Una city finanziaria a Milano: perchè non iniziamo a discuterne?
Ho già accennato alla questione del trasferimento della city finanziaria a Milano, cogliendo di sorpresa diversi lettori che si sono chiesti su cosa si fondi questa previsione.
Per la verità avevo in mente di scriverne già da metà dicembre, poi ho rinviato e nel frattempo sono usciti diversi pezzi giornalistici ed anche servizi televisivi, tra cui all’interno della trasmissione di Lily Gruber:
Allora, posso confermare non solo che Milano è, con Parigi e Francoforte, candidata a ricevere la City, ma che è in pole position come grande favorita. E questo per diverse buone ragioni.
In primo luogo per ragioni geopolitiche: Germania e Francia sono concorrenti dirette dell’Inghilterra (o di quel che ne resta), per cui un loro rafforzamento (soprattutto della Germania che già ospita la Bce proprio a Francoforte) non è visto di buon occhio dalla parte inglese della City che, come è ovvio, è maggioritaria. La Francia, poi, presente un’altra incognita (destinata, però, a sciogliersi nel giro di qualche mese): il rischio Le Pen che inquieta molto.
Il secondo ordine di ragioni è di tipo finanziario: tre anni fa, la società che gestisce la Borsa di Londra acquistò anche quella di Milano, per cui, in qualche modo, sarebbe un modo per continuare a gestire “in casa” gli affari che furono della City, a cominciare dalle transazioni in Euro che Londra poteva fare (nonostante non appartenesse all’eurozona) in grazia della sua appartenenza alla Ue e che, ora, non può più fare.
Si tenga presente che quella sola funzione rappresentava l’1% del pil inglese, per cui si capisce che l’ipotesi di regalare ad altri tutto quel ben di Dio non aggradi a chi gestisce la borsa di Londra.
In terzo luogo ci sono ragioni più pratiche: Francoforte è un paesotto di 700.000 abitanti che non ha alcuna particolare vita notturna, anzi, a dirla tutta, è di una noia bestiale, mentre i signori della City sono abituati ad una vita ben più divertente. Milano, sotto questo aspetto, offre abbastanza, anche se meno di Parigi. Però Parigi presenta un’altra difficoltà. Bisogna capire che la City a Londra godeva di una sorta di extraterritorialità, con un regime fiscale proprio, una propria giurisdizione separata da quella inglese ed una propria polizia (infatti, Scotland Yard non indagò mai sulla morte di Calvi, proprio perché il caso ricadde sotto la competenza della polizia della City). Anche la Bce gode di uno statuto simile, il che peraltro è logico, perché, essendo un organo sovranazionale, non può sottostare alla sovranità di un suo singolo componente. Stessa cosa si può dire dell’Onu, del Fmi eccetera. Il punto è che quelli sono organismi sovranazionali di diritto pubblico internazionale, mentre la City è composta da organismi finanziari privati e, in particolare per quanto attiene al fisco, la Francia sempre meno disponibile a concedere molto su questo terreno, mentre l’Italia sarebbe più comprensiva. Ecco perché Milano è la grande favorita.
Detto questo, la questione merita di essere considerata attentamente per le sue conseguenze. Certamente questo darebbe maggior peso all’Italia, favorirebbe un ruolo più internazionale di Milano e così via, ma comporterebbe anche conseguenze meno auspicabili. In primo luogo, tutte le città in cui si insedi un organismo internazionale, con molto personale ad alto livello di spesa (Bruxelles, Francoforte, Strasburgo, la stessa Londra), sono città dove la vita costa molto. E si capisce: affitti, costo degli immobili, negozi eccetera levitano verso l’alto proprio per la presenza di una fascia di famiglie ad alto reddito.
Milano è già una città costosa (forse la più costosa d’Italia) e l’arrivo di circa 10.000 famiglie ad alta capacità di spesa avrebbe sicuramente una ulteriore impennata che butterebbe fuori della città non pochi degli attuali abitanti, respingendoli verso i paesi. A meno che non ci fosse un fortissimo piano di edilizia popolare che allarghi la città, assorbendo i comuni dell’area metropolitana. Insomma o Milano si decide a diventare una vera metropoli o, in questo caso, diventerebbe in breve l’appendice, o meglio, il cortile della City finanziaria.
Se poi dovesse aggiungersi l’arrivo della Agenzia europea del Farmaco (altri 20.000 operatori a reddito medio alto), non solo quanto abbiamo detto sarebbe ancora più vero, ma questo squilibrerebbe il rapporto fra le due grandi città italiane: una Milano sempre più ricca, internazionale, in pieno decollo ed una Roma che sta affondando, dove l’unica cosa internazionale che resta è il Vaticano.
