribaltare la questione e chiedersi: come si fa ancora a perpetuare nel negazionismo del disastro ecologico e politico verso cui un manipolo di pazzi criminali ci ha fatto precipitare ? Cos’altro deve accadere ?
Aldo Giannuli
può darsi che ci sia stato qualche caso di “grande criminalità” più o meno di Stato in cui noin ci sia stata manopolazione infotrmativa, ma dobbiamo risalire molto molto indietro nel tempo ed io personalmente non ne ricordo
Barb
Io credo che in un momento come questo, in cui telecamere e giornali hanno sostituito i cannoni e il sistema dell informazione è in grado di sottomettere interi popoli facendo credere qualsiasi cosa, sia fondamentale incoraggiare i cittadini a mettere in dubbio ogni versione ufficiale venga loro fornita e a cercare la verita dei fatti.
L’appellativo di complottista andrebbe quindi usato cum grano salis, evitando etichette del genere. Se tra i cittadini che pensano con la propria testa ce n’è qualcuno che finisce col credere ai rettiliani pazienza; ma metterli tutti nel calderone dei complottisti è funzionale al sistema e li mantiene nell’ignoranza.
Chi ha strumenti culturali o scientifici, nel dubitare, si metterá sulla strada giusta. Chi non li ha, finirá col credere in cose assurde. Ma siccome ritengo che la conoscenza non debba essere appannaggio di un’elite, continuo ad incoraggiare anche i meno colti ad usare il pensiero laterale, senza dar loro dei complottisti. Non spaventiamo chi intraprende la strada del cercare di capire di piu.
Luciano
Mi sembra giusto distinguere il complottismo pregiudiziale da una controinformazione critica, oggi se ne sentono di tutti i colori fra scie chimiche, rettiliani e via dicendo…
Che ci sia però a livello mondiale un gruppo o una rete di massoni/banchieri molto potenti sia dal punto di vista politico che finanziario mi sembra semplicemente una constatazione oggettiva. Questa “cupula” non controlla tutto il mondo ovviamente, ma cerca di aumentare la propria sfera di influenza abbattendo o fagocitando chiunque gli si oppone. Anche questa mi sembra una constatazione lapalissiana, così com’è ovvio che le multinazionali più importanti (chi le governa) siano in intimi rapporti con questa “cupola”. Che questa cupola sostenga inoltre politiche imperialistiche e neo-malthusiane non è nemmeno difficile da provare e non credo che sia becero complottismo riconoscere tutto ciò.
Dafni Ruscetta
Ottimo lavoro Professor Giannuli! Grazie per questa ennesima e lucida analisi, puntuale, precisa e onesta. Purtroppo ai nostri giorni i social network come FB hanno contribuito non poco a questo clima da caccia alle streghe. Il parallelo con la crisi del 1929 è, a mio avviso, particolarmente indicato. La crisi economica dell’ultimo decennio che stiamo vivendo, che porta con sé un impoverimento generale dei valori e dei costumi, ha generato una serie di ‘fantasie complottiste’ che si esprimono per lo più in rete, spesso attraverso Facebook. E questo mi pare un genere di complottismo ben più qualunquista e pericoloso, perché spesso non ha alcun tipo di approfondimento o parvenza di studio a priori. Per la maggior parte dei casi si tratta di ‘voci’, piccoli indizi o interpretazioni che generano subito scandalo, sdegno e violenza verbale, quasi accanimento. L’irruenza della psicologia delle masse, in casi come questi, crea demoni contro cui scagliarsi e in nome dei quali commettere anche reati veri e propri, contribuendo a un’atmosfera da ‘rivoluzione francese’ o da caccia alle streghe.
benito
l’articolo di Giannuli dice cose sensate. Io ho trovato interessante sullo stesso argomento anche il seguente link:
http://ita.anarchopedia.org/complottismo
A conferma di quanto sostiene il prof. Giannuli e cioe’ che teorie complottiste astruse vengono non da individui un po’ svitati ma da fonti ufficiali o comunque altolocate e’ da notare che:
– l’ex ministro G.Tremonti piu’ di una volta in TV ha apertamente parlato degli “illuminati”
– l’onorevole (si fa’ per dire) M.Borghezio, che non si sa’ se c’e’ o ci fa’, sostiene che gli ufo sono tra noi, e ha fatto anche interpellanze parlamentari al parlamento europeo, come se non bastassero le figuracce che gia’ il berlusca ha fatto fare a tutti noi italiani.
