Si può fare il referendum sull’Euro e come?

Come si sa, Grillo ha annunciato la richiesta di un referendum sull’Euro da parte del M5s, con l’intento di recuperare la sovranità monetaria. Ed, ovviamente, si è posto subito il problema di come farlo e del se sia ammissibile. I problemi sono questi:

-una funzione essenziale come quella monetaria non può essere bloccata e, siccome il referendum abrogativo non comporta di per sé il ripristino della situazione quo ante, non sarebbe possibile dar corso ad un eventuale risultato favorevole all’abrogazione, per cui il referendum sarebbe dichiarato inammissibile al 100% delle probabilità;

-in secondo luogo, l’Euro è il risultato di un ponderoso trattato internazionale che è materia esplicitamente esclusa dalle consultazioni referendarie, dall’art. 75 II c. della Costituzione.

La materia è spinosa e merita di essere approfondita. Si può sostenere che il referendum sull’Euro potrebbe essere un referendum “di indirizzo”, per cui l’elettorato dà una indicazione al Parlamento che ha poi l’obbligo di dare esecuzione a quando deciso (magari istituendo nuovamente la lira).

Però, il referendum di indirizzo in quanto propositivo non è ancora istituito, anche se nel processo di riforma costituzionale la questione è stata posa e si potrebbe arrivare a inserirlo in Costituzione. Può darsi, ma per ora non c’è. Si può fare un’altra cosa: manipolare il testo della norma sottoposta a consultazione in modo da ricavarne una sorta di referendum di indirizzo, insomma: non un quesito che determini l’immediata uscita dell’Italia dall’Euro (posto che ciò sia fattibile) ma che apra il processo in questo senso.

Va detto, però, che l’obbligo per il Parlamento e per il Governo di dar seguito all’indicazione referendaria è un obbligo abbastanza imperfetto essendo del tutto sfornito di sanzione, per cui non appare probabile che la cosa avrebbe grande seguito, come è già accaduto in passato per consultazioni simili.

C’è poi il problema che il referendum va ad impingere in una materia di natura internazionale. Il che ne rende assai ardua l’approvazione da parte della Consulta. Tanto più che la semplice declaratoria di ammissione avrebbe immediati riflessi sull’apprezzamento della moneta sui mercati internazionali con  le reazioni degli altri contraenti il patto che è facile prevedere. Va presa in considerazione anche l’ipotesi di un ricorso alla corte europea che potrebbe bloccare il referendum.

Vero è che si può sostenere che la cessione della sovranità monetaria è stata decisa senza alcun atto di rango costituzionale, ma la Costituzione sulla moneta tace e quindi si è proceduto come se ciò non fosse necessario. In effetti sarebbe stato opportuno questo passaggio, forse sarebbe stato opportuno anche un referendum consultivo preliminare comunque sia ormai l’Euro c’è.

E le cose si complicano se si pensa a quale norma sia da sottoporre a referendum: il passaggio all’Euro è stato il prodotto di una complicatissima architettura di leggi di autorizzazione, accordi internazionali fra stati e fra banche centrali (tutta roba non sottoponibile a referendum) e di leggi applicative. Vero è che la Costituzione proibisce di sottoporre a referendum le leggi di autorizzazione a concludere trattati internazionali, mentre tace sulle leggi applicative, ma a maggior ragione anche queste non sono suscettibili di quesito referendario, per logica. E, infatti, quando i radicali tentarono di ottenere l’abrogazione del Trattato Lateranense,  chiedendo l’abrogazione della legge applicativa di esso, la Corte respinse senza alcuna incertezza il loro quesito.

E meno che mai appare possibile manipolare un contesto normativo così complesso, con risultati imprevedibili sul combinato disposto. Insomma, da questo punto di vista non parliamone proprio.