Ed anche questo metterebbe in moto dinamiche poco controllabili (ma ne riscriveremo). Insomma, forse è il caso che iniziamo a discuterne?
Aldo Giannuli
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benito
io spero che per quanto riguarda Milano non se ne faccia niente, perche’ la gente comune ha solo da perdere per certi “primati”.
Ho letto pero’ non ricordo dove, che l’ UK dopo la brexit stava prendendo accordi con la Cina per la gestione finanziaria dell’area asiatica, e’ possibile allora che solo una parte del tutto venga trasferita a Milano. Pero’ mi chiedo perche’ la city finanziaria non potrebbe diventare Amsterdam o Vienna, visto che Olanda e Austria hanno meno problemi di governabilita dell’ Italia.
Gaz
Amsterdam e Vienna vanno a rafforzare lo stesso competitore.
Potrà pensare tutto quello che vuole dei Britti, ma non che siano sprovveduti.
Gaz
Bisogna assicurare delle contropartite a Londra, affinchè l’opzione lombarda li ingolosisca come formaggio per topi.
In cambio si può organizzare un charter con a bordo un pacco ACME di politici. Non faccio nomi e cognomi per non scaldare gli animi …
Creare un quartire di Livigno e Campione d’Italia a Milano.
Istituire la City meneghina all’interno di un palazzetto delle N.U.
Rinominare il tutto Miland.
Eleggere subitamente Cetrio Laqualunque, fratello a piede libero del più noto Cetto, segretario in pectore del piddì, ad assessore allu pilu.
Regalare polizze vita a tutti.
foriato
…e due uova molto sode!
Gaz
🙂
senza quella schifezza di bacon, ma con i nostri prosciutti di alta collina, che si sciolgono sotto il palato: nelle nebbie di Londra se li possono solo sognare !
Il pezzo del Professore mi è piaciuto perchè è un bel esempio di quello che un tempo si sarebbe chiamato “buon governo” e città ideale. Non si stanno invocando chimere, ma la risoluzione di problemi che se affrontati per tempo e bene, con un investimento minimo portano risultato notevoli. E’ invocata in altri termini il primato della politica che poi si traduce in buona amministrazione. Tutti i livelli politici devono fare il loro dovere, la loro parte.
Portare la City, e oltre, a Milano non è affatto una impresa impossibile. Quando si è voluta fare di Milano la città della moda e degli audiovisivi lo si è fatto. La politica lo ha voluto e non è costato neppure tanto.
Comune, Regione, Stato, se ci siete battete un colpo !!
Paolo Selmi
Professore buongiorno!
Aggiungiamo un terzo segmento, quella nebulosa chiamata Human Technopole per cui arriveremo al solito miliardino di investimenti sull’area “fu expo” e su cui ora non cresce l’erba solo perché non è stagione. Anche qui l’idea è bella, ieri sera ho provato persino a vedere se c’era un sito per investigare una remota possibilità di chiudere i miei giorni lavorativi facendo ricerca, ma sono ancora in altissimo mare… non c’è neanche il sito. In sostanza, questo tanto promesso polo di ricerca internazionale rischia di diventare
– l’ennesimo carrozzone per clientele già assegnate
– l’ennesima (a questo punto) cittadella chiusa all’esterno (già la posizione geografica favorisce tale interpretazione urbanistica)
Saliamo quindi a 3. Aggiungiamo, urbanisticamente, altri elementi di esclusione:
1. il centro di Milano, da S Babila ai Navigli passando per le Colonne… uffici, parcheggi e negozi, qualche casa di sciuro.
2. la zona vecchia fiera, coi grattacieli del milan, delle generali e di altri soggettoni finanziari, più le nuove casacce a xx mila euro al mq che si affacciano sulla fermata della metro.
3. I quartieri popolari, che conosco per averci fatto il servizio civile nei CPA del posto, come Bonola, li ho rivisti a distanza di 15 anni e son riusciti a diventare più brutti di prima: sempre dormitorio, ma coi segni del tempo. Il palasharp è un monumento al nulla e restano solo le “colline dei rifiuti” immediatamente all’uscita di Certosa e gli intoccabili, per fortuna, Parco di Trenno e “bosco in città” (sic!) a costituire uno dei pochi polmoni verdi per gli abitanti di questo (in questo senso fortunato!) quartiere dormitorio.
