Civati, Fassina, Cofferati: cosa si muove a sinistra?

Con l’uscita di Fassina (e di un’altra parlamentare) dal Pd, che si aggiungono a Civati e Cofferati, inizia a prender corpo un soggetto a sinistra del Pd. Siamo ancora ad una fase embrionale, ma conviene guardare con attenzione alla cosa.

Sicuramente le premesse sono più convincenti della fumosissima coalizione sociale di Landini, che non si capisce cosa vuol essere e che, sospetto, neppure Landini sappia bene cosa sia. Almeno qui sappiamo che si tratta di una formazione politica che intende occupare uno spazio a sinistra del Pd e crearsi un suo spazio elettorale.

Il fatto è molto positivo e può aprire la strada ad una decantazione nell’area del Pd. Una volta si diceva “i passeri con i passeri ed i merli con i merli”, applicato ai nostri giorni significa quelli di sinistra con quelli di sinistra e quelli di destra con quelli di destra, dato che l’ala renziana non è neppure di centro ma semplicemente di destra.

Lo spazio a sinistra del Pd c’è ed è molto consistente: oltre che le aree residuali di Sel, Rifondazione ecc, ci sono molte centinaia di migliaia di ex elettori del Pd e dell’ex Rifondazione, ex M5s, oltre che di parte dell’Idv che hanno smesso di votare e si astengono. Poi ci sono molti elettori che continuano a votare Pd ma che guarderebbero con interesse a qualcosa altro che li rappresenti meglio e ci sono anche aree di gruppi intorno al Pd (Verdi, socialisti, formazioni locali) che potrebbero essere interessate. Complessivamente potrebbe trattarsi di un bacino teorico fra i tre ed i cinque milioni di elettori. Naturalmente, nessuno riesce mai ad assorbite tutto il suo elettorato potenziale, e, in questo caso c’è la concorrenza del M5s sugli astenuti e del Pd su quelli in bilico fra sé e la nuova formazione, che dovrà sgomitare per affermarsi fra i due. Ma può giocare su un’area, per ora imprecisata, che non intende più votare per il Pd e non ritiene soddisfacente l’offerta del M5s.

Dunque, il potenziale c’è, bisogna vedere quale sarà la capacità della nuova formazione di intercettare questi consensi, quali le risorse per raggiungere questi elettori, quali le soluzioni organizzative.

Per ora mi sembra che ci siano un paio di perplessità: in primo luogo, dai discorsi che si fanno, viene fuori una formazione che somiglia troppo alla casa madre da cui ci si stacca, una sorta di Pd un po’ più radicale e, forse, meno decisionista e più democratico. Ma, se fosse questo, sarebbe decisamente troppo poco per motivare gli elettori a confluire sul nuovo venuto. Lo spazio, il nuovo gruppo se lo può conquistare solo se si dà una marcata identità, ponendosi radicalmente in alternativa al Pd.

Si pensi alle ultime regionali: il miglior successo è stato conquistato in Liguria dove la Lista Pastorino si presentava apertamente in rottura e come alternativa al Pd, dove, invece, la sinistra “radicale” si è presentata in coalizione con il Pd (penso alla Puglia) o in alternativa ma con una identità scolorita (penso a Veneto e Campania) i risultati sono stati molto modesti e non sono andati al di là delle dimensioni del solito cespuglio ai piedi dell’ (ex) Quercia.

Anche l’idea di presentarsi come la rinascita dell’Ulivo non mi sembra una gran cosa: l’Ulivo è storia passata, di mezzo c’è un decennio in cui si è aperta una crisi senza precedenti ed il clima politico è radicalmente cambiato. Parlare di Ulivo oggi è una minestra riscaldata che non ha alcuna particolare appetibilità.

Ma tutto questo, magari, lo scopriranno ben presto da soli e saranno costretti a girare il timone, anche perché il primo punto programmatico della nuova formazione non potrà essere che disfare quasi tutto quello che il governo Renzi (e Monti e Letta prima di esso) ha fatto, dal fisco alla scuola, dalla legge elettorale alla riforma istituzionale. A proposito, non sento ancora parlare di un tema cruciale come la fine della morsa fiscale inaugurata da Monti: con questi livelli di pressione fiscale facciamo bancarotta prima di subito.