Dunque, l’unica strada possibile sarebbe quella del referendum consultivo con proposta legge di iniziativa popolare. Nulla lo impedirebbe sul piano costituzionale (in fondo c’è il precedente del referendum consultivo del 1989, proprio in materia di unificazione europea). I problemi, però  sarebbero tutti di natura politica. In primo luogo, quelle stesse pressioni dei partner europei, cui abbiamo accennato poco prima a proposito di un referendum manipolativo, ci sarebbero anche in questo caso, perché comunque, un referendum del genere avrebbe effetti sulla stabilità della moneta già al suo annuncio. Perturbazioni magari più ridotte, ma comunque ci sarebbero. Ed è facile capire che questo non rallegrerebbe i cuori a Berlino.

Poi, il punto è che raccolte le firme non c’è alcun obbligo di dar luogo al referendum, perché occorrerebbe approvare una apposita legge, ma non c’è l’obbligo del Parlamento di approvarla, anzi neppure di metterla all’ordine del giorno. E con i chiari di luna che si vedono l’ipotesi mi sembra poco probabile.

Credo che siamo in un cul de sac dal quale sarà difficile uscire, ma il merito della proposta del M5s è quello di porre la questione: qui nessuno ha mai chiesto agli italiani (e neppure ai tedeschi, ai francesi, ai greci, agli irlandesi, agli olandesi ecc.) se vogliono questa moneta comune ed abbiamo messo tutto in mano alla tecnocrazia della Bce non eletta da nessuno e che non risponde a nessuno (o meglio, solo alla BuBa).

Proviamo in qualche modo a livello nazionale, ma, forse, la vera strada è quella di una azione europea coordinata. In qualche modo dobbiamo uscirne.

Purché non si finisca per coordinarla con Marine Le Pen e i Veri Finlandesi…

Aldo Giannuli

#fuoridalleuro, accordo europa, aldo giannuli, antieuropeismo, bce, beppe grillo, costituzione, euro, europeismo, euroscetticismo, m5s, moneta unica, referendum sull'euro, unione europea


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (21)

  • le forze in gioco stanno determinando il “fallimento del progetto euro”. A prescindere dalle determinazioni dell’Italia, il rischio che uno più euromembri dell’Europa valutino di trasformare le regole dei rapporti monetari fra di loro diventa sempre più concreto.
    L’Italia è assolutamente impreparata a tale evenienza e le voci politiche definite ” NO Euro” stanno solamente creando confusione e , di fatto, consolidando lo status quo. un Referendum contro l ‘euro equivale ad unreferendum contro IL VIRUS Ebola ( ovviamente: gli altri sono cattivi ed untori , ma questi giovani meravigliosi stanno in parlamento per spirito di sacrificio, ed evitare che si ammalino gli italiani).
    Occorre, invece, studiare, prepararsi e informare sugli scenari peggiori, predisponendo gli strumenti per affrontare la fine dell’Euro.
    A tal fine occorre intervenire con una complessiva progettualità economica che ponga al centro del passaggio di sistema le esigenze e gli interessi del popolo italiano, tenendo conto della ineguale distribuzione della ricchezza come fattore determinante, e non solo consegquenziale, dell’inadeguatezza delle politiche del rigore,
    Sfortunatamente, nessun gruppo politico dedica un minimo di risorse o sforzo a tale funzione.

  • “il merito della proposta del M5s è quello di porre la questione”
    Vero. Se la questione viene posta; cioè se questa cosa del referendum (che di per sé è chiaramente una strada senza sbocco) diventa la scusa per parlare seriamente dell’euro e dei problemi che si porta appresso.
    Al momento però non mi risulta che Grillo abbia fatto qualcosa in questo senso, come non lo ha fatto prima di questo annuncio. E questo non è scusabile in alcun modo dal momento che lui è titolare di uno dei blog più seguiti d’Italia: se vuole scatenare una discussione gli basta pubblicare un articolo al giorno.
    I fatti, per ora, dicono che Grillo sta prendendo in giro gli italiani.
    http://www.pleonastico.it/blog/intercettando/34320

  • noi usciremo dall’euro quando grazie a Marine Le Pen questa buffonata finirà, visto che non abbiamo la dignità e gli attributi di uscirne da soli..