4. Tendenza rafforzata dagli interventi urbanistici pro-expo.
In altre parole, la tendenza, a parte qualche (propagandistico, vista la sproporzione fra necessità e disponibilità di risorse) intervento ALER in senso opposto, è stata quella di preparare il terreno per questo altro tipo di intervento. Milano è sempre di più, urbanisticamente, una città per ricchi, la milano da bere di yuppistica memoria. E colpisce l’attenzione, eccome se la colpisce! Vado ogni tanto a Torino, ci porto pure i parenti di mia moglie in tour, di solito lasciando la macchina subito vicino a Porta Palazzo: “ma che schifo porta palazzo… quanti stranieri… che sporcizia… ecc.” Certo, avere il popolo a due passi dal centro fa schifo a chi sogna sex and the city, la moda, gli aperitivi, così come fare dottore anche il figlio di un operaio. Ma, perdonami perché è la tua città, preferisco 10 volte andare a torino il 25 aprile, trovare le bandiere in tuti i palazzi come nella mia modena, lasciare la macchina a porta palazzo (e trovarla sempre al ritorno) e, dopo 5 minuti a piedi, essere già in piazza castello e scendere su un porticato che non dà sulla Rinascente ma su bancarelle di libri una dietro l’altra, mentre bande di strada cantano katyusha e o bella ciao, vedere la gente, di ogni genere classe e nazionalità, che si incontra e che chiacchiera non tra un negozio e l’altro, ma tra uno spettacolo e un caffé.
Un caro saluto.
Paolo
Paolo Selmi
PS … Con questo non intendo che Torino sia immune dai processi di finanziarizzazione dell’economia, anzi, c’è un interessante lavoro del prof. Agosti che riassume un po’ l’iter di questa parabola regressiva:
https://www.academia.edu/28760472/Torino_1861-2011._I_luoghi_del_lavoro.pdf
Tuttavia, proprio per motivi urbanistici, scacciare la “plebe” dal centro di Torino sarà molto, molto, difficile… ed è quello che, personalmente, mi piace di quella città! 🙂
Paolo
Gaz
Il mercato ortofrutticolo di Porta Palazzo è il più grande d’Europa. E’ molto conveniente. Vi ho fatto la spesa per molti anni. Tantissimi prodotti ad un euro. Con nulla vi riempivo il carrello della spesa e mangiavo per la settimana intera e oltre.
Nella zona introno hanno iniziato a farvi interventi urbanistici e le case stanno riacquistando valore. Problemi ne restano, ma credo che i Murazzi siano molto meno sicuri …
Paolo Selmi
Decisamente meno, Gaz. 🙂 Stavo ripensando a freddo a un po’ tutto quanto emerso oggi, e mi è tornato alla mente questo ricordo. A Venezia, dormivo in un posto che oggi non esiste più, dove eravamo in ottanta studenti, la maggior parte impossibilitati a cercarsi un appartamento. Un po’ convento (ritrattone di Don Orione all’ingresso), un po’ caserma (rientro alle 11, brande e cucina comune), l’Italia era rappresentata tutta, così come le facoltà dell’ateneo veneziano. Mi piaceva ascoltare i racconti dei miei compagni dello IUAV, di quello che facevano a lezione. In una di quelle serate, fra uno sfottò e una schitarrata, mi ricordo ancora come i “veneti” vantassero il fatto che, a lezione, i loro “distretti” erano stati dichiarati il futuro, a differenza delle grandi città industriali che erano antichi retaggi del passato. E mi era rimasta impressa questa cosa: in effetti, perché schiacciare l’individuo, renderlo un numero in una realtà amorfa, annichilente, spesso mortificante della dignità stessa della persona, quando a siffatta conigliera si poteva sostituire l’idea di produzione e servizi diffusi, uniti sinergicamente in un’eccellenza a km zero? Erano gli anni del “Nord-Est produttivo”… poi è arrivata la crisi, e i pesci grossi hanno fatto piazza pulita di molti medi e tanti piccoli, insieme ai loro sogni urbanistici. Ebbene, pensavo proprio che la crisi della concezione urbanistica di “distretto”, dovuta proprio alla devastazione economica di cui sopra, andò di pari passo con un’idea elitaria, esclusiva (in tutti i sensi) di metropoli, intesa come centro e come luogo di esibizione e celebrazione del nuovo potere finanziario: basta dare un’occhiata alla data di costruzione dei grattacieli che hanno soppiantato il Pirellone (https://it.wikipedia.org/wiki/Grattacieli_di_Milano) per capire che non se Unicredit, Allianz, Generali si divertono a fare ciò non è frutto del mero caso.
