
Le cause della vittoria del Front national alle regionali francesi (al primo turno)
L’amico Lorenzo Battisti ha scritto un pezzo molto ben dettagliato ed interessante sul primo turno delle elezioni francesi e le cause dell’avanzata del Front National. Ve lo riporto, come contributo alla discussione. Buona lettura! A.G.
Il Fronte Nazionale vince il primo turno delle elezioni regionali. Ma non per l’immigrazione o per gli attentati terroristici. Sono Hollande e le politiche dell’Unione Europea che l’hanno spinto al successo.
Alla fine, l’onda nera è arrivata. Le carte che vi proponiamo, prese dai maggiori giornali francesi, mostrano in maniera inequivocabile l’avanzata del Front National. Un’avanzata che non è iniziata domenica scorsa, ma che continua da anni. La sinistra francese è sotto shock e non è ancora riuscita a fare un’analisi della situazione: le uniche esternazioni mirano a limitare il successo del Fn al secondo turno, rischiando però di ottenere l’effetto contrario. La nostra sinistra si limita o a ripetere qualcosa origliato oltr’alpe o, nel peggiore dei casi, a leggere le vicende francesi in chiave italiana. Cerchiamo di capire cosa è successo, quali ne sono le cause, e come potrà evolvere la situazione.
Elezioni regionali, voto nazionale
Il primo elemento che va sottolineato è la limitata importanza delle regioni nel sistema politico francese. Al contrario di quello che avviene in Italia, la maggior parte del potere è detenuto o dallo Stato, o dalle amministrazioni locali. Le regioni non hanno capacità impositiva (salvo decidere in maniera limitata sulle accise della benzina) e le competenze si limitano alla scuola, ai trasporti e al territorio, dove gestiscono i fondi provenienti dallo stato centrale o dall’Unione Europea. Anche per la loro limitata importanza, sono l’unico ente che elegge i propri rappresentanti con uno scrutinio proporzionale con premio di maggioranza del 25%: passano al secondo turno tutte le liste che superano il 10% e hanno diritto a una rappresentanza le liste che al secondo turno ricevono almeno il 5% (con la possibilità di fondere liste del primo turno).
Nonostante la loro limitata importanza, queste elezioni sono diventate centrali, poiché sono le ultime elezioni prima delle legislative e delle presidenziali del 2017. Il Fn e il nuovo partito di Sarkozy, i Repubblicani [1], volevano utilizzare queste elezioni come primo passo verso l’Eliseo; i socialisti al contrario cercavano di limitare i danni per mostrare che c’erano ancora speranze di vittoria per le presidenziali. In ogni caso, nessuno si attendeva che questi ultimi mantenessero le regioni vinte nel 2010 con la “vague rose”, quando lasciarono alla destra solo una regione su 22. L’onda blu era sicuramente attesa e preparata da tempo; quella nera, ad ascoltare i media francesi, invece lo era molto meno. Per queste ragioni il voto regionale è stato “nazionalizzato” dai due campi e i risultati vanno quindi letti come dati nazionali e con uno scarso legame con i problemi delle varie regioni.
La vittoria dell’astensionismo, l’onda nera
Un secondo elemento da tenere presente è che le regioni sono state riformate, facendo diminuire il loro numero da 22 a 13: a causa di questa trasformazione diventa difficoltoso un confronto preciso tra le precedenti elezioni (regionali 2010 o europee 2014): per questo mi atterrò ai calcoli fatti dai giornali francesi.
Il primo dato, occultato poiché dato per scontato, è quello dell’astensionismo. Poco più di un francese su 2 non è andato a votare. Una percentuale sicuramente alta, ma al contempo inferiore alle attese: le ultime settimane, quando i sondaggi davano un Fn in crescita e vincente in diverse regioni, molti francesi hanno optato per il voto: alcuni per fermare questa avanzata, altri per contribuirvi. Nonostante questo, la maggioranza degli elettori francesi ha deciso di non votare: una decisione che non può essere attribuita alla pigrizia o al voto invernale, ma che va letta come una scelta esplicita.