  • Caro Aldo,
    il riferimento alla le Pen finale è molto pertinente. La Signora, infatti, non ha proposto di promuovere un referendum. Molto più prosaicamente (ed in linea con quella cosa chiamata “democrazia rappresentativa”, ha detto ai Francesi: se votate me, io porterò la Francia fuori dall’euro.
    Ecco, perchè Grillo (se è convinto che l’Euro sia un male per l’economia italiana, e per gli Italiani in primis) non dice la stessa cosa? Perchè non dice: l’euro non funziona, è una condanna (per questo q quest’altro motivo). Se siete d’accordo con me, votate il M5S e io mi impegno a portare l’Italia fuori dall’euro. E meno complicato, più lineare, e più fattibile del fantomatico referendum.

    PS: dalla moneta unica di esce in una notte (ad esempio, un venerdì sera, per approfittare del we e mercati chiusi), non durante (o in grazia di) una campagna referendaria lunga settimaneo mesi.
    PS2: ma non sarà che la proposta del referendum di Grillo è un modo per intercettare il consenso di chia non lo vuole, e allo stesso tempo non imicarsi troppo gli establishment europei? Insomma, non sarà che è tutta una finta, un inganno?
    Per maggiori dettagli, il necessario http://goofynomics.blogspot.it/

    Saluti!

  • In realtà la trovata del referendum presenta più insidie che altro. Da non trascurare poi l’eventualità che lo si perda, mettendo una pietra tombale sulla possibilità di riscatto degli Stati nazionali e dei suoi cittadini. La possibilità di vincerlo è remota come la possibilità di fare massa critica, di trovare un punto di incontro in seno al parlamento e fra la società civile ed intelletttuale. Salvini e Grillo non comunicano e neppure i numerosi studiosi ed accademici in grado di dare solidità alle argomentazioni antieuriste. La sinistra (se c’è vita a sinistra del pd) non è ancora pervenuta o si muove proprio fra le braccia del nuovo poppremier che in scioltezza si fa seguire da media e politicanti come il famoso pifferaio.
    Sintesi: spero solo che un bel pò di buon senso e umiltà spinga la prima forza di opposizione a coordinare il fronte delle critiche. i contributi non mancherebbero e non capisco perchè ad esempio non ci sia ancora stato sul blog di Grillo un intervento di un certo accademico di Pescara sul tema, come giustamente avviene per i post talvolta ripresi proprio da questo blog.
    Si vuole creare o distruggere? Il tempo passa e il pifferario suona sempre più forte.

  • Tenerone Dolcissimo

    Mi si permetta un fuori tema, prendendo spunto da quanto dice giustamente il professore, sull’assenza di valore giuridico del referendum sull’euro, giusta le disposizioni della nostra legge fondamentale, quella che certi burloni in vena di scherzi negli anni 40 vollero chiamare costituzione.
    Da buon liberale credo che un popolo debba essere sempre libero di prendere le decisioni che lo interessano e dire se vuole liberare Gesu’ o Barabba, pagandone le conseguenze. Questa è la strada che hanno ad esempio imboccato gli svizzeri mentre noi affidiamo le nostre scelte ad una casta di ottimati, fiduciosi che saranno piu’ saggi del popolo che rappresentano, senza accorgersi che la nostra classe dirigente è enormemente peggiore della classe diretta e questo da sempre, come si può evincere dai giudizi del feldmaresciallo Rommel su soldati ed ufficiali dell’esercito italiano.
    Un ultima parola per le anime candide che credono che quella che ci ostiniamo a chiamare costituzione sia “la più bella del mondo”.
    Se siete liberali, convincetevi che è una vera schifezza di cui un popolo libero si vergognerebbe. Certo che da noi dove il fisco mette il naso in tutte le nostre carte la libertà quasi nessuno sa cos’è.
    Se siete marxisti siete liberi di adorarla, ma per favore smettetela di chiamarla costituzione: uno perché non lo e’ e due perché su tale parole c’è il copyright di noi liberali. Chiamatela legge fondamentale come hanno fatto i tedeschi oppure buzumbu’ o altri termini di fantasia.
    Saluti cordiali a tutti