Nel medioevo, a celebrare il potere erano le cattedrali e le torri, quindi fu il turno dei castelli e dei palazzi dei re, poi degli industriali con le loro moderne cattedrali, oggi delle banche, in un crescendo che annichilisce le classi subordinate, le schiaccia nella loro condizione di inferiorità, assai di più che nel passato: almeno, l’arco a sesto acuto gotico elevava sia il signore che il contadino verso la divinità, piuttosto che la sezione aurea rinascimentale celebrava la centralità dell’uomo nuovo del tempo, l’homo universalis (o lo illudeva di questo). Oggi, siamo in pieno feticismo della merce, per usare un’espressione cara al barbone di Treviri: espressione, che venne subito in mente quando mi trovai vis a vis con quattro tonnellate di macchina d’epoca americana coi fari accesi all’interno di un negozio con un nome nordeuropeo impronunciabile che smercia vestiti fatti fra subcontinente indiano e Cina (https://www.flickr.com/photos/114270893@N02/30224082232). L’imponente guardia all’uscita che, con la sua origine africana e i suoi impeccabili giacca e cravatta stile Blues Brothers, completava il quadro globalizzato di quel negozio, non compare nella foto. 🙂
Ciao!
Paolo
Gaz
Ciao Paolo,
mi permetto di aggiungere che i bankster di oltre Oceano si pappano alla grande i crediti più o meno avariati delle banche italiane, fatte dimagrire con ordini altrettanto avariati venuti dal freddo a favore loro e tutti insieme, mancando al loro mestiere, allegramente sfruttano chi sta sotto.
Giovanni Talpone
Non condivido le ultime considerazioni: l’arrivo di persone con un’alta capacità di spesa non è solo negativa, anzi: crea molti posti di lavoro a tutti i livelli (dagli avvocati, medici e arredatori a colf, muratori, autisti ..). Il problema è semmai un altro: una City finanziaria in un Paese con una scarsa capacità di controllo delle attività illegali rischia di incoraggiare la tendenza criminale della finanza internazionale (figuriamoci il Palazzo di Giustizia con le sue centinaia di tonnellate di scartoffie e le sue lentissime “traduzioni giurate” che cerca di controllare un mondo che parla inglese e agisce in millesimi di secondo). Considerazioni analoghe per l’industria del farmaco: anche qui, in un Paese diretto da “umanisti” che si fanno un vanto di non capire nulla di scienza (peraltro, poco anche di congiuntivi, si direbbe), in cui l’opinione pubblica è divisa fra adoratori acritici della scienza e oppositori “naturalisti” altrettanto acritici, si rischia di oscillare fra “tutto è permesso, soprattutto perché nessuno capisce e controlla” e “tutto è vietato, perché è contro la Volontà Divina, Gaia, la Natura Incontaminata e il Vero Risanamento che Viene Da Dentro”. Insomma: queste cose, ce le meritiamo?
benito
@ Giovanni Talpone
ormai da molto tempo la mafia non sta piu’ solo in Italia, anzi ci sono mafie nate autonomamente all’estero vedi la triade cinese o la yakuzza giapponese, anche la mafia russa e’ nata sul posto, e prima che la mafia siciliana si affermasse negli USA, la facevano da padrone le mafie degli ebrei e degli irlandesi. Il problema e’ che solo su “cosa nostra” hanno fatto dei film superfamosi come il padrino o la piovra etc.. e questo conduce l’opinione pubblica mondiale a credere che l’Italia abbia inventato la mafia, ma non e’ vero. E perche’ poi l’alta finanza dovrebbe temere la mafia? la realta’ e’ che tra politica e mafia, ma anche tra finanza e mafia ci sono legami indissolubili, le une sono funzionali alle altre. Si sa benissimo che parte consistente del grande flusso di denaro proveniente da attivita illegali finisce investito nella finanza e ci sono persone che fanno il doppio mestiere di finanziere e mafioso (Calvi Sindona e Marcincus sono solo la punta di un iceberg). In definitiva se la mafia e’ piu forte a Milano questo casomai e’ un titolo preferenziale
Gaz
@ benito.
Ben detto. Nel nostro sud ci sono solo i campi di battaglia della mafia che strangola quelle regioni. Los pappones riciclatores andavano con la bombetta in testa, mentre le bombe vere le facevano esplodere altrove, più a sud.
Purtroppo la cattiva stampa diffamatoria internazionale è funzionale a giochi di potere economici e politici.
L’anti italianismo è un modo di disprezzare e deprimere per comprare a più basso costo.
