Gli abusi delle forze di polizia e la “civilizzazione della guerra”

Con grande piacere, interesse e gratitudine, vi propongo oggi l’articolo di Salvatore Palidda, Professore associato di Sociologia presso l’Università di Genova, in risposta al mio di alcuni giorni fa dedicato agli abusi delle forze di polizia. Buona lettura!

Caro Aldo
Permettimi di commentare il tuo testo “Ma perché la polizia non riesce a comportarsi in modo civile?” che condivido negli intenti ma non in toto nell’analisi per punti che proponi.

Ogni volta che si verificano, tanti tornano a interrogarsi sul perché dei comportamenti violenti da parte delle polizie nel corso della cosiddetta gestione dell’ordine pubblico o durante azioni repressive (oltre a quanto successo a Roma il 12 aprile scorso, ricordiamo i “pestaggi” dei pastori sardi, dei terremotati dell’Aquila e altri ancora, oltre al G8 di Genova, ma non meno gravi sono i casi di Aldovandi, di Uva, Bianzino e altri ancora riguardanti anche agenti delle polizie municipali -si pensi al caso Bonsu ecc.).

Nelle reazioni a questi fatti appare spesso stupore, ingenuità o vi si ripropone l’auspicio di un mondo pacificato così come lo pensavano possibile i discepoli di Norbert Elias, fra i quali Egon Bittner, considerato il padre della sociologia della polizia. Negli anni Settanta questi arrivò a teorizzare che probabilmente saremmo approdati a una organizzazione politica della società che non avrà più bisogno di disporre di un’istituzione dotata del monopolio legittimo del ricorso all’uso della violenza. A ben guardare, non si tratta solo di ingenuità o di pie illusioni derivanti da una visione teleologica e lineare che non ha mai avuto riscontro nella storia dell’umanità. Mi sembra invece che si tratti di ignoranza dovuta non solo alla scarsa conoscenza della realtà effettiva dello stato e delle polizie, ma forse soprattutto al perpetuo credo in una visione astratta se non dogmatica dello stato e delle istituzioni. E’ qui che forse si spiega l’incapacità o l’ottusità rispetto alla comprensione delle pratiche concrete che marcano i continui tentativi di governo (o sgoverno) della società.

Tentativi spesso fallimentari anziché insoddisfacenti per la maggioranza della popolazione e che comunque non possono essere altro che continue sperimentazioni sovente ben al di là delle norme, dei codici e della Costituzione.

Provo a descrivere e analizzare il fenomeno delle violenze delle polizie alla luce di ricerche e della letteratura sull’argomento.

1) La riproduzione delle violenze e anche di crimini (torture, assassinio) da parte delle polizie nella “gestione dell’ordine pubblico” come nel corso di ogni azione repressiva “esemplare” si ripete da sempre e si riprodurrà anche in futuro. Contrariamente all’illusione che la democratizzazione possa effettivamente cancellare tale possibilità e ben al di là di ogni visione di progressiva “civilizzazione” (alla Norbert Elias e altri), l’attenta riflessione critica sulla storia passata e recente mostra che c’è sempre riproduzione della coesistenza di autoritarismo e democrazia, conflitti e mediazioni, guerra e pace (segnalo anche: “Conflict, Security and the Reshaping of Society: The Civilization of War”).

Non si tratta quindi di “transizioni” da uno stato democratico a uno “stato di polizia”, dalla democrazia allo “stato d’eccezione”; ambedue questi opposti coesistono (da qui quella famosa formula “fascismo democratico” usata già negli Stati Uniti ai tempi del maccartismo, ancora oggi plausibile anche se semplificatoria). La durata di periodi di “pacificazione” o di limitazione del ricorso all’uso e soprattutto all’abuso della forza estrema da parte delle istituzioni dotate di questo potere e anche da parte di chi vi si oppone, dipende sempre dalla capacità e dalla disponibilità degli attori in conflitto a impiegare i rapporti di forza a favore della mediazione pacifica per evitare l’approdo allo scontro (che ovviamente fa prevalere l’attore più forte).

La gestione del disordine si muove sempre sul filo dello scivolamento nella violenza e ci sono sempre da una sola o anche da ambedue le forze in campo soggetti che consapevolmente o inconsapevolmente (“schegge impazzite”) remano contro la mediazione pacifica. E in genere questi soggetti riescono a uscirne indenni, mentre chi crede nello svolgimento pacifico e non prevede alcuno scontro ha la peggio (anche fra chi sta nei ranghi del più forte e ancora di più in quelli dei perdenti).

2) La congiuntura o il contesto politico sono più favorevoli allo scivolamento verso la violenza estrema e persino i crimini quando c’è accentuazione dell’asimmetria di potere. E’ appunto quanto è avvenuto a seguito della rivoluzione liberista che ha trionfato a seguito della profonda destrutturazione economica e sociale iniziata con lo smantellamento dell’assetto della società industriale. S’è quindi prodotta una profonda disgregazione sociale, cioè una fortissima erosione del potere contrattuale e delle possibilità e capacità di azione collettiva da parte di chi non ha potere (precarizzazione, atomizzazione, impotenza rispetto alle delocalizzazioni, alle neo-schiavitù ecc.).

Le responsabilità degli intellettuali e dei leader del movimento operaio spesso convertiti al neo-liberismo sono note e sono culminate nel favorire l’accentuazione dell’asimmetria di potere e quindi scelte economiche, sociali e istituzionali che hanno aumentato la distanza fra ricchezza e povertà e anche il libero arbitrio degli attori più forti (dal caporalato sino ai Marchionne, ai politici corrotti e agli alti burocrati “inossidabili”, fra i quali alcuni dei vertici delle polizie).

In tale contesto chi è preposto alla gestione del disordine, al controllo sociale atto a imporre condizioni di lavoro, di remunerazione e di vita sempre più a favore dell’aumento dei profitti e del potere dispone di molta più possibilità di rifiutare negoziazioni e quindi concessioni ai subalterni, può usare la forza quasi senza temere e si sente dotato di strapotere. E’ anche questo che spiega l’aumento dei casi di corruzione, abusi e criminalità nei ranghi delle polizie, grazie anche all’assenza di qualsiasi effettivo controllo democratico indipendente mentre, nei fatti, prevale una sorta di garanzia di impunità se non di legittimazione del libero arbitrio anche criminale (una legittimità che può essere anche antitetica alla legalità e che trova consenso in una parte della stessa “opinione pubblica” e dei media che come i politici sono quasi sempre riverenti nei confronti delle polizie).