La seconda perplessità è l’imitazione un po’ pedissequa di Podemos, in primo luogo perché questa mania di scopiazzare le sinistre vincenti altrove (da Zapatero a Tsipras, dalla Linke a Podemos) è una sciocchezza che non ha mai dato risultati. E poi perché proprio il modello in questione mi convince poco: Podemos mi sembra una Sel che parla in grillese: il moderatismo politico di Sel con il culto della rete del M5s. Intendiamoci: la rete è uno strumento formidabile di espressione ed il M5s ha innovato fortemente le modalità della partecipazione politica, ma non è tutto ed io resto convinto del modello territoriale (che peraltro Podemos non ignora). Le forme espressive e di organizzazione da sole non bastano, ci vogliono i contenuti politici e Podemos fra “europeismo” e reddito di cittadinanza mi pare che ripeta molti luoghi comuni della sinistra moderata. Questo non è un tempo che si affronta con politiche moderate, il neo liberismo impone progetti radicali.

Qui forse una correzione di rotta sarò meno facile e scontata. Ma questo non toglie che l’esperimento vada guardato con interesse. Vedremo.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (19)

  • Il vero nodo cruciale a me sembra la posizione sul sacro euro, che resta un dogma indiscutibile per buona parte di quell’area (Civati, Cofferati, Landini), che vive ancora nel “sogno” europeo che affratella gli imbecilli di sinistra di tutta europa, a differenza di altri (Fassina, D’attorre) che invece si stanno svegliando e stanno cominciando a mettere in discussione l’idolo della moneta unica, cogliendone la vera natura di strumento repressivo delle classi lavoratrici.

  • voglio proprio vedere questa neo formazione se si distaccherà dalle politiche di austerità inaugurate dallo sciagurato governo Monti e proseguite dagli ex colleghi del pd….
    del resto questi hanno comunque sostenuto il governo Monti e votato le porcate folli che ha fatto….
    se lo farà forse potra avere un futuro non so se roseo o meno…. se non lo farà sarà l’ennesimo bluff..

  • progetti radicali come suggeriva recentemente grillo quando ha consigliato la grecia di uscire dall’euro? che novità. specie in questo periodo in cui dall’euro ti ci butta fuori direttamente shauble. ma non si farebbe prima a votare renzi se si vuole l’uscita dal’euro? tanto con il vitellozzo di rignano la strada è quella.
    fatto sta che il vuoto di rappresentanza non colpisce i no euro, che hanno due partiti tra cui scegliere, ma colpisce gli altri. so che, come donoso cortes e tenerone, lei schiaccerebbe gli elettori di sel come vermi, ma nonostante i suoi gusti politici, il buco di rappresentanza colpisce maggiormente quell’area, nella quale mi trovo casualmente incluso. quindi mi piacerebbe tornare a votare una proposta politica diversa da quelle attuali, anche se lei la ritiene luogocomunista.

    io sarei invece stato più critico nei confronti di alcuni personaggi, come cofferati e fassina. in effetti se questi poi fanno come la spinelli votarli sarebbe stato una grossa inculata. e per farsi votare devono risolvere l’emorragia di fiducia con una maggiore democraticità che per ora non si vede e che non si capisce come possa arrivare, considerando alcuni dei soggetti presenti. senza contare la scarsezza dei corpi intermedi della sinistra italiana. insomma, attenzione si, ma tanti tanti problemi irrisolti.

  • Aria fritta. “Personaggetti” piddini in riposizionamento di kadrega post rottamazione, fuori timing massimo. Già bruciati.
    Civati fa tenerezza: il fidanzatino indeciso. Cofferati: ebbe la sua occasione 10 anni fa. Landini: un urlatore. Fassina: chi?