A me non risulta che ci sia un analogo sentimento anti Birmano, Angolano, Venezuelano, Neo Zelandese, a dimostrazione dell’artificiosità politica di certi stereotipi di comodo … su cui certuni ci marciano per dipingerci maiali .. da fare a salciccia.
Gaz
Ahh, la questione linguistica !!!
Tenerone Dolcissimo
Non capisco di quale city finanziaria si possa parlare
Una city finanziaria è composta da intermediari ed altre entità operanti nella finanza.
Qui si parla di carrozzoni di controllo sui mercati finanziari cioè di burocrati statali (vulgo “parassiti”).
Anche Roma ha la sede centrale di consob e banca d’italia ma non e’ certamente una city finanziaria.
giorgio sirchia
Hummm..Buondi’ Mr Giannulli…..Un dubbio….ma crede che scappando da Londra per trovare una piazza che lavori dentro l’UE con l’Euro….questi “finanzieri” e banchieri se ne vanno a Milano, cioè in una Nazione dove non si fa altro che parlare dalla mattina alla sera di uscire dall’Euro? Col rischio di trovarsi tra un paio d’anni di nuovo con lo stesso problema?
A guardarla obbettivamente la borsa perfetta per sostituire Londra è Amsterdam…l’ Olanda è uno Stato “mercantilista” da secoli. Inoltre è uno stato piccolo, dunque potenzialmente meno invadente di un governo tedesco o francese. Hanno una mentalità anglosassone/protestante ma aperta al mondo, come a Londra. E’ una città tollerante con droghe e prostituzione, che per non chi sapesse, sti manager rampanti, ci vivono di Coca e Mignotte di lusso.(come a Londra, appunto). E’ una delle economie più solide del continente, strettamente legata alla Germania ma a due passi da Parigi e a mezz’ ora di volo da Londra. Ha un aereoporto intercontinentale di primo livello e una delle compagnie aeree (la KLM) più efficenti e “collegate” al mondo. Idem per i servizi pubblici superefficenti. giusto un osservazione. Grazie come sempre per l’opportunità di poter esprimere il mio punto di vista.
Gaz
Naturalmente parla dopo un soggiorno olandese, sulle orme di Cetrio Laqualunque, dove puramente ha scoperto che una landa così linda e pinta è mossa dallu pilu, esibitamente persino nelle vetrine ed esportato in tutto il mondo e oltre ??
Brugial
“Francoforte è un paesotto di 700.000 abitanti che non ha alcuna particolare vita notturna, anzi, a dirla tutta, è di una noia bestiale, mentre i signori della City sono abituati ad una vita ben più divertente. Milano, sotto questo aspetto, offre abbastanza”
Come fa lei a dire questo? che cosa la annoiava a Francoforte di notte? cosa fa lei di notte a Milano per esserne così entusiasta? che locali frequenta? a che genere di divertimenti si è votato??
Qui si apre inaspettatamente tutto un mondo che ci restituisce un Giannuli assolutamente inimmaginabile……
Aldo S. Giannuli
io ormai ho la mia età, ma riporto le impressioni di quelloi che sono abituato a Londra e che a milano troverebbero meno ma pur sempre qualcosa
Francoforrte per uno che viene da londra è un paesotto dove alle otto di sera scatta il coprifuoco
Paolo
@Brugial
io ho vissuto 4 anni a Londra e 2 anni e 6 mesi…in Germania di cui 2 mesi in una località non lontano da Francoforte (ma non son mai stato a Milano se non di passaggio ) . Guarda …confermo pienamente cio che ha scritto il Professore. Londra poi per certi versi è meglio anche di New York (ho vissuto pure là )
Paolo
Ero tra quelli interlocutori che nel precedente articolo erano perplessi. Non ne sapevo assolutamente nulla..non sapevo manco che la borsa di Milano fosse stata acquistata da quella di Londra.
E se si esce dall’euro (come tanti dicono e come io spero..) e se si sfascia poi l’UE ?
giuseppin vinicio
Magari arriviasse a Milano sia la burocrazia della City sia quella del farmaco ! Ci sarebbe un buon movimento economico e un inaspettato rinvigorimento della Borsa ! Penso però che l’opera di Cattelan ,collocata nella piazza antistante al sede delle contrattazioni,siala metafora più probabile di ciò che potrebbe accadere!
