Cina-India: il braccio di ferro

Secondo articolo dell’analisi di approfondimento dedicata alla complessa dialettica bilaterale tra Cina e India: di seguito sarà descritta la contrapposizione che divide le geostrategie sino-indiane nel cruciale scenario dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico.


L’ascesa economica e geopolitica conosciuta da India e Cina negli ultimi vent’anni ha portato a una notevole estensione delle prospettive strategiche dei due giganti asiatici. Recentemente, l’area indopacifica ha conosciuto una crescita notevole della sua importanza nello scacchiere internazionale proprio a seguito dello sviluppo impetuoso vissuto dai due Paesi, che oggigiorno sono dediti al tempo stesso a convergenze e a contrasti nelle aree di comune interesse.

La Cina ha progressivamente espanso il suo sguardo sull’Oceano Pacifico e, di converso, sull’Oceano Indiano mano a mano che il governo di Pechino ha iniziato a individuare nella penetrazione economica in diverse aree del mondo il viatico principale per l’espansione della sua influenza sul piano globale. Per l’India vale un discorso abbastanza simile, che acquisisce ancora maggiore rilevanza alla luce del fatto che il paese, storicamente, ha sempre dovuto sopperire alla carenza di materie prime con massicce importazioni, la cui tutela appare ancora più importante in una fase di diffuso sviluppo economico. In un articolo pubblicato sul numero di Limes di aprile 2005, Margherita Paolini ha colto chiaramente il punto: “le geostrategie energetiche di Cina e India hanno come priorità la costruzione dei rispettivi bastioni off-shore. Fra l’altro, essi costituiscono a garantire l’approvvigionamento ai relativi retroterra. Per Delhi la piattaforma oceanica è rappresentata dal Mar delle Andamane, fra Golfo del Bengala e Stretto di Malacca. Per Pechino, tutto il Mar Cinese è mare nostrum”.

La Repubblica Popolare sta investendo notevoli mezzi e risorse per approfondire il dialogo con gli Stati che si affacciano sull’Oceano Indiano, ad esempio lo Sri Lanka, paese in cui i capitali cinesi hanno contribuito allo sviluppo dello strategico porto di Hambantota, puntando dichiaratamente ad amplificare e tutelare i suoi interessi commerciali. Secondo molti analisti strategici, tuttavia, le intenzioni che il governo cinese si ripropone di realizzare non sarebbero che una parte di un piano ben più a lungo raggio volto all’instaurazione di una catena di infrastrutture portuali civili e militari posto a tutela della sfera di influenza cinese nell’Oceano Indiano, definita nel 2005 String of Pearls (“Collana di Perle”) in un’analisi commissionata dal Dipartimento della Difesa USA.

A livello aggregato, la strategia cinese si inserisce nel quadro più ampio del progetto di realizzazione della “Nuova Via della Seta”, denominato Belt and Road Initiative (BRI), che nella prospettiva dell’attuale leader di Pechino Xi Jinping rappresenterebbe il coronamento degli obiettivi geopolitici della Repubblica Popolare, alla ricerca della via più efficace per edificare uno spazio politico-economico entro cui veicolare efficacemente la propria influenza.
Le grandi aperture della Cina all’Oceano Indiano sono state molto spesso guardate con sospetto dai governi di Nuova Delhi. L’India vede oltre l’80% dei suoi commerci transitare sulle rotte oceaniche, e di conseguenza possiede a sua volta un elevato interesse alla tutela della “superstrada marittima” e alla preservazione dei suoi interessi; negli ultimi anni, quasi di nascosto ma in maniera graduale, l’India ha concepito una strategia geopolitica volta a riequilibrare la crescente influenza cinese nell’area dell’Oceano Indiano. Per controbilanciare l’avvicinamento cinese a numerose nazioni asiatiche ed africane dell’area dell’Oceano Indiano, verificatosi sulla scia della convergenza diplomatica, economica e strategica, il piano d’azione dell’India ha mirato alla costruzione di stretti legami di natura analoga con Stati “complementari” a quelli entrati nell’orbita della Repubblica Popolare. Se la Cina ha espanso la sua influenza sugli Stati insulari delle Maldive e dello Sri Lanka, ad esempio, l’India ha risposto stringendo vincoli solidi con Seychelles e Mauritius, coi quali la collaborazione ha portato a un’espansione del raggio d’azione potenziale delle forze navali indiane nello scacchiere oceanico e a un fitto impiego di capitali indiani per lo sviluppo di infrastrutture navali nei due paesi. Recentemente, il governo indiano di Modi ha segnato un punto a suo favore riuscendo a convincere Maldive, Seychelles e Mauritius ad impiantare sul loro territorio una serie di installazioni di sorveglianza radar, per un totale di 32 impianti che, una volta completati, potrebbero garantire alle forze armate indiane di controllare il movimento di qualsiasi mezzo navale operante nel teatro oceanico(1).