3) In questo contesto s’è imposta anche una sorta di conversione militare delle forze di polizia e la conversione poliziesca delle forze militari nelle pratiche, nei mezzi, nel personale, sia nel governo della sicurezza interna che nelle cosiddette missioni militari all’estero (dette anche di polizia internazionale, camuffate da peace keeping o peace enforcing ma palesemente di guerra secondo la dottrina della RMA –revolution in military affairs- e della RPA –revolution in police affairs-). E come noto, c’è stata una certa diffusione del “rambismo” persino fra le polizie municipali.

4) Nel caso italiano vanno osservati i seguenti aspetti principali:

a) non c’è mai stato controllo politico sulle polizie (ci fu parzialmente e solo per poco tempo sulle forze armate grazie agli sforzi dell’on. PCI Cerquetti, di Falco Accame e di qualche altro socialista liberale). La stragrande maggioranza degli stessi parlamentari delle Commissioni Interni non hanno mai avuto conoscenza della realtà delle polizie. I pochi che ne hanno avuto e ne hanno cognizione sono in genere del tutto embedded, cioè impegnati nel sostenere la causa delle gerarchie o lobby delle polizie e del settore sicurezza in genere. Da parte loro anche nel vecchio PCI e nel PSI, chi si occupava di police affairs ha sempre pensato di negoziare una sorta di tacito accordo con l’allora partito-stato (la DC) per garantirsi la sopravvivenza e per limitare l’ostilità da parte dell’alleato dominante (gli Stati Uniti).

D’altro canto, la componente stalinista della sinistra è sempre stata adesa all’idea di stato forte e assai sdegnosa nei confronti del liberalismo democratico tanto quanto rispetto agli anarchici. Di fronte alle messe in scena di tentativi di golpe e ai terrorismi (entrambi quasi sempre manipolati da frazioni dei servizi segreti legati alla CIA e a volte anche ad altri), la sinistra ha sempre cercato la pacificazione e la difesa a ogni costo dell’ordine costituito dopo il 1945 (per alcuni quello della Costituzione e per altri anche quello della NATO).

Al di là del giudizio positivo o negativo su questa tattica forse dettata innanzitutto dallo stesso buon senso che in alcuni casi permise alla Resistenza di evitare il bagno di sangue e ancora più distruzioni (vedi esempio di Genova), resta il fatto che le forze conservatrici sono riuscite ad arroccarsi, a volte ad ampliare il loro potere e limitare la democratizzazione che sarebbe derivata dall’effettiva applicazione della Costituzione e successivamente da alcune misure e leggi fra le quali la riforma della polizia del 1981.

b) Tanto è stato scritto sul fallimento di questa riforma. In realtà, a parte alcuni aspetti assai debolmente o del tutto parzialmente riformatori, questa legge non è stata applicata o (come altre) è stata in parte deformata anche perché alquanto tardiva e perché nel frattempo s’è andato affermando un rapporto di forza via via sfavorevole ai veri democratici (che nel secondo dopoguerra stanno nella sinistra e meno altrove … si pensi a Vittorini o ai politici Altiero Spinelli, Loris Fortuna ecc.). La grande maggioranza dei parlamentari italiani ha sempre adottato riverenza e corteggiamento nei confronti delle gerarchie delle polizie (anche Grillo lo fa) sia perché si tratta di un universo che ha un peso elettorale non trascurabile, sia perché ha creduto di garantirsi così una certa indulgenza se non collusione per le sue illegalità, sia ancora perché ha rinnovato in tal modo quel suo controllo politico che consiste nel baratto fra concessione di una certa autonomia e la prerogativa di nominare i vertici sino a livello di prefetto e questore (diceva un vecchio politologo: “chi controlla i prefetti vince sempre le elezioni”).

c) Questo spiega perché l’Italia è l’unico paese al mondo ad avere tanti corpi di polizia dello stato oltre a una quantità assai rilevante di polizie municipali/locali, e un tasso di personale di queste forze che non ha eguali al mondo. Gli sprechi, le sovrapposizioni, l’irrazionalità organizzativa oltre che nell’uso di tutte le risorse allocate sono noti; ciononostante l’opinione pubblica è costantemente sollecitata a criticare i tagli alle polizie “che non avrebbero più i soldi per le attività indispensabili e quindi non potrebbero più garantire la sicurezza dei cittadini”.

Nessuna maggioranza parlamentare osa proporre una razionalizzazione democratica del “comparto sicurezza” che non sembra per nulla più efficace di quanto lo siano le polizie negli USA e negli altri grandi paesi cosiddetti democratici e ricchi, dove il tasso di personale delle polizie è la metà o un terzo di quello italiano. Inoltre, in Italia persino per il controllo del territorio urbano e per l’ordine pubblico si continuano a usare più centrali operative, più forze e anche forze militari, contravvenendo alle precise norme europee in materia. L’idea che più forze di polizia siano una garanzia democratica appare del tutto ridicola ieri come oggi mentre sembra evidente che si tratti di perpetuare grandi contenitori con tanti posti di potere e quindi tante clientele.

d) Da circa 15 anni il reclutamento del personale nelle polizie italiane privilegia per legge i volontari che hanno svolto servizio militare nelle missioni all’estero, cioè nei diversi teatri di guerra. Nei fatti è questo il fatto che più palesemente mostra la militarizzazione delle polizie che ha conseguenze alquanto inquietanti in particolare in tante occasione di gestione dell’ordine pubblico. E’ peraltro in queste occasioni che l’impiego di diverse unità di forze differenti, anche militari, è spesso all’origine di scivolamenti facili nella gestione violenta. E’ infatti frequente che il personale di ogni unità segue sempre gli ordini del proprio capo che non sempre segue quelli del comandante della piazza (che ufficialmente –per legge- è sempre un funzionario -“civile”- di polizia). Numerosi sono gli episodi che dimostrano questo epilogo non solo in occasione di eventi “straordinari” come il G8 di Genova, ma anche nei cosiddetti scontri con gli ultrà.

Da anni le unità mobili sono spesso mantenute in una sorta di spirale che esaspera la tensione, l’aggressività, il rambismo se non addirittura il cameratismo fascista. Del resto tutta la formazione professionale nelle polizie è improntata soprattutto a una sorta di infarinatura giuridica del tutto superficiale, a qualche apprendimento tecnico e poi sempre all’apprendimento per “affiancamento” a chi ha più esperienza.