– la scorsa estate alla TV canale FOCUS (dell’omonima rivista posseduta da Mondadori + un ‘altra compagnia americana) hanno fatto una serie di trasmissioni sugli ufo dando per scontato che gli ufo esistono davvero e sia i russi che gli americani sapevano ma hanno tenuto la cosa nascosta.
Vorrei anche aggiungere un fatto significativo:
quando gli alleati prepararono lo sbarco in normandia, dovevano decidere quale fosse il punto migliore per sbarcare, nel senso di prendere i tedeschi alla sprovvista. Ma c’era il rischio che le spie nemiche lo venissero a sapere. Che fecero allora? Fecero in modo di far arrivare l’informazione giusta nelle mani delle spie, ma insieme a tante altre informazioni false in modo che i nemici non potessero sapere quale fosse quella giusta fra le tante.
jhonny
concordo con Luciano.Oggettivamente e per quello che possiamo sapere(l’informazione è drogata ed allineata con i poteri “forti”,che pagano e che la tengono in piedi)interpolando le notizie del web con quelle delle tv ecc.,esiste sicuramente un gruppo ristrettissimo di megaricchi ,nel mondo,che tendono a consolidare,mantenere il loro potere .Il potere non ha solo un aspetto economico ma finanziario,politico e un’infinità di sfaccettature che questi enti di megaricchi ben conoscono e sanno coltivare.(diversamente in poco tempo perderebbero tutto).l’informatica ha accelerato vertiginosamente un coagulo di potere di queste persone.Non è fantasia supporre che come càpita in piccolo nel sistema mafioso italiano (che ha diramazioni chiare nella politica,nell’economia,nella finanza ecc-non sono fantasie,queste!!!-) càpiti pure ,oggi nel mondo.Movimenti ,guerre,azioni incomprensibili apparentemente hanno ,come in una partita a scacchi,delle motivazioni strategiche con prospettive ben definite.Quindi senza esagerazioni,è giusto restare con i piedi per terra,nella realtà ma è indubbio che vi siano ,almeno,forti alleanze tra i potentissimi del globo.L’articolo sopra scritto ,anzi,mi convince che a qualcuno può far comodo sopire chi sta aprendo gli occhi e vedere oltre la cortina fumogena che ci propinano quotidianamente.
Giulio
Il Reichstag fu veramente incendiato da Van der Lubbe, arrestato dalla polizia tedesca, come risulta dall’ultima storiografia pertinente.
Roberto B.
Van der Lubbe, sedicente attivista comunista, mezzo cieco per un infortunio sul lavoro, avrebbe agito (da solo!), su istigazione di spie al soldo dell’Ussr o comunque su mandato del Partito Comunista tedesco.
Imprigionato assieme ai capi del Partito Comunista, confessò sotto tortura e venne giustiziato grazie ad una legge promulgata DOPO i fatti e DOPO il suo arresto.
Cosa successe dopo? Chi ne trasse vantaggio?
Nell’immediato, Hitler poté dichiarare lo stato di emergenza e ottenne da von Hindenburg il Decreto dell’incendio del Reichstag, che aboliva la maggior parte dei diritti civili.
Alle successive elezioni i comunisti furono pesantemente sconfitti, Hitler fu sospinto al potere con il 44% dei voti e costrinse i partiti minori a dargli la maggioranza dei due terzi per il suo Decreto dei pieni poteri e sospendere così molte libertà civili.
Furbi questi comunisti!!
Massimo
Uno dei più famosi false flag della storia insieme all’11 settembre che è stato il primo false flag mediatico
Giulio
L’opinione di maggior consenso storiografico è che fu un utile idiota.