Milano avrebbe l’opportunità di accogliere la City solo se ,a mio avviso,il destino della Ue sia già segnato , negativamente per la rottura od ulteriore indebolimento dell’euro.Da qui si gestirebbero meglio le varie strategie di exit e di risposta volutamente confusa. L’Agenzia del farmaco è più difficile ci capiti perché lì gireranno quantità notevoli di soldi e di affari continentali ed internazionali,con vari intrecci politici e scientifici di riguardo ed importanti, e dove ci sono denaro e potere gli appetiti e gli interessi saranno molti e forse più agguerriti dei nostri.Quindi ,vedo estremamente complicata una situazione a noi favorevole su questo rilevante centro farmacologico di potere! Non ce lo daranno.
Forse ci daranno la City ,ma la politica nostrana dovrà metterci tanto impegno perchè ciò si verifichi! Ma solo perché la City possiede già la nostra Piazza affari e sarebbe un pò come giocare in casa senza onerose spese. In merito, altre città europee avrebbero ragguadevoli chances ,perciò non è detto che la piattaforma della City voglia solo risparmiare nel trasferimento o abbia altre visioni strategiche,probabilmente più complessive e globali.Forse se siamo ottimisti e pronti a lavorare affinché le suddette Istituzioni scelgano la nostra grande Milano potrà accadere il miracolo: ma ,ripeto,olio di gomito tutti quanti da Roma a Milano ad Abbiate Grasso!
In ogni caso,se esse si radicheranno da noi,a Milano, qualora la crisi della Ue e della sua moneta unica persisteranno o subiranno delle ristrutturazioni importanti,non bisognerà sottovalutare un ritorno nella politica iatliana della tematica del federalismo statuale!
Venceslao di Spilimbergo
Buonasera Professore;
porgo sinceramente le mie scuse, ma temo che il progetto da Lei prospettato sia (per quanto interessante) in alcuna maniera praticabile… e questo per due motivi essenzialmente:
I) Il ruolo globale (e quindi continentale) della City di Londra è dovuto non, come qualcuno può pensare erroneamente, alla permanenza del Regno Unito nella comunità europea, bensì dal peso internazionale che la Gran Bretagna esercita sia in campo militare sia in campo economico – finanziario. Questo status è frutto da un lato dell’Inghilterra medesima (la quale era e rimane tuttora una Grande Potenza mondiale, se mai alcuni se lo fossero dimenticato); dall’altro è una conseguenza della “special relationship” tra essa e gli Stati Uniti, grazie della quale Washington e New York (rispettivamente il potere politico – militare e il potere industriale – finanziario dell’attuale “Impero”, nda) hanno usato la City come una succursale delle loro strategie nell’area euroasiatica. Ora, tendendo conto di questo, pensare che un Regno Unito possa accettare o peggio subire una riduzione del ruolo della propria Borsa Valori a vantaggio di altri (Francia, Germania, Italia, ecc…) è quantomeno irreale… e appare veramente impossibile se teniamo conto del ruolo che ancora Londra gioca a livello globale sia direttamente (vedasi aperture fatte alla Repubblica Popolare Cinese) sia indirettamente (notasi nuovo consolidamento dell’asse fra le due sponde dell’Atlantico portato avanti dal Premier May e dal Presidente Trump).
II) A prescindere dal peso che il Regno Unito ancora esercita (ed eserciterà in futuro) sia sugli altri stati europei (storicamente parlando, paesi scandinavi e in parte dell’est Europa), sia sulle deboli istituzioni comunitarie (totalmente dipendenti dalla forza dei singoli stati dell’unione) come de facto esposto nel punto precedente, vorrei ricordare che la Germania (tramite il ministro alle finanze Schauble) ha già annunciato che non si opporrà a mantenere la sede del centro della finanza europea a Londra… soprattutto se questo potesse portare il governo Britannico a essere più disponibile nel venire incontro alla controparte durante le trattative per la propria uscita dalla U.E. Disponibile, in particolare, a non svolgere il ruolo di “agente di disturbo” (in funzione anti – tedesca) nei confronti della comunità e dei suoi membri negli anni a venire… come potrebbe potenzialmente accadere, se richiesto dall’America. Con Berlino ormai schierata dalla parte di “Albione”, come potranno le altre nazioni europee riuscire a strappare alla City il ruolo finanziario che occupa di diritto visto il proprio status? Come potranno le altre capitali, di per se deboli dinnanzi alla Gran Bretagna, affrontare Westminster se sono anche divise fra loro?