Perché il personale di polizia non è formato nelle scuole e università pubbliche insieme ai loro coetanei? Non sarebbe questo un momento di socializzazione forse più democratizzante di quanto lo siano i corsi nelle scuole di polizia che come raccontano tanti pare siano tenuti solo da docenti spesso di dubbia qualità accademica?

Non è poi casuale che in Italia non sia ancora stata recepita la raccomandazione del Comitato dei Ministri dell’Interno del Consiglio d’Europa riguardante il Codice europeo di etica delle polizie (del 19 settembre 2001). E non è neanche un caso che l’Italia non abbia adottato neanche il trattato europeo e quindi una legge contro la tortura. Non sono solo personalità come l’attuale ministro Alfano a respingere o neanche preoccuparsi di questi aspetti, ma anche i predecessori di sinistra fra i quali spicca anche non tanto l’attuale presidente della Repubblica quanto l’insigne costituzionalista G. Amato.

D’altro canto anche i più illustri democratici garantisti non sembrano aver fatto tanti sforzi per favorire lo studio indipendente delle polizie e serie iniziative a favore della loro democratizzazione anche perché sempre ancorati all’idea che le leggi possano produrre garanzie mentre la realtà dimostra ampiamente che le possibilità di “anamorfosi dello stato di diritto” sono sempre facile appannaggio di chi dispone di abbastanza asimmetria di potere e quindi ampia discrezionalità.

Come suggeriva lo stesso Bittner a partire delle sue ricerche empiriche: “non appena si osserva ciò che fanno veramente i poliziotti [aggiungo: anche parte del personale di tutta la pubblica amministrazione] ci si rende conto che la frequenza alla quale la maggioranza di essi lavorano all’applicazione del codice penale si situa da qualche parte tra praticamente mai e molto raramente”.

Chi ha il potere di stabilire quali illegalità possono essere tollerate e quali invece vanno punite con modalità esemplari? Quale magistrato cerca (ardua impresa) di valutare con effettiva pari dignità la versione del cittadino comune e quella del personale delle polizie? Quanti agenti di polizia giudiziaria rispondono in totale autonomia a ciò che imporrebbe la rigorosa applicazione della legge? E quanti magistrati non danno per indiscutibile l’asserto degli atti a loro trasmessi dalle polizie?

I casi in cui il potere giudiziario ha cercato di sanzionare le condotte illecite del personale delle polizie sono rarissimi e sempre “eroici” e comunque con risultati alquanto modesti (vedi i processi per il G8 di Genova). E’ infatti evidente che la democratizzazione dipende da una effettiva mobilitazione popolare… ma oggi la maggioranza degli opinion leader, dei media e dei parlamentari sono solo riverenti rispetto alle polizie.

In Francia Valls ha mostrato di voler far meglio di Sarkozy nell’aizzare la polizia contro rom, immigrati e giovani delle banlieues. Forse il caso francese rischia di diventare peggiore di quello italiano per quanto riguarda il dilagare della criminalizzazione razzista per opera delle polizie. Ma qualche personalità della sinistra sembra voler fare altrettanto in Italia (basta guardare l’ascesa della componente PD in simbiosi con la lobby militare e la Fondazione creata dall’on. Minniti aspirante ministro dell’interno).

Tuttavia, in Francia come in Germania e in Inghilterra c’è qualche contropotere che in Italia non c’è. La “colpa” di ciò non sta solo a destra e nei vertici delle polizie ma anche di quella sinistra che peraltro ha sempre isolato personalità come fu Camilla Cederna e qualche altro raro sincero liberal democratico della fine degli anni Sessanta.

Salvatore Palidda

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Aldo Giannuli

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Comments (27)

  • gentile dottor giannuli,
    appartengo a un corpo dello stato che è molto amato dalla gente, ma nello stesso tempo è oggetto di tagli feroci e bistrattamenti vari da parte dello stato; eppure ci sono molti colleghi che vorrebbero che il corpo in questione entrasse nella legge 121/81 come realizzazione conclusiva di un processo legislativo ancora(secondo questi) incompleto, che ci riguarda.
    noi non facciamo ordine pubblico, almeno non in modo sistematico anche se la legge in vari contorcimenti vari lo prevede, ma molti di noi non si sottrarrebbero a farlo se fossero legittimati da una legge specifica; insomma, molti di noi vorrebbero essere come la polizia, sia come incarichi che come trattamento economico (che è leggermente più favorevole).

    questo preambolo è per dire che il desiderio di autorità è insita dentro ogni individuo che indossa una divisa e se ad esso ne viene dato il destro essa emerge con tutta la sua forza.
    dunque, se il nostro corpo si è “smilitarizzato” ormai da molti anni, in questi ultimi invece si sta procedendo a piccoli passi verso una rimilitarizzazzione perché esiste una esigenza tutta politica e sindacale, connivente e parallela, di rafforzare l’idea di uno stato autoritario che vuole trattare i cittadini più come sudditi che come cittadini in uno stato di diritto; ma non solo: esso vuole che i propri dipendenti siano dei sudditi al comando di prefetti che meccanicamente eseguano ordini che pongano i cittadini in stato di repressione permanente.
    in sintesi, quello che voglio dire è che è la politica stessa appoggiata alla sua parte sindacale che ritiene essere giunto il momento di
    inasprire il rapporto cittadino-potere dello stato, portando inevitabilmente a una recrudescenza dell’ingiustizia verso il cittadino onesto e una maggiore tendenza allo sviluppo di forme più sofisticate di aggiramento della legalità da parte di formidabili forze della criminalità organizzata.

    se invece vi fosse uno stato più sensibile ai diritti dei cittadini e dei diritti e doveri dei suoi dipendenti e non facese questi tagli indiscriminati, e non facesse il duro con i deboli, ma favorirese un rapporto più produttivo tra le forze dell’ordine e i cittadini stessi e orientasse le sue forze verso la criminalità organizzata, forse le cose in questo paese comincerebbero ad andare diversamente e meglio; ma sappiamo ormai che la criminalità organizzata è intrecciata alla politica e quindi non è pensabile, al momento, che si possa giungere a una qualità della vita civile a livelli decentemente democratici.
    per questo tagli e inasprimento della legge sulla parte debole e spesso più produttiva della popolazione sono le misure che una politica corrotta non le rimane da fare.
    insomma che siamo messi male non è certo una novità, che abbiamo una dirigenza di stato di bassissimo profilo è un’altra verità; ma d’altra parte lo si vede solo nei candidati delle liste di oggi: gente garantita, ossequiente al satrapo di turno, genuflessa pur di avere un minuto di notorietà: la morte di aldo moro la stiamo pagando molto cara proprio in questo delicato passaggio storico; riusciremo ad uscirne vivi, visto che abbiamo già subito craxi, andreotti e berlusconi? renzi sarà l’implosione di questo sistema barbaro e incivile?