Gherardo Maffei
Roberto B, Marinus Van Der Lubbe non era per nulla un sedicente comunista, ma un vero militante rosso. La magistratura dell’epoca condusse un processo esemplare assolvendo il dirigente comunista internazionale il bulgaro Dimitrov, assieme ad altri due compagni, dalle accuse a loro mosse dai nazisti di essere gli incendiari del Reichstag. Nel dopoguerra il noto rotocalco di sinistra Der Spiegel, omologo del nostro Espresso, condusse una inchiesta sul dossier raccolto dalla polizia sull’incendio del Reichstag, confermando l’operato dei magistrati dell’epoca. In effetti il militante comunista Van Der Lubbe fu l’incendiario del Reichstag, agì da solo, mentre gli altri compagni erano estranei ai fatti.Concordo con te nel porre la domanda che dietro ad ogni atto terroristico bisogna chiedersi “cui prodest” ( a chi giova?) ma attenzione che può essere un’ arma a doppio taglio. Nel caso italiano del dopoguerra ad esempio la strage di piazza Fontana, come le altre stragi di quel periodo, non giovò di certo al MSI di Almirante, ma certamente al PCI di Berlinguer.A forza di cercare la verità alla fine la si trova, ma essa non sempre è in sintonia con la vulgata corrente e politicamente corretta.
davidem
1. Al processo di Norimberga il generale Halder testimoniò di aver udito Goering vantarsi di aver incendiato con le proprie mani il Reichstag.
2. Per ben due volte, poche settimane prime e un paio di mesi prima Hanussen, un curioso personaggio vicino ai vertici nazisti ma che si spacciava per astrologo e veggente, pubblicò un oroscopo del Reichstag in cui lo vedeva in fiamme. Il giorno dopo l’incendio venne ucciso (dai nazisti) e il suo corpo fu ritrovato dopo alcuni giorni.
3. L’incendio permise al neoeletto cancelliere Hitler di convincere il presidente Hindenburg e il paese a conferirgli poteri speciali.
Ma magari son tutte coincidenze, Hitler è stato fortunato e Halder non capiva l’ironia di una battuta di Goering (come del resto il tedesco medio..)
Gherardo Maffei
Professore, ma allora con la stessa sicumera, deve smentire il noto complotto neofascista-atlantico-reazionario conosciuto come “strategia della tensione!. Cribbio ma se anche gli asini ripetono all’unisono, che le stragi sono “nere”, che i mandanti sono da ricercare nei vertici del potere, mentre i manovali sono sempre i neofascisti, qualcosa non torna. Poi dovrebbe spiegare come mai il beneficiario della c.d. “strategia della tensione” fu il PCI di Berlinguer, non certo il MSI di Almirante. Infine proprio lei che ebbe l’incarico di compulsare gli archivi degli Affari Riservati del Viminale, ha dovuto ammettere di non aver mai trovato una sola carta attestante il fatto che Stefano Delle Chiaie, fosse un agente dei servizi, cosa che da decenni invece viene papagallescamente ripetuta da tutti i “fontanologhi” in servizio permanente effettivo.Possibile che il solo complottismo da ridere risulti essere quello di destra, mentre quello di sinistra, è credibile? Non moriamo idioti!
Aldo Giannuli
su Delle Chiaie non ho bisogno di dire ora quello che ho scritto molte altre volte: non era un “organico all’Ufficio Affari Riservati” da cui la sua organizzazione riceveva 300-000 lire al mese, era una specie di corsaro dotato di una sua autonomia, a differenza di Rauti.
