Il voto ai “populisti”: c’è molta confusione in proposito.
C’è stato un successo delle liste definite, di volta in volta “populiste”, “di destra”, “euroscettiche”, “anti Euro”, di protesta”, “nazionaliste” o semplicemente “fasciste”, al punto che si parla correntemente di “ondata nera”. Ovviamente, alcune di queste caratteristiche sono cumulabili, per cui un determinato gruppo può essere nazionalista, anti euro, di protesta e fascista, mentre un altro sarà nazionalista, anti euro, di protesta ma non fascista ed un terzo sarà anti euro ma non necessariamente nazionalista e per nulla “populista” di protesta. Si tratta di movimenti molto diversi fra loro, accomunati da una rivolta contro l’attuale assetto europeo, ma per motivi diversi ed a volte opposti fra loro. La tendenza, per ora, è alla frammentazione della domanda politica e di conseguenza dello spettro della rappresentanza. Qui proveremo ad esaminare questa area su una serie di discriminanti.
In primo luogo l’atteggiamento verso l’Euro: quasi tutti questi movimenti criticano la moneta comune, ma i motivi non sono affatto gli stessi. Nella maggior parte dei casi (Fn, Jobbik in Ungheria, Npd tedesco, Congresso della Nuova destra in Polonia, Alba Dorata, la Lega Nord, Fratelli d’Italia) sono partiti che chiedono il ritorno alla moneta nazionale (l’Ukip ne chiede il mantenimento, dato che la Gb non fa parte dell’Eurozona), altri (Afd e Veri Finlandesi ad esempio) sono contro l’Euro ma non disprezzerebbero una moneta comune dei paesi del Nord e, soprattutto, ipotizzano una uscita “dall’alto”, cioè per separazione della ricca Germania e dei suoi stretti alleati, lasciando l’Euro ai paesi meno forti.
Altri movimenti (il Pvv olandese o il Vlaams Belang belga o il Sso boemo) hanno una posizione più oscillante e meno chiara. Anche il M5s non ha una posizione definita oscillando fra una posizione più radicale e favorevole ad una uscita immediata (Grillo) ed una più orientata alla trattativa ed alla mediazione (Casaleggio). Poi c’è un pulviscolo di gruppi minori (spesso con uno o due deputati a Strasburgo) più difficili da classificare o sui quali non si dispone di notizie sufficienti.
Va detto che non tutti i partiti ostili all’Euro propongono anche l’uscita dalla Ue, ad esempio non risulta che lo propongano la Lega Nord o l’Afd che magari accetterebbero una Ue meno vincolante e priva della moneta unica. Infatti difficilmente si può considerare nazionalista l’Afd che propone una “alternativa” per la Germania tutta interna ai processi di globalizzazione che non rifiuta affatto.
All’opposto troviamo la Lega (e per certi versi il suo omologo austriaco) che è nazionalista nel senso della “piccola patria” padana ma è ostile al suo stato nazionale di appartenenza, per cui occorrerebbe parlare di una sorta di sub-nazionalismo o micro-nazionalismo.
Anche il M5s non ha chiarito la sua posizione in merito, ma difficilmente potrebbe essere considerato un gruppo nazionalista in senso stretto.
Un secondo asse è quello riguardante la questione dell’immigrazione che distingue gruppi schiettamente xenofobi e, più o meno sfumatamente, razzisti (Npd, Jobbik, Vlaams Belang belga o il Sso boemo, Congresso della Nuova destra in Polonia, Alba Dorata, la Lega Nord, Front National e altri) mentre l’Ukip è sicuramente xenofobo ma non razzista (in quanto si oppone all’immigrazione anche di altri europei e non fa questione di razza ma di difesa di interessi nazionali), Afd non si è caratterizzata in particolare su questo terreno, centrando la sua attenzione solo sulle questione di carattere economico-monetario, il M5s ha registrato, in passato, posizioni di Grillo ostili alla concessione di diritti agli immigrati, ma il movimento in quanto tale, quando è stato interpellato in un referendum on line, si è schierato su posizioni opposte.