  • Michelangelo Ingrassia

    Forse, caro Aldo, potremmo dare qualche consiglio a questa sinistra in formazione. Potremmo suggerire di rileggere quello che scriveva qualche anno fa Edoardo Sanguineti: occorre essere sgarbati e carichi di odio nei confronti di coloro che non appartengono alla classe degli sfruttati e ne sono nemici; il programma di un partito veramente di sinistra dovrebbe essere quello di sviluppare e portare fino in fondo la Costituzione (Come si diventa materialisti storici?). Potremmo inoltre ricordare loro che alle ultime elezioni nazionali le indicazioni del popolo erano state chiare: il Pd di Bersani e il M5S di Grillo dovevano governare insieme. Si può sperare che finalmente in questo paese una sinistra sociale, riformista e rivoluzionaria insieme, possa agire con coerenza e fino in fondo nel nome del lavoro e dei lavoratori?

  • Essere meno decisionista non necessariamente significa essere più democratico e, sopratutto, un ennesimo partitino di sinistra dove nessuno decide (e nessuno si prende responsabilità), è davvero l’ultima cosa che dobbiamo augurarci.
    Anche perchè quello che eventualmente dovesse essere deciso, non è affatto detto che sarebbe per il meglio.
    Senza considerare il tempo che impiegherebbero costoro a radicarsi nel territorio, partendo dal nulla: forse solo chi frequenta attivamente i meetup come lo scrivente, ha la percezione degli enormi passi in avanti fatti dal M5S, che oggi è radicato profondamente nella società civile e non è più solo Rete e Blog di Grillo.
    Bisognerebbe cominciare a prenderne atto.
    Quanto poi al decisionismo, se c’è qualcosa che è mancato davvero dalla caduta di Craxi in poi, è stato proprio qualcuno che sapesse prendersi responsabilità e, sopratutto, sapesse poi tenere la barra ferma una volta decisa una rotta.
    Berlusconi, Prodi e adesso Renzi, sono stati continuamente “distratti”: chi dall’interesse per le proprie aziende e, in sottordine, dalla necessità di difendersi nelle aule giudiziarie; chi dall’illusione di tenere in piedi un governo con i gruppettari ex-sessantottini (Prodi e il suo programma dei cento punti, fatto per cercare di tirare dentro tutti); chi infine, profittando degli scialbi personaggi del panorama politico, dalla ricerca del potere per il potere, vendendosi bene proprio con l’immagine (di facciata) di decisionista.
    L’unico che ha saputo davvero tenere ferma la barra è stato Monti; peccato che la rotta l’avevano decisa altri (Bildelberg, Merkel, Draghi, ecc.), e non era a nostro vantaggio.

  • Egregio prof Giannuli, seguo sempre con piacere i suoi scritti.
    A proposito delle prospettive della “cosa” civatian-cofferatian-landinian(?)-vendoliana, mi preme rilevare due punti. Il primo è che, anche guardando ai tentativi del passato (Sinistra Democratica e Socialismo 2000 di Salvi), quell’area, elettoralmente parlando, appare sempre più ampia di quel che si rivela poi, dopo la conta dei voti, principalmente perchè l’elettore piddino, all’approssimarsi del momento fatidico, è particolarmente sensibile al richiamo della foresta (fermare la destra, grillo, perluscone, i populisti, i fassisti o quel che c’è).
    Il secondo è che, sempre considerando il recente passato, il fine ultimo di queste operazioni è recuperare alla casa madre i voti “arrabbiati”, trasformandoli poi, al tavolo delle trattative, in assessorati, sottosegretariati, posticini all’ombra nel sottogoverno.
    Quei personaggi, inoltre, se non delegittimati appaiono quantomeno usurati; su Cofferati, poi, (vivo a Bologna), sarebbe meglio stendere un velo pietoso.
    Saluti a tutti . Moravagine

