Perché dobbiamo combattere la battaglia in difesa dell’art. 18.
A primo colpo d’occhio, la questione dell’articolo 18 sembra una questione di poco conto, su cui si sta combattendo una battaglia del tutto sproporzionata, forse per obiettivi nascosti e ben diversi da quelli dichiarati. Considerato che, la norma, che tutela i lavoratori dipendenti da aziende private con contratto a tempo indeterminato, si applica alle unità produttive con più di 15 dipendenti (5 se agricole), quelle con meno di 15 dipendenti (5 se agricole) se l’azienda occupa nello stesso comune più di 15 dipendenti o se l’azienda ha complessivamente più di 60 dipendenti, c’è da chiedersi quanto siano i lavoratori interessati al mantenimento di questa norma.
Considerato che, di assunzioni a tempo indeterminato, le aziende private ormai ne fanno con il contagocce, preferendo i ben più comodi contratti atipici, a tempo determinato, a progetto ecc, (come nell’azienda del papà di Renzi, dove erano tutti lavoratori Co co co, salvo, il figliolo Matteo che era l’unico a tempo indeterminato… ma si capisce!), considerato che siamo di fronte alla precarizzazione di massa di una intera generazione (i 20-45enni), e ci stiamo avviando a precarizzare una seconda generazione, considerato che le aziende hanno subito un processo di spezzettamento per cui è diventata una fatica trovarne che eccedano i limiti numerici fissati dalla norma, considerato, infine, che siamo in presenza di indici di disoccupazione massimi da mezzo secolo, quanti volete che siano i lavoratori a tempo indeterminato in aziende con quei parametri?
E tutti si affannano a dimostrare che pochi “privilegiati” non possono ostacolare la via delle riforme compromettendo le sorti del paese. Primo fra tutti a guidare il coro è il Capo dello Stato che, nella sua delicata sensibilità costituzionale che lo vuole sereno arbitro super partes, mette i piedi nel piatto e si pronuncia esplicitamente per la tesi governativa, invitando a farla finita con corporativismi e conservatorismi e approvare la riforma a tamburo battente. Scusate la divagazione: ma come mai questo ex dirigente di quello che fu il maggior partito dei lavoratori italiani, trova che ad essere corporativi siano i lavoratori e solo loro? Lo avete mai sentito dare del “corporativi” o, “conservatori” ai banchieri, che prendono i soldi della Ue, per investirli in altri titoli finanziari continuando a negarli ad aziende e famiglie?
Ci sono i superpagati dipendenti del Parlamento che stanno facendo un casino d’inferno perché non accettano una spuntatura delle loro ricche retribuzioni, come, peraltro, avevano fatto i manager di Stato, gli alti magistrati ecc. qualche tempo fa: Napolitano ha mai denunciato questi privilegi e particolarismi? Possiamo dire solo una cosa: Presidente si vergogni!
Tornando all’asse principale del nostro ragionamento: ma se la garanzia riguarda una percentuale tanto modesta di lavoratori, quali risolutivi benefici dovrebbero venire ai bilanci delle aziende? E, più ancora, quale sarebbe la ricaduta sull’economia generale del paese? Ed allora perché prenderla così calda?
Questo non lo dice nessuno, ma ci si limita, Renzi in testa, a sostenere che in questo modo si equalizzano i diritti e, poi, la “fluidificazione” del mercato del lavoro porterà a nuove assunzioni di giovani. Sull’equalizzazione dei diritti dobbiamo dire che Renzi ha ragione, solo che lui non vuole estendere i diritti esistenti a quelli che non li hanno, ma toglierli a quelli che li hanno. Geniale!