Altra questione è quella del rapporto con l’ordine liberista. I gruppi più schiettamente fascisti (Alba Dorata, Jobbik, Npd) esprimono le consuete posizioni antimondialiste in salsa antisemita, per cui la globalizzazione è l’attuazione del piano delle solite cricche ebraiche; meno nette sono le posizioni di altri gruppi (Lega, Fratelli d’Italia, Fn, Sso boemo) che adottano una retorica anti liberista che ha limitate traduzioni nell’azione politica. Vice versa, esplicitamente ed organicamente neo liberisti sono l’Ukip, Afd, il Pvv olandese ed, in parte, i Veri finlandesi.
Al solito il M5s rappresenta un caso a sé stante: nel suo programma compaiono posizioni di tipo mercatista ed anche concessioni al neoliberismo, ma anche posizioni assai critiche verso l’ipercapitalismo finanziario e va detto che da anni Grillo conduce un’opera di controinformazione sui peggiori scandali finanziari (si pensi ai casi Telecom e Mps), quindi possiamo partale di una caratterizzazione prevalentemente antiliberista ma con diverse contraddizioni.
Anche la caratterizzazione di questi movimenti, come “populisti” o “di protesta, non persuade in tutti i casi. Sicuramente forti segni di populismo presentano il Fn, la Lega, Fdi, il Pvv, il Congresso della Nuova destra in Polonia) mentre la definizione va un po’ stretta ai gruppi più schiettamente fascisti, perché caratteristica del populismo è l’orientamento verso uno stato “debole” e non invasivo, un atteggiamento, appunto “ipo-politico”, vice versa, i fascisti hanno una caratterizzazione iper-politica e con un forte senso dello Stato. Il che non toglie che i fascisti abbiano sempre “cavalcato” il populismo, ma solo come tecnica di raccolta del consenso e non come ideologia propria. Simile è l’uso della retorica populista da parte dell’Ukip che ha un gruppo dirigente che difficilmente può essere considerato “populista”: tecnica e propaganda ma non ideologia. Assolutamente non populista deve essere considerata Afd che, al contrario, è un gruppo di pressione fortemente altolocato (fra i suoi promotori conta numerosi docenti universitari, manager ed anche un ex presidente della Confindustria tedesca). Il M5s ha rivendicato apertamente una sua caratterizzazione populista, ma è probabile che in questo ci sia una notevole carica di ritorsione polemica più che una definitiva caratterizzazione di cultura politica.
Infine, la questione del fascismo. Nella sinistra italiana (ma forse non solo italiana) c’è uno strano modo di ragionare per “contiguità” per cui, siccome Alba dorata, Npd, Jobbik ecc sono fascisti e sono vicini al Fn (che peraltro ha una derivazione nettamente fascista) ed il Fn è in gruppo con la Lega e ne condivide la xenofobia, come l’Ukip con il quale, sembra (sembra!) che il M5s voglia fare gruppo insieme a Strasburgo, dunque Fn, Lega, poi Ukip ed infine M5s sono tutti fascisti o fascistoidi. Il che è un po’ come usare l’ascia bipenne per affettare il salame.
In realtà ci sono gruppi dichiaratamente fascisti, come abbiamo visto, ma altri che non lo sono in nessun modo (Ukip, Afd, Pvv, M5s, la stessa Lega). Il fenomeno da tenere d’occhio mi sembra un altro: quello di gruppi dirigenti di derivazione fascista o para-fascista, ma che mediano con una base populista e non fascista. E’ il caso del Fn e di Fidesz in Ungheria, in particolare, ma, in parte, anche dei Veri Finlandesi, e del Vlaams Belang belga oltre che altri gruppi più recenti.
L’Europa occidentale sia del nord che del sud mi sembra abbastanza vaccinata contro il fascismo e non sembra affatto probabile che un movimento dichiaratamente fascista possa andare al di là dell’8-10% dei consensi, comunque saremmo in quota abbondantemente sub maggioritaria. Più spazio possono avere gruppi fascisti all’est (come il caso ucraino di Pravi Sektor sta dimostrando: se non elettoralmente, politicamente il gruppo sta avendo un peso non trascurabile).