    saluti

    alberto

    saluti

    alberto

  • concordo molto con questa opinione non solo perché è molto meglio articolata di tutto il nostro dibattito al riguardo, sopprattutto sul punto 2 che la precarizzazione fa parte della perdita dei mezzi di produzione (come capacità produttiva da parte dei lavoratori e di rivendicazione sociale), da qui una delle domande che mi sorge se le forze dell’ordine sono preposte anche alla gestione della violenza, vi possono essere degli ordini di grandezza o una scala di valutazione, può esistere una gestione responsabile? Mi chiedo se poi gli stessi organismi si pongano le stesse domande e progettino una loro evoluzione invece di subirla a forza di errori.

  • Definire Camilla Cederna una sincera liberal democratica è mentire sapendo di mentire, o peggio, vegetare nella più crassa della ignoranza. Caso mai la definizione che meritava era quella di sincera “radical chich” con la puzza sotto il naso, piena di sussiego.Apparteneva alla casta di impuniti pennivendoli, intellettualoidi di estrema sinistra, ma appartenenti all’alta borghesia meneghina, piena di soldi(Feltrinelli docet) molti dei quali da giovani oltranzisti di sinistra,ora in vecchiaia, lavorano per Mediaset di Berlusconi e in Forza Italia.Ma visto che parliamo di poliziotti, la Cederna, odiava il commissario Calabresi ad esempio, perché era un semplice figlio di un borgataro romano (suo padre era gestore di una mescita di vini) la cui colpa ai suoi occhi principale, era di vestire non secondo i cascami della moda, ma indossando un maglioncino girocollo.Odio di classe capovolto. Per simile razza di borghesi decadenti, marci fino al midollo, frutto perverso del culturame marxista, che in quegli anni era egemone ovunque, una vera e propria dittatura culturale imperversante, che imponeva ad esempio che per lavorare in qualsiasi settore, dovevi per forza essere di estrema sinistra.Rammento che la nostra, scrisse un libercolo intriso di odio dal titolo “Una finestra sulla strage”; dopo il piombo per stampare simile libercolo, arrivò puntuale il piombo dei killer di “Lotta Continua” sparato nelle cervella di Calabresi.Ripeto una razza di pseudo intellettuali, dannatamente intrisa di sub cultura comunistoide, che non hai mai pagato per i propri crimini,razza che ha “intossicato” intere generazioni di giovani,che ha contribuito all’attuale fallimento dell’Italia; altro che sincera democratica.

  • Professori Palidda e Giannuli, ai vostri interventi che descrivono bene molte dinamiche sottili nel rapporto tra potere politico e gestione-formazione delle forze di polizia vorrei affiancare brevi considerazioni quasi “etologiche” e sicuramente un po’ naive. La polizia in tutto il mondo, dall’alba dei tempi è un branco di dobermann tenuto in cattività e addestrato all’attacco (e lo dico da amante dei cani). Nella maggior parte dei casi la loro funzione è di pura deterranza: impedire, che so io, l’assalto al parlamento. In alcuni casi, però, vengono liberati contro il nemico dello stato. Per la polizia di scelba (reclutata tra i fascisti) erano i comunisti, a genova e in valsusa ogni manifestante, nelle renditions o ad abu ghraib ogni musulmano, per i parà inglesi i cattolici di belfast, per la polizia di new york nel 1920 gli anarchici italiani e via dicendo… La libertà di azione implicita lasciata in questi casi non è dissimile dal diritto al saccheggio delle città espugnate durante una campagna militare antica o medioevale. Cambia la dimensione di ciò che è permesso ma non il meccanismo. Per me la responsabilità morale indiretta ricade non solo sul potere politico che ordina, usa e difende tale violenza. Cosa dire di giornalisti embedded (eufemismo) e intellettuali organici (nel senso di “rifiuto”) pronti a sostenere le favole dei malori attivi, dei sassi che deviano le pallottole, delle armi chimiche e delle alabarde spaziali di saddam e di molto altro ancora? Senza un nemico non ci sono violenze, né repressione e nemmeno eserciti e spese militari. Chissà in Costa Rica che cani da guardia avranno. Probabilmente dei chihuahua.

  • La legalità come finestra

    Mi pare che ci sia un interesse politico di intimidire i cittadini mostrando loro che le forze di polizia sono capaci di commettere azioni violente e illegali; esibendo casi eclatanti, come i pestaggi mortali di soggetti indifesi. Ma gli abusi e le soverchierie sono di vario genere, e spesso restano sotto l’orizzonte mediatico. Parlando di abusi di polizia, e di abusi della magistratura, trovo utile il concetto di legalità non come soglia ma come finestra. Lungo un asse verticale di comportamenti a valore etico e politico crescente, polizia e magistratura si occupano di mantenere i comportamenti dei singoli e della popolazione tra due limiti, quello inferiore, che corrisponde a ciò che comunemente si intende per soglia di legalità, e quello superiore, sopra il quale i comportamenti, positivi o encomiabili sulla carta, lo sono un po’ troppo nella realtà, e vanno quindi fermati, perché contrari all’assetto generale della società e della economia. Presidiando la soglia inferiore e quindi proteggendoci dai “ladri”, “guardie” e magistrati ottengono da noi legittimità e consenso; proteggendo la soglia superiore ottengono i favori dei poteri forti.

    Il concetto che polizia e magistratura si occupano anche di reprimere, con abusi, omissioni, parzialità, false rappresentazioni dei fatti e altri mezzi obliqui, comportamenti in sé eccessivamente onesti o eccessivamente consequenziali rispetto ai valori costituzionali, aiuta a spiegare molte loro posizioni. Linearizzando quella che Palidda chiama “l’anamorfosi dello Stato di diritto”, si potrebbero costruire grafici qualitativi delle finestre di legalità per ogni settore di attività, caratterizzandoli per livello medio e ampiezza della finestra. Io lo vedo nel mio settore, la medicina, un settore di primaria importanza dell’economia che deve il suo successo economico in gran parte all’uso di suggestioni antropologiche che spesso sono indistinguibili dalla truffa, e che quindi necessita di impunità e di repressione del dissenso per operare e crescere. In questo campo la finestra è spostata verso il basso e ha una soglia superiore bassa, così che crimini di alto livello sono attivamente protetti e favoriti da polizia e magistratura. Anche perseguitando chi denuncia; quelli che nel 1956 Calamandrei, nell’arringa difensiva per Danilo Dolci, chiamò “insopportabili importuni”.