    • Lei ha pienamente ragione nella sua riflessione sul passato e sulla serie di penosi fallimenti che ho vissuto in prima persona in questo ventennio. Soprattutto ha ragione di dire che l’area elettorale reale si è sempre dimostrata molto più piccola di quella delle aspettative. Ma quedsto credo sia da attribuire non ad una eccessiva valutazione delle aspettativequanrto all’incapacità degli interessati di andare oltre la dimwensione del cespuglio ai piedi della quercia. Qui però ci troviamo di fonte ad una situazione molto diversa perchè c’è una crisi in atto e di proporzioni inedite, perchè il Pd di Renzi non vuole cespugli soprattutto se di sinistra, perchè c’è una realtà come il M5s che impone un confronto ed è uno sbocco di quei voti “arrabbiati” di cui lei dice, per cui se questi insistono nel fare il “piccolo Pd” o meglio il modellino di come avrebbe dovuto essere un Pd politicamente corretto, chiudono bottega prima di cominciare. Per cui spero se ne accoirgano in tempo e cambino rotta. Nonostante Cofferati (su cui può imnmaginare cosa penso) penso che possiamo concedergli una moderata (moderatissima ed a breve periodo) apertura di credito. Sta a vedere che questa volta ne ganno una giusta!

      • Egregio professore, sul fatto quotidiano è stato pubblicato questo intervento di Paolo Ferrero (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/07/sinistra-costruiamo-la-syriza-italiana/1853222/) che certo le sarà capitato di leggere. Ora, a parte la solita inconsistente e fumosa retorica (ha avuto più volte occasione di scrivere cosa pensa del personaggio in questione), riporterei integralmente questo passaggio: “Per questo ci rivolgiamo direttamente a tutti coloro che oggi a sinistra auspicano la costruzione di un soggetto unitario – a partire da l’Altra Europa, Sel, Possibile, Cofferati, Fassina – proponendo di promuovere immediatamente il processo costituente della sinistra. L’unità della sinistra, nella valorizzazione del suo pluralismo, è il mezzo per dar vita al percorso costituente del soggetto unitario rivolto in primo luogo a tutti e tutte coloro che non fanno parte di alcuna formazione politica organizzata.”
        Emerge chiaramente una delle malattie senili del “comunismetto” italiano: l’elenchismo; si fa un elenco, più o meno lungo e articolato, di sigle che non significano nulla, di eserciti di cartone guidati da ridicoli generali, e si vede l’effetto che fa. E’ cura dell’estensore non citare nell’elenco soggetti potenzialmente “disturbanti” : così Ferrero finisce per non citare il Pcdi, nè il Pcl o i comunisti di Rizzo (a ben vedere non cita neanche il proprio partito, anche se la cosa è implicita): in altre parole, non menziona il “comunismo” in nessuna sua accezione.
        Sottolineo questo passaggio non per fare il purista della falce e martello (lungi da me!), ma per comprendere, attraverso le forme, la sostanza di questa operazione politica.
        Sono ormai quasi 10 anni che quel partito si nasconde, ad ogni tornata elettorale, dietro formule vacue, fronti del nulla, arcobaleni, rivoluzioni civili, altre europe, altri abruzzi, altre emilie-romagne, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
        Cos’è “L’altra Europa” di cui parla Ferrero? Dove sono le sedi, gli organigrammi, i militanti? E Possibile? E chi sono Cofferati e Fassina, cosa rappresentano se non loro stessi ed il loro maniacale protagonismo (specie nel caso del principe balinese Cofferati, un uomo il cui disprezzo per il volgo è noto a tutti quelli che lo hanno conosciuto)?
        Emergono quindi, “sinistre” all’orizzonte, le sagome delle barbare spinelle e dei curzi maltesi, dei moni ovadia, dei carlin petrini, e, perchè no, dei roberti saviani, dei vladimiri luxuria e dei massimi dalema.
        E poi ci sarebbe Vendola, che se avesse un po’ di pudore si sarebbe già ritirato a fare il “padre (ig)nobile”, ma stiamo sicuri che non ci concederà questa grazia.
        Quindi, prima ancora di parlare di qualunque “syriza” all’italiana, porrei una sola condizione: via tutti quelli che hanno già dato (e, soprattutto, già preso).
        A presto, saluti a tutti. Moravagine

  • Gerardo D'Ambrosio

    Ma ideologicamente questo posto di sinistra antagonista, antisistema, non è già occupato dal m5s? Certo, come ha scritto lei in un pezzo passato, una buona fetta dell’elettorato di sinistra è ostile al movimento di grillo, ma nei contenuti convergerebbero in buona misura. Quale tema forte (o battaglia) potrebbe portare avanti una sinistra radicale ed attrarre consenso? Il lavoro? Abrogare il jobs act? Tassare la finanza speculativa? Uscire dall’€ no, perché ultimamente è un mantra pronunciato da molti. Detassare il lavoro. No, poco incisivo e poi fa tanto destra. Com’è difficile dire qualcosa di sinistra.