Nell’Europa occidentale, per aspirare ad avere successo, a conseguire risultati maggioritari, i fascisti devono annacquare molto il loro brodo. I fascisti vengono da un lungo periodo di adattamento all’ambiente seguito alla sconfitta del 1945 ed oggi gli si aprono spazi insperati, ma solo a condizione di ulteriori adattamenti del loro discorso. E la risultante è questa mescolanza di fascismo, populismo e liberismo più o meno edulcorati. Una miscela che occorrerà studiare attentamente, perché contro di essa gli argomenti di sempre dell’antifascismo funzionano poco. Rifare dell’antifascismo tradizionale rischia anzi di fare l’effetto di un vaccino scaduto: controproducente. Occorre misurarsi con un avversario nuovo ancora da studiare e da capire.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, elezioni europee, euro, europa, grilli, lega, m5s, movimenti euro scettici, populismo

Aron Coceancig
Difficilmente riesco a intravedere nel Fidesz ungherese “gruppi dirigenti di derivazione fascista o para-fascista”. Il fidesz è nato come movimento giovanile-liberale poi certo ha virato verso un nazionalismo fortemente conservatore e religioso. Però gruppi dirigenti di derivazione fascista non mi pare ci siano, certo vi è una limitazione della libera informazione, ma se confrontata con l’Italia neanche tanto. Tra l’altro fra i partiti citati il Fidesz è l’unico al governo, saldamente, quindi l’affermazione sopra fa prospettare come in ungheria ci sia un governo di “derivazione fascista”, definizione che a mio parere stride con la realtà. qui un’analisi più dettagliata: http://aroncoce.wordpress.com/2014/03/30/un-bilancio-del-governo-di-orban/
giandavide
se il professore scriveva la chiusa dell’articolo all’inizio si sarebbe risparmiato fatica inutile. è chiaro che tutto cambia, anche i fascisti, ma non è che i tempo li abbia fatti diventare dei sinceri democratici, semplicemente i loro riposizionamenti ideologici non sono stati oggetto di studi seri che siano stati in grado di arrivare a una nozione che ssotituisca quella di fascismo, e quindi non ci sono gli strumenti concettuali per comunicare univocamente e di definire in modo immediatamente comprensibile gli elementi della galassia parafascista. io stesso uso il termine parafascista, che è più o meno inventato, per supplire ad una evidente mancanza nel nostro vocabolario. è inutile cercare di far combaciare le configurazioni storiche prodottesi un secolo fa con la situazione attuale. le uniche analisi che possono provare a dire qualcosa sono quelle di matrice genealogica e post strutturalista. ma ciò che direbbero resterebbe prevalentemente su un piano estetico, che in teoria sarebbe un piano fondamentale, ma solo in teoria…
non serve la reductio ad fascistam per parlare dell’estrema destra odierna, come non serve nemmeno la distinzione tra xenofobi e razzisti. in entrambi i casi si tratta di confini molto labili e di posizioni che nel tempo possono evolversi nel peggiore dei modi, sebbene negli ultimi anni non ci sia stato movimento di estrema destra che non abbia provato a rendersi più vendibile alle masse, con il risultato di sottrarsi ad una definizione storicamente cristallizzata come quella di fascismo. ma le istanze proprie a questa definizione non sono cancellate o superate, sono solo, nel migliore dei casi, edulcorate, e rimangono lì, in attesa di riemergere in tempi migliori. trovo quindi profondamente sbagliato pronunciarsi una volta per tutte su un movimento di estrema destra, specie poi servendosi di rozzi strumenti binari come la sorpassata dicotomia fascista-non fascista: non è mai detto una volta per tutte che un gruppo di estrema destra che non mostra affinità con i balilla degli anni venti non arrivi poi ad evolversi in una corrente autoritaria ed antisociale
Vincenzo Cucinotta
Mi chiedo se però è utile questa classificazione. Mi pare un tentativo, uno tra tanti, di banalizzare il quadro politico che è confuso, e non trovo la cosa affatto sorprendente. La confusione non è in sè un bene, ma ha anche aspetti positivi, di nuovi percorsi politici di incerta definizione, ma proprio per questo creativi.