  • gentile germano germani,
    come mai l’odio della cederna si è riversato, traboccando impunemente, nella sua bile?
    misteri alchemici, o gusto esagerato di vendetta?
    cordialità.

    alberto

  • Il sig. Germani si vergogna di ammettere di essere un fanatico fascista. In realtà non sarebbe obbligato a cofessarlo se non tralasciasse lui di decidete quanto democratici o liberal democratici sono persone che non hanno niente a che fateci le sue radici culturali.

  • Non si è fatto in tempo a pubblicare questo post che in serata abbiamo appreso degli applausi di ben 5 minuti agli agenti di polizia rei del caso Aldrovandi.

  • Ribadisco che come Camilla Cederna gli oltre ottocento firmatari, in quegli anni funesti, del manifesto contro Calabresi, praticamente ne decretarono la morte; poi puntualmente, in perfetto stile gappista, fu giustiziato con un colpo alla nuca. La magistratura ha condannato con sentenza passata in giudicato Sofri come mandante; non mi sembra che sia stato a costui mai applicato un regime carcerario particolarmente duro, ha continuato a pontificare sulle gazzette di regime, ora è tornato in libertà, certamente non è stato perseguitato con lo stesso accanimento, che è stato usato contro Erich Priebke.In quel periodo storico, andava di moda la cosiddetta “contro informazione” da parte dei pennivendoli tutti rigorosamente oltranzisti di sinistra.A Robbiano di Mediglia, fu scoperto un covo delle brigate rosse,in cui era custodito l’inchiesta svolta dalla “contro informazione” relativamente alla strage di piazza Fontana. Dal materiale depositato si apprese che la pista investigativa di Calabresi, fu proprio da loro confermata:il riconoscimento di Cornelio Rolandi era genuino e non pilotato, effettiavamente la bomba all’interno della BNA era stata deposta dal pregidicato per rapina a mano armata l’anarchico Valpreda turlupinato da fascisti e servizi segreti, Pinelli convinto del coinvolgimento di costui si suicidò.Su tale contro inchiesta un silenzio omertoso, in perfetto stile siculo mafioso è calato da allora in Italia.Alcuni interventi di fruitori di questo blog, sono il tipico frutto avvelenato, di quella funesta campagna di “intossicazione”,che ha avvelenato intere generazioni di giovani, i cui responsabili non hanno mai pagato i loro crimini,anzi ne hanno avuto una brillante carriera.

  • Un altro intervento di un intellettuale affetto da bispensiero neoliberista: non a caso si parla, come al solito, di “sinistra liberale”. Sinistra liberale che deriva dai “liberalist” democratici americani: ovvero “liberali” in quanto “LIBERISTI”. Come Altiero Spinelli: “sincero democratico” come qualsiasi borghese che non ha mai conosciuto i patimenti della miseria in vita sua: simpatico padre del peggior progetto elitario dell’epoca moderna: la destrutturazione degli assetti post-westfaliani incentrati sul duplice paradigma “cooperativo” esterno, e programmi costituzionali “interni”. Ovvero ossimorici “socialisti liberisti” che hanno paludato di rosso le teorie elitarie neoclassaiche.

    La nascita del neoliberista, hayekiano, “federalismo cosmopolita”.

    Non è da riformare la “polizia”: è da ripristinare la lotta di classe implicita nel programma costituzionale che prevede “l’uguaglianza sostanziale”.

    Queste analisi asistemiche così presentate sono più deleterie che altro.

    Infatti all’analisi neoliberista proposta che comprende antonomicamente la condanna del neoliberismo stesso facendo passare per “socialista” il non plus ultra della lotta neoliberista:

    «Questo spiega perché l’Italia è l’unico paese al mondo ad avere tanti corpi di polizia dello stato oltre a una quantità assai rilevante di polizie municipali/locali, e un tasso di personale di queste forze che non ha eguali al mondo. Gli sprechi, le sovrapposizioni, l’irrazionalità organizzativa oltre che nell’uso di tutte le risorse allocate sono noti; ciononostante l’opinione pubblica è costantemente sollecitata a criticare i tagli alle polizie “che non avrebbero più i soldi per le attività indispensabili e quindi non potrebbero più garantire la sicurezza dei cittadini”.»

    Analisi del pensiero:
    1 – “autorazzismo” sinistrorso figlio del pensiero neoliberale ed elitarista di Edward C. Banfield [evidenziabile anche in relazione al “mancato recipimento di una norma UE” come UNICO caso italico]
    2 – concetto neoliberista, anti-keynesiano della spesa pubblica (mancata assimilazione del concetto del “moltiplicatore” e le sue implicazioni sul programma costituzionale, a partire dall’obbligo inderogabile del governo/legislatore volto a promuovere politiche di piena occupazione)
    3 – Inversioni causali con relativa induzione a soluzioni “contraproducenti” e disvalorizzazione degli effettivi “diritti primigeni” legando causalmente i tagli agli sprechi.

    Infatti, Q.E.D:

    «appartengo a un corpo dello stato [..] oggetto di tagli feroci e bistrattamenti vari da parte dello stato», @alberto

    Capito cosa è la «spirale che esaspera la tensione»?

    La sinistra è morta con Basso, non si può leggere certa “propaganda neo-oligarchica” e vederla ancora firmata in rosso.

  • Per restare in tema di polizia, vedo che davidem,ripete un fatto noto, vale a dire che nella polizia di Scelba, vi furono molti ex fascisti. Ma costui o per ignoranza, oppure in malafede,omette di dire, che il predecessore di Scelba, il socialista ministro dell’interno Giuseppe Romita, arruolò con un bando straordinario ventimila ex combattenti. Fra gli ex combattenti arruolati nella polizia, vi furono anche qualche migliaio di ex partigiani, provenienti dalle formazioni garibaldine, tutti rigorosamente comunisti. Questi agenti di polizia furono impiegati nella feroce repressione dei moti filo monarchici nel sud Italia, in occasione del referendum monarchia/repubblica.A Napoli i poliziotti ex partigiani, in via Medina furono protagonisti di una vera e propria carneficina.In seguito il successore di Romita,Mario Scelba, si liberò di questa serpe covata in seno, epurandoli.Questo per ristabilire un pò di verità storica, vale a dire che i “martiri” dei poliziotti, non sempre sono cari agli oltranzisti di sinistra.