Lo slittamento del baricentro geopolitico planetario verso la regione di diretta influenza di Cina e India obbliga, in ogni caso, a considerare in aggregato lo scenario indopacifico per studiare in maniera ottimale il teatro di confronto delle strategie di Pechino e Nuova Delhi. Così facendo, si può percepire il ruolo cruciale giocato da una regione marittima in particolare, lo Stretto di Malacca, negli equilibri internazionali odierni dell’area sud-est asiatica. Il lunghissimo e stretto canale che separa la penisola malese dall’isola indonesiana di Sumatra rappresenta oggigiorno un fondamentale crocevia dei traffici internazionali, in quanto per le sue acque transitano in media 15,2 milioni di barili di petrolio ogni giorno, il 40% dei quali è destinato ad alimentare l’economia cinese e, per il governo di Pechino, è oggigiorno motivo di perenne preoccupazione a causa della sua vitale importanza strategica.

Andrea Muratore

2 – Continua
1 Oscar Nkala, India developing network of coastal radars, Defense News, 20 marzo 2015

aldo giannuli, andrea muratore


Aldo Giannuli

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Comments (14)

  • Tenerone Dolcissimo

    Nel mio disordinato girovagare fra molteplici e diversissime fonti di informazione mi è parso di leggere un intendimento cinese di attribuire allo yuan il ruolo di moneta di scambio internazionale in concorrenza col dollaro.
    Mi è parso anche di capire che Londra starebbe preparandosi a divenire principale piazza di scambio deputata a tale valuta, in una sorta di riedizione dell’euromercato.
    Sono fantasie o vi è qualcosa di vero?