Sulla strategia della tensione: ci sono versioni molto semplificate ed un po’ “orecchiate” e pasticciate, ma, insomma… le stragi sono state fatte dalla destra e, anche se la verità giudiziaria ha mandato tutti assolti, non è che manchino montagne di prove sul piano storico. Quanto ai rapporti con gli ambienti Nato basti leggere i testi dottrinali in materia di “guerra politica” e confrontarli con le dichiarazioni di Vinciguerra, Di Gilio ecc
Gherardo Maffei
Fermo restando che su Delle Chiaie, tutti ma proprio tutti, salvo lei egregio professore, ripetono la solita calunnia che era un agente del Viminale. Mentre tralasciano dal dire che Adriano Sofri, trascorse una nottata in allegria, a casa propria, ingurgitando liquori e bevande, con il capo degli Affari Riservati, Umberto Federico D’Amato, agente dai tempi della guerra,degli americani. D’Amato fu ricevuto da Sofri, con la singolare proposta di liquidare in collaborazione con Lotta Continua, i militanti superstiti dei NAP. Poi vedo che nomina Vincenzo Vinciguerra, costui anche se non sempre i suoi scritti sono oro colato, recentemente ha scritto, che in effetti il bombarolo di piazza Fontana, turlupinato dai servizi e dai neofascisti, fu l’anarchico Valpreda, che inconsapevolmente depose la bomba in banca. Tesi in sintonia con quanto aveva rivelato la rivista fiancheggiatrice delle brigate rosse, “Controinformazione”, materiale dattiloscritto, rinvenuto nel covo di Robbiano di Mediglia.Anche nel suo recente libro Giampaolo Pansa, che fu per il passato uno dei più autorevoli “fontanologhi” ha citato questi fatti, riscrivendo la storia delle “trame nere” in una nuova versione revisionista.A cercar la verità alla fine la si trova, ma non sempre è in sintonia con la vulgata corrente.In conclusione lei cita i testi dottrinali in materia di “guerra non ortodossa “, ma allora dovremmo leggere pure i libelli farneticanti scritti da Giangiacomo Feltrinelli sui presunti golpe militari, alla vigila della strage di piazza Fontana, datosi subito dopo alla latitanza, giodendo della protezione di alcune toghe rosse milanesi; lui che abitava in via Andegari a poche decine di metri dalle banche prese di mira, non senza prima aver letto l’anarchico Valpreda, con i suoi scritti all’insegna di “sangue,bombe,anarchia”.
Massimo Copetti
Vinciguerra non dice che Valpreda ha messo la bomba nella Banca dell’Agricoltura. Non ha gli elementi per affermarlo e cazzate gratuite evita di spararle. Egli afferma che Valpreda non è estraneo alla vicenda, tuttavia non in quanto anarchico, ma perché a suo parere era un infiltrato di Avanguardia nazionale che operava tra gli anarchici esattamente come Merlino. Per lui la strategia della tensione esiste eccome, ha matrice atlantica e come esecutori materiali i neofascisti al servizio degli apparati dello Stato (per quanto non escluda che nell’ambiente anarchico qualcuno avesse “flirtato” consapevolmente con questi ultimi). Lei deve negare la strategia della tensione, la guerra non ortodossa, l’infiltrazione, la natura stragista del MSI? Lo faccia pure, ma senza manipolare il pensiero e le parole di altri. E’ scorretto sia metodologicamente che eticamente.
Gherardo Maffei
Copetti, l’anarchico “infiltrato” Valpreda è il vostro nervo scoperto! Guai a nominare il Vinciguerra che mette in relazione Valpreda con i “neri” unici e soli colpevoli stragisti.Non importa se poi tutti, compreso l’anarchico, furono assolti per insufficenza di prove e non per essere ritenuto estraneo ai fatti. Allora ricapitoliamo Valpreda, pregiudicato per contrabbando e rapina a mano armata, inviso al Pinelli, che lo detestava sia umanamente che politicamente ( mentre a livello umano rispettava il commissario Calabresi) quando apprese della strage e del riconoscimento da parte del tassista Rolandi dell’anarchico, si suicidò.Inutile negare i fatti, l’inchiesta del periodico “Controinformazione” fiancheggiatore delle brigate rosse, confermò l’autenticità del riconoscimento e il fatto che Valpreda, turlupinato dai servizi e dai neofascisti, fu colui il quale depose la bomba in banca. Inchiesta tenuta segreta per non turbare le “anime belle” come il Copetti. Poi Vinciguerra, citato solo quando fa comodo e il periodico “Controinformazione” a queste conclusioni in pratica sono giunti. Mistificatori, falsificatori, da decenni hanno steso una cortina fumogena sui fatti, prediligono il politicamente corretto dei “fontanologhi” in servizio permanente. Ribadisco che a cercare la verità spesso la si trova, ma non sempre è in sintonia con la vulgata corrente. non moriamo idioti!.
