C’è un pericolo fascista? E in che senso?

Sono un vecchio antifascista (praticamente da sempre, perché cresciuto da una  zia di formazione azionista) ed il 25 aprile è una data che mi ha sempre detto qualcosa. Mi pare giusto dedicare il pezzo di oggi ad un tema connesso: è ancora attuale parlare di un pericolo fascista?

Badate bene: non ne consegue affatto che se non lo fosse, non sarebbe neppure attuale l’antifascismo, che è questione diversa da affrontare in separata sede (l’antifascismo non è stato solo un “contro” ma ha avuto anche un contenuto positivo di nuova democrazia di cui parleremo prossimamente). Qui vogliamo occuparci del se i fascisti possono rappresentare, ed in che modo, un pericolo ancora attuale. Inutile negare che ci siano segnali di un certo dinamismo dell’estrema destra in Europa: in Francia esiste la possibilità (poco probabile, peraltro) di una vittoria del Fn della Le Pen, in Ungheria Jobbik ottiene percentuali considerevoli e lo stesso partito di governo che passa per “liberale” è influenzato fortemente dalle tematiche del suo rivale di destra e  non è poi così distante da posizioni fascistoidi. In Grecia il movimento di Alba Dorata, pur lontano da possibilità di vittoria elettorale, ha però un seguito tutt’altro che trascurabile. In Italia è possibile (ma poco probabile)  un successo di Fratelli d’Italia a Roma, con la Meloni, soprattutto, si assiste ad un certo dinamismo di gruppi classicamente nazi-fascisti dediti ad un attivismo violento come Forza Nuova, Casa Pound ecc. Eccetera eccetera…

Guardiamo un po’ dentro queste realtà: dove i gruppi fascisti hanno percentuali tali da poter diventare forze di governo magari partecipando  coalizioni a coalizioni in posizione subalterna (Italia, e soprattutto Francia), si tratta di forze che hanno messo molta acqua nel vino fascista di origine: il gruppo della  Le Pen e quello della Meloni sono solo pallidissime imitazioni del fascismo storicamente conosciuto. Hanno una ispirazione nazionalista, sono xenofobi e magari razzisti, sono anticomunisti, ma non mi pare che meditino di sciogliere gli altri partiti e sostituire il Parlamento con la Camera dei fasci e delle corporazioni, magari gli piacerebbe ripristinare confino e Tribunali Speciali, ma sanno che la cosa non ha alcuna possibilità di realizzazione, quanto all’originario antisemitismo, mi pare non ci sia più traccia. Sostanzialmente si tratta di varianti interne allo schema neo liberista, con accenti autoritari.
Diverso è il discorso dei gruppi “militanti” come Forza Nuova, Casa Pound, Alba Dorata, Jobbik, ecc, dove l’identificazione con il fascismo storico è più netta ed evidente, ma salvo i casi particolari di Jobbik ed Alba Dorata, si tratta di gruppi che non hanno molto seguito, soprattutto elettorale: quasi mai superano l’1% dei consensi. Ma questo non vorrebbe dir nulla: nel 1919 la lista fascista si presentò solo a Milano per prendere 4.000 voti in tutto, ma tre anni dopo c’era la marcia su Roma.

Dobbiamo chiederci se ci sono le condizioni storiche per l’affermarsi di un regime fascista e ci sono almeno due differenze decisive rispetto agli anni venti. Nell’esperienza storica, non è mai successo che un movimento fascista sia arrivato al potere (come in Italia, Germania, Spagna, Portogallo ecc.) senza aver ricevuto l’appoggio decisivo del gran capitale (o, più in generale, dei ceti economicamente dominanti) che lo ha utilizzato quale sua stampella utile superare particolari momenti di crisi. Non mi sembra che oggi l’iper capitalismo finanziario abbia interesse alcuno ad una soluzione di tipo fascista, non fosse altro perché la concezione statuale del fascismo (totalmente interna al modello westfalico) è semplicemente antitetica al modello di governance che si sta affermando e risulterebbe di disturbo alla libera circolazione dei capitali. Il neo liberismo ha realizzato già una dittatura: quella della finanza sull’economia e la società, una dittatura politica sarebbe solo un impiccio. Anche sul piano del militarismo, non si può dire che il potere neo liberista ne sia indenne, ma esprime un modello di militarismo diversissimo da quello fascista.

Peraltro, c’è anche una fitta rete di accordi internazionali e di organismi che condiziona l’azione di governo di ogni singolo paese e che, forse, potrebbe essere incrinata solo da una vasta rivolta popolare. Ma questo richiederebbe un forte radicamento popolare e, qui veniamo alla  seconda differenza: il fascismo degli anni venti ebbe una sua massiccia base sociale che, tanto nel caso italiano quanto in quello tedesco, attinse all vasto serbatoio dei reduci e similmente accadde in Ungheria, Romania, Austria, mentre in Spagna  questa base fu  fornita alla Falange essenzialmente dal tradizionalismo cattolico. Oggi non sembra che ci siano le premesse sociali necessarie ad una espansione di un eventuale radicamento fascista. I gruppi di estrema destra esprimono un accentuato dinamismo giovanile, ma circoscritto ad alcune migliaia (al più qualche decina di migliaia) di militanti, ma hanno un serbatoio non particolarmente ampio dal quale attingere e, pertanto, hanno limitate prospettive di crescita. Quando ai due casi “anomali” di Grecia ed Ungheria, va detto che si tratta di piccoli paesi di scarso peso politico. Dunque, eccezioni circoscritte e poco espandibili.

