Uscire dall’Euro: come?
Uno dei tanti depistaggi che siamo costretti ad ascoltare è quello che sostiene che o ci teniamo l’Euro così come è, o c’è la rottura, una uscita rovinosa per chi tornasse alla moneta nazionale, con una inflazione alle stelle, fame, miseria, disperazione.
Ed è ovvio che all’interrogativo (retorico) “Uscire dall’Euro o no”, la risposta è No. Ma il Mondo è bello perché è vario e le soluzioni possono essere molto diverse e non è detto che ci sia un solo modo di porre la questione.
Prima di tutto partiamo da una semplice constatazione: rispetto ai suoi obiettivi, l’euro è stato un fallimento. Infatti, i principali obiettivi della moneta unica erano fare da locomotiva verso l’unione politica e da elemento di convergenza fra le economie dei diversi paesi dell’Unione. E’ fuori discussione che la convergenza non c’è stata (anzi, c’è stato l’opposto) e che di unione politica non parla più nessuno sul serio. Inoltre i parametri fissati a Maastricht (limite del 3% al disavanzo, inflazione al 3% e debito al 60% del Pil) non sono mai stati rispettati né si vede come possano esserlo, pure introducendo il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio.
In più, il subentrare della crisi ha provocato effetti imprevisti, aggravando la situazione del debito pubblico di quasi tutti i paesi europei e creando ulteriori squilibri, la crescita nel continente si è inceppata e il rapporto con il dollaro peggiorato. Tutto lascia intendere la possibilità di tempi peggiori e non tanto in là.
In questo quadro, l’Euro si sta rivelando una palla al piede per le economie più deboli costrette a politiche di austerity che frenano la crescita e, anzi, deprimono il Pil. Ma questo, a sua volta, ha effetti negativi anche sulle economie “forti” (in particolare quella tedesca) che si trova ingabbiata in un quadro stagnante e destinato ad assorbire una minore quantità di esportazioni tedesche, il tutto mentre soffrono anche le esportazioni verso la Russia, per le infauste vicende ucraine ed in presenza di una notevole sofferenza delle banche tedesche che galleggiano proprio grazie ai capitali russi “congelati” a causa delle sanzioni. Insomma, anche la Germania non ha di che rallegrarsi, ma, soprattutto, inizia a chiedersi se l’Euro, che associa tanti straccioni, non sia qualcosa da superare per tornare al beneamato Marco.
In questo contesto, stanno partendo spinte divaricanti di tipo vario. Abbastanza note sono le reazioni “populiste” di destra del Fn, di Alba Dorata ecc, cui vengono spesso associati M5s e Ukip che, in realtà, sono cose diverse dalle altre e diverse fra loro. Ancora diversi sono i casi dei Veri Finlandesi o di Alternative fuer Deutschland che sono anti Euro, ma per così dire, “dall’alto”, cioè auspicano una secessione non dei più poveri, ma dei più ricchi, per un Euro ristretto al circolo germanofilo. Come si sa Afd ha avuto un congresso tempestoso nel quale si è affermata una dirigenza che, con ogni probabilità, ne ridurrà l’efficacia elettorale (trasformando Afd in una sorta di Fn tedesco), questo però non significa che non possa nascere qualche altra cosa o che, magari, gli sconfitti del congresso possano cercare di conquistare il Partito Liberale o andare a rafforzare l’ala Schauble di Cdu e Csu.
Sin qui, stiamo parlando di quel che è visibile ad occhio nudo. Ci sono poi i movimenti sotterranei, di cui non si parla che occasionalmente e per pochissimo. Ad esempio, si parla di tanto in tanto, di un progetto di riforma dell’Euro che i tedeschi starebbero trattando con i francesi, che porterebbe ad una revisione dei trattati e, qualcuno dice, ad una selezione fra i nuovi contraenti il patto.
Se non si tiene presente questo, non si capisce il dissenso di Schauble dalla Merkel: come è noto il personaggio è una belva, ma non tutto si spiega con la ferocia dell’indole teutonica (che pure ha una parte in questa storia), c’è dietro un retro pensiero: Schauble vuole l’estromissione della Grecia per aprire la strada alla revisione dei trattati istitutivi dell’Euro ed, in nome di questo, è anche disposto a concedere alla Grecia l’haircut, ma solo se esce dall’Euro.