Quanto poi agli effetti benefici del circolo virtuoso per cui a minori garanzie per i lavoratori corrisponderebbe una dinamizzazione del mercato, con nuove assunzioni, ci limitiamo a dire che è la stessa litania che sentiamo sin dal “pacchetto Treu” (altro regalo del “centro sinistra”) che liquidò una bella fetta delle conquiste degli anni settanta: sul piano occupazionale avete visto niente? A me risulta che i giovani sono sempre più precari, l’occupazione è in caduta libera, i consumi hanno ristagnato a lungo prima di crollare. Questa “riforma” (almeno, la chiamassero per quello che è: “controriforma”) servirà solo a licenziare un po’ di lavoratori “garantiti”, magari quelli sindacalmente più attivi, per costituirli con altrettanti precari sottopagati. I giovani continueranno ad essere precari come sempre e senza neppure il miraggio di una assunzione a tempo indeterminato che, a questo punto, non avrebbe più alcuna differenza dall’attuale regime precario.
Ma quello che conta di più è il senso politico generale dell’operazione: avviare una nuova offensiva di ampia portata contro il lavoro e le sue garanzie. Dopo verrà l’attacco all’illicenziabilità della Pa, l’ulteriore taglio dei salari, l’ulteriore dequalificazione della forza lavoro e la definitiva espulsione del sindacato alle aziende. Tappe che vedremo succedersi rapidamente, una volta ottenuta la legittimazione di una vittoria sulla questione dell’art. 18: quello che conta qui, più che la questione in sé, è la sua valenza simbolica.
La Cgil oggi se ne lamenta, e si può capire, ma in fondo raccoglie quel che ha seminato: per tre anni è stata complice assidua delle sciagurate politiche rigoriste di Monti e di Letta, poi ha servito Renzi con zelo degno di miglior causa, sostenendolo massicciamente anche nelle ultime elezioni europee. Adesso riscuote il prezzo dei suoi servigi: viene licenziata come una colf, senza neanche i sette giorni di preavviso e da un Presidente del Consiglio che è anche il segretario del partito che loro votano.
Ma lo scontro che si sta profilando impone che abbiamo tutti molta generosità, mettendo da parte recriminazioni pur giuste, per realizzare la massima efficacia dell’azione da cui non ci attendiamo solo il ritiro di questa infame “riforma”, quanto l’occasione per mandare definitivamente a casa Renzi: con l’azione parlamentare e con l’azione di piazza, con gli scioperi, spingendo la minoranza Pd a trarre le dovute conseguenze di quanto accade. Renzi sta riuscendo dove non sono riusciti Monti e Berlusconi, lui, segretario del Pd, sta trattando la Cgil come uno straccio per la polvere: compagni del Pd cosa aspettate ad occupare le sedi e far sentire la vostra voce? O siete diventati tutti democristiani?
Questo sarà uno scontro generale che avrà conseguenze che andranno molto oltre la questione in sé, esattamente come si pensa di fare dall’altra parte della barricata.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, camusso, cgil, colpe del sindacato, flessibilità, jobs act, lavoro interinale, minoranza pd, pd, renzi, riforma del lavoro
paolo
Ho rivisto Mastella, Fini, Prodi, Bersani,…uscire come vermi dalla terra adesso che è finita la pioggia…e pronti a mangiare e a fare i leoni per le prossime campagne piangendo percentuali di rispetto per tutto ciò che non hanno fatto…d’Alema non l’ho menzionato perché sappiamo tutti essere sempre attivo burattinaio.
Sai come la penso ma non credo che la piazza risolva molto visto che le manifestazioni vengono trasformate dai “compagni” in guerriglie idiote con danni costosi che tutti noi dobbiamo risarcire, concentrando la loro idiozia (non è rabbia o protesta mi spiace) contro” operai in divisa” che hanno anch’essi le pezze al culo, perdendo di vista (se mai l’hanno avuto) l’obbiettivo principe della protesta. Cancellare la classe politica degli ultimi 30 anni.
Non sarebbe male interdire dai pubblici uffici tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno avuto a che fare con la politica da 30 anni a questa parte….
…si hai ragione fa troppo “catramatore”!!!!
A presto
Heraclio
“Compagni del Pd”? Forse, professore, non si è accorto che ormai la cultura di destra ha preso pienamente possesso della base elettorale e militante (soprattutto) del partito. Di cosa stiamo parlando?