Massimo Copetti
Bella questa. Copetti pubblica da anni gli articoli del fascista Vinciguerra, in cui scrive che Valpreda è colpevole, e quest’ultimo sarebbe per un lui “nervo scoperto”. Valpreda è stato coperto non per non turbare le “anime belle” ma per salvare tutto l’ambiente romano, perché partendo dal suo collega Merlino si arriva dritti a Delle Chiaie e quindi a Junio Valerio Borghese e D’Amato. Si, proprio l’amico di quel Sofri da te citato, che guarda caso ha speso tanti anni della sua vita a difendere Valpreda.
Che poi alcuni anarchici fossero stati coinvolti nell’operazione lo puoi dire tranquillamente, anzi ne sono convinto anch’io. Non mi offendo perché a differenza tua non ho nessuno da difendere.
Ripeto: scrivi pure che le stragi sono state fatte dal Kgb, che Freda e Delle Chiaie erano dei rivoluzionari, che gli Usa non c’entrano nulla, che Gelli era al servizio del PCI. Ma non mettere queste cose in bocca ad altri. Tutto qui, sig. Germani.
Roger
Per amor dell’ortografia rileggiamo o facciamo leggere a qualcun altro gli articoli prima di pubblicarli.
Fin dalle prime righe gli errori si sprecano.
Detto a nome di Luigi TeCNo.
Roger
Analisi giusta e condivisibile ma niente di nuovo.
Però, se posso muovere una critica, il complottista prova (senza entrare nel merito della metodologia e del successo dei suoi processi analitici a individuare i “poteri forti” e ad essi a dare un nome.
Così non è mai da parte di chi osserva il complottismo arrivando alla summa alla stessa conclusione e cioè che la responsabilità delle nostre disgrazie sono dei “poteri forti”.
Pertanto oggi abbiamo messo sotto la lente di ingrandimento il complottista ma abbiamo risparmiato la risposta che con scientificità e cautela avremmo dovuto saper identificare per smentirlo.
Speriamo di veder analizzare i principali casi ultimamente cari ai complottisti ovvero:
1. l’istituzione dell’Euro prima di un impianto costituzionale europeo ed una armonizzazione fiscale;
2. Perché la Troika insiste su strade che portano alla povertà degli Euro-pei senza andare a correggere ciò che sta al punto 1;
3. l’egemonia militare USA che piega al suo volere TUTTI (meno Orban) i leaders europei;
4. come la Germania ha costruito e sta gestendo il suo potere economico e industriale contro gli stessi trattati europei che essa stessa ha voluto.
In altre parole si tratta di complotti o meno?
E soprattutto cos’é a questo punto un complotto?
Saluto cordialmente.
L'Attivista Qualunque
Non credo ci sia una unica cupola, ma un insieme di cupole che anche contrastandosi convergono almeno su un punto, formando la cupola mondiale virtuale. Il punto su cui convergono è netto ed evidente: Il popolo non deve autodeterminarsi. E per far questo usano oggi una delle più antiche illusioni: La proprietà privata. Il cittadino comune educato all’individualismo, all’accumulo e alla competizione, verrà sempre sfruttato dalle cupole dei grandi gruppi organizzati che vivono seguendo i principi della solidarietà e fratellanza (interna ovviamente); Mafia, Chiesa, e Massoneria sono solo alcuni esempi.
luca
Tendenzialmente concordo eppure sentirei anche la necessita di parlare della figura opposta , l’ anticomplottista pregiudiziale , colui il quale crede alla versione ufficiale anche in presenza di prove contrarie e colui il quale con il marchio ” complottista ” scredita chiunque tenti ipotesi non ma in stream anche se suffragate da forti indizi o anche prove.
Paolo Federico
Forse sarebbe il caso di sottolineare una distinzione fondamentale: la differenza fra complotto e piano preordinato.
Il primo è un ordito accessibile anche a esseri umani di natura mediocre, che non può che proporsi risultati immediati, spesso clamorosamente mancati, a cui gioco forza manca sempre una qualsiasi visione strategica per il futuro.