      • Venceslao di Spilimbergo

        Buonasera Professore
        Mi perdoni se entro, non invitato e in maniera inopportuna, nel dialogo tra Lei e l’Esimio signor “Tenerone Dolcissimo” (che approfitto per salutare) ma non ho saputo trattenermi dal non partecipare. Si, assolutamente: è da anni che vari analisti economici continuano a sostenere che l’epoca dell’egemonia monetaria del Dollaro sarebbe prossima alla sua conclusione… e che il futuro vedrà l’emergere o dello Yuan Cinese come valuta di riferimento globale o la creazione di un paniere di monete internazionali (similmente a quanto già accade, seppure in maniera più formale che sostanziale, con i DSP presso il FMI). Per fortuna o purtroppo, a seconda dei punti di vista, una cosa del genere non potrà accadere (come infatti non è potuta materializzarsi sino ad oggi); lo status di egemonia del Dollaro non è dovuto solo (e tanto) alla grandezza sia quantitativa che qualitativa del mercato economico Americano, bensì dalla sua forza militare, determinata tanto dalla vastità dei suoi armamenti quanto dalla loro potenza (frutto quest’ultima del loro livello tecnologico). Finché gli USA avranno la più grande forza armata esistente potranno controllare i mari del mondo (in particolare le zone di passaggio obbligato, sia delle rotte di superficie e che di quelle subacquee) e, grazie a questo, potranno dominare direttamente o indirettamente il traffico navale mondiale (oltre il 90% traffico merci) e la rete dei cavi di comunicazione sottomarini (ovvero l’intera “ossatura” della rete Internet)… il tutto senza contare i numerosi oleodotti sottomarini. Non è un caso che il principale ramo dell’esercito Nordamericano, tanto per quello che concerne il prestigio tanto per quello che riguarda la potenza di fuoco esprimibile, sia la Marina Militare; come non è affatto casuale che lo stesso Pentagono definisca la propria strategia come “talassocratica”. Sino a quando la Cina non disporrà di una capacità militare eguale o superiore a quella Statunitense (progetto per niente facile da concretizzare, sia per il costo economico che una simile scelta comporterebbe; sia per ragioni di carattere geografico- storiche che influiscono sulle scelte strategiche elaborate da Pechino; sia perché gli USA non starebbero a guardare mentre queste avverrebbe… e interverrebbero preventivamente a impedire una simile eventualità), la sua moneta non potrà mai veramente mettere in pericolo o anche solo indebolire la centralità del “biglietto verde”. Il mondo è ancora e rimarrà per diversi decenni a venire Americano- centrico; e non solo dal punto di vista economico. I sostenitori di un futuro (non plausibile e per nulla auspicabile) protagonismo Cinese farebbero bene a tenerlo ben presente.
        Porgendo nuovamente le mie scuse per il disturbo recato, la saluto augurando a Lei e al’esimio signor “Tenerone Dolcissimo” ogni bene e una buona serata

      • verissimo come dice il simpaticissimo Vencesalo di Spilimbergo …sul fatto che gli Stati Uniti esercitano un ferreo e nettamente superiore controllo sui mari …vero che son anche in generale ancora tendenzialmente superiori a tutti come potenziale militare …ma non più di tanto.(La Cina è ancora lontana dall’avere una potenza militare temibile e al pari di quella statunitense…ma la Russia no..la Russia ha un potenziale militare..pare di mole inferiore a quello statunitense..ma “pare” di qualità nettamente superiore…talmente che “pare” che abbiano eccellenze militari in grado di mettere in seria difficoltà gli USA . Scalzare il dollaro come meneta di riserva mondiale non è facile….ma si stanno creando velocemente (molto velocemente ..più velocemente di quanto non si immagini ) le precondizioni perché questo possa essere in parte fatto: prima o poi Cina , Russia e altri..decideranno di scambiare in moneta cinese bypassando il dollaro…e sarà un brutto colpo per gli Stati Uniti: scateneranno la terza guerra mondiale ???….
        Gli Stati Uniti…sono alla frutta..e per questo molto ma molto pericolosi.

        Anni fa la Cina accennò al fatto che necessitava rifare una nuova Bretton Woods …gli Stati Uniti letteralmente lasciarono cadere l’argomento (= manco risposero )…ma non possono far finta di nulla in eterno solo e semplicemente perché hanno un deterrente militare notevole (Ricordo sempre l’ottimo deterrente militare della Russia ..eventualmente potenziale alleata della Cina ) ..ormai la vocina che non potranno egemonizzare il monopolio monetario come moneta di scambio internazionale è un voce che circola sempre di più ed sempre più portata avanti qua e là….gli assetti geoeconomici non son più quelli di prima…e gli USA non possono far finta di nulla…la Cina fra non molto sarà la prima potenza economica mondiale ..e non sarà impossibile che inizi a fare scambi bilateralmente o altro senza il dollaro…una volta che si inizia poi…