Un’azione forte non verrà nè dal sindacato, nè dalla minoranza democratica: per il semplicissimo motivo che questi due soggetti hanno approvato la precarizzazione di intere generazioni, sostenendo le terribili leggi sul lavoro degli ultimi 20 anni (persino la Fiom non è esente da colpe).
Renzi ha il sostegno non solo di Forza Italia, centro montiano, Confidustria, finanza, Ue, Fmi, Napolitano: Rezi ha l’appoggio dello stesso elettorato di centrosinistra. Questa è la tragedia vera. La riforma passerà e con essa tutte le altre che ha elencato nell’articolo.
Bisogna accettare che la battaglia contro la precarietà è persa e l’accanimento continuerà fino al consolidamento non solo legislativo, ma anche e soprattutto culturale (ricorda molto Germania-Brasile di questi ultimi mondiali: la Germania poteva fermarsi al 3 o 4-0 e invece ha scelto di umiliare i brasiliani, andando 7-1).
Questo non significa che tutto è morto e ci dobbiamo rassegnare: con senso storico e politico, dobbiamo fare un lavoro in preparazione della prossima generazione non ancora ideologizzata sotto il neoliberismo, non più berlusconiana e non ancora renziana; bisogna recuperare il senso dell’organizzazione tra i giovani precari, invece, cresciuti nell’ultimo ventennio e formatisi sotto la cultura berlusconiana e neoliberista.
Lavoro politico. Seminare. E nel frattempo fare più casino (ragionato preferibilmente) possibile, sapendo bene di guardarsi dai falsi riformismi e dai “parenti-coltelli” della Cgil e degli ex-Ds.
H.
aldogiannuli
Heraclio: lo so che la cultutra di destra si è tatta molta strada nelle teste di quelli del Pd, ma so anche che c’è ancora una robusta componente di gente di sinistra che sbaglia tutto restando in quel partito. Però, visto che c’è, potrebbe anche farsi sentire
davidem
Io credo che una frase detta da Civati ieri riassuma tutta la natura del problema:
“Se invece si parla di persone che non avranno mai la tutela del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, a questo punto potevamo votare Berlusconi e facevamo prima”.
Che cosa intendo? Che Civati lo dica in modo provocatorio è chiaro: a lui sembra ancora strano che il pd faccia quello che fu negato a Silvio. Eppure è proprio quel che ha sempre fatto il cosiddetto centrosinistra al governo: la precarizzazione l’ha realizzata lui (santificando i poveri giuslavoristi uccisi ma al tempo stesso equiparando ogni critica al pacchetto lavoro al brigatismo), i centri di detenzione per immigrati, la tav, ecc. Se in Italia governa la destra esiste la possibilità che ci sia un’opposizione in grado di bloccare devastanti decisioni; il problema nasce quando è la presunta sinistra a fare le politiche di destra.
Con la presunzione e la disonestà intellettuale di credere e cercare di autoconvincersi che la “destra avrebbe fatto peggio”: io ricordo discussioni surreali con diessini che mi dicevano: ma noi in afghanistan andiamo con uno spirito diverso da quello di berlusconi…
Lo spirito che si aggirava per l’Europa è diventato anche spiritoso…
La minoranza pd non trarrà le sue conseguenze per due motivi: il primo è che credono di durare più di renzi, il secondo è che credono che per non perdere i propri elettori basti mugugnare un po’, chiedere rispetto e fare l’occhiolino per dire: alla fine non cambierà nulla, vedrete.
E’ un peccato perché c’è anche gente un po’ dignitosa che mi ricorda i tempi lontani in cui li votavo.