Quanti pensano che l’Euro sia un ordine monetario destinato a durare in eterno, farebbero bene a prendere in considerazioni altri scenari possibili: ad esempio, dopo la Grecia viene Cipro, poi il Portogallo, poi forse la Spagna, ed il conto rischia di farsi troppo oneroso. Riuscirebbe a sopravvivere l’Euro ad una serie di default a catena? E se l’insostenibilità del debito toccasse l’Italia? L’Italia è troppo grande per fallire, ma anche troppo grande per essere salvata. I fedeli del credo eurista non ci pensano, ma quelli come Schauble si.
Dunque, è realistico che in tempi abbastanza brevi, assisteremo ad una ridiscussione dell’ordine monetario europeo il che non significa che ciascuno debba necessariamente tornare a casa con la sua moneta nazionale.
Vediamo una serie di soluzioni possibili, da quella più prossima all’ordine esistente a quella più lontana:
a. l’Euro rimane ma cambia natura: da moneta orientata alla stabilità ad ogni costo, a moneta espansiva, ma, con una Germania a “statuto speciale” che si dà una seconda moneta interna a forte impianto anti inflazionistico
b. l’Euro rimane ma ad uscire è la Germania e si stabilisce un cambio più o meno fisso o flessibile fra il nuovo Marco e l’Euro
c. l’Euro si “sdoppia” fra Euro forte (o Neuro) adottato dai paesi del nord e euro debole (Seuro) adottato dai paesi mediterranei. Difficile dire quale potrebbe essere la collocazione della Francia
d. l’Euro resta come unità di conto, mentre i singoli paesi si danno moneta nazionale o a gruppi di paesi omogenei (ad esempio Spagna e Portogallo, Grecia e Cipro, Germania, Austria e Repubblica Ceca ecc.) con un rapporto di cambio interno flessibile (come era ai tempi dello Sme)
e. Si decide di abbandonare l’Euro in favore di monete nazionali o di gruppi di paesi, ma in modo negoziato e controllato, con periodo di garanzia reciproca o di doppia circolazione, in modo da frenare spinte inflattive che nuocerebbero a tutti
f. Alcuni paesi particolarmente deboli escono in ordine sparso, mentre l’Euro, pur fortemente assottigliato, resta in piedi.
g. Si sfascia tutto e ciascuno torna alla moneta nazionale.
Ovviamente, ogni soluzione ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi, i suoi rischi, il suo conto fra costi e benefici, il suo grado di attuabilità più o meno grande. Ad esempio non ci vuol molto a capire che le ultime due soluzioni sono quelle più rischiose, ma che la prima è decisamente poco probabile, per le resistenze tedesche.
Personalmente propendo per la soluzione E, ma ritengo accettabili anche c e d, e ritengo che si possa discutere di tutto. La cosa più sbagliata è far finta di nulla e proseguire nello “sciocco esperimento” come se nulla fosse, in attesa che il tetto ci crolli in testa.
Aldo Giannuli
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ilBuonPeppe
“Uscire dall’Euro: come?”
La domanda corretta non è “come” ma “quando”. Semmai il “cosa fare subito dopo”. Il “come” è banale ed ha una sola modalità: un giro di telefonate per verificare che non c’è disponibilità per un’uscita concordata e un decreto urgente con cui si sospendono i trattati e si cambia moneta. 30 minuti in tutto (ovviamente prima va predisposto il necessario).
“il subentrare della crisi ha provocato effetti imprevisti”
Non è vero. Non solo era previsto, ma desiderato. Prodi stesso, in un’intervista del 2001 (se non ricordo male) disse “un giorno ci sarà una crisi e allora potremo fare ciò che oggi è politicamente improponibile”.
Quanto alle soluzioni prospettate, a), b), c) ed f) presuppongono comunque una moneta unica per un gruppo di paesi: gli squilibri sarebbero minori, ma la sostanza resterebbe la stessa, solo un po’ più sopportabile e con tempi di deflagrazione più lunghi. Una non-soluzione.