  • Non mi piace fare polemica ma, a prescindere da quello che si può pensare a proposito delle prese di posizione di Cederna e altri sul caso Calabresi, equiparare l’omicidio Calabresi a quanto fatto da Erich Priebke vuol dire fare sostanzialmente un’apologia del nazismo. Caro Germano Germani, se questo è il suo vero nome, vada a farlo ai familiari delle vittime della Fosse Ardeatine, questo suo bel parallelo. Vada a proporlo a Monte Sole o a Sant’Anna di Stazzema o in uno qualunque dei campi di sterminio nazista. La sua ignoranza storica deve essere solo pari alla sua totale mancanza di senso del ridicolo e della vergogna.
    Non mi piace infilarmi in discussioni del genere, soprattutto sul web e a margine di contributi interessanti e densi di proposte analitiche, ma certe cose sono ignobili e vanno denunciate in quanto tali.
    Peraltro il supposto accanimento contro Erich Priebke si è risolto in dieci anni di domiciliari seguiti dalla sua “assunzione” presso lo studio del suo stesso avvocato. A tutti gli effetti Priebke, per la pianificazione e l’esecuzione dell’omicidio di 335 esseri umani, ha scontato una pena di gran lunga inferiore a quella comminata ad Adriano Sofri stesso, mandante di un singolo omicidio (e sul processo Sofri, a differenza delle Fosse Ardeatine, molti dubbi permangono, per quanto vi sia una verità giudiziaria che va accettata in quanto tale).
    La sua apologia dei nazisti e il suo livore fascistoide sono inqualificabili. Si vergogni.

  • Mi complimento con lo spirito liberale del prof. Giannuli per la tolleranza nell’ospitare sul suo blog i commenti di un neofascista, anzi neonazista. un uomo di sinistra quale il prof. le permette di esprimersi come le pare signor Germani, già questo squalifica i suoi attacchi alla cultura di sinistra.

    Riguardo l’articolo di Palidda farei un riferimento anche all’accoglienza positiva che le forze dell’ordine trovano mediamente presso la popolazione italiana. dovuto anche al fatto che il paese sta invecchiando rapidamente e come sempre in questi casi cresce la domanda di “sicurezza”. Inoltre nello strano modo di recepire la democrazia e il senso delle istituzioni di questo paese, negli scorntri di piazza l’italiano medio sta dalla parte del poliziotto, contro il “solito facinoroso di piazza”. Sono d’accordo con tutti i punti dell’analisi, specie quelli connessi all’aumento del permesso di reprimere delle nuove dinamiche del capitalismo neoliberista. Ma il fatto che le violenze poliziesche siano ampimente tollerato per una certa sete di giustizialismo è un livello di analisi dal basso che non va tralasciato.

  • Xgermani se lei crede che quelle 800 persone abbiano delle responsabilità faccia uno sposto alla magistratura altrimenti è una opinione poco consistente. Su Erich Priebke lei ha perfettamente ragione non ha commesso reati è inocente di ogni atto che ha compiuto in vita non vedo perché un nazista dovrebbe chiedere scusa per normali vicende di guerra sui civili. Scusi perché ad Adriano Sofri dovrebbe essere applicato il 41bis o altro regime magari con pene corporali, che a quanto sembra a lei piacciono tanto. Sicuro che Calabresi fu giustiziato con un colpo alla nuca, dagli atti procesuali risulta diversi colpi alla schiena.
    Germani lei è una persona accecata dall’odio contro un gruppo ideologico che esprime i propri parei in modo sereno è pacato, se la discuzione non gli piace si astenga da insulti illazioni prive di fondamento

  • egregio signor germani,

    per quanto sofri sia a me antipaticissimo, mi risulta che fu condannato dopo sette processi e diverse “giravolte” del pentito marino; legga il libro di dario fò e se ne convinca.
    perché applicare il carcero duro a sofri? forse che la strage delle ardeatine è reato equiparabile?
    oppure è più giustificato pribke(esecuzione di massa di persone innocenti a seguito di ordini superiori)che sofri (mandante di assissinio per un commissario di polizia)?
    la controinchiesta br non ha alcun fondamento e il riconoscimento di rolandi è stato smentito in sede processuale.
    eppoi valpreda turlupinato?
    facciamo ridere i polli?
    ma perché no, vero signor germani?
    certo che invece i processi a carico di ventura, freda, giannettini e combriccola sono cosa risibile difronte alla controdocumentazione br che invece gioca a favore di quella parte, da lei ben rappresentata, che mira a voler fare strame di tutto ciò che è stata la ricostruzione processuale del reato di strage di piazza fontana; come se tutte le persone che hanno dato l’anima per tentare una ricostruzione credibile di quell’orrendo fatto siano sconfessate solo dalla presuntuosa certezza che il materiale controinformnativo br fosse stato distrutto per impedire di conoscere la verità; una verità che, per lei signor germani, è lì che si staglia viva come un bel sole all’alba di un mattino sereno, accusando tra l’altro, con una spocchia degna della solerzia di un burattino telecomandato, una generazione da lei ritenuta avvelenata da fatti scritti da millantatori di professione addirittura impuniti.
    lei è un mestatore di fatti storici accanito che crede di fare la storia da sè senza tenere conto di nessun lavoro che altri sicuramente più esperti e competenti di lei hanno svolto negli anni.
    ne abbiamo piene le tasche di personaggetti autoreferenziali, nostalgici del fascismo che vogliono vivere qualche secondo di gloria sui blog, spargendo a piene mani insulsaggini che nemmeno nelle peggiori scuole si vedono.
    torni pure a santificare il suo priebke, se crede, ma la storia la lasci fare a chi ne ha competenza e corretto discernimento tra i fatti verosimili e i fatti inverosimili.
    vada a leggersi tucidide e poi ne riparleremo.

    senza cordialità

    alberto

  • HEIL germano germani! Di Camilla Cederna, la cui citazione ti ha fatto saltare la mosca al naso, so quasi nulla quindi non posso dir nulla.
    Che Calabresi non fosse presente quando Pinelli è volato dalla finestra è stato appurato e che chi lo ha ucciso ha assassinato un innocente è un fatto.
    Ma se non ti chiami Pinelli e ci scrivi dall’al di là, mi spieghi come puoi affermare che Pinelli si sia suicidato? Eri uno dei poliziotti che ha assistito al volo?
    E se lo fossi, e lui non si fosse suicidato, perchè dovresti andarlo a raccontare?
    Insomma, al suicidio di Pinelli ci credo come credo ai fermati che cascano dalle scale e si sfasciano da soli e che i morti in caserma o carcere pieni di contusioni e fratture non siano stati mai “toccati” da chi ne era responsabile.
    Se non esistessero i telefonini che fanno filmati non avremmo neppure mai visto certi pestaggi gratuiti su fermati o manifestanti inermi (nonostante il filmato qualche agente è arrivato a negare l’evidenza quando è stato interrogato al processo e, nonostante ciò non solo è a piede libero ma neppure è stato allontanato dal corpo con disonore).
    Quindi, riguardo Pinelli, tieniti le tue opinioni ma evita di scodellarle come verità rivelate.