  • Dalle elezioni del 2013 Grillo non ne azzecca più una. Prof. Lei che ha voce nelle alte sfere del M5* glielo dica che questo referendum è una CAGATA PAZZESCA! Solo un idiota poteva avere questa idea:
    1) Giuridicamente è una pistola senza caricatore: il referendum NON si può fare per tutte le ragioni da Lei dette nel post; e siccome M5* è minoranza, non passerà nemmeno nella forma di referendum consultivo da approvare con legge.
    2) Finanziariamente è una bomba atomica: ipotizziamo per assurdo che venga ammesso referendum consultivo: poiché uscire dall’euro e ripassare alla lira significa scambiare euro con nuova lira a valore svalutato, già solo all’annunzio, i fondi d’investimento inizierebbero a vendere a tambur battente i btp per tenersi gli euro, lo spread schizzerebbe in alto, in un millisecondo sarebbe panic selling; a seguire i cittadini inizierebbero a fare la fila alle banche per ritirare euro, cosicchè le banche finirebbero subito i soldi; ci sarebbe una fuga di capitali verso l’estero; le banche italiane detentrici di btp vedrebbero ridotto il loro valore e andrebbero in default, esteso a catena a tutto il sistema finanziario; in pochi giorni collassiamo e arriva la troika a farci un bel servizi etto. Sicchè darebbero la colpa al M5* Queste cose si fanno nottetempo, con blocco circolazione dei capitali e divieto di ritiro depositi, roba da governo rivoluzionario di guerra.
    3) Comunicazione, un disastro totale: gli strateghi del M5* dovrebbero spiegarci COME farebbero a comunicare le loro ragioni agli italioti, noti pecoroni cacasotto, visto che si sono autocensurati da ogni talk conquistandosi le “simpatie” dei giornalai con sputazze in faccia giornaliere. Ah..ma c’è la rete, NON seguita dagli over 50 che sono la maggioranza degli italioti e i maggiori detentori di btp. Il sistema, per le ragioni di cui sopra, inizierebbe una campagna terroristica sulle conseguenze dell’uscita dell’euro, gli euristi vincerebbero a furor di popolo
    Quindi, se questo referendum NON si farà mai, perché proporlo? Per fare ammuina! il che spiega che M5* così messo è destinato ad estinguersi per mancanza di strategie politiche. Glielo spieghi, prof, a chi decide lì, che la politica è: se non puoi batterli, alleati (Macchiavelli)

  • il problema è però che la questione è posta male; lo stesso discorso si potrebbe fare per le politiche di austerità, dato che anche in questo caso non sembra che siano state richieste esplicitamente dall’elettorato italiano. però c’è una piccola differenza: l’abolizione dell’euro può godere di un certo consenso anche senza bisogno di spiegare in cosa consiste, dato che chi non capisce tende comunque a pensare che si tratti di un ritorno al passato e relativi fasti del passato. nel caso dell’austerità, se l’elettore non capisce di cosa si tratta, è ben difficile che riesca a sostenere con successo una parte politica che proponga scelte economiche differenti. e su questo non c’è molto da sperare dato che girano tutt’al più storielle: o la storiella dei montiani e dei bambini che non fanno i compiti a casa, o la storiella di bagnai per cui euro e austerità sono la stessa cosa. in entrambi i casi non c’è una reale riflessione sui problemi relativi alla distribuzione della ricchezza nel nostro paese (notevole quando bagnai dice nella pagina linkata poco sopra che per aumentare la domanda aggregata bisogna “sospendere il mercato unico”, frase che tradisce una certa acrimonia verso chi vuole aumentare la domanda aggregata).
    per il resto sono anch’io dell’avviso che si debba necessariamente procedere coordinatamente su scala sovranazionale con il fine di fermare le politiche di austerità, in modo che non si ripeta il solito canovaccio di queste elezioni europee in cui i contrari alle politiche merkeliane erano inutilmente divisi tra pro e no euro e si sono quindi fatti bastonare elettoralmente, mentre è lapalissiano che se ci fosse stato un fronte contrario all’austerità i popolari non avrebbero vinto e adesso non ci troveremmo sepolti in questa melma.