Per finire, la riforma dell’articolo 18 serve secondo me a tre scopi:
1) distogliere l’attenzione dai fallimenti del governo sollevando un polverone con napolitano che accusa i sindacati
2) ribadire che la Margherita esiste ancora e ha preso il potere nel pd
3) seguire le indicazione dei veri ghostwriters di renzi: economisti di oltreoceano, Micheal Ledeen, l’hedgefondista Davide Serra, per esempio
Gerardo
Insegno in una scuola privata, ho dovuto aprire una partita iva grazie alla Fornero (prima avevo un contratto a progetto, non credevo che sarei potuto finire più in basso, e invece è accaduto). Nella mia situazione tanti, troppi. Con la direzione ho buoni rapporti, anche se dicono che non ci sono le condizioni per assumermi. Fare sciopero non servirebbe a nulla: non ho un contratto, solo una foglio che dice che “collaboro” e sono pagato per le mie prestazioni. Questa carta dice che sono un libero professionista, anche se di fatto non sono libero di fare niente, né scegliere i miei orari, per esempio, neppure le mie mansioni. Niente. Non vado bene? Nessun problema, semplicemente un altro prenderebbe il mio posto, e ce ne sono decine e decine in fila. Nessun licenziamento, solo fine della collaborazione. Lo sciopero, in questo caso, mi pare una forma di contrattazione totalmente inadeguata.
gianfranco d'atri
Come al solito, affidi il tuo messaggio al rivoluzionario Casaleggio : completa però l’esortazione, trasformandola in azione.
Il 10/11 ottobre Grillo radunerà 100mila persone al ForoItalico, trasformi la manifestazione in convocazione degli stati generali per il lavoro , inviti allo sciopero generale etc etc…
Oppure, continuiamo a fare chiacchiere.
marco t
Buongiorno prof. Giannuli,
“siete diventati tutti democristiani?” Mi permetto di risponderLe io: sì, e da 25 anni. Quello che è in corso nel PD è un banale gioco delle parti. Fanno finta che nel PD esista un’ala “liberista” e un’ala “sociale” con l’intento di intercettare il voto degli uni e degli altri: di quegli Italiani convinti che l’abolizione dell’art. 18 porti davvero ad un aumento dei posti di lavoro e di coloro che credono ancora ai diritti del lavoratore (“voto PD perché c’è dentro Bersani”…!)
Non esiste nessun conflitto nel PD; è tutta una mascherata. Se nel PD vi fosse gente davvero convinta di difendere i diritti del lavoro se ne sarebbero andati via all’epoca del Pacchetto Treu, o della revisione della Legge Biagi (se la ricorda? Fu modificato solo il Job On Call), o della Legge Fornero. Invece sono ancora tutti lì.
E’ penosamente ovvio come andrà a finire. Aboliranno l’art. 18; inseriranno nella riforma del lavoro qualche micro-clausola che sarà spacciata come salvataggio dei diritti, ma che in realtà non cambierà nulla sotto il profilo pratico: però nelle prime pagine di tutti i giornali la “minoranza PD” dichiarerà: “Abbiamo salvato i diritti dei lavoratori”. E il partito resterà compatto.
Saluti,
Marco
aldogiannuli
Marco t: Non guardare solo al guruppo dirigente
Vincenzo Cucinotta
Io distinguerei tra opinione in proposito, ed io sono favorevole a mantenere l’articolo 18, e azione politica in proposito.
Mi spieghi per favore chi sta organizzando l’opposizione nel senso in cui la intendiamo tu ed io, opposizione di popolo?
Nel sindacato, già la CGIL è stata lasciata sola. La cosiddetta sinistra PD ha scritto un documento in 7 punti, ma si è subito affrettata a chiarire che è solo un canovaccio su cui discutere. Ho sentito parte dell’intervista a Bersani di ieri, e rimango basito dalla sua palese incapacità di vedere che quella strada che egli immagina non esiste più.
Questi che dicono di opporsi in realtà stanno solo contrattando la resa, garantendo a sè stessi un minimo di futuro politico, l’articolo 18 non è tra le loro priorità, è solo la bandiera dietro cui tentare di non capitolare (salvare almeno l’onore delle armi).
In queste condizioni, schierarsi al fianco di costoro pensando di combattere una comune battaglia, sarebbe di un’ingenuità esagerata.
Rimane per completare il quadro da capire il contesto, ad esempio l’incontro a mio parere molto significativo tra Renzi e i coniugi Clinton, e il quasi contestuale articolo stroncatorio quanto inatteso da parte di De Bortoli.
Queste cose sono a mio parere ben più rilevanti delle sorti dell’articolo 18, soprattutto perchè la tanto annunciata battaglia semplicemente non ci sarà, potranno certo esserci delle scaramuccie, ma questo annuncio gridato su tutti i media, come se si trattasse del giudizio di Dio, non ci sarà, si sgonfierà come sempre si sono sinora sgonfiate tutte le iniziative presentate clamorosamente della vecchia guardia PD/DS.
Vincenzo Cucinotta
Solo per scusarmi per la “i” di troppo che ho aggiunto a scaramucce.
gennaro
Il Suo articolo è davvero encomiabile : sono riflessioni che faccio da tantissimi anni. Pensavo che caduto il “Muro”, finalmente la sinistra potesse concorrere per il Governo di questo Paese, ma mantenendo la gran parte del bagaglio degli ideali propri della Sinistra : e invece…. E invece gli eredi di quella storia hanno fatto di tutto per scrollarsene, dichiarando, molti di loro, che non erano mai stati comunisti, e abbracciando entusiasticamente l’unica ideologia rimasta in campo : il neoliberismo. Quindi il Pacchetto Treu del 1997, ce lo ricordiamo benissimo ! Dopo Gerhard Fritz Kurt Schröder e Tony Blair, che han fatto quello che han fatto in tema di riforme “strutturali” nei loro rispettivi Paesi, togliendo diritti alle fasce più deboli della popolazione , cosa potevamo aspettarci dagli ex Pci ex Pds ex Ds ex Ppi ex Margherita e ora tutti PD? Questo è ormai un partito che incarna alla perfezione la vecchia DC della prima Repubblica, quindi…. L’ultima volta che io l’ho votati, ed ho sbagliato, è stato nel 2008, e non credo di votarli nei prossimi lustri. La degenerazione degli ideali di questi eredi è evidentissima, testimoniata anche dalla diffusissima corruzione a tutti i livelli, coniugata con una incapacità di immaginare e progettare un futuro per questo Paese. Peccato che il M5S non abbia saputo gestire bene quel voto politico del 2013, poteva ben andare a vedere le carte di Bersani e condizionarne l’azione di governo, sarebbe stata tutta un’altra storia. Speriamo che quella condizione si riproponga alle prossime elezioni politiche.
HECTOR
Gentile Professore, credo che la sua analisi sia piuttosto anacronistica se non avulsa dalla realtà che ci circonda. Sono un libero professionista, che ha iniziato a lavorare all’età di 28anni e che non mette minimamente in conto l’opportunità di andare in pensione, un giorno, e ricevere l’assegno a fine mese. Fatta questa premessa, vorrei affrontare i due argomenti da lei menzionati da un differente punto di vista. Primo, le industrie o aziende : credo che si debba seguire l’esempio della Germania, (se non ricordo male) dove i dipendenti dialcune aziende(W.W. per es.), sono diventati piccoli azionisti, con tutti i cambiamenti di atteggiamento che comporta tale status. Secondo, La Pubblica Amministrazione : sapere di non poter perdere in nessun caso il proprio posto di lavoro, solitamente, porta a due tipi di distorsioni. Da un lato ci sono gli scansafatiche che passano i giorni aspettando la fine del mese, causando enormi danni al buon andamento dell’Amministrazione e al cittadino, che spesso si vede negati i propri diritti. Dall’altro, non incentiva le persone capaci ad impegnarsi e fare sempre meglio. Io credo che, invece, sarebbe molto più fruttuoso per lo Stato e quindi per la collettività, pretendere dai dipendenti della P.A. il massimo rendiemto: quindi, partire da uno stipndio base (800-1000 euro,per es.) ed elargire una serie di incentivi economici per coloro che si mostrano meritevoli e capaci, con la possibilità di mandare a casa coloro che, al contrario, palesano evidenti incapacità e negligenza al servizio.
Grazie
aldogiannuli
Hector: le risulta che qualcuno stia offrendo ai lavorastori, come contropartita, di diventare azionisti delle loro imprese? A me non pare
Paolo Federico
A Gianfranco D’Atri
Ogni tanto ho il piacere di leggere una critica sensata a Grillo. Una critica e una proposta nello stesso tempo:io sono pronto a scioperare.
Tullio
Il passaggio nel quale il dott. Giannuli denuncia l’inefficacia dei precedenti pacchetti precarizzanti – Treu in testa – dovrebbe illuminare le coscienze di coloro che alle primarie PD hanno votato Renzi.
Ravvedetevi, voi che avete spianato la strada a questo campione del tatcherismo fuori tempo massimo, a questo modernizzatore che ci porterà dritti verso il default, che non ha usato il suo 40 % di consensi come “leva” per deviare la politica europea dalla spirale recessiva ma per sterzare subito a destra una volta posto alla guida di un soggetto politico erede di quello che fu il più grande partito comunista dell’Europa occidentale.
Il ragazzo, che ben maneggia le parole ma poco conosce i fondamenti dell’economia, punta tutto sulla deflazione salariale via depotenziamento della contrattazione nazionale ed abolizione dell’articolo 18; l’obbiettivo è fare un passo deciso verso il Bangladesh, non certo verso la Danimarca: la definitiva distruzione della domanda interna è il traguardo.
Stipendi da fame per i lavoratori sempre più ricattabili del nuovo terziario arretrato, tutto questo in un paese che si deindustrializza alla velocità della luce.
giandavide
beh sul piano europeo renzi sta seguendo la strada di rajoy: fare crollare occupazione e salari in cambio di uno sforamento di deficit (la famosa “austerità”) e non è nemmeno detto che la strada porti da qualche parte se non ad ulteriore miseria (vedi spagna appunto), ma si sa che il ragazzo è iperattivo e dopo avere dato un colpo al cerchio ne dà uno alla botte.
in realtà anch’io ho trovato molto più interessante l’editoriale di debortoli: è strano che un direttore di un giornale che è da sempre in aria di massoneria parli in modo non circostanziato di massoneria, peraltro proprio il giorno di cambio veste grafica. d’altra parte dopo descalzi sono arrivati babbo e mamma renzi, e la corte dei conti si è casualmente accorto che già vent’anni fa il vitellone nazionale si dilettava a danneggiare l’erario. debenedetti è sempre più morbido e amichevole con renzi, ma sembra che certa classe dirigente si stia stancando. tuttavia l’impressione è che sia troppo poco e troppo tardi: qua si è creato il vuoto pneumatico, come dimostra la scarsissima opposizione nei confronti dell’articolo 18, e renzi è il prodotto di questo vuoto. non è certo lui che ha iniziato con la politica fatta a slogan, dato che è berlusconi è arrivato prima, e non è certo lui che ha sdoganato gli slogan anche per l’opposizione, dato che beppe grillo è venuto prima. e come ho già detto trovo noioso e inutile pensare che si arrivi da qualche parte tentando di sostituire gli slogan di renzi con altri slogan migliori, casomai di quelli che curano le scrofole come per re taumaturghi di bloch: se non si sviluppano modalità nuove di fare poltica, ci terremo renzi come dei coglioni
Ian
Non credo si possa bloccare il latente e datato obiettivo intorno alla questione sindacati-art.18.
Dagli anni’80, infatti, stiamo assistendo ad una progressiva disintermediazione dei sindacati, di cui i principali portavoce furono la coppia Agnelli-Romiti. A nulla è servita la finta nascita della concertazione avvenuta nei primi anni ’90. La verità è che Treu nel suo famoso pacchetto ebbe le mani bloccate dall’ala sindacalista della coalzione di centro-sinistra, ma a distanza di quasi 20 anni l’ala conservatrice non avrà lo stesso ruolo di ‘freno’ alla fine dei sindacati.
L’unica possibilità per Camusso e Landini? Rassegnarsi e plasmarsi sui sindacati-flessibili tedeschi.
mezzo pensante
Questa volta Fassina vota contro. non so gli altri se avranno le palle. ma Fassina ne ha a basta di Renzi e del renzismo e delle ricette di austerità. chissà che non aiuti l’outing di altri.
si dice che il Renzi, che sole 3 settimane fa derubricava a “non fondamentale” la questione articolo 18, sia stato preso a male parole da Draghi nel loro incontro in Umbria e, come prevedeva lei prof., abbia deciso di eseguire tutto.
Infatti in questi giorni è alla silicon valley a promettere più deregolamentazione in Italia. si dice che anche lì abbia qualche promessa di investimento (che poi sarà sicuramente della serie “acchiappa il brevetto e scappa” come al solito) se riuscirà a piegare quel che resta del lavoro.
Renzi ha compiuto la metamorfosi cui forse non poteva sfuggire. è diventato il terzo curatore fallimentare del paese in successione.
Ah, ogni parola su Napolitano è superflua ormai. bastano le sue. Sono ormai convinto che senza quest’uomo molto di quel che è successo dal 2010 in poi avremmo potuto evitarlo.
luigi
Caro Professore,
sperare in Bersani e compagnia cantante è sperare sul nulla. Mi ricordo quando minacciava di fare le barricate per difendere non so quale principio. Le barricate non le ha viste nessuno. Un tempo pensavo che fosse un idiota, ma avendo l’idiozia superato ogni limite non so più cosa pensare.
Vincenzo Cucinotta ha ben descritto la situazione attuale.
Germano Germani
Il compianto senatore Agnelli,quando era proprietario della FIAT, che sarà bene ricordare attualmente è di proprietà dei “cosmopoliti” Elkan, (dopo lo strano suicidio di Edorado Agnelli) era solito dire, che per “fare una politica di destra ci vuole un governo di sinistra”. Rammento il milione di contestatori che la sinistra portò a Roma,quando lo stesso tentativo lo attuò Berlusconi. I torpedoni erano carichi di festaioli, che beneficiarono della manifestazione, per fare un fine settimana nella capitale gratuitamente.Ricordo con nostalgia i tempi in cui a capo della FIAT, vi era un gran signore,mentre il suo amministratore delegato era Vittorio Valletta. Ora abbiamo Lapo Elkan, e Sergio Marchionne cosmopolita anche lui,entrambi degni esemplari di un fallimento epocale.
pietro
bersani & c, non hanno alcuna autorevolezza per poter pensare di rappresentare il mondo del lavoro in questa fase squallida che il paese sta attraversando.
questi signori sono gli stessi che hanno offerto il fondoschiena dei lavoratori ai vari monti – fornero, e sono gli stessi (vecchi ora come allora) delle riforme treu, e sono gli stessi che hanno permesso al compagno napolitano di compiere ogni indecenza, e rieleggendolo per proseguire nella sua indegna campagna di annichilimento di qualsiasi risorsa questo stato possa avere.
per questi signori, come per sel e, purtroppo, la ex cgil, è solo una questione di poltrone e centri di potere.
l’art. 18 è una questione di dignità, anche se riguarda pochi “privilegiati”, e non una questione di “quantità” di applicazione, come chiede la cgil, per far finta di ottenere qualche risltato, in cambio di qalche posizione, questa si, privilegiata.
giandavide
@pietro che il pd era così lo sapevamo: ma cosa dire del “nuovo”, del movimento 5stelle? troppo impegnato a raccogliere l’elettorato di lavoratori autonomi in uscita dal pd, non ha mai pensato di rivolgersi ai lavoratori dipendenti. il solito atteggiamento da mmerda, come quando i sindacati se ne sono sbattuti altamente dei precari. e gli elettori di grillo non hanno detto “pio” al riguardo, quindi benissimo parlare di “certa gente”, solo che è meglio metterci anche quelli del pdl e del moviemnto 5 stelle, sia eletti che elettori: sono tutti della stessa pasta.
Giacomo Bandini
@Heraclio
“na serie di incentivi economici per coloro che si mostrano MERITEVOLI E CAPACI, con la possibilità di mandare a casa coloro che, al contrario, palesano EVIDENTI INCAPACITA’ e NEGLIGENZA AL SERVIZIO.”
Il problema, Heraclio, è proprio questo: chi e con quali criteri stabilisce chi è il lavoratore meritevo e capace? Quali criteri OGGETTIVI permettono di discriminare un lavoratore meritevole da uno che non lo è?
Un paio di esempi: il quadro dirigenziale che stabilirà quale fra dipendenti donna deve essere incentivata e quale punita o licenziata, sceglierà la dipendente più capace o quella che va a letto con lui?
Un azienda che deve scegliere fra due dipendenti egualmente capaci, quale sceglierà? forse quello che è disponibile a fare un ora di straordinario non pagato ogni giorno?
Un lavoratore decennale di mezza età, impiegato modello, che ha difficoltà ad adattarsi ad un nuovo sistema informatico: l’azienda premierà il suo impegno o la sua dedizione o gli preferira un ragazzino semplicemente più produttivo per ragioni di età?
Il problema di chi vuole affidarsi al mercato come giudice ultimo è che non tiene conto che questi non è ne’ EQUO, nè GIUSTO, nè EQUILIBRATO. Il mercato non persegue il benessere della collettività.
leopoldo
salve qualcuno si è accorto che sulle tesi dell’art. 18 nessuno ha posto un progetto economico alternativo sia che lo abolisca sia che lo perpetui. Sostanzialmente non sanno cosa fare in termini economici, se non indebolire i ceti più indifesi come elemento di novità non come rimedio economico. Il reintegro lavorativo, cosa che dovrebbe essere prevista dalla comunità europea lotta per la quale spendersi, quando applicato non è vittoria, ma una situazione al limite di vessazioni e umiliazioni che subisce una persona che spesso è isolata nell’ambiente di lavoro (non è una cosa facile) e spesso avviene perché il lavoratore non ha alternative. Perciò estendere e mantenere questo diritto è giusto, ma questo non risolve l’inerzia di propositiva per avviare l’offerta di lavoro retribuito sotto contratto, e richiede alle forze politiche una iniziativa più energica come proposte sia come partecipazione. La linea degli scioperi personalmente non la condivido sopratutto perché il reintegro viene presentato come privilegio e il mondo del lavoro oggi è troppo frammentato come condizione contrattuale. Secondo è meglio creare un consenso culturale sull’argomento per arrivare a una coscienza il più condivisa possibile.
Tenerone Dolcissimo
Egregio Professore, se vuole Le fornisco io una spiegazione del perché si vuole abrogare l’articolo 18 e nulla ha a che vedere con il presunto liberalismo imperante, anzi riguarda molto le nostre belle tradizioni italiane. Se crede posso mandarle una bozza. Cordiali saluti
aldogiannuli
Tenerone : mandi pure che ci dà una mano
Tenerone Dolcissimo
Va bene. Glielo mando nel fine settimana. Ma si tratta di uno scritto un po’ lungo (sulle sei pagine). Posso postarlo qui o glielo mando prima in visione? In tale caso dovrebbe darmi un Suo indirizzo e-mail. Se vuole può postarlo alla mia casella che dovrebbe ben conoscere come getore del blog. Cordiali saluti.
aldogiannuli
tenerone, me lo mandi alla mail del blog aldo.aldogiannuli….
Tenerone Dolcissimo
Inviato. Mi faccia sapere se è arrivato bene ed è leggibile. Saluti cordiali.