  • professore ma lei è sicuroi che non si tratti di una formazione Civetta legata a doppio filo agli interessi PD ( come Sel ? ) atta solo ad arginare una possibile emorragia di consensi a sinistra? Conosco Civati personalmente, è organico al sistema Sesto, ce lo vedo poco a prendere una botta di coraggio e decidere così l’uscita se non concordata con i vertici PD. Anche il fatto che l’uscita non sia legata a denuncie e attacchi particolarmente duri al Pd ( giusto un minimo di blande ammuine ) mi fa puzzare tutta l’operazione….

  • Caro Professore,
    in questi ultimi tregebondi anni ne abbiamo viste tante, dalla sinsitrarcobaleno a rivoluzionecivile.
    Me le sono bevute tutte. Ora, se persino io non sono piu’ disposto a dar troppo credito al “nuovo soggetto politico della sinistra’….
    Qual e’ l’orizzonte politico di questo soggetto? Rifare la spalla al PD quando mai ci concederanno di votare?
    Dicano subito se aprono al M5S (ammesso che Grillo ci stia) in prospettiva di un governo insieme.
    Altrimenti non ha senso nemmeno un programma eventualmente radicale (facile spararle grosse sapendo che non avrai mai la responsabilita’ del Dover Fare).
    Vediamo cosa succede, per carita’, ma l’entusiasmo questa volta e’tutt’altro che’ scontato.

    Cari saluti

    edoardo

    • Troppo credito no, non lo dò neanche io. Però una moderata apertura di credito a breve termine si può fare.
      Entusiasmo? Quello l’ho perso già dagli anni ottanta.

  • Qui si vuol fare la Syriza o la Podemos italiana con gente l’hipster Civati, come Fassina, che fino a ieri era a favore del pareggio in bilancio, Cofferati che a Bologna lo ricordiamo anche troppo bene (e non certo in positivo), e SEL che un giorno sta con Tsipras e il giorno dopo con Schulz e a livello locale si allea con i renziani.
    A questo si aggiunge il problema che Iglesias ha ben descritto parlando di questo tema (sbertucciando quelli di Izquierda Unida e del PCE), dicendo chiaramente che finchè i vecchi dirigenti non si faranno da parte e non si abbandoneranno le vecchie tattiche poltronistiche e identitarie, qualsiasi tentativo di unione sarà sempre fallimentare.

  • Landini, Fassina, Cofferati, le aree residuali di Sel, Rifondazione ecc, soffrono tutti dello stesso malessere. Sono tutti di sinistra e sono governati da Renzi che è di destra e gestisce il PD in atteggiamento padronale, simil Berlusconi e/o Grillo-Casaleggio.
    Al di là di piccole differenze tra di loro, vogliono tutti tornare, in Italia, ad una politica di sinistra, autonoma rispetto alle scelte della Troika+Merkel.
    E’ un tentativo coraggioso che molti di loro potrebbero pagare con la fine della carriera politica. Bisogna dare loro credito e appoggio.

  • Caro professore, mi sembra di un’ingenuità commovente, frse motivata dai suoi personali desiderata. Si tratta dell’ennesima scissione del PD all’italiana, coll’aggravante che questa gente se ne va solo perché estromessa da Renzi dai loro giochi di potere, dopo aver appoggiato, anzi preso parte attiva, a 25 anni di controriforme.

    Ne verrà fuori la solita pappina radicale nei bla-bla e pronta ad allearsi col PD, coprendolo da sinistra, a ogni offerta di una poltroncina. In confronto a questa gente un nulla come Tsipras è una cannoniera.

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