  • p.s. per quanto riguarda grillo che chiede sempre sto referendum come un disco rotto, ho già detto che per me la gente in genere può essere cretina, ma fino a un certo punto. e mi sembra veramente difficile credere che grillo sia così cretino da fare queste proposte in modo innocente: in fondo l’attacco speculativo nei confronti dell’italia sussiste, le sfere finanziarie a cui è vicino casaleggio non si fanno certo problemi morali a speculare sul debito pubblico italiano, e peraltro in queste settimane la riluttanza di draghi a intervenire e la possibilità che gli usa sospendano il qe fanno pensare che una nuova tempesta speculativa sia alle porte. in una situazione del genere annunci così destabilizzanti non possono che avere come unico fine quello di favorire la speculazione e i guadagni di chi specula.

  • @A P

    «Purché non si finisca per coordinarla con Marine Le Pen»

    Ma no, la si coordina con con gli tsiprioti e con il mitico Nigel, visto che lui l’euro non ce l’ha già. Magari von Rampoy può far da consulente insieme a Weidmann.

    Tanto Casaleggio il TTIP non lo vuole… (o, meglio, non lo vuole “così”…)

    «il merito della proposta del M5s è quello di porre la questione»

    Sì, il M5S, l’altra faccia del PD che ha raccolto il dissenso per farci “felicemente” decrescere e consegnarci agli amici di Gianroberto e Beppe: ovvero gli americani, ovvero la patria del complesso militare e finanziario, ovvero l’Impero.

    @Professore
    Sa perché non accetta la possibilità di cooperare con il FN?

    Per lo stesso motivo per cui pubblica – con orgoglio – Rosati.

  • Esaminiamo la possibilità che questa sia davvero una provocazione, ma non intesa a fini propagandistici, come qualcuno anti M5S afferma con molta sicurezza, ma allo scopo di accendere un dibattito davvero costruttivo sull’argomento.
    Finora non c’è stato; c’è invece il solito schieramento all’italiana, con i tifosi divisi nelle due categorie classiche:
    1) pro (Euro), senza se e senza ma, sordi e ciechi a qualsiasi possibilità di cambiamento;
    2) contro, con gli assertori convinti che il ritorno alla lira sia la panacea a tutti i mali e la soluzione della crisi.
    C’è poi la terza categoria, la sempre verde “maggioranza silenziosa”, che resta in attesa di vedere chi tra i due contendenti l’avrà vinta per correre subito dopo in difesa del vincitore, salvo poi a cose fatte lamentarsi delle conseguenze e versare lacrime di coccodrillo.
    Un referendum consultivo costringerebbe se non altro gli uni e degli altri ad argomentare le proprie ragioni e potrebbe portare (si spera) ad alternative possibili all’uscita dall’Euro sic et simpliciter, se esistono.
    Ad esempio, tenerci l’Euro ma battere ed utilizzare una moneta per l’economia interna, tornando alla situazione degli anni 2000-2001, anni nei quali un kg di pane, per fare un esempio, potevi pagarlo ancora 1.800-2000 lire, cioè 1-1,2 Euro, invece dei 3-3,5 Euro quanto è venuto a costare negli anni immediatamente successivi.
    Gli esempi non mancano; basta pensare ai Bitcoin, che dei privati sono riusciti ad inventarsi ed a far utilizzare da centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo parallelamente alle monete legali.
    Non si vede perché uno Stato sovrano (?) non possa decidere di fare altrettanto: o forse la Costituzione e gli accordi internazionali ci impediscono anche questo?
    Il vero problema è che non si vede chi possa portare avanti questa o eventuali altre soluzioni con l’intelligenza e il coraggio necessari: non i nostri politici, che perseguono solo il proprio tornaconto e si espongono solo quando c’è da difendere la casta e i poteri forti, ma neppure Grillo o Casaleggio, che non hanno (e non vogliono) assumere ruoli istituzionali.
    Alla fine, l’unica speranza potremmo riporla proprio nella tanto disprezzata o esaltata Rete, cioè in una democrazia partecipativa sul tipo di quella svizzera: il guaio è che per fidarsi del giudizio della gente comune bisogna anzitutto aver stima e considerazione di se stessi, qualità che mancano fondamentalmente agli Italiani.
    Rassegnamoci quindi ad aspettare che si muovano i soliti Francesi, antipatici quanto si vuole ma davvero indipendenti e molto (fin troppo) sicuri del fatto loro: non hanno forse già incendiato l’Europa più volte (la Rivoluzione, Napoleone e il ’68)? Per non parlare dell’apporto fondamentale alla vittoria finale nell’ultima guerra della Resistenza francese, vero cavallo di Troia e spina nel fianco dei tedeschi: e già se ne cominciano a vedere i segni, tipo lo sforamento annunciato ai parametri di Maastricht per il 2015.