L’uso di termini come sinistra, destra, populismo e cose di questo genere lo trovo dannoso, molte volte un tentativo di demonizzare l’avversario. Chi approfitta di questa classificazioni è il gruppo centrale dei partiti europei, i solidi PSE e PPE, che devono dimostrare di rappresentare l’universo delle posizioni politiche, cosa assolutamente irreale, ma sostenuta martellando il pubblico con questi termini. Così, il PSE si dichiara come la vera sinistra, il PPE la vera destra, e tutto il resto è populismo: e c’è anche chi crede a simili baggianate.
Lumumba
http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=614
Ciao Aldo,
che ne pensi di questo articolo, in particolare della parte in cui parla della legge 124/2007? Legge che permetterebbe, secondo l’estensore dell’articolo, di attuare brogli elettorali su grande scala? In generale, come giudichi l’ipotesi di brogli per spiegare l’ampio distacco elettorale tra PD e M5S, imprevedibile financo per gli stessi vertici del PD? Grazie per l’eventuale risposta!
io
In una certa misura condivido il commento di VC. Dobbiamo però calare l’analisi solo nel contesto politico-sociale europeo od al massimo nord-americano. La distinzione destra-sinistra non ha molto senso. Ormai c’è un polo di partiti tradizionali di centro o socialista, con sfumature diverse, che mantengono un profilo istituzionale. Cioé sono favorevoli allo sviluppo di un modello sovranazionale all’interno di un contesto istituzionale stabile (più o meno riformato a seconda delle posizioni). All’opposto vi sono forze anti-istituzionali che ritengono che le istituzioni esistenti (quelle statali), governate ancora dai movimenti politici di centro e sinistra, non siano in grado di tutelare diritti ed interessi del popolo e del territorio e che vedono nella dimensione sovranazionale la causa dell’indebolimento delle strutture istituzionali statali stesse.
Questo contesto a mio avviso é la base di analisi da cui partire. Ciò é la conseguenza “fisiologica” del processo di globalizzazione che determina da un lato la tendenza, lo sforzo, a creare un’architettura sovranazionale che consenta di gestire un processo di sviluppo che va oltre la dimensione nazionale a cui eravamo abituati. Al tempo stesso, la perdita di gravità dello Stato nazionale ha come effetto l’atomizzazione dei popoli e dei territori occupati dagli stessi che vengono, sempre meno, tenuti insieme dalle istituzioni nazionali in crisi e criticate.
Nei precedenti post il prof. Giannuli ha messo in evidenza la crisi dei partiti socialisti. La crisi c’è. E’ innegabile. Tuttavia ritengo che, per ragioni storiche e strutturali, i partiti socialisti abbiano una “resilienza”, per usare un termine di moda, maggiore rispetto ai partiti di centro o centro destra, in quanto avvezzi in qualche modo ad interagire in un’ottica transnazionale. Questo, nel contesto europeo, é testimoniato dalla perdita di seggi significativa del Partito popolare europeo (criticato proprio per non tutelare il popolo) e dal lieve avanzamento dei seggi socialisti. Nel contesto americano dall’instabilità a cui sembra essere destinato il partito repubblicano
http://www.repubblica.it/esteri/2014/06/11/news/usa_leader_repubblicano_perde_le_primarie_battuto_da_uno_sconosciuto_del_tea_party-88624215/?ref=HREC1-26
Lorenzo
La debolezza di Giannulli sta nel suo situarsi all’interno del quadro politico istituzionale. Usa concetti come ‘destra’, ‘sinistra’, ‘fascismo’, ‘xenofobia’ ecc. come se avessero ancora un significato diverso da quello di scongiuri semantici salmodiati dagli sciamani mediatici di regime.
Ormai in Italia e altrove esiste una classe politica interamente asservita alla smania di denaro facile che cristallizza il (e viene cristallizzata dal) neoliberismo rampante. E che finge di ripartirsi in partiti fra loro alternativi per occultare la sua perfetta omogeneità.
Questa classe politica è espressione di (e genera a sua volta) un’umanità degenerescente, con uno spot pubblicitario al posto del cervello, disinteressata a tutto ciò che non sia ricerca del massimo consumismo e del minimo impegno sul breve termine.