Dunque, possiamo concludere che di rischi di affermazione di un regime fascista non ce ne sono, almeno entro un orizzonte storicamente prevedibile.  Se poi arrivano gli Ixos è un altro paio di maniche, ma per ora questo è fuori dal campo del reale.
Ne conseguirebbe che dunque, potremmo anche disinteressarci di questi gruppetti rumorosi, salvo che per la molestia delle loro attività squadristiche che, però, rappresentano più che altro un problema di polizia e non politico.

In realtà le cose non stanno così, e, se non ci sono le precondizioni per l’affermarsi di un regime fascista, questo non vuol dire che i fascisti, anche quelli dei gruppi più estremi, non abbiano una loro incisività a livello sistemico.

In primo luogo, non è da sottovalutare il loro ruolo a cavallo fra criminalità comune e corruzione politica: il caso Mafia Capitale lo dimostra. Mi si potrà rispondere che tanto la Mafia quanto la corruzione politica esistono e collaborano benissimo anche senza il contributo di Carminati. Certamente, però i fascisti, anche quando hanno smesso di occuparsi di politica, hanno un “valore aggiunto” rispetto alla malavita comune. Il malavitoso ha esclusivamente fini di lucro personale e pensa essenzialmente in questi termini, mentre il fascista, che è pur sempre un “soldato politico”, porta una capacità di inquadrare in un contesto politico anche gli affari di Mafia, ha una maggiore capacità di muoversi in ambienti politici, soprattutto, quelli più affini di centro destra, e, cosa che non guasta, ha spesso maggiore dimestichezza con gli ambienti dei servizi segreti di quanto non accada normalmente a mafiosi e tangentisti. Storicamente i rapporti fra n’drangheta e servizi sono stati propiziati dal comandante Borghese, così come gli ordinovisti milanesi furono efficace cerniera fra i trafficanti d’armi e gli ambienti dei servizi, per non dire del ruolo della destra romana con la Banda della Magliana (lontana radice di Mafia Capitale). E questo ha i suoi riflessi politici.

In secondo luogo, i fascisti, hanno un ruolo non trascurabile nel fornire una base attivistica (non solo in termini squadristici, ma anche di propaganda ed organizzazione) per tutto il fronte di destra e di centro destra. Non è un mistero che gruppi di destra, insieme alle “curve” da stadio che egemonizzano, abbiano avuto spesso un ruolo di primo piano nell’organizzare le manifestazioni del Cavaliere che si disobbligava con qualche generosa regalia, ma anche con qualche concessione politica. E questo non accade solo in Italia.

Ma l’effetto di maggiore rilievo è nell’osmosi di culture politiche. I gruppi fascisti offrono un modello organizzativo attivistico, hanno una cultura politica che si presta magnificamente alle campagne xenofobe e fornisce teorizzazioni antiegualitarie perfettamente funzionali allo spirito neo liberista. Insomma il neo fascismo oggi rappresenta una sovrapposizione batterica sul fenomeno neo liberista che prepara qualcosa di nuovo, prodotto da questa contaminazione. Un nuovo tipo di autoritarismo funzionale al potere finanziario, ma più aggressivo e pericoloso dell’involucro liberale in cui esso è stato avvolto.
Ed è a partire da queste considerazioni che occorre ripensare ai modi ed alle forme del contrasto al fascismo. E allo stato attuale ho l’impressione che il fenomeno sia, tutto sommato, sottovalutato nella sua pericolosità reale. Non so se le forme più adatte a contrastarlo siano quelle della levata di scudi contro ogni loro manifestazione, il che, oltre che avere uno sgradevole sapore di specularità del fenomeno che si vuol combattere, è anche un eccellente modo di fargli pubblicità.

La realtà è molto più complessa ed occorre trovare i contenuti e le forme di comunicazione che limitino ulteriormente la loro presa potenziale su ambienti giovanili. Occorre soprattutto comprendere che il nemico principale non sono loro ma quell’iper capitalismo finanziario da cui prende origine l’ondata neo liberista su cui si stanno sovrapponendo.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (54)

  • Molto interessante, come sempre.
    Però tu non parli di chi agisce da fascista, ma di chi si dichiara fascista.
    Se cominciassimo a chiederci cosa è il fascismo, quali comportamenti produce, quali politiche persegue, ecc., e andassimo a confrontare tutto questo con i vari soggetti politici senza fermarci alle definizioni formali, avremmo delle sorprese.

    • E se inoltre cominciassimo a ricordare l’origine delle parole?
      Ad esempio, fascismo: movimento prima, partito in seguito, fondato da Benito Mussolini, che scelse come emblema il fascio littorio.
      Dobbiamo proprio continuare a definire con questo termine qualsiasi movimento che abbia connotazioni nazionaliste, reazionarie, totalitarie?
      Questo tipo di ideologie è nato forse nel 1919; prima di allora non sono esistite nel mondo partiti o ideologie “fasciste”?