Le altre sono tutte, a parte i dettagli, per uno scioglimento che è l’unica cosa da fare. Che possa essere concordato è auspicabile ma più passa il tempo più diventa utopico.
Finirà male.
Aldo Giannuli
si temo anche io che finirà male per questa incapacità di capire in tempo i termini reali della situazione
Andrea T
Mi vengono i brividi quando penso allo spessore analitico e strategico alcuni elementi di punta del partito di governo in Italia: Carbone, Richetti, Moretti, Serracchiani, Picierno e Bonafè (e tanti taltri che vi risparmio)!
Eccome se finirà male! Per il nostro paese si prospetta una vera e propria tragedia.
Ci saranno i morti per strada prima ancora che i soggetti di cui sopra possano anche solo comprendere cosa è accaduto e come mai – anche se per allora l’Italia avrà fatto i compitini a casa, le miracolose “riforme” – ed elaborare il lutto del “sogno” europeo sfaldatosi in modo così brutale.
Angelo
Grazie
benito
io non sono in grado di fare delle analisi approfondite, ma il buon senso dice che una societa funziona se mediamente i vari membri chi piu’ chi meno hanno un qualche vantaggio a stare insieme, altrimenti prima o poi si sfascia. Ed appare ormai evidente che l’euro e’ stato ritagliato su misura per il piu’ forte. Quindi nel momento in cui il fallimento dell Euro e’ conclamato sara’ sempre il piu forte a decidere come abortire l’euro, cioe’ nel modo a lui piu conveniente e meno conveniente per gli altri, poiche’ questa che doveva essere l europa che unisce e’ invece l’europa che divide
Riccardo
Io invece penso che la tua semplice sintesi sia una delle cose più vere che abbia mai letto. Accetta i miei complimenti, insieme alla speranza che non avvenga quello che prevedi, e che nasca una moneta unica che faccia gli interessi dei più deboli e non dei più forti.
Gimo
Sempre con molta reticenza (per consapevolezza dei miei limiti) propongo qui una lettura nella scia di un approccio al problema che gli eventi stanno in qualche modo confortando. Se si assume come ipotesi di lavoro iperbolica che tutto l’impianto UE sia stato fortemente voluto per costruire un muro ad est a contenere la Germania e la Francia ed “invogliarle” ad osservare una stretta ortodossia NATO, gli eventi di questi mesi prendono posto in un nuovo ordine. Come dice correttamente Aldo, la Germania ha difficoltà a trovare un mercato abbastanza ampio in cui collocare il suo export. Questo mercato c’è, evidentemente, e ad Ufa pochi giorni fa ha addirittura creato una banca potenzialmente destinata a scalzare il dollaro dal trono di valuta pregiata. Ma esistono vincoli ufficiali (i trattati) e ufficiosi (di natura commerciale) per infrangere i quali occorre avere una alternativa economica e di “posizionamento” certa e immediatamente attuabile. Cosa che, con una situazione geopolitica instabile come non lo era da anni, non è affatto banale. Ci sono movimenti imprevisti: gli Usa che fanno accordi con l’Iran, la Grecia che (notizia degli ultimi minuti non ancora confermata) farebbe accordi militari con Israele che intanto si spende fortemente con i paesi UE del Mediterraneo, l’Ucraina che continua a sobollire, la mastodontica esercitazione NATO Trident ormai alle porte con un inedito dispiegamento di forze sul Baltico. Insomma, c’è molto movimento e ho la sensazione che il lavorio sotterraneo sia decisamente più significativo di quanto emerga sulla cronaca. In questo senso la moneta unica diventa quasi un fatto incidentale e il suo destino (che è certo ed abbastanza vicino ad una svolta) dipende fortemente dagli sviluppi di una partita a scacchi ancora in pieno svolgimento. Credo.
Riccardo
Giannuli, a mio parere non tiene conto di una cosa: l’Euro è parte del processo di evoluzione del capitale europeo da produttivo e legato al territorio, a globalizzato e finanziarizzato. Questo processo è irreversibile, quindi è utopistico pensare a soluzioni di ritorno a monete nazionali.
L’Euro è sí destinato ad implodere, un po’ perchè è proprio un’idea sbagliata, un po’ per effetto di quei paesi che saranno stanchi di una crisi interminabile e si coalizzeranno per farlo rinascere sotto una nuova forma. Quando si daranno le condizioni per questa implosione? Difficile dirlo, perchè la moneta unica è stata pensata anche per contrastare lo strapotere del Dollaro. Il fatto che abbia fallito miseramente in questo obiettivo, ha reso felicissimi gli USA, che infatti spingono per mantenere l’Euro così com’è. In aggiunta, la coalizione politica di cui parlo è ben al di là da venire, specialmente se si considera quello della Grecia un tradimento e non un primo tentativo di ribellione soffocato per assenza di alleati politici.
In definitiva, prevedo tempi cupi ancora a lungo. Le classi politiche europee hanno ancora da guadagnare con l’Euro, la propaganda sta facendo accettare alle classi lavoratrici lo schiavismo e fra loro c’è ancora parecchio risparmio a cui attingere.
Michelangelo Ingrassia
Carissimo Aldo, analisi brillante la tua. Non credi, però, che tutto quello che è accaduto e sta accadendo in Europa, compreso il mutamento di rotta del fellone greco, non debba essere analizzato tenendo in considerazione il fattore TTIP? E’ possibile che si esca oggi dall’euro per entrare domani nell’eurodollaro? A quel punto si che sarà la catastrofe della democrazia politica e della democrazia economica. Se esistesse in Europa una Sinistra degna di questo nome e una Internazionale degna della sua storia, dovremmo avere un conflitto sociale drammatico e catartico. Settant’anni di riformismo borghese e di pacifismo radicale hanno cannabizato la Sinistra. Qualche hanno fa Bruno Arpaia pubblicò un saggio intitolato “Per una sinistra reazionaria”. In pochi lo hanno letto e ancora più pochi sarebbero disposti a praticarlo perché, in fondo, è molto più comodo subire che lottare. Questa è la tragica realtà. I padri dei nostri padri, che seppero lottare, si rivoltano nelle tombe che nessuno vuole scoperchiare. Ci meriteremo il destino che altri stanno preparando per noi.
Antonio
Quando si parla di uscita dall’euro mi sembra doveroso citare l’opera di divulgazione del Prof. bagnai che da 5 anni si spende per informare. Non v’è dubbio che l’euro vada superato. Ritengo che le valute nazionali siano il sistema migliore. Per avviare lo smantellamento sarebbe certamente più comodo fare uscire i paesi più forti a poco a poco
Riccardo
La verità è che Bagnai da 5 anni si spende per accrescere il proprio ego e dare argomenti all’estrema destra. Commette una serie di errori grossolani nelle sue analisi, in particolare sulle cause del boom economico italiano (che vede come un’età dell’oro ripetibile solo tornando alla Lira, povero cocco ingenuo) oltre a sfuggirgli completamente che il processo della moneta unica è irreversibile. Tornare alle monete nazionali, per lui significa solo togliere il potere di sfruttamento alle elites del capitalismo globalizzato per ridarlo alle elites delle borghesie nazionali. Sai che vantaggio.
Andrea T
La Sua tesi è ben nota: “il nazionalismo è di destra, brutto, quindi dobbiamo tenerci l’euro che ci opprime [ma spesso – e magari non sarà il suo caso – quelli che utilizzano questo modo di argomentare, in prima persona plurale, hanno il sedere bene al caldo e la IRragionevole certezza che ci rimarrebbe anche se la tempesta fuori dovesse infuriare] soltanto per colpa dei tedeschi cattivi, quindi non ci resta che attendere pazientemente che si realizzi il “sogno” di unità dei proletari di tutta Europa, un’altra Europa”.
Chi adotta questa impostazione è talmente accecato dall’odio ideologico nei confronti della nazione e del nemico di classe (riconosciuto con lenti ormai sfocate), da non vedere che questa “Europa”, questo assetto di regole, È strutturalmente basato sulla divisione tra i lavoratori (inclusi i lavoratori autonomi, i piccoli imprenditori e i piccoli professionisti) e i pensionati di tutta Europa. La famosa “forte competizione” altro non è che dire all’italiano: “Ehi merda, hai visto? Il tedesco è più “virtuoso” [che si può leggere anche come “crumiro”] di te, perché ha fatto le riforme strutturali [che si legge “si è fatto tagliare lo stipendio”], adesso, se vuoi evitare le 7 piaghe d’Egitto dell’uscita dall’euro voluta dal cattivo Schäuble, stai zitto e buono mentre affilo la lama”. Al tedesco dicono: “Da degno Übermensch sei stato bravo, un ometto, non hai versato nemmeno una lacrima. Però, vedi, se i benefici tardano ad arrivare è perché quel essere inferiore del greco non vuole accettare i sacrifici che hai accettato tu e quindi, invece di dare a te i frutti raccolti grazie al tuo sacrificio, siamo costretti a metterli nel canestro del fondo salvastati per darli a lui”.
QUESTA è l'”Europa” che viene difesa dagli ingenui detrattori di quello che secondo loro sarebbe il nazionalismo: una fucina di risentimenti nazionalistici utilizzati per schiacciare tutti i proletariati europei. Questa e non “un’altra Europa”. Il “sogno” non può realizzarsi, bisogna rinsavire perché la realtà materiale è un incubo.
Sicuramente Bagnai avrà un ego smisurato (e l’esigenza di alimentarlo). Ma qui, stigmatizzare l’ego di Bagnai mi sembra fuori luogo, infantile e ridicolo, considerando qual è la posta in gioco. Ben venga questo esercizio di alimentazione dell’ego se è un esercizio fertile per aprile gli occhi a tante persone che per anni hanno brancolato nell’oscurità di un’informazione conformista e/o ideologicamente accecata dai dogmi di ogni parrocchia.
Magari Lei avrà fatto degli studi accademici avanzati di economia internazionale monetaria per poter confutare le argomentazioni di Bagnai. Allora si lasci tentare, alimenti anche Lei il Suo ego! Così potrà aiutarci ancora meglio a comprendere.
Personalmente non vedo l’ora di leggere una confutazione di Bagnai che non si basi sull’ideologia del mercato a tutti i costi o su quella dell’altra Europa che non c’è contro il nazionalismo brutto.
Aldo Giannuli
sono abbastanza d’accordo
p
@Andrea T
Ridurre quello che sta avvenendo unicamente ad un problema di economia internazionale monetaria significa, per utilizzare le tue stesse parole, … brancolare nell’oscurità di un’informazione conformista e/o ideologicamente accecata dai dogmi di ogni parrocchia….
Perchè quella di Bagnai è solo un’altra parrocchia frequentata da tanti Donald bisognosi di qualcosa in cui credere per sentirsi superiori alla media.
Giacomo Bandini
Splendido commento, @Andrea T.
leopoldo
in questo libro di l. gallino si presenta una genesi della crisi articolata, a partire dagli anni ’70, su bisogni speculativi dell’inerzia del capitale, strutture normative per favorire la speculazione e delle esigue difese legislative e strutturali della finanza, meccanismi efficienti finanziari (cdo,siv,…), il rapporto fra BCE banche centrali banche private e trasformazione del diritto di signoraggio, rapporto ideologico e comunicativo, possibili vie per uscire dallo stallo attuale. Non fatevi spaventare dal titolo un po’ infelice è scritto in modo serio e scorrevole sostanzialmente sostiene le tesi qui esposte.
Giovanni Talpone
Se saltasse l’euro, alla Casa Bianca e al Cremlino si brinderebbe, e così farebbero i loro amici qui da noi. Però è vero che senza un Governo Europeo e una politica perequativa fra le varie aree europee, difficilmente l’euro com’è oggi durerà a lungo.
fabio
salve professore,
le segnalo questo interessante articolo;
http://www.zerohedge.com/news/2015-07-26/reports-secret-drachma-plots-leave-tsipras-facing-fresh-crisis
Gaz
Chi di moneta ferisce, di moneta perisce. ALla Germania dopo l’euro/marco sarà data una moneta comune ancor più forte per farne il prolungamento della Danimarca: un paesone agricolo.