        • Venceslao di Spilimbergo

          Buonasera Esimio signor Paolo
          La ringrazio per la cortesia dimostrata nei miei confronti nonché per aver esposto il suo, come sempre interessante, punto di vista sull’argomento in oggetto; spero non me ne vorrà se però non riesco a condividere la sua visione del futuro: per quanto possa piacere oppure no, gli Stati Uniti sono e rimarranno ancora per parecchi anni la Potenza Militare indiscussa di questo mondo… senza che vi siano possibili e/o potenziali avversari all’orizzonte. Questo discorso vale tanto per la Cina (su cui avevo già accennato rapidamente nel mio precedente scritto) tanto per la Russia; infatti, pur contando indubbiamente su una larga simpatia internazionale (in parte meritata, in parte sapientemente costruita), è oltremodo evidente che Mosca non possa costituire alcuna minaccia per l’egemonia di Washington (a dispetto di quanto vari strateghi Americani, cresciuti durante la cosiddetta “Guerra Fredda”, continuano illogicamente a credere) sia sotto l’aspetto quantitativo, per quanto concerne la vastità degli arsenali spendibili in campo; sia sotto quello qualitativo: su oltre 611 MLD di dollari spesi per le Forze Armate nel 2015 (livello di spesa militare più basso mai toccato!), gli USA hanno investito ben il 20%, ovvero 122 MLD, nel settore “ricerca e innovazione” (più di tutti gli altri Paesi del globo messi assieme); la Russia invece, su 69 MLD di spesa militare, sempre del 2015, ha investito solo il 7% (cioè 5 MLD circa) nello sviluppo di nuovi armamenti. Non solo: mentre il Nord America ha visto la cifra investita nel comparto tecnologico in continua crescita dagli anni 90, sia in percentuale che in cifra assoluta, la Nazione Russa ha invece costantemente diminuito gli investimenti di settore nel ultimo lustro (a causa del crollo delle entrate, dovute all’abbattimento del prezzo degli idrocarburi). Risultato? La superiorità Statunitense nello spazio aereo e in quello navale è totale, senza paragoni. Appare invero meno netta la loro preminenza per quanto concerne lo spazio terrestre (forze corazzate, artiglieria, ecc…), ma non dobbiamo dimenticare mai che, da un lato anche in questo settore gli USA si trovano in vantaggio; dal altro lato, tra il campo aereo- navale e quello terrestre è sempre il primo dei due a comportare la riuscita di una vittoria strategica… mentre il secondo può portare solo ad un successo tattico (e, proprio perché tale, momentaneo e limitato). Certo, rimane a disposizione di Mosca un vastissimo arsenale nucleare! Un tale strumento però è di per se paradossalmente inutile: l’arma Atomica è infatti inutilizzabile come mezzo di aggressione (fondamentale in guerra) mentre può essere fruibile solo come ultimo, estremo scudo difesa. Come appare evidente, l’arsenale Termonucleare Russo non può che limitare (non impedire!) le ingerenze Americane sul suolo Slavo, ma nulla di più. A questo poi si aggiunga l’interrogativo se mai la Russia potrà permettersi a lungo una simile capacità di fuoco, visto il costo che esso comporta sia dal punto di vista tecnico che da quello, dolente, economico (rammentiamo tutti che senza l’intervento finanziario USA, il Cremlino non avrebbe potuto mantenerla dopo il collasso dell’URSS). Vedere quindi in una delle grandi Nazioni Euroasiatiche o anche in entrambi di esse un “campione anti yankee” appare oltremodo illusorio, tanto sotto l’aspetto militare tanto più sotto quello economico (che ne è conseguente)… sia sul medio sia sul lungo termine. Si badi: questo non vuol dire che nessuna delle due non potrà tentare di sfidare gli USA in avvenire! La conclusione però emerge sin da ora chiara e certa; e senza bisogno che per questo si debba scatenare una qualche forma di “nuova guerra mondiale”: Russia e Cina sono due Stati estremamente fragili al loro interno, per varie problematiche demografiche, ambientali, politiche, sociali, economiche. In caso di necessità Washington non avrebbe troppe difficoltà a favorirne una implosione potenzialmente letale; e se corrisponde al vero che una simile eventualità sarebbe geopoliticamente esiziale anche per gli USA, è però altrettanto vero che in caso di scontro aperto questi ultimi non avrebbero altre possibilità (e nemmeno scrupoli) a procede su una simile strada. Auguriamoci che non si arrivi a tanto e che la razionalità permanga presso le Elite Siniche e Russe.
          Ringraziandola nuovamente, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata

          P.S.
          Articolo interessante quello da Lei proposto. Spero non me ne vorrà se però non lo considero molto significativo, anzi! Come spesso mi era già capitato leggendo il quotidiano “The Guardian”, anche in questo caso non posso non denotare come i giornalisti di questo giornale Britannico non siano molto ferrati in geopolitica. Starno, essendo sudditi di Sua Maestà…
          Ribadisco a Lei Esimio

        • Diciamola la verità: il sistema imposto dagli USA negli anni settanta del petrodollaro…è prossimo a farsi friggere (chi segue sa perché…senza fare post lunghi ). Ecco perché gli USA sono disperati e…………….——–>>>p-e-r-i-c-o-l-o-s-i (molto pericolosi ). Bye.

          • chi segue sa perché…senza fare post lunghi )(Paolo)
            —-
            questo era rivolto a me stesso ..solitamente tendo a far post lunghi e a volte ripetitivi (oltreché scritti in modo orrendo ) …preciso perché nell’ ordine sembra una risposta/considerazione all’ultimo post del bravissimo Vincenslao….questo piccolo post lo ho inviato prima…volevo spiegare che il processo di abbandono della moneta USA come moneta di riserva del commercio mondiale ..è già iniziato “concretamente” ed è un processo irreversibile…Russia , Cina, e altri…stanno già incominciando a commerciare combustibili byapassando il dollaro…Il Venezuela se non erro a settembre ha abbandonato del tutto il PetroDollaro..(e sta faccendo accordi militari con la Russia..cioè sta facendo esattamente cio che ha fatto la Siria..in previsione di un qualche intervento da parte degli USA sta “implicitamente” chiedendo aiuto alla Russia nel senso che è di recente se non erro l’accordo militare navale…si vedranno sempre più navi militari russe nei porti venezuelani: ed è una tattica giusta quella del Venzuela…essendosi staccata dal petrodollaro..è sicuro in qualche modo un rovesciamento militare coi “soliti” metodi statunitensi ormai conosciuti…con un forte accordo di collaborazione militare con il Venezuela ..il tutto sarà molto più difficile) .
            Non dimentichiamoci che la vera ragione dell’intervento in Libia e anche in Irak (isostanzialmente è stato proprio il tentativo sia di Saddam che di Gheddafi di sottrarsi all’egemonia del petrodollaro…: Saddam Hussein aveva deciso di servirsi non del dollaro ma dell’Euro e Gheddafi era fermamente intenzionato a liquidare il dollaro e fare accordi per far nascere una nuova moneta petrolifera pan africana e medio orientale..anche in relazione al commercio di oro (che tutti sappiamo è il bene /rifugio in caso di crisi monetaria ) il che avrebbe eliminato anche il Franco francese in alcune zone africane attualmente usato negli scambi…—->>> non è mica un caso che sia intervenuta per prima la Francia in Libia con un atto di guerra “motu proprio” senza chiedere l’autorizzazione a nessuno poi seguita dagli Stati Uniti…e poi dagli altri ..compresi da noi (controvoglia e contro i nostri interessi …ma obbligati per accordo NATO..e perché il Massone Napolitano prima fascista poi comunista poi ferreo neo liberista atlantista lo aveva imposto (povero Berlusca…poi accusato innocentemente dal Massone amico di Kissinger di essere lui il vero responsabile dell’intervento ..cioè cornuto e mazziato…). L’intervento in Irak contro ha diverse motivazioni geopolitiche e militari tra cui quella monetaria : la volontà di scalzamento del dollaro da parte di Saddam…l’intervento invece in Libia…forse ha solo ed esclusivamente il movente monetario: Gheddafi era fermamente intenzionato ..ed aveva già instaurato i giusti accordi per eliminare il dollaro e sostituirlo con una moneta di scambio pan Africana : da qui la guerra. Problema (per gli Stati Uniti )—>>> Il petrodollaro lo stanno scalzando comunque…perché è un processo irreversibile ….ed agli Stati Uniti non resta che la guerra..cioè imporre l’egemonia monetaria internazionale con il terrore o la minaccia di terrore …però credo che anche questo sistema ..stia incominciando a non funzionare..come andrà a finire ? .(ho scritto di getto..appena letto…vorrei fare un altro po di considerazioni sia sul petrodollaro che sul potenziale militare USA /RUSSIA.

            Concordo pienamente sul giudizio di Vicenslao sul giornale “The Guardian “…è il tipico giornale main stream bugiardello..sulla stessa linea del New York Times , CNN , o il nosto “La Repubblica”….giornali bugiardi . Quell’articolo postato…lo ho trovato al momento ed è abbastanza sul vago …però mi ha dato l’impressione che da un ideo dei pro e contro del possibile accordo Russia /Cina…non necessariamente un asse militare (lo dice verso la fine ) …mette in evidenza anche le criticità nei rapporti tra Russia e Cina (ce ne sono ..e notevoli )…per cui lo ho postato…ma effettivamente non è soddisfacente ai fini del discorso qui fatto.
            Saluti
            (chiedo scusa a Vicenslao per il mio modo di scrivere..che è esattamente l’opposto del suo: scrivo come un cano…a istinto e senza curare nulla…un modo non proprio elegante nella forma sia espositiva che grammaticale e forse sgradevole …sono incorregibile….ma son fatto cosi..ciao 😉

          • il resto delle considerazioni le faccio stasera . Però mi creda caro Vecenslao….gli Stati Uniti.stanno perdendo colpi…ed ho paura che vada a finir male molto male (per tutti ). Saluti.

          • Venceslao di Spilimbergo

            Buonasera Esimio signor Paolo
            La ringrazio nuovamente per la cortesia e le gentili parole rivoltemi; le ricambio con vero piacere. Mi permetta di rassicurarla riguardo la sua modalità di scrittura: non la trovo per nulla sgradevole, ne ripetitiva… anzi! Personalmente denoto da essa, se me lo concede, una spontaneità svelante una grande sincerità nel presentare le proprie convinzioni; nonché una prova di quanto Lei abbia a cuore simili argomenti. Comportamenti questi che le fanno Onore. Da parte mia le confesserò di non ritenere per nulla “buono” il mio stile di scrittura… lo ho sempre sentito come troppo “asianeo” per i miei gusti; essendo però stato educato (e istruito) ad esprimermi in questo modo, beh… non posso fare altro che proseguire su questa strada letteraria. Prendo rispettosamente atto che continuiamo ad avere due diverse, legittime, visioni del mondo e del futuro… è però mia opinione che questa diversità di idee renda ancora più stimolante una conversazione. Attendo con sincera curiosità la seconda parte della sua interessante esposizione.
            Nel frattempo, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata

            P.S.
            Mi permetta Esimio di sottoscrivere un punto da Lei esposto, su cui purtroppo entrambi concordiamo: il “grande gioco” geopolitico, che Stati Uniti e i loro possibili/ potenziali avversari stanno portando avanti, finirà male, anzi malissimo per molti… sia per buona parte dell’Umanità; sia per la nostra povera/ cara Italia, in quanto si troverà ad essere (nuovamente) uno dei campi di battaglia dei scontri geopolitici futuri. Ahimè, non possiamo però fare nulla per impedire questo.
            A Lei ripresento i miei più sinceri omaggi

  • Tenerone Dolcissimo

    Non a caso DEZZANI parla di lotta fra talassocrazia e geocrazia.
    Quel che rimane da sviscerare è il ruolo della gran bretagna, fedele alleata degli USA e nel contempo -parrebbe- interessato ad uno sviluppo del mercato dello yuan

    • Venceslao di Spilimbergo

      Buonasera Esimio signor “Tenerone Dolcissimo”
      Assolutamente: come ha evidenziato pure l’Esimio signor Dezzani (che mi felicito di sapere come anche Lei segua) tutto si gioca/cherà sulla capacità degli eventuali, potenziali avversari degli USA di contendere a questi ultimi il controllo dei mari… o direttamente, sviluppando una forza militare tale da poterli sfidare in quel determinato elemento; o indirettamente, cercando di aggirare il problema… puntando ad una egemonia terrestre sul continente/ isola- mondo dell’Eurasia. La Cina, constatato il differenziale di potenza tra essa stessa e l’America, pare abbia infine optato decisamente per la seconda strada; da qui il costosissimo (quanto irrealizzabile concretamente) progetto del cosiddetto “BRI”. Una strategia tanto azzardata quanto inutile poiché sia non lede in alcun modo la talassocrazia Nordamericana, sia appare estremamente facile da danneggiare in maniera irreversibile, favorendo disordini e caos nell’area dell’Eurasia Centrale. Interessantissimo il quesito da Lei posto riguardo le future politiche del Regno Unito (monetarie e non solo)… indubbiamente Londra sta cercando di portare avanti una sua strategia Nazionale, di stampo se non più Imperiale quantomeno di largo respiro (degna di una Grande Potenza Mondiale); un progetto in cui gioca/cherà un ruolo notevole il rapporto da costruirsi con Pechino, non più considerata meramente un avversario. È però tutto da vedere se gli USA accetteranno che il proprio alleato- vassallo (verso cui, a differenza di quello che si crede comunemente, non si sentono legati da nessun “relazione speciale”) possa muoversi così autonomamente… in particolare nella zona già “caldissima” del Pacifico. I tempi che verranno saranno oltremodo interessanti e degni di attenzione.
      Ringraziandola per il suo intervento, la saluto augurandole ogni bene e una buona serata

  • I cinesi hanno stanziato 50 miliardi di dollari per sviluppare il porto di Gwadar in Pakistan, allo scopo di collegare l’Oceano Indiano alla regione dello Xinjiang, punto di partenza della Nuova Via della Seta.
    A questa mossa l’India ha risposto firmando un accordo con Iran e Afghanistan che prevede l’apertura di una linea di credito di 700 milioni di dollari per ingrandire il porto iraniano di Chabahar.
    In questo modo Dehli si troverebbe in una situazione di vantaggio rispetto ai rivali per la conquista dei mercati dell’Asia Centrale, Europa e Russia.
    La Cina, infatti, per raggiungere il porto di Gwadar dovrebbe attraversare aree soggette a guerre e rivolte e geograficamente difficili, come l’Himalaya elo Xinjiang.
    La crescita del porto iraniano di Chabahar permetterebbe, inoltre, all’Afghanistan di non dipendere più dal porto pakistano di Karachi per il commercio e i rifornimenti e favorirebbe un aumento dell’influenza di Teheran nell’area.
    Altro problema è quello degli equipaggiamenti militari americani che dal porto di Karachi, attraverso il Khyber Pass arrivano in Afghanistan e sono fondamentali per proseguire la guerra contro i talebani.
    E’ naturale quindi che gli USA non vedano di buon occhi questo avvicinamento tra Cina e Pakistan.
    Il futuro della Cina e del suo leader Xi Xinping dipendono dal successo del progetto infrastrutturale One Belt One Road, ma, come si vede dal groviglio di interessi che riguardano un solo tratto del piano di Pechino, gli Stati Uniti e gli altri avversari dei cinesi, come l’India, si trovano in una posizione di vantaggio per vincere la partita strategica.

    • Venceslao di Spilimbergo

      Buonasera Esimio signor Andrea Z.
      MI permetta di congratularmi per quanto ha esposto nel suo scritto di oggi; Lei ha colto esattamente il punto: gli USA, a prescindere da eventuali simpatie o antipatie personali nei loro confronti, sono in pieno vantaggio strategico rispetto i loro possibili/ potenziali avversari… anzi! In diversi campi geopolitici hanno de facto già vinto la competizione, prima ancora che sia cominciato lo scontro vero e proprio. Piaccia o meno, questo sarà ancora “il secolo Americano”.
      La saluto augurandole ogni bene e una buona serata

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