Il secondo può essere solo il frutto di menti e spiriti superiori, di esseri umani in grado di prevedere programmare controllare guidare processi realizzazioni e forze da queste scatenantesi e quindi esseri lontanissimi dal tipo umano del banchiere o del politicante(politico di professione).
makno
“Il complotto sui complotti
Le bufale cospirative hanno successo perché promettono un sapere negato a tutti gli altri. Ma possono anche servire ad attirare l’attenzione su fatti immaginari. E nascondere così le responsabilità reali dei governanti ” Umberto eco
mi sembra egregio prof che la sua tesi riprenda parzialmente una nota posizione di Umberto Eco, che si presenta ultimamente come negazionista del complotto come elemento della storia. comunque se è vero che il complottismo rappresenta la malattia infantile di ogni radicalismo, non si può proprio dire che i complotti non esistano in assoluto
Barb
(Aldo, a proposito di complottismo. Arrivano voci italiane dalla Libia piuttosto incredule, riferiscono che è “tutto tranquillo”, nel limite della situazione di criminalita diffusa a cui sono ormai abituati. Sia a Tripoli che nelle cittá sulla costa, pare non ci sia traccia di Isis. Sará per questo che li evacuano, testimoni scomodi?
Peraltro, l’unica fonte che ha diffuso sia gli “spettacolari” video delle decapitazioni che le successive dichiarazioni e minacce è sempre la solita agenzia Site, come conferma anche l’Huff: http://www.huffingtonpost.it/2015/02/15/foto-isis-decapitazione-derna_n_6688134.html
Questa storia è sporchissima.)
leopoldo
strano escluso ilbuonbeppe nessuno si è accorto che questo post parla dei sistemi di valutazione, cioè meta-linguistica e sono tutti entrati nel tunnel del colpevole nascosto o suo contrario ;D gloria al “complottista pregiudiziale”. Credo che l’ansia di avere una certezza, anche se falsa, divori la psiche dei cittadini nazionali )-:
Poi personalmente credo che il sistema di valutazione deve essere condiviso probabilmente qualcuno lo arricchirà con ulteriori elementi: ad esempio io valuto il sistema linguistico espressivo sintattico [non il comportamento del corpo tipo le valutazioni su Putin] di giornalisti o intervistati [la più grossa cantonata che ho presso è Bossi, il quale con discorsi folli ha dimostrato di essere un politico vero trascinando milioni di persone, vedremo salvi-ni]; qualcun altro gli escluderà. Il fatto è essere consapevoli dell’approccio che si sta usando per l’emergere delle opinioni comuni e delle loro differenze.
Poi ci vuole l’onestà a riconoscere e accettare gli sbagli, per evitare il proprio affossamneto intellettuale.
Sergio
L’articolo è interessante e, come si vede anche dalla ricchezza dei commenti, certamente stimolante. A molte cose già dette – in particolare condivido parola per parola il commento di Barb – mi preme aggiungere soltanto un piccolo pensiero.
C’è a mio modesto avviso una falla nel peraltro solido ragionamento di Aldo Giannuli; precisamente quando afferma: “Se ci fosse questa ‘cupola mondiale’ si dovrebbe registrare un quadro mondiale sostanzialmente aconflittuale o al massimo con limitatissimi conflitti periferici, mentre la nostra conoscenza ci indica un Mondo attraversato da crescenti conflitti tutt’altro che periferici ed una sostanziale assenza di ordine internazionale.
Al pari, un vertice mondiale cosiffatto dovrebbe essere in grado di evitare crisi finanziarie di vaste proporzioni o, quanto meno, essere in grado di nasconderle, ma allora come spiegare la crisi in atto da 8 anni?”