  • Chissa se dopo gli applaussi del SAP effettivamente si avvierà un riordino dei diversi servizi?

    Germani come al solito il suo modo provocatorio e insultante ha l’obbiettivo di distogliere i comentatori dall’argomento di discuzione, il suo obbiettivo è vanificare la riflessione spresa su queste pagine. Pensavo fosse incapacità o desiderio di vincere il premio dr Divago, il suo è solo odio.

  • Sono costernato.

    C’è chi si meraviglia della “liberalità” di un rappresentante di Sinistra. (E questo la dice lunga…)

    @GermanoGermani ha una visione politica opposta a quella di un democratico. E’nero e non è “cosmeticamente” tinto di nero.

    In questo forum commentano, invece, un sacco di neri ma tinti di rosso.

    La nostra Carta è antifascista anche in quanto pluralista: «Io non condivido quanto afferma @GermanoGermani, ma lotterò affinché sia libero di continuare a farlo»

    Quando le norme UE contro la libertà di opinione, a partire da quelle che vogliono opprimere “i revisionisti”, verrano attivate, molti interventori di questo blog scopriranno di essere stati da sembre fervidi collaboratori con chi sta dall’altra parte dell’Isonzo.

    Umanamente, il sordo livore che traspare dagli interventi di @GermanoGermani, si comprende da quella sconfinata falsità che si annida nel pensiero oligarchico e apolide che infiltra da sempre certe frange di sinistra (tipo quella “liberalist&federalist”…): ad ora, la semi-TOTALITA’ della sedicente sinistra partitica e meta-culturale, SOSTANZIALIZZA IL POTERE OLIGARCHICO STESSO.

    I nostalgici sono una tale minoranza che andrebbero tutelati come i panda (anche se con qualche precauzione in più): specialmente quando possono, per evidente preparazione culturale, essere interlocutori di interessante dialettica.

  • Vorrei ringraziare Aldo Giannuli e Salvatore Palidda per il loro contributo di indiscutibile valore nel dibattito sul ruolo rivestito dalle forze di polizia in Italia.
    I vostri due articoli mi sono stati di spunto e di grande utilità nella stesura di questo articolo di sintesi dal titolo: Abusi in divisa: chi li rende possibili?
    Interrogativo principale (più che altro si tratta di una domanda retorica): un tale ambiente è dovuto alla sola presenza di mele marce o alla struttura stessa della cesta che contiene tutte le mele? A voi la risposta.
    Buona lettura e grazie.

  • Ho letto le repliche stizzite, di alcuni fruitori di questo interessante blog (con l’eccezione di Santi Numi) in merito agli interventi di Germani. Ricapitolando per quanto attiene il suicidio di Pinelli, il coinvolgimento di Valpreda nella strage, il suo riconoscimento da parte del testimone Cornelio Rolandi, ma badate cari signori indignati,che non sono opinioni di Germani, ma sono il materiale rinvenuto in un covo delle brigate rosse, al termine di una operazione di contro informazione, da lui citato. Perché prendersela con Germani e non coi brigatisti rossi?

  • per Germano: ti devo una doverosa replica per dissipare il tuo angoscioso dilemma:
    “…costui o per ignoranza, oppure in malafede,omette di dire, che il predecessore di Scelba…”
    Chiunque abbia mezzo minuto da perdere può leggere il mio commento “etologico e naive” scritto sopra che chiaramente non voleva essere un trattato storico onnicomprensivo ed esauriente sugli abusi storici della polizia nei secoli e nei continenti. Ai pochi, banali esempi da me citati affianco con piacere quello che mi proponi e ci aggiungo le porcherie di Bixio se vuoi e la condotta dei romani in britannia raccontata da tacito (fecero un deserto e lo chiamarono pace). Il punto mi pareva chiaro: la creazione di un nemico dello “stato” è la prerogativa del potere politico che poi scatena o “lascia sfogare” i suoi mastini.
    Ti do parzialmente ragione e riconosco la mia ignoranza sul fatto specifico da te raccontato riguardo l’uso degli ex-partigiani contro i monarchici (che controllerò, chiaramente, e ti ringrazio). Detto questo, credo che l’episodio resti del tutto marginale e trascurabile se visto in un’ottica quantitativa dal punto di vista del personale (esercito, polizia, carabinieri) e degli anni dal ’45 ad oggi. Ti invito a leggere “il nemico interno” (odradek) specifico su questo tema. Come forse saprai, il pci spingeva molti militanti ad arruolarsi per non lasciare ai fascisti la possibilità di ricreare un gruppo armato fascista. Questa, tra l’altro, è anche l’ottica del cosiddetto sindacato di polizia (siulp) soprattutto verso i carabinieri e ha un senso: aumentare la trasparenza e il controllo democratico del mondo civile su strutture che detengono il monopolio della violenza (e delle armi) di un paese.
    Concludo con una nota di stupore mista a ilarità. Tu scrivi che io “riporto un fatto noto” e apparentemente sembri sminuirlo: non mi pare di essermi attribuito la paternità di tale scoperta, insomma…
    senza offesa, né malafede come sempre

  • Caro Temistocle, un gruppo di fascisti in combutta con servizi italiani e stranieri (e l’aiuto en passant di grecia, aginter press e perché no? supporto NATO) prepara un’operazione “false flag” uccidendo propri cittadini e incolpando anarchici e comunisti (feltrinelli) allo scopo di far dichiarare lo stato di emergenza per spianare la strada ad un regime autoritario e tu e germano ancora mi parlate di valpreda e dei tassisti?
    la controinchiesta “della br” (in realtà di altri) è interessante e verosimile in molti punti ma mica è vangelo sinottico.
    E per restare in tema di credenze religiose, non so quanti credano sinceramente al suicidio di pinelli, dai. ti do una dritta: googla “andrea salsedo”.