Man mano che il sistema si approssima al punto di sfascio il continuo impoverimento apre spazi a partiti contestatari, il cui successo, in un contesto umano ed elettorale così degradato, è a sua volta legato alla pirotecnica mediatica che riescono a mettere in piedi. Fra il fatto che la globalizzazione (alias dominazione statunitense) riunisce in sé temi di destra e di sinistra, e la necessità (in un mondo in cui non esistono più classi o strati culturali ma solo consumatori teledipendenti) di pescare nella massa indifferenziata di elettori, questi movimenti coniugano in maniera fluida temi tradizionalmente afferenti ai diversi versanti.
Ecco perché è inane appiccicare etichette di destra o sinistra o chiedersi dove si annidi il pericolo del fascismo (come se fra le goffe religioni dell’umanità e della razza ci fosse qualche differenza). Le categorie politiche del XX secolo sono desuete perché desueti sono il tipo umano e la situazione geopolitica a cui esse facevano capo.
Oggi il crinale del ‘politico’ si situa nel rapporto intrattenuto con l’Impero-mondo delle corporations a stelle e strisce e a stella di Davide: fra le classi privilegiate che vogliono accompagnarlo nel suo processo di decadenza, e quanti, nella massima confusionarietà, rifacendosi spesso a simboli e narrazioni del passato, o a rinnovate paure del presente, vogliono accelerare il momento di rottura nella speranza di accendere una nuova scintilla. Ab integro nascitur ordo.
leopoldo
xLumumba a livello informatico sarebbe possibile, tieni presente che il registro è anche cartaceo con documento e firma del elettore che devono corrispondere al numero di schede dei votanti per ogni seggio. Per falsificare un risultato bisognerebbe coinvolgere troppe persone, in primo far sparire il registro originale e sostituirlo poi poi modificare gli archivi elettronici e loro copie, cose non proprio immediate anche per sperti del settore. è più facile campagne di persuazione attraverso la corruzione o l’intimidazione.
La società si è molto trasformata rispetto al 1950 mezzi di comunicazione, disponibilità economica, formazione culturale. Se c’è un impoverimento nella capacità di definizione e coscienza è più facile dialogare tra molti.
Mi rimane sempre la curiosità se un professore universitario ascolti tutti i suoi studenti durante un corso :8, le relazioni uno a molti o molti a molti sono sempre esplosive ;D
giandavide
o san aldo: come si conciliano le tua parole sul partito di grillo con il sondaggio odierno del movimento 5 stellein cui le opzioni sono ecr, efd e non iscrizione? mi sembra che le uniche prese di posizioni possibili siano collocate non solo decisamente a destra (e finalmente la finiamo con sta storia del nè di destra nè di sinistra) ma anche decisamente verso partiti sfacciatamente neoliberisti. quindi credo che gli specchi diventino sempre più lisci e inarrampicabili e lo spazio per la fantasia si restringa fortemente, costretto dall’estrema concretezza delle imposizioni poste nelle scelte del sondaggio. ed è anche logico che un partito neoliberista fino al midollo come ilm5s non abbia nessun reale progetto oltre a quello di fare vincere i neoliberisti delpd: tanto sempre di neoliberismo si tratta….
p. s. sono contentissimodi avere votato alle scorse politiche per l’unico partito che ha fatto un congressoper decidere la linea politica, gli elettori hanno sceltodiversamente dalla dirigenza, e alla fine si è fatto quello che volevano gli elettori. non posso non scrivere queste cose senza malcelato orgoglio: io non sono appartenuto alla schiera dei truffati dal primo capo di partito che passa, ma ho saputo di che morte sarei morto in tempi veramente non sospetti: voi grillini ormai nobn potete far altro che farvi piacere cameron e/o farage e dire che la destra non esiste più eccetera eccetera.in caso contrario immagino quanto sarebbe seccante ammettere di essere stati arruolati in modo coatto tra i reazionari tout court
Gianluca
“Nè di destra né di sinistra”, ma il sondaggio prevede solo opzioni dichiaratamente di destra, come si concilia?
Finiamola con questa confusione: M5S si è collocato a destra, il PD punta al centro e purtroppo a sinistra manca un soggetto politico forte e unito. E’ l’ora di costruirlo, e se quelli che si dicono di sinistra e poi votano PD o M5S o si astengono dessero una mano sarebbe forse più facile!
aldogiannuli
Giancluca, giandavide ecc: Ovviamente la soluzione con l’Ukip non mi piace affatto e meno mi serebbe piaciuta quella con i conservatori, però il quesito era formulato in quel modo perchè solo quei due gruppi avevano avanzato una proposta. I liberali hanno dato un giudizio negativo del M5s come anti europeista ed i verdi non hanno fatto alcuna proposta ufficiale. Per cui le scelte che rimanevano quelle erano. Noin credo che questo basti a collocare a destra il M5s che avrà ancora molte svolte e turbolenze. Posso solo dire: vediamo cosa riusciranno a fare i deputati M5s da quella collocazione. Temo assai poco e tempo che quel poco sarà soverchiato dall’effetto di immagine negativo, comunque stiamo a vedere.
giandavide
e tra parentesi, il fatto che la scelta sia stata tra due partiti inglesi, tagliando fuori il resto del continente europeo per le alleanze, non fa sembrare il m5s un partito un pò troppo amerikano?
giandavide
il caso è diverso da quello dei liberali: le tematiche ecologiche proposte dal m5s sono una delle poche cose con qualche pretesa di serietà provenienti dal suddetto partito, e se fossero state messe sul tavolo sarebbero risultate molto difficili da respingere da parte di una coalizione di partiti che si definiscono ambientalisti. specie se si considera che i verdi sono in realtà costituiti da due gruppi, e uno di questi è l’ale, che introduce elementi nazionalisti e federalisti, quando non peggio: mi sembra difficile che in una confederazione così vasta non ci sia stato posto per grillo quando nella pagina ci si vedono dentro pure gli irredentisti fiumani. certo, posso capire la grossa paura dei tedeschi di non essere più il partito egemone della coalizione e di diventare secondi dopo i 17 parlamentari di grillo. ma direi che questa sarebbe stata una motivazione in più per provarci seriamente, dato che le possibilità di “sbancare” erano elevate.
insomma non sarebbe stato difficile trovare delle sponde, se solo ci fosse stata l’intenzione di cercarle: infatti grillo è andato solo da farage, non mi sembra sia andato a parigi o a berlino per cercare alleanze più realistiche. perchè va considerato soprattutto il fatto che l’edf al momento non ha nè i numeri nè l’appeal per costituire un gruppo parlamentare, e stando alla postilla presente nel modulo di votazione, in caso di inapplicabilità della prima scelta si passa alla seconda. ovvero il gruppo misto. e se il risultato sarà comunque questo, che senso ha avuto non averci provato con impegno coi verdi?
Germano Germani
Il vero problema è dato dal fatto che bisogna trovare una definizione di fascismo accettabile.Per dirla con Pino Rauti, che sosteneva di non sentirsi neofascista, ma che tuttavia, considerava il fascismo un grande giacimento storico-ideale, cui si poteva attingere ai migliori postulati da adottare in chiave moderna.Certo il fascismo visto come virus,come malattia, come conservazione, come destra reazionaria, è da respingere.Lasciamo queste patetiche interpretazioni alle mummie imbalsamate, ai detriti di tutte le logge, di tutte le pseudo cellule rivoluzionarie, che hanno ampiamente e storicamente dimostrato il loro totale fallimento.E’ la totale ignoranza del fenomeno, che di fatto rappresenta il miglior alleato di questo strano e inquietante sommovimento tellurico, che periodicamente si ripresenta, sotto forme diverse, ma temibili per tutti i vari benpensanti.
Vincenzo Cucinotta
La mia opinione, opposta a quella che mi pare prevalere nei commenti, è che la scelta del M5S di aggregarsi con l’Ukip sia certo discutibile, ma migliore che non finire nei verdi.
Nell’area dell’ambientalismo, c’è confusione teorica, approssimazione politica, inerzia ed immagine mediatica di formazioni politiche inutili ed inconcludenti.
Direi che il sostanziale insuccesso dell’ambientalismo in politica abbia come prima spiegazione il tipo di organizzazioni che si sono dati e la loro linea politica del tutto inadeguata.