  • In effetti anche Krugman attende il prossimo cumulo di cadaveri poiché:

    «È possibile che la storia di Marine Le Pen che farà uscire la Francia sia dall’euro che dall’Unione europea non sia plausibile; ma qual è l’altro scenario?»

    Bisogna avvertirlo che ci porterà fuori un comico con un referendum, dopo anni di informazione con Benettazzo, Beppe Scienza e decrescisti vari, dopo aver alimentato il livore populista nella Repubblica degli autorazzisti, dei collaborazionisti e dei fascistologi:

    http://vocidallestero.blogspot.it/2014/10/krugman-europanico-20.html

    D’altronde finché la destra sta a sinistra dell’ estrema sinistra….

  • Stiamo provando a costruire convergenze , almeno di riflessione, attorno al programma di Sovranità Monetaria.
    Alcuni parlamentari ( di varie estrazione: ma i 5stelle solo anonimamente) stanno provando ad organizzarsi.
    Se qualcuno fosse in grado di dialogare con Beppe Grillo, e convincerlo che non si riesce a far ridere la storia, a meno di farle il solletico, potrebbe aiutare gli italiani molto di piû che chiacchierando sulBlog.
    cari saluti a tutti.

  • @SantiNumi dice:
    20 ottobre 2014 alle 15:36

    Anche tu indulgi all’ironia . Oltre ai gruppi citati all’ultimo paragrafo del post, chi resta?
    I tedeschi di AFD.

  • @A P

    In realtà ci sono spinte da sinistra da gran parte dei paesi dell’Unione€urofascista, ed è questo che vuole sottolineare, credo, il Professore.

    Ma il punto è un altro: l’unica forza politica di una certa dimensione, che raccoglie i consensi di gran parte dei cittadin-lavoratori in un Paese ancora parzialmente sovrano (e dotato di bomba H) è “cosmeticamente” di destra (ovvero conserva la propaganda “leghista”) ma sostanzialmente di “sinistra” (ovvero propone politiche economiche fondate sulla tutela del lavoro): ovvero il FN. Punto.

    Che piaccia o meno il programma economico del FN è storicamente preso paro paro da un economista marxista e, il consulente economco Sapir è anch’esso un marxista… però quando si parla di squilibri internazionali e di problemi da crisi della bilancia dei pagamenti, il Professore si rifà al principe degli “austerians”, al demonizzatore del ruolo dello Stato in economia e della sostenibilità dei debiti pubblici: Rogoff. Ovvero ad un esponente del Washington Consensus.

    Ma il punto è che i “fascisti” più pericolosi degli ultimi trent’anni, che piaccia o meno, non arrivano dalle “destre nazionali”. E questo il Professore lo sa benissimo: ma un giorno dà un colpo al cerchio e l’altro alla botte.