Ragionamento vs. ragionamento, non mi sento un “complottista pregiudiziale” se non porto prove inoppugnabili ma un’argomentazione: la stragrande maggioranza delle dinamiche sociali (soprattutto macrosociali) è basata sui cosiddetti “giochi a somma zero”; in soldoni, mors tua vita mea, ciò che vinco io lo perdi tu… e la somma fa zero. Dunque, non è campato in aria e non è così pregiudiziale esplorare come prima ipotesi investigativa la più statisticamente probabile: i pochi potenti che opprimono in tutti i modi i molti. Casomai ci sarebbe da analizzare l’estrema miopia (oltre che l’ovvia immoralità) di questa “strategia”, che non fa altro che distruggere ciò di cui si nutre. È la stupida logica di ogni parassita.
E ciò lo dico a sostegno di quanto afferma a mio avviso correttamente Barb: che bisogna incoraggiare il dubbio, e non scoraggiarlo con stereotipi psicologicamente negativi come il “complottismo”.
Sacrosanto l’appello al rigore investigativo, e mai abbastanza ripetuto (quanta gente perde la buona occasione di tacere!): ma sostengo che, quando si parte verso l’avventura di un’indagine, iniziare dall’espressione di un dubbio è non solo legittimo, ma LOGICO e doveroso. Grazie.
Mauro
Gentile Professore,
dall’età giovanile mi sono imbattuto più volte in spiegazioni dei fatti storici diverse da quelle ufficiali. Ricordo la precisione dei miei professori di meccanica gravitazionale, che mi spiegarono come non sia fisicamente possibile mandare l’uomo sulla Luna e men che mai farlo rientrare senza portarsi dietro una quantità pari di carburante da espellere, o quella dei tecnici di demolizioni controllate che mi hanno spiegato come fosse impossibile abbattere al suolo le due torri gemelle con degli aerei di linea e tanto meno minare l’edificio 7 in poche ore, o quella degli esperti di macroeconomia che mi hanno spiegato come euro e austerità costituiscano un cocktail per creare piena occupazione in un area d’Europa altamente industrializzata e disoccupazione in altre aree periferiche, linguisticamente più omogenee e più adatte a fornire mercenari da impiegare in operazioni di disturbo in Asia laddove ancora incredibilmente mancano infrastrutture, ecc., ecc.
Ora, a Lei che è uno studioso della storia, pongo il seguente quesito. E’ proprio sicuro che proprio dal punto di origine della sua invettiva contro il “complottismo” di matrice cattolica, cioè dalla Rivoluzione Francese, tutto sia già stato chiarito? Ci sono degli interessanti studi economici che attestano un ingente acquisto di lire francesi contro lire sterline nei primi mesi del 1789, nonostante da due anni, dall’apertura ufficiale dei commerci nella Manica, l’industria tessile inglese avesse già drenato enormi quantità di moneta francese invadendo il mercato del più popoloso Paese d’Europa di tessuti fabbricati con il nuovo telaio automatico. Guarda caso il re di Francia si trovò improvvisamente a confrontarsi con un apparato statale così corrotto e disubbidiente da dover addirittura assoldare truppe all’estero con gli esiti che sappiamo. Ne seguirono 26 anni di massacri in tutta Europa (salvo che per le truppe britanniche), la Spagna perse la flotta e le colonie, e alla fine il Regno Unito risultò l’unico fornitore di merci via mare di tutto il continente e la sua valuta ricercata da tutti i Paesi per altri 100 anni. Non solo, ma anche i libri di storia iniziarono ad essere riveduti in un ottica distorta: la stessa epopea napoleonica ci è stata tramandata dalla storiografia laico-anglosassone in senso eroico e glorioso, mentre la storiografia cattolica, “il ventre fecondo del complottismo”, ci narra una versione molto più realistica di quegli anni. Resta comunque emblematico il racconto dei funerali di stato a Parigi del defunto imperatore, la cui salma risultava ancora intatta dopo 19 anni, tanto che qualcuno dei suoi compagni di avventure quel giorno si rammentò delle ultime parole del condottiero prima di consegnarsi agli inglesi il 15 Luglio 1815: “Tranquilli, mi hanno promesso una seconda vita.” Che dice professore, la storiella di Sant’Elena potremmo definirla un’anteprima delle moderne favole anglosassoni? Saddam Hussein lo avete visto penzolare alla corda? Le salme di Hitler e Goebbels le avete riconosciute? Del resto vale o non vale sempre il detto: “Al servitor fedele nulla si nega”? E la salma di Osama Bin Laden doveva finire per forza ai pesci? A no, scusi, dimenticavo che quello era già morto di diabete anni prima e ad Abbottabad c’era solo il progetto di farci passare un oleodotto cinese…
Non trova, cortese ospite, che senza diventare “complottisti”, potremmo chiederci ogni tanto (sarebbe il quinto punto d’indagine, per l’esattezza):
Giovanni
bin Laden era malato da anni di reni, ancor da prima dell’11 Settembre 2001. Secondo quanto scrisse il quotidiano francese Le Figaro nel 2000, si era fatto portare una macchina per fare la dialisi nel suo palazzo di Kandahar e nel luglio 2001 le sue condizioni erano peggiorate al punto da richiedere un ricovero a Dubai
Federica V.