Basterebbe ricordare che i verdi si qualificano praticamente ovunque in Europa come movimenti tipicamente libertari. Avete capito bene, questi pretendono di essere libertari e allo stesso tempo verdi, c’è da aggiungere altro?
giandavide
probabilmente san vincenzo cucinotta confonde i termini “libetarismo” e “libertarianismo”, da quello che si legge, ma dato che i verdi sono stati cosìperdenti in questi anni (su questo sono d’accordo), la presenza maggioritaria (17 parlamentari grillo, 44 tutti gli altri) di un partito come i 5 stelle nella confederazione sarebbe stata talmente “pesante” da porre il partito di grillo come leader naturale della confederazione. è profondamente sbagliato ritenere l’ecologia limitata all’ambientalismo: l’ecologia è un modo di ripensare positivamente (in senso dialettico) la realtà e i rapporti sociali, e il fatto che questi scarsi e ignudi dei verdi in questi anni si siano mossi solo negli steccati del concetto puramente negativo di ambiente, che non vuole niente (al massimo non vuole qualcosa). e quando non si vuole niente o non si sa come spiegare cosa si vuole, molto probabilmente non si otterrà niente…
Vincenzo Cucinotta
Caro Giandavide, grazie di avermi fatto santo (come se mi avessi regalato la fontana di Trevi per intenderci), ma non ho fatto alcuna confusione. Parlavo di libertarismo e non del termine inglese assonante “libertarian”, perchè per motivi che pure dovrebbero apparire ovviii, ma che non posso argomentare in un breve commento, ritengo che un verde non può fare un uso incontrollato delle tecnologia, pena l’entrare in insanabili contraddizioni.
Nel campo dei cosiddetti diritti civili, molte tematiche sono venute alla ribalta per la disponibilità di nuove tecnologie: magari un verde dovrebbe rifletterci tanto prima di sostenere diritti che trovano fondamento nell’innovazione tecnologica, a me pare una cosa ovvia.
giandavide
mi sa che i verdi che hai conosciuto non sono persone molto brillanti. ma i termini ecologia e ambientalismo significano cose abbastanza diverse: ad esempio il problema di un ecologista non è quello di chiudere tutte le attività produttive e vivere di zappa, ma casomai di fare funzionare le attività produttive al meglio, per evitare sprechi e in generale per rendere le pratiche umane più intelligenti (e quindi meno vincolate dal mercato, volendo). ma mi rendo conto che il significato reale del termine in italia lo sapranno si e no in quattro gatti, e che la bandiera verde non si svendola perchè sono effettivamente quattro merde, ma non è che sia l’unico mondo possibile…
giandavide
per quanto riguarda il libertarismo non capisco perchè prendersela con correnti dell’ottocento che sono state peraltro parte di quel grumo di istanze da cui è nato il marxismo…
giandavide
per quanto riguarda la santità sono piuttosto ecumenico in questo periodo: quindi vi tocca
Germano Germani
Invece per quanto riguarda il libertarismo, beccatevi pure un libertarian green national socialist party (nazi org) operante negli USA.Minoritario e sicuramente atipico partito politico neonazista, che coniuga libertarismo con l’ecologia dei verdi.Ma perché stupirvi; lo sapevate che nel movimento antagonista “occupy Wall Street” vi erano anche alcuni militanti dell’American nazi party? Mao tse Tung affermava “grande è la confusione sotto il cielo,quindi la situazione è eccellente”. Rammento che alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Roma nel 1968, vi era presente il gruppo extraparlamentare Lotta di Popolo, che nel corso delle assemble studentesche, che vedevano uniti sia oltranzisti di sinistra che di destra,scandire lo slogan: “Hitler, Mao, uniti nella lotta” oppure “viva la dittatura fascista del proletariato”.
giandavide
a tutta la sacra famiglia: ma sta cosa di grillo che sta cercando intese con renzi su una legge elettorale? io per ora mi fermo qua, ma annuncio che c’è una certa possibilità che volino pesanti bestemmie.
aldogiannuli
giandavide: nomn credo che RENZI ACECTTI MA SE LO FACESSE SAREBBE IL RITORNO AL PROPORZIONALE, PER QUANDO CORRETTO E SAREBBE UN BEL PASSO AVANTI