Possibili conseguenze della crisi cinese.
Come era facile prevedere, la situazione delle borse cinesi è ancora molto traballante e tutto fa pensare che il peggio debba venire. E, pertanto, già si inizia a valutare le possibili conseguenze sull’economia mondiale ed in particolare europea.
C’è chi ha osservato che:
a- nonostante tutto, la Cina resta il massimo creditore mondiale, in possesso di grandi masse di liquidità, per cui è remoto il pericolo di un suo default con successivo effetto domino
b- la Cina è il massimo paese manifatturiero con forti avanzi commerciali, per cui “una recessione non parte di qui”,
Ragionamenti con una base di fondamento indiscutibile, ma un po’ troppo semplici e sbrigativi.
Partiamo da una cosa: si, effettivamente la Cina ha una massa di liquidità impressionante, per cui, anche se il debito statale dovesse essere superiore di parecchie volte a quello stimato, non sussiste l’ipotesi di un default. Quanto, poi, al debito delle amministrazioni locali e delle aziende, si tratta in gran parte di debito interno, per cui eventuali default brucerebbero capitali di risparmiatori cinesi, molto più che di banche occidentali, con conseguenze prevedibili più sul piano politico e sociale che su quello economico. Sin qui ci siamo. Il problema è che, se la Pboc, per sostenere l’economia interna, iniziasse a fare massicci qe, otterrebbe l’effetto di svalutare la moneta in misura ben maggiore di quella voluta, con effetti a catena sugli equilibri monetari mondiali.
Se, invece, ricorresse almeno in parte, alle masse di denaro accumulate (in primo luogo dollari e titoli di debito Usa) la cosa avrebbe immediate ripercussioni sulla stabilità monetaria statunitense, sia con effetti politici, ad un anno dal voto per la Casa Bianca, sia sul prezzo delle materie prime (normalmente scambiate in dollari). Ed un deprezzamento del dollaro avrebbe poi l’effetto di deprimere le esportazioni cinesi negli Usa, il che tornerebbe addosso alla Cina come un boomerang. La cosa più auspicabile per la Pboc sarebbe quella di bilanciare le due cose, mantenendo il più possibile invariati i rapporti Dollaro-Euro-Yuan, salvo gli “aggiustamenti” previsti. Ma è cosa più facile a dirsi che a farsi, in primo luogo perché non è affatto detto che ci sia accordo sulle nuove parità (appunto, gli “aggiustamenti” voluti da Pechino potrebbero non essere gli stessi auspicati da Washington), poi perché il gioco sarebbe a tre (se non a quattro, mettendo dentro anche lo Yen) e lo spostamento di A si riflette anche sui rapporti fra B e C, per cui non è detto che le mosse di tutti tre vadano nella stessa direzione e non si creino effetti di “onde di ritorno” che squilibrano il tutto.
Ma, anche se, per un colpo di fortuna si centrasse subito la “formula magica” dei nuovi equilibri monetari, la cosa potrebbe non funzionare sul piano delle economie reali. Infatti, immaginiamo un deprezzamento più o meno bilanciato e simultaneo delle tre monete principali, resterebbe il problema del rapporto con le altre e, soprattutto sarebbe piuttosto complicato valutare l’effetto sui consumi interni a ciascun paese e di conseguenza su produzione ed occupazione.
E qui veniamo all’altro dente dolente: è verissimo che la Cina ha avanzi commerciali così robusti da poter incassare una flessione di profitti, senza per questo andare in rovina e far partire una recessione, anche perché, come importatore, salvo che per le materie prime, la Cina non è un mercato che assorba tantissimo della produzione mondiale. Ma è vero solo in parte. Proprio perché paese eminentemente manifatturiero ma povero di materie prime (lantanoidi a parte), la Cina rappresenta il massimo acquirente mondiale di materie prime come rame, petrolio, zinco, ferro cui dovremmo aggiungere il cemento che non è esattamente una commodity. Per cui, se riduce la sua produzione, riduce anche la domanda di questi beni ed in modo sensibile, con effetti sui loro prezzi mondiali. Il che metterebbe immediatamente nei guai tanto le società finanziarie che operano nel trading di questi beni, già a marzo dell’anno scorso ci fu un bagno di sangue per hedge fund del settore ed alcuni finirono spazzati via, se adesso si ripetesse, sarebbe un bagno di sangue al quadrato.
A ruota seguirebbero i paesi produttori di materie prime che sono una bella fetta degli emergenti. E, infatti, già alle avvisaglie della crisi cinese, sono andate immediatamente in affanno le borse degli emergenti, dal Brasile all’Indonesia, ecc ed anche di paese non “emergenti” come l’Australia. E c’è anche un altro brutto segnale: di solito, quando l’economia tira, salgono i prezzi del petrolio (che va a produzione e consumi) e cala quello dell’oro (bene rifugio per i tempi di magra) e, vice versa nei periodi di crisi. Appunto. oro e petrolio hanno andamenti simmetrici e contrari. Qui, invece, stiamo assistendo alla flessione tanto dell’uno quanto dell’altro: brutto affare! Significa che si sta profilando una sfiducia generalizzata negli investimenti tanto in una direzione quanto nell’altra.
Dunque, è vero che, direttamente, è difficile che una recessione possa partire dalla Cina, ma, indirettamente può benissimo accadere che la recessione possa partire per effetto della contrazione della domanda di materie prime. Insomma, vogliamo ricordarci, ogni tanto, che il parametro fondamentale dell’andamento dell’economia è la domanda aggregata mondiale e che la Cina è uno dei due principali agenti che la determinano?
Sin qui abbiamo ragionato (e solo per sommi capi) sugli effetti economici della eventuale (e probabile) crisi cinese, ma ce ne sono di ancora più rilevanti sul piano politico, ma di questo parleremo una prossima volta.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, banca centrale cinese, bolla immobiliare cinese, brics, conseguenze crisi cinese, corruzione cina, crisi brasile, crisi cina, crollo borse cina, domanda aggregata mondiale, economia cina, grande crisi, grande recessione, materie prime, prezzo del petrolio, yuan
benito
il mondo globalizzato sta’ subendo una serie di crisi ad ondate. Non e’ per essere catastrofisti, ma l’ultima ondata o per lo meno quella piu’ temibile in assoluto sara’ l’ondata della annunciata crisi ambientale perche’ a questo punto non ce ne sara’ piu’ per nessuno
leopoldo
petrolio e oro calano? bhe forse gli abitanti di ricolandia hanno capito che i beni rifugio sono altri. )-:
leopoldo
in questo libro i ricercatori teorizzano l’infinito delle risorse materiali e energetiche, cosa che sembra plausibile. Ma on affrontano l’argomento della sostenibilità in modo serio con un metro di misura come propongono i fisici qui. Mentre Carlo Ptrini e soci fanno una valutazione della produzione agricola dove vige la pace, non considerando che le multinazionali mettono a bilancio la pruduzione come tempi di guerra. Non è che la bolla cinese è un effetto di questa guerra tra i mercati .
Gaz
Qualche post fa il Professor Giannuli si doleva del fatto che il thema Cina non tira su questo blog, malgrado la rilevarza dell’argomento e l’interesse generale suscitato da altri argomenti.
Scriviamo con PC made in PRC, vestiamo ormai made in China, la Cina è persino sulle nostre tavole. Ricordo un interessante articolo sull’agli cinese del Professore.
Quel che avviene in Cina ci riguarda direttamente.
Eppure l’Estremo Oriente inmedia non raccoglie più di due interventi in media.
Paradossalmente sarei portato ad interpretare il dato come un segno del successo del blog, perchè l’argomento Cina/yuan/pboc mostra al lettore tutta la fragilità dell’Europa/euro/bce.
Inconsciamente forse l’impotenza dell’Eurpaq è percepita dagli interventori che preferiscono astenersi su questo argometo e invece lasciare un contributo sulle tematiche europee più conosciute, benche entrambe abbiano risovolti di politica ed economia e monetaria. Si percepisce nell’aria che in Europa con l’Euro si combatte una partita ad armi impari e truccata.
Consciamente Lei Professore ha fatto seguire ad un articolo sulla Cina, uno sull’Europa, legandoli uno all’altro.
La categoria sottesa ad entrambi, ma ottimo filo rosso di tanta parte di questo blog è la sovranità nelle sue varie declinazioni.
Mi ci tiro fuori, perchè il Maestro in materia non sono io, che sono invece un modesto lettore.
Paolo Federico
Giannuli, si è lamentato che non ci si accapiglia troppo sui post riguardanti la Cina, forse perché quando si parla di Cina si parla solo di noiosissimi aspetti economici, i quali gira che ti rigira non approdano mai a qualche punto fermo.
Sono convinto che ci sarà una implosione dell’occidente ma non a causa della bomba atomica ( alla quale penso dovremmo assegnare il Nobel per la pace degli ultimi settant’anni ), quanto piuttosto a causa della follia economica e precisamente finanziaria, quando per la prima volta al mondo finirà in maniera definitiva ed irrecuperabile una materia prima. Quel giorno tutta l’assurda massa di denaro circolante e non, scoppierà come una bolla di sapone.
Quindi perché dovrei appassionarmi alla convulsioni giornaliere di un sistema drogato?
Gaz
L’era della finanza piratesca non finirà per mancanza di finanze.
Tra le cause della fine della crisi esplosa nel 1929 qualcuna va ascritta a Glass-Steagall Act e Keynes. IRI, ENI, EFIM …
Paolo
Argomento difficilotto…bisogna avere un quadro macroeconomico dell’economia globale piuttosto chiaro…altrimenti si rischia di dir fesserie.
Interessante il post di Paolo Federico…(con quella “robaccia” chiamata derivati…il debito mondiale è di circa 54 volte il PIL reale..)…prima o poi si affloscerà il tutto…(e allora saranno guai )…bisognerebbe rifare una nuova BrettonWoods….e rimodulare il tutto (mi pare che tempo fa sia stata proprio la Cina..- spero di non ricordar male- a chiederlo…richiesta caduta nel vuoto )…ripulire il mondo dalla carta straccia finanziaria…e ricominciare da capo…prima che sia troppo tardi (ma mi sa …che è troppo tardi )
Interessante anche il riferimento di Gaz sulla Glass-Steagall e Keynes ….l’abolizione della Glass-Steagall…(ad opera Clinton )..ha creato le premesse…per questo disastro ….
La Cina già da qualche anno..ha capito che non può basare la sua economia esclusivamente sull’esportazione e sta tentando di riindirizzarla sul consumo interno…ma non è semplice. Bisogna aumentare gli stipendi..creare più welfare, più diritti etc etc…cioè creare le condizioni perché aumenti la domanda interna…cio vuole dire ..anche aumentare i costi di produzione…e non essere più competitivi a livello mondiale.
Gaz
Legge bancaria del 1936, con le sue specializzazioni creditizie, ha sorretto lo sviluppo post bellico, insieme a tanti altri istituti che inserivano più o meno nello stesso solco. La banca universale negli sviluppi ultimi porta persino a mettere le mani in via sub gradata sui conti correnti dei clienti/risparmiatori .. più facoltosi in caso di crisi.
Da grande voglio fare il bancarottiere (battuta)!
Il macro influenza il micro .. e viceversa.