A questo, con il Suo permesso, segue una considerazione più generale ma altrettanto importante, a mio avviso, che concerne “l’immagine” del nostro paese (e della città meneghina) dinnanzi ai nostri alleati/avversari del Continente: potrebbe Londra (o Parigi, Berlino a nome di Francoforte, ecc…) accettare che Milano, per quanto <> di altre località, possa divenire la nuova capitale finanziaria europea (con tutto il prestigio e i guadagni economici del caso)? Una città collocata in uno stato di secondaria importanza e oltretutto in pieno declino? Una piccola metropoli che non solo non è capitale ( e mai lo è stata) ma addirittura è attualmente, per quanto concerne la sua Borsa Valori, subordinata alla metropoli d’oltremanica? Spiacente, ma uno stato “imperiale” (e la Gran Bretagna, a torto o a ragione, si considera ancora tale… al pari della Francia e della Germania) non potrebbe mai tollerare un simile sfregio al proprio orgoglio.
Ergo, si metta pure il cuore in pace Professore, rasserenandosi: Milano non sarà mai il centro della finanza europea… e mai lo sarà. Non abbiamo il peso geopolitico per rivendicare un simile ruolo. Anzi: non abbiamo proprio alcun peso per poter provare a giocare questa partita! Ne siamo solo spettatori mal tollerati.
Aldo S. Giannuli
vedo che non sono stato chiaro: è proprio passando a Milano che Londra eserciterebbe il suo ruolo mondiale. O non è chiaro?
Venceslao di Spilimbergo
Buonasera professore
in primis, la ringrazio per la risposta. In secundis, mi permetta di rassicurala: Lei è stato chiarissimo, si figuri! Piuttosto, da quanto ha scritto, mi pare che sia stato io a non essere pienamente compreso. Colpa mia, dovevo essere più chiaro. Chiedo venia. Cerco di rimediare seduta stante: quello che suscitava in me perplessità riguardo al Suo articolo non era solo il pensiero che la sede della finanza europea si possa trasferire a Milano in futuro (come succursale di Londra, naturalmente), ma anche l’idea che alla Gran Bretagna convenga veramente questo… e/o che possa accettare di rinunciare al prestigio che quello status comporta. Non sempre infatti le Grandi Potenze agiscono unicamente per tornaconti materiali. Storicamente, come Lei potrà confermare, gli “imperi” curano molto anche l’aspetto dell’immagine, cui sono molto legati per orgoglio nazionale. Potrebbe, pertanto, il Regno Unito agire senza tenere conto di questo aspetto, che ne uscirebbe danneggiato sia presso l’opinione pubblica interna che presso i popoli stranieri?
Gaz
@Venceslao di Spilimbergo
I giochi non si svolgono ai piani alti dei palazzi o nelle segrete, bensì nelle sale dei consigli di amministrazione, dove le regole e gli interessi sono alquanto diversi.
In relazione a questo diverso punto di partenza e di gestione degli interessi la risposta della politica e dell’amministrazione Meneghin lombardo Italiana non può non essere soft.
Gaz
non può non essere CHE soft.
Riccardo M
A parte che quando si parla di “city” non si parla certo del “core” finanziario ed assicurativo del Regno Unito, ma di quei pochi dipartimenti finanziari legati all’Euro (quindi poca roba rispetto al roboante immaginario che si porta dietro l’appellativo “city”), non so su cosa si basi questa previsione, che è solo wishful thinking. Vero che Milano è l’unica città italiana con una proiezione verso l’Europa, ma servizi, trasporto pubblico e infrastrutture, non sono all’altezza di Londra e i burocrati europei lo sanno bene. Milano vive molto di immagine, tanto fumo poco arrosto, l’Expo ne è un esempio. Probabilmente a Milano finirà l’agenzia del farmaco e qualche altro dipartimento. Il grosso degli uffici UE di Londra compreso quelli finanziari, finirà a Madrid. Non ci credete? Stanno già costruendo un quartiere nuovo a nord del Bernabeu tutto per loro, perchè quella è gente che sa programmare per tempo, loro non “sperano”.
E comunque sia, l’arrivo della “city” come la chiama Giannuli, porterebbe ad una gentrificazione pazzesca, accompagnata da un aumento degli affitti, del costo della vita ecc. che espellerebbe definitivamente le classi popolari oltre Sesto, a Novara o Bergamo. Che Dio ce ne scampi.
Gaz
ACME NEWS .. ma non tanto
Italia. La folk singer Virgin Rays, in circostanze non chiarite, ha perso durante il suo tour promozionale il bassista dei Fives: si è impiegato in banca.
Esteri. Theresa MAy, infinitamente più battagliera della sua quasi omonima, sta cercando di tenersi stretta la Scozia, contenere la venditrice di aringhe, accrescere la bolletta della difesa degli europei e fare la maestrina di Donald.