    Poiché il neoliberismo mondialista è “formalmente” il nemico storico delle destre nazional-populiste, è naturale che la loro cultura politica sia rimasta meno inquinata rispetto agli apologeti dell’internazionalismo federalista o a quelle torme di ex-sessantottini radicaloidi che hanno sostituito la lotta di classe con la marjuana, il raggae e gli “imbarazzismi” di united colors of benetton…

    Ma qui, da lettore, noto il conflitto tra l’intellettuale e l’uomo, inserito storicamente in una rete di relazioni, in un framework comunicativo e lessicale che appartiene a questa non-sinistra ma che, de facto, ha la libertà intellettuale di riconoscere che il socialismo vero, politico ed economico, risiede ormai solo nei libri di storia… o in quelli che, storicamente, sono stati partiti di guerrafondai nazionalisti ed ignoranti…

  • Tenerone Dolcissimo

    E’ raro trovare tanti imbecilli in uno spazio così ristretto e, soprattutto, cosi’ ben ed abbondantemente distribuiti nei due schieramenti.
    Quelli che voglio lasciare ai miei figli un sogno e cioè l’europa …
    Quelli che l’euro è la causa di ogni male. Per esempio la recente alluvione di Genova non ci sarebbe stata se non ci fosse stato l’euro. Ovviamente i nostri politici hanno preso la palla al balzo per dire che quando non c’era l’euro andavamo alla grande, come il contadino che aveva abituato l’asino a non mangiare e quando muore di fame dice “porca miseria, l’asino mi è morto proprio adesso che gli aveo insegnato a non mangiare”. Non gli è parso vero di trovare un capro espiatorio per le loro epiche malversazioni.
    Allora, l’euro è stato una stro’nzata. Lo disse Milton Friedman quando era allo studio.
    Ma a provocare i maggiori danni non è stato l’euro, bensì la demenziale legislazione che l’accompagna. Qualcuno mi sa spiegare perché i paesi aderenti all’euro devono avere la stessa politica fiscale e di bilancio? Perché esiste il fiscal compact? Mah
    E allora usciamo dall’euro?
    Non è tanto facile: un conto è non sposarsi e un conto è divorziare: sono due cose molto diverse dal punto di vista della complessità. Ma soprattutto non si creda che tornati alla lira torneremo automaticamente al livello di vita degli anni 80. E ancora che le svalutazioni competitive siano risolutive. Le svalutazioni competitive ci metteranno in competizione con i cinesi. Siamo pronti a lavorare 12 ore al giorno per sei giorni la settimana in cambio di un pugno di riso???
    E allora??? L’euro è un falso obiettivo. I problemi sono ben altri a cominciare da tasse alte conseguenza di una classe dirigente predatrice. Come uscirne? Mah, la classe predatrice dovrebbe smettere spontaneamente di predare. Ma non credo che lo farà. Nessun privilegiato ha mai rinunciato ai propri privilegi. Cosa fare allora? Beh Cromwell prima e rivoluzionari francesi poi hanno usato un sistema efficace. Ma riusciranno ad usarlo gli italiani, tanto beoti da pensare che un popolo democratico non può avere delle forze armate e così miopi da non vedere che i popoli più e più anticamente democratici sono proprio quelli più bellicosi e pronti a menare le mani: svizzeri ed anglosassoni in testa?!?!?
    Saluti a tutti.

  • 1) Impossibilità giuridica a parte, da quando in qua una forza politica propone un referendum senza dire chiaramente qual è la sua posizione in materia? E’ un referendum o un sondaggio?
    2) dall’euro si esce con chi ne vuole uscire e ha la forza per riuscirci. Piaccia o no, ‘unica forza politica europea che risponda a entrambe le qualifiche è il FN francese.

  • Secondo me uscire dall’€ é pura follia per tre ragioni: 1) ho visto il Brasile degli anni 80…un paese strapieno di risorse naturali, con moneta sovrana che poteva essere stampata in quantitá…la moneta non valeva NULLA, l’ inflazione si mangiava tutto. Figuriamoci se lo facesse l’ italia che deve comprare tutte le risorse energetiche. 2) I mutui e i debiti contratti in €, sarebbero poi da ripagare in Lire, che se svalutate aumenterebbero a dismisura il debito. 3) In ogni caso, la maggior parte delle attivitá produttive sono state delocalizzate in paesi in via di sviluppo, per cui non é che l’ economia potrebbe rinascere semplicemente esportando. Lei cosa ne pensa?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.