  • Professor Giannuli, condivido, nella sostanza, il suo articolo, e apprezzo l’excursus storico che ha realizzato. Con il suo permesso, aggiungerei due chiose, per chiarire i termini della questione. La prima, è che il fascismo nasce a sinistra, e che la conversione a destra è iniziata in seguito al fiasco elettorale, da Lei citato, del 16 novembre 1919, provocato dal mancato accordo sulla presentazione del cartello delle sinistre interventiste denominato Comitato d’Intesa e di Azione, che Mussolini aveva realizzato mesi prima intorno ai Fasci di Combattimento. Se i partiti che avevano inizialmente aderito alla lista patrocinata da Mussolini non si fossero tirati indietro all’ultimo momento per non compromettersi agli del PUS (Partito Ufficiale Sociaista), questo cartello elettorale avrebbe avuto esattamente 1.020.127 voti, pari al 19,1% dei voti, e sarebbe stato il terzo partito italiano. Più o meno gli stessi dati conseguiti dai Blocchi Nazionali, dopo la conversione a destra, alle elezioni successive del 15 maggio 1921 (1.260.007 voti, pari al 19,7%). La seconda chiosa, direttamente consequenziale della prima, è che il matrimonio tra il movimento fascista e il grande capitale, avvenuto all’indomani dei fatti di Palazzo D’Accurdio a Bologna del 21 novembre 1920 (vero spartiacque nella storia del fascismo), è stato un matrimonio di puro interesse, tra due parti che non si piacevano, ma che avevano ritenuto vantaggioso unirsi carnalmente (la prego di perdonarmi la metafora cruda, ma in certi casi la schiettezza è necessaria). Ne consegue, pertanto, che occorre tenere distinti il fascismo e l’estrema destra, due fenomeni che nel corso della storia si sono intrecciati, ma che rimangono comunque ciascuno a sè stante. I movimenti che Lei ha citato, in particolare quelli del passato (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, eccetera), sono indubbiamente di estrema destra, ma con il fascismo mussoliniano, anche sul piano ideologico-culturale, avevano poco da spartire, come dismostra il fatto che tali gruppi avevano sempre avuto, come modello dichiarato, il Terzo Reich. Analogamente, tra i movimenti e i partiti contemporanei, soltanto Casa Pound può essere fatta ascrivere, come linea di continuità, al fascismo mussoliniano, mentre Fratelli d’Italia è diretta discendente dell’MSI, il quale, a suo tempo (Lei, Professore, avendo vissuto quelli anni, lo può testimoniare), aveva già provveduto ad annacquare tanto il retaggio del fascismo-movimento del biennio 1919-20 e quella della rossa Salò quanto quello del fascismo-regime, proponendosi niente di più che come guardia bianca della borghesia più codina e benpensante e come ruota di scorta della DC, nella speranza di poter ottenere qualche avanzo di cibo dal banchetto del potere. Concludo ricordando che il fascismo poteva nascere soltanto all’indomani della prima guerra mondiale, e che non poteva che morire con la sconfitta dell’Asse nella seconda (il decesso del fascismo è avvenuto il 25 luglio 1943; il 25 aprile 1945, caso mai, è stato celebrato il funerale), il che rende tanto più necessaria la distinzione tra tale esperienza storica e la corrente politica, con le sue varie declinazioni, dell’estrema destra.

  • C’é una grossa dimenticanza nell’articolo: la riforma Costituzionale appena approvata che é di per sé fascista, nel suo accentrare i poteri al governo, fatto, grazie alla legge elettorale, da un solo partito. La cosa, oltra che essere di per sé fascista, rischia di spianare la strada a partiti estremisti, visto che basterebbe il consenso di una minoranza del paese per prendere il potere.

  • Gli europei si stanno svegliando e sempre più si identificano come patrioti, tra i giovani e non. Questo fa ben sperare. A livello elettorale sono rappresentati da partiti moderatamente patriottici, come il partito liberale in Austria, l’FPÖ, che ieri nonostante le solite statistiche falsate sull’intenzione di voto ha stravinto le elezioni conquistando circa il 37% dei voti; una percentuale che sarebbe più alta se i pastori non facessero votare gli extracomunitari. Mentre i due principali partiti dei pastori, l’ÖVO e la SPÖ raggiungono insieme solo il 22% (fino a poco tempo fa raccoglievano insieme circa l’80%). I media dominanti in Austria e Germania hanno abbassato i toni: la FPÖ viene definita ora come ‘populista di destra’ o ‘anti-migranti’, rinunciando ai termini diffamatori più marcati: razzista, fascista, nazista, xenofoba e islamofoba (questi ultimi due termini servono per connotare i dissenzienti dalla sostituzione addirittura come malati, in quanto ‘fobia’ è un termine di psichiatria).
    In Italia, dove questo cambiamento non c’è ancora stato, i media dominanti continuano a diffamare la FPÖ come ‘estrema destra’.
    La differenza di reazione dei media dominanti in Austria/Germania (dove a marzo ha vinto la AfD nelle elezioni regionali) da una parte e in Italia dall’altra, è l’ulteriore dimostrazione che questi utilizzano un linguaggio e una ideologia compatibile con la direzione dove soffia il vento del potere, il tutto al fine di ottenerne un vantaggio economico.
    La strategia di togliere il potere ai pastori tramite le elezioni, e ignorando le diffamazioni, si sta rivelando per il momento vincente.

  • Eccellente analisi che condivido completamente, soprattutto riguardo il tema del rapporto fra neo-liberismo e gruppi fascisti. Sicuramente le loro possibilità di affermazione politica sono trascurabili fintanto che non entreranno nel ‘giro’ del potere finanziario, ossia finché non diventeranno strumentali agli interessi della finanza.
    Risulta quindi indispensabile combattere il neo-liberismo e questo, a mio parere, può essere compiuto solo ricreando i due grandi poli del pensiero politico, liberale e socialdemocratico, che propongono modelli di società a misura d’uomo, invece che funzionali solo al denaro.

  • Ritorno alla chiave di lettura, già esposta su questo blog, che mi pare certificata dal voto austriaco:
    1) in Europa, in ciascun Paese, si delineano partiti filo istituzionali (legati alla struttura esistente dell’UE) e partiti antagonisti di questo modello istituzionale;
    2) i partiti filo istituzionali non hanno un potere di rappresentanza sufficiente se non si fondono le due correnti storiche europee, cioé i democristiani ed i socialisti, in un “partito unico”; in questo senso il modello voluto da Renzi é un prototipo che dovrebbe seguito in ogni Paese dalle formazioni politiche istituzionali;
    3) nel caso di scissione, il voto premia comunque i movimenti antiistituzionali (ribadisco coloro che osteggiano l’assetto istituzionale attuale);
    4) nel caso austriaco, vengono premiati i due movimenti antiistituzionali, uno che chiede meno Europa in termini istituzionali ed uno che domanda un Europa diversa (se vogliamo più Europa meno mediata da istituzioni nazionali);
    5) mentre quest’ultima soluzione comporta il superamento della dimensione nazionale, che ha invece caratterizzato l’assetto statuale e politico degli ultimi secoli in Europa, l’altro movimento é invece per un ritorno a quell’assetto, storicamente più vicino, dello Stato nazionale, un format politico europeo. Per dire se si tratti di movimenti di tipo fascista bisognerebbe che i giornalisti ponessero una domanda: nel momento in cui il partito fosse al potere, ammetterebbe un’opposizione politica estranea al partito stesso? Quali spazi pensa possa avere l’opposizione politica qualora foste al governo?

  • Radek aveva brillantemente inquadrato la bestia:
    “…le dittature fasciste sono come cerchi di ferro con i quali la borghesia tenta di tenere assieme la botte sfondata del capitalismo.”

    Il M5S incassa secondo Bisignani l’appoggio di Soros e Goldman Sachs il grande capitale a finanziare un movimento populista c’è …anche in Italia!
    Il pericolo fascista? In situazioni di crisi è dietro l’angolo:
    http://hobocalling.blogspot.it/p/contro-il-m5s.html

    • Di farneticazioni del genere è oramai pieno il web come gli archivi della stampa cartacea… ma dico, non avete ben chiaro il concetto che se davvero ci fosse qualcosa di vero in questi deliri i “politici” attuali, chiamiamoli così, li avrebbero già fatti mettere dappertutto anche al posto dei cartelli stradali? Tutte le iniziative del M5S vanno chiaramente in senso opposto. Negarlo significa essere o in mala fede o… esserci.

      • Per confutare una tesi è bene argomentare. Lei non lo ha fatto. Si è limitato all’invettiva.
        Farneticazioni? Bene, può essere fino a prova contraria.
        Esponga la sua tesi, la leggerò con interesse. Al momento l’invettiva tenta di coprire una tesi. Altro metodo che ricorda un preciso fenomeno storico.

  • Luoghi comuni e stereotipi hanno dato come esito finale a questo risultato da paura, che quando si parla di estrema destra il tutto si deve ridurre al ” reductio ad hitlerum”. Lo sport preferito dai mediocri bigotti di sempre, di quella untuosa religione incivile, che domina da 70 anni l’occidente-porcilaia. Una religione laica ma non dimeno dogmatica e oscurantista, peggio della sacra inquisizione medioevale.Basti citare che anche l’Italia ha di recente introdotto una legislazione contro il revisionismo storiografico. Insomma l’oltranzista di estrema destra, è un sub umano, portatore di una sub cultura,ignorante che vegeta in una crassa ignoranza, un gorilla maniacale di stupri, un troglodita, un emarginato sociale, razzista,xenofobo,violento, irrecuperabile, sciovinista,fallocrate, stragista,assassino, mercenario al soldo dei servizi segreti.In verità l’epopea nazifascista, con il lascito di eredità sopravvissuta alla sua fine, possiamo definirla come l’ultima estate di San Martino,nell’epoca dell’attuale glaciazione che incombe su noi europei.Rene Guénon e Julius Evola richiamandosi alla tradizione induista, hanno ricordato la definizione di questa nostra età oscura in sanscrito “Kali Yuga”. Non moriamo idioti!

    • Qualcuno che di nome faceva Buenaventura ebbe a dire che “Con il fascismo non si discute, lo si distrugge” che mi sembra la citazione migliore per seppellire la sua estate di San Martino, camerata Maffei.

    • “Basti citare che anche l’Italia ha di recente introdotto una legislazione contro il revisionismo storiografico”
      Sicuro?
      .. ma perchè limitarsi alla reductio ad Hitlerum?
      Facciamo ad caporales e non se ne parli più.
      Buon peso.
      Può aggiungere anche altri di pesi.

      • @ Gaz come al solito lei la butta in gazzarra! Il Cancelliere tedesco eletto dal popolo democraticamente alla alta carica, verrà ricordato anche nei prossimi millenni accanto ai grandi condottieri di tutti i tempi come Giulio Cesare, Carlo Magno, Napoleone Bonaparte.Se ne faccia una ragione. Ciò vale anche per l’altro caporale;fu l’unico autentico e vero Uomo di Stato del novecento italiano di fama mondiale! L’ odiosa legislazione contro il revisionismo storiografico entrato in vigore anche in Italia, è la vostra ultima speranza, la vostra arma che vi qualifica,per quello che siete:dei falliti storici.Amen.

        • @ Maffei. Una legge approvata dal solo Senato e’ inesistente. P.s. Cesare lo sbarco ela conquista parziale della Britannia la fece, l,altro non la tentò neppure. Sulle vittoriose sconfitte dell,altro sott.ufficiale di truppa ho già a lei scritto x non esser ripetitivo. Napoleone? Uguale Campoformio. Non tutti i francesi sn ladri e st…. . Bonaparte….

        • Camerata Maffei, si è dimenticato di citare Gengis Khan fra i grandi condottieri, come ha fatto a dimenticarsi di uno che in proporzione alla popolazione mondiale ha fatto 10 volte più morti del baffino paranoico?

        • Appunto Gherardo, unico, autentico ed uomo di stato mondialmente famoso, a dir poco, del novecento italiano, abbastanza famoso anche, che grande caporale! Qui in Spagna abbiamo tanta stima per la sua famiglia, povero Amedeo… Senza dimenticarci che fu nominato dallo stessissimo Franco, 1 ottobre 1937, Gran Caballero y Collar de la Gran Orden Imperial de las Flechas Rojas, nientedimeno! Decorazione, a proposito, condivisa con un tale, caspita ce l’ho sulla punta… Bonito, Bandito, Burrito… ‘Il buonuomo’ lo chiamava Montanelli.

          Tuttavia, quel cancelliere tedesco a cui fa riferimento, così su due piedi, magari dirò Adolfhirer (Dolfhi per gli amici, anche Gran Caballero ecc.), però eletto democraticamente, non so… Se fosse così gentile da riferire più dettagli: era di stretta energica e virile come Lei, o di mano molle? E parlando di virilità, gli piacevano rubycondi oppure rubyconde? O come diciamo qua, era più Dante o ‘Tomante’? Siamo sulle braci…

  • Bella riflessione, e necessaria. Ma in realtà bisognerebbe approfondire l’aspetto più inquietante di tutta la faccenda, cioè che la galassia neofascista, rossobruna o di estrema destra in generale, non è pericolosa per gli adepti che riesce a creare (numericamente sono in effetti ben poca cosa), ma per il tessuto che riesce a creare, per quanto la sua propaganda culturale riesce ad incidere nella società.
    E indubbiamente la propaganda dell’estrema destra può fare breccia, e di fatto la sta facendo, giocando sulla paura piccolo borghese di perdere i propri miseri privilegi, manipolando, appropriandosi e trasformando i significati di parole chiave come Patria, Sovranità, Onestà, Sicurezza.. soprattutto se a fare da megafono ci sono personaggi ambigui come Fusaro, Chiesa e compagnia cantante.
    Sta lì il vero pericolo. Come dice bene ilBuonPeppe qui sopra, c’è un mondo fra chi si dichiara fascista e chi agisce da fascista.

    • Cosa avrebbe di “ambiguo” Fusaro?

      Uno dei più giovani intellettuali che schiaffa in faccia all’omodossia rosa-liberal la propria marcescenza morale ed intellettuale? Brucia?

      Il fascismo è tornato nella forma di antifascismo: quello golpista che sta distruggendo la Costituzione, nel nome del cosmopolitismo degli imbecilli e del manganello dell’euro.

      La moneta unica e l’europeismo sono il “neoliberismo”, nelle sue manifestazioni ontiche: non l’ipostasi della sinistra dei cialtroni che sanno di sapere. (Se giudichi Fusaro avrai sicuramente studiato almeno Marx ed Hegel…)

      Alla fine non rimanagono che queste domande:

      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/04/lultimo-25-aprile-chi-non-piace-il-vero.html

    • “Insomma l’oltranzista di estrema destra, è un sub umano, portatore di una sub cultura,ignorante che vegeta in una crassa ignoranza, un gorilla maniacale di stupri, un troglodita, un emarginato sociale, razzista,xenofobo,violento, irrecuperabile, sciovinista,fallocrate, stragista,assassino, mercenario al soldo dei servizi segreti.”

      Quoto!

    • “la paura piccolo borghese di perdere i propri miseri privilegi”

      Ciò che, quando viene difeso avverso l’invasione extracomunitaria, viene svilito a “miseri privilegi”, quando invece lo si difende (o lo si dovrebbe difendere) contro la prepotenza grandecapitalista, vien detto “diritti del lavoro”. Siccome poi l’invasione è il principale strumento di cui il grande capitale si serve per realizzare le sue spoliazioni, il sg. Riccardo è riuscito a integrare un complesso sistema di equivalenze/contraddizioni all’interno di una singola proposizione.

      «i concetti, nel contesto del ‘politico’, presentano sempre connotati ideologici. Poterli definire in maniera vincolante pertiene ai paramenti del potere. Le parole sono armi sul campo di battaglia dell’ordine simbolico cui i rappresentanti di grandi idee ordinatrici le finalizzano» (Weimayr).

  • Ritorno di fiamma dell’estrema destra favorito da chi promuove l’arrivo di migranti in massa (fra i quali vi sono numerosi scarti di galera).

  • Poi per farla finita poi con i soliti stereotipi. Che il sionista filo americano Berlusconi, abbia in qualche caso trescato, per fini elettorali coi neofascisti è vero, ma lei professore lo sa benissimo, che il primo fu il PCI di Togliatti, che accolse a braccia aperte milioni di ex fascisti. Stenio Ruinas e il suo “Pensiero Nazionale” lo testimoniano. Non senza scordare che Pino Romualdi uno dei fondatori del MSI, già vice segretario del PFR della RSI (la vera Resistenza) mercanteggio coi vertici del PCI i voti degli ex fascisti nel referendum monarchia/repubblica,dando un contributo alla vittoria repubblicana, in cambio di una ampia applicazione dell’amnistia di Togliatti.Per quanto riguarda poi la becera retorica partigiana imperversante, sarà opportuno ricordare anche la reprimenda che fece Antonello Trombadori al gappista “Visone”, dopo che i partigiani milanesi , avevano collocato una bomba in una mescita di vino, che aveva maciullato una decina di soldati tedeschi in libera uscita, ma anche la adolescente figlia del gestore del locale pubblico. Poi mi consenta di dire che è tempo di sciogliere quel carrozzone pubblico inutile che è costato e costa milioni di euro ai contribuenti vale a dire l’ANPI. In conclusione hanno vinto le armi dell’antifascismo (compresa la bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki) non le idee di questo aborto storico, che da tempo è opportuno gettare nella pattumiera della storia.

  • Professore buongiorno.
    Leggo oggi questo articolo molto interessante e il dibattito, altrettanto interessante, che ne è derivato.
    Una piccola precisazione storiografica sull’opportunità o meno di chiamare fascisti anche fenomeni che con i fasci di combattimento nulla ebbero o hanno a che vedere. Vent’anni orsono mi appiopparono (“consigliarono”) per l’esame di storia del Giappone II il classico “libro del professore”: Franco Gatti,Il fascismo giapponese,Franco Angeli Editore,Milano 1983. Tutta la prima parte del libro era un rigorosissimo lavoro di definizione prima, esposizione del dibattito fra pro e contro la definizione “fascista” applicato al Giappone, e spiegazione poi del perché il professore ritenesse giusto adottarla. Stiamo parlando di un mondo completamente diverso dal nostro: procedo a memoria per illustrare un ricordo, in questo senso importante, di Fosco Maraini, riportato a lezione dal suo allievo Massimo Raveri. Maraini li aveva conosciuti tutti e tre, e li descriveva così:
    – adunata italiana: tanta caciara, tante urla, bracci tesi.
    – adunata tedesca: come da film della Riefenstahl, masse, movimenti, urla ordinati e coordinati al millimetro.
    – adunata giapponese: popolo faccia a terra un quarto d’ora prima del passaggio dell’imperatore, con militari in piedi a controllare che nessuno la alzasse; passa l’imperatore, tutti continuano a tenere la faccia a terra (d’altronde, è il divino incarnazione del kokutai, lo spirito nazionale); passato l’imperatore, dopo un po’, si può rialzare la testa.
    Ebbene, nonostante queste enormi differenze, di cui l’aneddoto è solo la punta dell’iceberg, il buon Gatti non esitava ad applicare la categoria “fascista” a tutti e tre. Esistono quindi ricorrenze, motivi comuni, strutture fondamentali sia a livello teorico che sul piano pratico, che consentono questo tipo di operazione e permettono anche di fare un po’ di chiarezza, soprattutto, su cosa voleva dire “antifascismo” allora e cosa vuol dire oggi.

    In particolare, il fascismo, squadristico e non, di oggi produce, dal punto di vista dell’egemonia culturale, soprattutto “assuefazione” di massa. Assuefazione alla xenofobia, certo, ma anche assuefazione all’autoritarismo, a controriforme di dubbia (o nulla) costituzionalità, a movimenti antidemocratici trasversali a tutto l’arco istituzionale. “Sovrapposizione batterica”, per usare una Sua felicissima espressione, cui l’antifascismo PUO’ e DEVE fornire gli efficaci anticorpi.

    Ora e Sempre Resistenza!
    Paolo Selmi

  • “Nell’esperienza storica, non è mai successo che un movimento fascista sia arrivato al potere (come in Italia, Germania, Spagna, Portogallo ecc.) senza aver ricevuto l’appoggio decisivo del gran capitale”…
    _____________________________
    …altrimenti, e nel caso di Spagna, agosto 1936, che Francia, Inghilterra ed altre neutraliste risapute (Italia e Germania comprese) convengano di abbandonare la Repubblica al propio destino “per dottrina e per umanità” (sic).

    Oltre a ciò, concordo appieno con Ernesto Pertini perché riassume alla perfezione lo stato delle cose spagnole, con un legge elettorale vigente dal 77, cioè precostituzionale, apposita per garantire il ‘turnismo’; e, come non bastasse, puntellato dal governo Zapatero il 23 agosto 2011, cioè appena tre mesi prima di elezioni ed a richiesta dell’UE, con la modifica del art.135, il che legittimava de facto riforme i tagli operati susseguentemente e in modo fraudolento dal PP, all’opposizione in quell’ora e complice adatto della sceneggiata… Benvenuti in Spagnistán!

    http://elpais.com/elpais/2016/04/22/vinetas/1461321448_910745.html

  • L’articolo è inficiato da due errori di prospettiva.

    Il primo è il tentativo di assimilare il fascismo al capitalismo e addirittura al capitalismo terminale. Già nel primo “le oligarchie finanziarie preferiscono i governi democratici. La stabilità del sistema è consolidata da periodiche consultazioni popolari che ne ratificano l’operato – questo è il normale significato delle elezioni parlamentari – e risparmiano all’oligarchia pericoli molto reali di dittatura personale o militare” (Baran e Sweezy, Il capitalismo monopolistico). Figuriamoci nel secondo, interamente centrato sulla mobilizzazione dei capitali e della manodopera (quest’ultima difesa a spada tratta dai sinistri in generale e da Giannuli in particolare) e sulla trasformazione di ogni élite politica in ceto stipendiato dipendente dagli emolumenti delle lobbies per la rielezione.

    Il che non vuol dire che, nel corso della storia, i due soggetti non abbiano realizzate alleanze contingenti in funzione anticomunista (giusta la logica del politico). Non diverse da quella stretta fra Lenin e il governo imperiale tedesco in funzione antizarista.

    Il secondo errore è quello di approcciare la situazione odierna in chiave statica anziché dinamica. Finché reggono gli Stati Uniti e la sua filiazione transatlantica, la dittatura europea, non c’è speranza di cambiamento. Il sistema è sempre più pervasivo ma anche sempre più fragile. Un’incrinatura può trasformarsi in torrente e travolgere le dighe, come accadde al suo omologo sovietico (una persona che l’ha capito perfettamente è Varoufakis). Quando accadrà i giochi si riapriranno d’incanto e verrà il momento non di riproporre esperienze storiche del passato, ma di valorizzarne il nucleo spirituale profondo: l’avversione nei confronti del pregiudizio umanista, quello attinente all’attribuzione di valore intrinseco alla vita e alla dignità dell’essere umano in quanto tale. Il resto procede di qui.

    • Il fascismo da quando è nato rappresenta il braccio violento e l’agire politico del capitalismo, ne è parte integrante. Se il primo si nasconde proclamando un presunto anticapitalismo, è solo tattica per creare consenso manipolando le masse. Chi nega questa verità adducendo “alleanze contingenti”, falsifica la Storia.

    • @Lorenzo

      “Il primo è il tentativo di assimilare il fascismo al capitalismo e addirittura al capitalismo terminale”

      Lorenzo, abbia pazienza, visto che è evidente che passa di almeno una spanna l’interventore medio: quale organizzazione economica *strutturava* tanto la società fascista quanto quella nazista?

      Il collettivismo? Rapporti di produzione feudali? Oppure manteneva intatti i rapporti di produzione capitalistici?

      Quali furono le classi che ne beneficiarono e quali vennero oppresse? (Cfr. De Felice, Petri, Ceva, Zunino, Pavone, ecc.)

      Quella di una rottura con il grande capitale è sostanzialmente un’autoapologia dei protagonisti dell’epoca: propaganda, sovrastruttura smentita dall’effettivo sviluppo verticale del capitalismo piuttosto che orizzontale.

      Il nazifascismo ha potuto proteggere quello che Ha-Joon Chang ha chiamato “infant capitalism”.

      Il free trade è proprio delle nazioni dominanti, quelle che nella forma di “capitalismo finanziario” (cfr. Hilferding) dominano già il mercato globale in quanto potenze emergenti delle guerre imperialiste.

      Da socialista posso assolutamente condividere che la sinistra degli ultimi (almeno) cinquant’anni sia stata solo di “costume”, liberale nei fatti.

      Tutta. (cfr. Lelio Basso sul marxismo in Italia)

      Ma, da studioso, non ho ancora trovato una destra politica che abbia *realmente* promosso sinistra economica, ovvero anti-liberale.

      (L’unica eccezione sembra – ripeto, sembra – la Le Pen)

      Alain de Benoist è un esempio eclatante: propone il comunitarismo e – allo stesso tempo – è promotore del federalismo, che, notoriamente, è lo strumento politico storicamente usato dalle élite liberali per imporre la libera circolazione dei fattori della produzione.

      E il liberalismo, come dovrebbe essere ormai ovvio – ma non lo è – anche ai liberisti più lobotomizzati, polarizza la distribuzione del reddito.

      • Mariulin, mi sembra che Lei utilizzi come quasi-sinonimi concetti diversi come capitalismo, liberalismo e liberismo. Fascismo e nazionalsocialismo non hanno mai messo seriamente in discussione il primo, mentre hanno superato eccome i secondi due. Il liberalismo, per il fatto di realizzare lo stato totale; e il liberismo, per il fatto di realizzare un capitalismo fortemente dirigistico in cui lo stato gestiva le leve di politica economica.

        • @Lorenzo

          Gentile Lorenzo, si figuri se non faccio differenze: è la mia materia.

          Liberismo e liberalismo, che sappiamo essere *storicamente* – anche rispetto alla divisione nominale che esiste in Italia e Germania – la medesima cosa o, al limite, ideologie complementari, sono naturali sovratrutture del capitalismo.

          Le radice filosofiche, come ben sapevano i liberisti nostrani come Bruno Leoni, o come sanno gli austriaci, stanno nel cattolicesimo, in particolare nella Scolastica. I Gesuiti ne sono stati il braccio armato.

          Con buona pace di Weber e Sombart.

          Ora: il duce era un liberista, con dietro tutta la corte dei miracoli dei marginalisti, da Einaudi a Pareto, da Pantaleoni allo zio di Altiero Spinelli Warburg:

          http://t.co/HmDI0ApYG1

          Furono i neoliberisti a far passare Mussolini e Hitler per keynesiani (keynesismo di guerra): ma i *dati* – che distinguono lo scienziato dall’opinionista – mostrano solo polarizzazione del reddito e politiche volte alla deflazione salariale, in perfetta continuità con il sistema liberale: si pensi solo al gold standard (quota 90).

          Bisogna aspettare la Costituzione del ’48 per la compressione dei dogmi liberali: Einaudi e i suoi, in fase costituente, rimbalzarono totalmente oppure convenirono sui presupposti di sinistra economica.

          Fuori dal socialismo non è mai esistito un *reale* movimento anti-capitalista:

          http://orizzonte48.blogspot.ca/2016/03/lo-scontro-tra-civilta-come-arma-pop-di.html

          Voi della destra “sociale” vi contrapponete a qualcosa che non c’è da almeno il ’78: una sinistra economica.

          E c’è bisogno del vostro aiuto.

          • Primo, io non mi contrapporrei affatto alla sinistra se ce ne fosse una, e l’idea che vada al potere uno Stalin, o meglio un Pol-Pot, mi attira poco meno di quella che vada al potere un Hitler.

            Secondo, quando dice che “liberalismo e liberismo sono la medesima cosa”, nonché “naturali sovratrutture del capitalismo”, esprime una tesi che ritengo totalmente errata, il parto di una visione fideistica che mitologizza il mondo in rosso e nero (tema che emerge continuamente dai suoi interventi) sovrapponendo – come asserivo nel precedente intervento – concetti completamente separati.

            Una discussione sulla politica economica del fascismo non la intraprendo sia perché non ne ho la competenza, sia perché andremmo rovinosamente fuori tema. Cordialmente.

          • …ed io che pensavo che il ‘liberalismo’ fosse proprio un piccolo contributo spagnolo ai bei costumi insieme alla siesta, la fiesta e la tortilla di patata (con cipolla, of course)…

  • Tenerone Dolcissimo

    Che senso ha parlare di un incipiente pericolo fascista in un paese dove sono proprio gli antifascisti più accesi a difendere le istituzioni fasciste come la RAI?

    • Devo correggere: La RAI è un’istituzione clericale (lievemente striata di neofascismo prima e dilaniata spolpata abusata, poi, dalla “partitocrazia” ex riforma 1975).
      E’ vero che il primo presidente fu Cristiano Ridomi – già addetto stampa di Ciano all’ambasciata d’Italia a Berlino – e che come lui molti burocrati in orbace, dismesso l’abito per indossare il saio, sono entrati in ruolo di dirigente o funzionario RAI, tuttavia la linea della neonata televisione la dettò il principe Pacelli, in arte PioXII. Nell’Esortazione Apostolica “I rapidi progressi – in occasione del primo giorno della televisione italiana” pronunciata da Pio XII il 1° gennaio 1954, si legge: “Noi nutriamo profonda fiducia che […] opportune norme saranno emanate, dirette a fare servire la Televisione alla sana ricreazione dei cittadini, ed a contribuire altresì in ogni circostanza alla loro educazione ed elevazione morale”. Pochi mesi dopo, sono vergate le regole di autodisciplina del settore radiotelevisivo e si legge nei Principi generali: “La televisione italiana si propone di porre a disposizione dei nuclei familiari una sana ricreazione […] essa intende contribuire, in ogni occasione, alla educazione e alla elevazione morale e culturale dei cittadini”.
      Alla presidenza del consiglio c’è Scelba, viscerale anticomunista e manganellatore brutale di operai e contadini, ma al contempo responsabile della legge omonima sull’apologia del fascismo. Carosello (1957-77) si fermerà solo tre volte in 20 anni: la morte di Pacelli, la morte di Roncalli e Piazza Fontana…

  • Il neo liberismo ha forgiato i suoi istituti giuridici macro e micro. Ne segnalo uno.
    Il gioco e la socmmessa (art. 1933 cc. .. potrei sbagliarmi sul numero perche sono senza codice alla mano) non erano in pieno tutelate … per la serie andate a lavorare, e se proprio volete giocare, il gioco ve lo organizzo io stato, così ci guadagno e mi sbarazzo dei tipi poco affidabili che potrebbero organizzarlo con frode.
    Ora totos giocoleros financiaros !
    Il mitologico comma 5 dell’art. 23 TUF è una petecchia …

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