Gentil da Gentilone si sente con Super Trump e dice che la nato è cosa buona e giusta, sapendo che dovrà mettere la mano più a fondo nel portafoglio.
La venditrice di aringhe ha fretta di chiudere a proprio favore la questione russo ucraina con l’aiuto dell’ispettore Clouseau. Bill Coyote saprebbe fare di meglio, per quanto sia sovvertito da tutte le leggi della fisica.
Clouseau è preoccupato dal fatto che il MEditerraneo orientale sia stabilmente presidiato dai russi e per questo si appoggia alla venditrice di aringhe: messi insieme forse non ne fanno uno buono.
Dalla Libia orientale gli amici degli amici hanno fatto sapere che non intendono collaborare con l’Italia circa la questione immigrati.
Niente di buono.
armando todesco,sociologo
Un pochino di quello che potrebbe essere Milano nel futuro lo si vede gia’da oggi pero’ .La lingua straniera piu’ sentita e’ l’inglese e non solo perche’ e’ la piu’ conosciuta in sede internazionale e per secondo per la spinta che il nuovo sindaco fa di Milano che deve essere una seconda lOndra.Insomma il sindaco fa di tutto e si muove affinche’ accade quello di cui si parla nell’articolo .Pe r ultimo l’idea di fare assomigliare Milano a Londra non e’ nata ieri ma da decenni che io vivendo in citta’ vedo le trasformazioni dal piccolo al grande verso i modelli inglesi e quindi verso Londra.A.Todesco
Paolo
secondo me..apparentemente potrebbero esserci più vantaggi che svantaggi. Con un particolare: ho maturato l’idea che il Nord Europa sia continentale che nel particolare isolano come l’UK…non fanno MAI nulla per avvantaggiare l’Italia..MAI…per cui meglio che la loro city se la tengano loro : è da sempre che l’Italia (creatura inglese: vedasi Risorgimento…) è vista come Paese da utilizzare …ai loro fini (spero che tutti abbiano capito per quanto riguarda l’Italia a cosa serviva l’UE e la “favolosa” moneta Euro…e tutti gli argomenti idilliaci che ci propinavano 20 anni fa: eccovi amaramente serviti…)
Argomenti “bevuti” dagli Italiani come passatemi il termine visto che si parla di Milano…bevuti come poveri PIRLA.
Sarà stato quel che sara stato…ma questo signore qua con il senno del poi aveva pienamente ragione:
(video brevissimo ma dice tutto in solo mezzo minuto )
https://www.youtube.com/watch?v=0p078rg_K1I
aveva ragione anche questa non proprio simpatica Lady
http://scenarieconomici.it/thatcher-la-profezia-avverata-la-germania-si-ritrovera-la-sua-naturale-fobia-dellinflazione-cosi-leuro-sara-fatale-per-le-economie-dei-paesi-piu-poveri/
cosa diceva questo individuo (preferisco non aggiungere intercalari…) a cui gli italiani hanno creduto :
“con l’euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se avessimo lavorato un giorno in più ”
conclusione: se la tengano la loro “prestigiosa” City Finanziaria o la trasferiscano in qualche altro posto…ci giurerei che per noi è una fregatura .
Andiamocene da questa moneta assassina e da questo Lager UE a conduzione Germanica.
Gaz
Non è amicizia, ancor meno amore, ma solo un affare da fare al miglio prezzo: ecco cos’è principalmente per loro Milano.
Video Amatoriali
Anche se sarebbe piacevole che arrivvasse tutta questa forza lavoro in Italia che sicuramente farebbe girare l’economia, rimango dell’idea che Milano non abbia la caratura, ne tantomeno la storia della grande città…
Gaz
@Video amatoriali.
Proprio nella City di Londra c’è Lombard Street, a ricordare l’alto numero di mercanti italiani che vi stabilirono e portarono con loro. oltre le merci, le pratiche commerciali e giuridiche, su cui poi fu realizzato, grazie anche ad altri elementi locali, l’exploit inglese.
Altre città del nord Europa che non ebbero, o ostacolarono la presenza dei capelloni italiani, rimasero cenciose.
Sulla lingua e sulla perdita della diffusione della scrittura in inghilterra nel Medio Evo ci sarebbe da dire …
Riprendendo quanto scritto sopra, i termini sono da invertire: “Londra non avrebbe avuto la caratura, ne tanto meno la storia della grande città… senza Milano.”
Gaz
E si aggiunga che senza i Caboto, sarebbero più morti di fame dei morti di sonno. Dovrebbero ringraziare Venezia dalla mattina alla sera …