Sbaglierò (peccherò di complottismo), ma mi pare che la sua sia (anche) una risposta a un articolo uscito su un noto inserto. L’autore peraltro si distingue, a mio parere, per la capacità di costruire articoli all’apparenza sensati, ma che in genere nascondono l’assenza di argomentazioni, sostituite spesso da un ampio ricorso alla tautologia (suo argomento tipo: tizio e caio sono due mentecatti perché tizio e caio sono due mentecatti). Al suo contrario il suo articolo è ricco di informazioni. grazie e buona giornata
zandrea
Mi sembra che il primo e più famoso discorso “complottista” sia stato pronunciato dal presidente americano Eisenhower nel 1961, quando nel saluto alla nazione parlò “della ingiustificata influenza del complesso militar-industriale”.
Se noi pensiamo al sitema delle “porte girevoli” ancora in auge nell’establishment americano, per cui abbiamo generali che diventano manager d’industria o politici direi che quelle parole sono state profetiche.
Diciamo che oggi al sistema militar-industriale si è aggiunto quello finanziario dei grandi istituti bancari di Wall Street e della City, che, grazie alle liberalizzazioni e privatizzazioni gestite dai politici, già funzionari o consulenti delle stesse banche, hanno potuto raggiungere una concentrazione di denaro e potere mai visto prima.
Giovanni
Prof. Giannuli, stimo la sua onestà intellettuale avendo letto alcuni dei suoi libri. Quello che non sto capendo è la sua ansia recente nel voler smarcarsi a tutti i costi dal “complottismo”, parola che io ritengo idiota in sè in quanto diventata etichetta. E’ come dare a qualcuno del “comunista”, “fascista”, “gay” ecc. ecc. Parole svuotate di significato in bocca solo a ignoranti. A differenza di quelli che vogliono vederci chiaro e attraversare le cortine fumogene.
Nei suoi libri (ottimi) sui servizi segreti Lei sostiene che è possibile manipolare un singolo fatto storico, un singolo avvenimento, ma che non è possibile manovrare un intero processo storico. Da cittadino qualunque, solo per citare un esempio fra molti, cosa dovrei dire delle balle che ci hanno venduto come oro sulle armi di distruzione di massa alla vigilia dell’ invasione dell’ Iraq nel 2003? Poco tempo dopo è venuta fuori la verità, in sesta / settima pagina in qualche colonnina che non legge praticamente nessuno. Nel frattempo la guerra è durata sino al 2009 e ni stavamo a guardarla sul divano. Ad oggi si stimano all’ incirca 1 milione di morti tra la popolazione irachena (fonti organizzazioni umanitarie). Anche qualche cittadino italiano è tornato in una bara. In nome di cosa? Lei come lo chiama questo? fatto storico? Avvenimento? 1 milione di morti dal 2003 al 2009 e oggi il Califfato a 350 km dall’ Italia e nuove guerre all’ orizzonte.
La sensazione di vivere in una specie di truman show è sempre più forte, tale da non credere quasi più a niente. Forse sto diventando un maledetto complottista.
Giovanni
leopoldo
segnalo questi articoli usciti su repubblica, dove in Francia sull’argomento qui trattato hanno deciso di aprire cattedre accademiche e corsi di studio, mentre noi facciamo speculazione quasi sofistica )-: