Cavaliere, mi stia a sentire!
di Algido Lunnai
Caro Cavaliere,
sento il dovere di interrompere il lavoro che mi sta duramente impegnando in queste settimane (e che mi ha tenuto lontano da questo blog per qualche tempo) per esprimerLe la mia commossa solidarietà in quest’ora buia e difficile. Prossimo alla fine dell’opera, meditavo di scriverLe già nella prossima settimana, tornando a intervenire in questo luogo di incontro, ma l’inaudito oltraggio che Le è stato portato mi obbliga ad anticipare i tempi. E dunque: abbia la mia piena, convinta, solidale attestazione di stima. Della stima che Ella merita…
Però, diciamocelo con la franchezza che si addice ai Grandi: se l’è andata a cercare! No non mi riferisco alle trascurabili licenze che Ella ha potuto prendersi per il suo necessario svago, ma alla scelta dei suoi consiglieri e difensori che La stanno portando sull’orlo dell’abisso. – L’hanno definita “utilizzatore finale” e i giudici stanno correggendo in “utilizzatore finito”.
-Le hanno consigliato il rimedio del “processo breve” ed i giudici gliene stanno facendo uno brevissimo. Scommettiamo che se insiste su questa storia della velocità, la camera di consiglio durerà 35 secondi?
-Le propongono di ricorrere alla Corte di Strasburgo, ma non Le dicono che questo è possibile solo dopo tutti i gradi di giudizio ed, ovviamente, in caso di esito sfavorevole. Dunque, è come se le dicessero: “In primo grado perderemo, ma dopo andiamo in Appello. In appello La condanneranno, ma dopo ci divertiamo in Cassazione, In Cassazione ci sbatteranno fuori a pedate nel sedere, ma noi, andremo a Strasburgo…” Mi consenta: ma, da morto (politicamente) a Strasburgo che ci va a fare?
-Le propongono il conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato, ma non Le dicono che questo non interrompe il processo, per cui lo stesso si va alla sentenza, con quel che ne segue…
Mi scusi, ma dove lo ha trovato un collegio di difesa così? Ha fatto un concorso?
Vedrà che, a conclusione dell’arringa finale, Ghedini dirà: “Mi rimetto alla clemenza della Corte e chiedo il massimo della pena per il mio assistito!”
Mi stia a sentire: innanzitutto, licenzi questi avvocati e li denunci all’Ordine per infedele patrocinio. Poi si presenti al processo. Non irriti ancora di più la Corte trattandola da gruppo di congiurati, venduti, golpisti e delinquenti comuni (potrebbe anche esser vero, ma non è carino dirglielo prima della sentenza: non trova?).
Ho visto poi, che ha commentato la notizia di una Corte tutta di donne con la frase “ho sempre avuto un rapporto squisito con le donne”. Ecco: eviti uscite del genere, anche se donne, sono pur sempre magistrati e potrebbero capire male. Durante le udienze eviti anche di umettarsi le labbra aggiustandosi il nodo della cravatta e facendo occhiolino alla Presidente della Corte: potrebbe non gradire. Soprattutto, non faccia il suo gesto abituale in presenza di donne: estrarre il libretto degli assegni chiedendo “ Quanto?!”. Non faccia capire quello che pensa dell’universo femminile e prenda sul serio le donne che ha davanti: sono magistrati della Repubblica come gli altri (brutta razza i magistrati, gente permalosa..) Insomma, si contenga!
Cerchi anche di non fermare il cancelliere per raccontargli l’ultima barzelletta sui gay: potrebbe pensare “Questo è proprio andato!”. Non faccia scongiuri e pernacchie durante la requisitoria del Pm. Se Le riesce, sia serio..
Ma soprattutto inventiamoci una linea difensiva credibile. Certo si potrebbe anche pensare ad un decreto legge di un solo articolo sul giusto processo: “Il giusto processo è quello che non si fa. La magistratura è sciolta, i palazzi di Giustizia vengono cartolarizzati…” Però magari occorrerebbe fare una revisione costituzionale e il tempo non c’è. Si potrebbe abrogare l’articolo del codice penale in questione, però la cosa potrebbe risultare troppo scoperta, meglio una via più indiretta.
Andiamo più sul pratico. Di cosa la accusano? Sfruttamento della prostituzione minorile: benissimo! Ma se le minori non sono minori il reato non c’è. Mi segue? Allora, vada in televisione, pronunci un alato discorso sulla diversa maturità dei giovani d’oggi che meritano fiducia ed emani a tamburo battente un decreto legge che abbassa la maggiore età a 16 anni. Così Ruby e le altre diventano automaticamente maggiorenni. Badi che per fissare la maggiore età non c’è bisogno di revisione costituzionale ma basta la legge ordinaria e così, automaticamente i sedicenni acquisiscono il diritto di voto e la cosa, oltretutto, diventa una magnifica apertura di campagna elettorale.
Ma, qualcuno dirà, all’epoca dei fatti erano minorenni, quindi resta il reato. E, invece no: per il principio del favor rei nella successione delle leggi penali (art. 2 cp): “Se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diverse, si applica quella le cui disposizione sono più favorevoli al reo, salvo che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile” Che ne dice?
Ma, forse, nelle calde serate di Arcore c’era anche qualche quindicenne? E va bene, facciamo così: lei fissi la maggiore età a 13 anni, Dovrebbe bastare, no!?
Mi creda, sempre suo
Algido LUNNAI
aldo giannuli, berlusconi processo
Daniele
Uff, che noia…