  • Egregio davidem,ti ringrazio per il tono civile delle tue repliche.Preciso che il “noto” fatto storico di ex fascisti nella polizia di Scelba, è riferito al fatto che i partigiani non potevano di certo, giustiziare la maggioranza degli italiani compromessi col regime fascista, per il semplice fatto che erano la maggioranza degli italiani. Ce ne furono anche nelle fila del PCI,basti citare il noto voltagabbana Davide Laiolo.E’ la sistematica attribuzione di una mentalità “fascista” ai poliziotti violenti che contesto, anche a Giannuli. L’agente Spaccarotella l’uccisore di Gabriele Sandri, era iscritto al sindacato di sinistra SILP-CGIL, mentre la sua vittima era notoriamente gravitante nelle file della estrema destra della capitale, tanto che il sindaco Alemanno fu in prima fila nel chiedere la condanna dell’agente.Come la mettiamo con la mentalità “fascista”? Poi per quanto riguarda il pregiudicato per rapina a mano armata, Valpreda, è il clima di “omerta” e di complicità di cui ha goduto e gode, che intendevo denunciare, ricordando la “contro informazione” raccolta da oltranzisti di estrema sinistra a suo carico, rinvenuto in un covo delle BR,materiale sistematicamente ignorato da tutti i sinistri di ogni dogma e credo, compreso Giannuli.Citerò un fatto comprovato, un giorno in corso Garibaldi a Milano(ove viveva) Valpreda fu visto,libero e impunito (tirato fuori di galera,grazie ad una una legge votata dalla maggioranza in parlamento)dopo una sistematica campagna di stampa a suo favore, con la Cederna come capofila, deambulare con sotto braccio il noto editore Giulio Einaudi,degno compare della sub cultura di sinistra, quella che ha intossicato milioni di giovani, figlio di un ex presidente della repubblica.A pochi passi dall’anarchico vi era la scorta di poliziotti che vigilava sulla sua sicurezza. Un anarchico di stato insomma, protetto da poliziotti.Godette all’epoca di questo clima di complicità e omertà, pure l’editore Feltrinelli, che abitava a poche decina di metri (via Andegari) dalla Banca commerciale di piazza della Scala, ove venne rinvenuto la seconda bomba inesplosa, nel 1969.La richiesta di perquisizione domiciliare, fatta da Calabresi, fu respinta dal magistrato di turno.Circa il suicidio di Pinelli ne era convinto anche l’ex toga di sinistra (premiata con l’elezione al senato Gerardo D’Ambrosio) che lo spacciò come “malore attivo” assolvendo Calabresi.Sul coinvolgimento di Valpreda, turlupinato da servizi e neofascisti,ne era convinto anche il giudice Vittorio Occorsio; ne è pure convinto l’ottimo giornalista Paolo Cucchiarelli, basta leggere il suo poderoso libro sulla strage.Egregio Davidem, io ti posso dare una una piramide di dritte, citerò la prima “strage di stato”, quella di via Rasella, con l’elezione in parlamento dei relativi bombardieri.Concludo poi con il dire che citare i parenti delle vittime delle legittime rappresaglie tedesche, è ciurlare nel manico.Io rammento la moglie dell’ex cancelliere tedesco Helmut Khol, Annalise, morta suicida tempo addietro. Costei tredicenne fu violentata da un plotone di mongoli dell’armata rossa, ebbri di vodka e spirito di vendetta,da tale stupro la sventurata mai si riebbe. Con lei furono due, dico due, milioni di donne tedesche, stuprate dai mongoli rossi. Ricordiamo tutte le vittime, non solo quelle che fanno comodo.

  • Germano: replico in ordine sparso a singoli punti ribadendo la differenza tra libere opinioni personali che puoi avere e fatti storici accertati (per buona approssimazione).

    1. “vittime delle legittime rappresaglie tedesche”
    Nessuno ha questo diritto di vendetta su civili innocenti, nessuno per nessun motivo. Non l’avevano i nazisti, né gli americani in afghanistan, né gli inglesi a dublino, né gli israeliani a gaza, né i palestinesi qua e là… punto. Chi lo fa si assume la responsabilità personale di essere un assassino, di essere isolato dalla società e di subire vendette. Lo stesso discorso vale per chi invade e sottomette con la forza o stupra.

    2. i “mongoli” come li chiami tu (in realtà quasi tutti caucasici purissimi cui anche tu e io probabilmente apparteniamo) hanno subito 20 milioni di morti: nemmeno questo, a mio avviso, dava a loro il diritto di violentare anche una sola donna (le tue cifre mi sembrano eccessive ma controllerò). Quel che ho scritto è che si tratta di un meccanismo del tutto simile ai saccheggi antichi o medioevali. Non pretenderai che in venti righe si faccia la lista completa dal genocidio degli armeni alla crociata contro i catari, no? il mondo non si divide tra fascisti e comunisti, ma tra chi rifiuta la violenza (a parte autodifesa) e chi la ammette per una serie di altre ragioni, vendetta compresa.

    3. Se hai letto bene il libri di Paolo C. avrai certamente notato che Feltrinelli (come valpreda) erano capri espiatori per un disegno molto più grande e diabolico che tu sembri dimenticare o minimizzare. Io resto convinto che valpreda non volesse uccidere nessuno, bomba, sosia e tassisti vari. Questo mi basta e l’evidenza va in questa direzione. Se hai nuove prove presentale, ma ricorda che l’opinione di chiunque, per esempio di d’ambrosio su pinelli o altro resta solo un’opinione.

    4. anche io credo che calabresi non abbia a che fare direttamente con la morte di pinelli (come Paolo C.), né sofri col suo omicidio e se hai letto il libro mi capisci.

    5. non mi sembri altrettanto indignato del fatto che Zorzi via tranquillo in giappone lontano dai tribunali italiani e che il suo avvocato difensore Pecorella pare abbia cercato di corrompere un testimone e che contemporaneamente si è trovato a ricoprire un incarico istituzionale nel ministero della giustizia che chiedeva la sua estradizione. Non cito giannettini e il segreto di stato, né miriadi di altre ipocrisie simili. Le BR sono da condannare per ogni colpo che hanno sparato ma ricorda che in questo paese le bombe contro gli innocenti le han messe sempre i fascisti, da soli o affiancati da amici nelle istituzioni.

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