Il secondo dato evidente è l’ennesima sconfitta del Partito Socialista di Hollande, che non ottiene un solo risultato positivo dalle elezioni presidenziali in poi. Delle 21 regioni conquistate nel 2010 (tutte tranne l’Alsazia) oggi ne avrebbe mantenute 4 più la Corsica (che ha però le sue specificità) [2] e oggi ha qualche possibilità di vittoria in 3 su 13. Il Ps diventa il terzo partito francese con appena il 23%. In quattro regioni perde un terzo degli elettori e in altre 3 ne perde un quarto [3]. Questa sconfitta è ancora più pericolosa per il Ps poiché Hollande aveva costruito il successo nazionale su oltre 10 anni di radicamento amministrativo. Sicuramente alle prossime elezioni partirà da una base più solida del previsto, ma di certo il Partito Socialista non uscirà indenne dal suo quinquennato. La cosa più probabile che avvenga è che l’ala destra del partito, tutt’ora largamente maggioritaria utilizzi, dal 2017 in poi, le sconfitte del partito per seguire la strada italiana: un Partito Democratico francese, atlantista ed europeista, finalmente slegato da un termine che ne richiama troppo insistentemente l’égalité e gli antichi legami di classe e che lo limita nell’applicazione delle politiche liberiste.
Le cose non vanno meglio in casa dei Repubblicani. Questi infatti erano pronti a festeggiare la vittoria, aspettandosi una “vague bleu” che avrebbe portato loro la grandissima maggioranza delle regioni. Il partito, ancora diviso al proprio interno e con una guida di Sarkozy ancora contestata, si trova invece ad essere ancora il secondo partito e ad essere in testa solo in 4 regioni su 13 e con distacchi limitati, che rendono l’esito incerto. In 4 regioni i Repubblicani perdono un quinto dei loro voti rispetto alle europee di un anno fa [4] e diventano così il secondo partito francese con il 27%. Già prima delle elezioni Sarkozy aveva annunciato che non avrebbe ritirato la lista in caso di potenziale vittoria del Fn e che non l’avrebbe fusa con quella dei socialisti: nessun fronte repubblicano contro il Fronte Nazionale, e i Repubblicani come sola alternativa all’estrema destra. Questo ha scaricato sui soli socialisti la responsabilità di ritirare le proprie liste dalla competizione, con la conseguenza che, in quelle regioni, non avranno alcun seggio per i prossimi 6 anni.
Quello che invece trionfa è il Front National. Nonostante fosse chiaro l’aumento dell’influenza di questo partito, nessuno dei suoi avversari si attendeva un successo simile. Alcuni numeri possono chiarire quanto è successo domenica. Il Fn è il primo partito di Francia (tra i votanti), con 27,72%. E’ risultato il primo partito in 6 delle 13 regioni e in 20’000 comuni su 36’000 (sono 10’000 per i Repubblicani e 6’500 per i socialisti). Questo risulta ancora più importante per un partito che fino a pochi anni fa era esclusivamente nazionale, con forti difficoltà nelle competizioni amministrative. In 2 regioni il Fn è arrivato oltre il 40% e in altre 3 oltre il 35% e in quasi tutte le regioni raddoppia o triplica i voti rispetto al 2010, aumentando anche rispetto alle europee dell’anno scorso. A fronte di questo, e di anni di avanzata elettorale, va notato che la base militante resta piuttosto ristretta, segno che, come in Italia, buona parte del boom è dovuta all’attenzione dei media: il Fn rivendica appena 50’000 tessere, un numero senza dubbio gonfiato. Nelle settimane prima del voto sono usciti diversi appelli contro la vittoria del Fn: due giornali locali si sono posizionati esplicitamente contro il Fn; l’attuale presidente del Medef (la Confindustria francese) e l’ex presidente hanno denunciato il programma economico del Fn come dannoso per la Francia e contrario a quanto servirebbe [5]; il sindacato degli artisti ha pubblicato un appello contro il voto all’estrema destra. Questo mostra quanto poco servano questi appelli contro un partito che si posiziona come “anti élite”.
La sinistra francese non ha saputo approfittare della debolezza dei socialisti e dell’opposizione alle loro politiche, finendo per fare anch’essa dei passi indietro. I Verdi, che proprio alle regionali del 2010 erano diventati il terzo partito di Francia, si trovano oggi al loro più basso livello, avendo perso da un terzo alla metà dei loro voti. Il partito, inizialmente alleato di Hollande, si è poi diviso sul sostegno alle politiche sempre più liberiste del governo: una parte, minoritaria, continua a sostenere l’alleanza con i socialisti; una parte è uscita verso il Front de Gauche; infine la maggioranza del partito ha deciso di togliere il sostegno al governo e ha cercato alleanze locali con il FdG o liste indipendenti. I Verdi pensavano di beneficiare della Conferenza sul Clima di Parigi, che però è passata in secondo piano dopo gli attentati. Ma più di tutto ha sofferto una linea non chiara e le tanti divisioni interne degli ultimi mesi.
Il Front de Gauche si è presentato nelle varie regioni con configurazioni molto diverse. In nessuna di esse è stato alleato con i socialisti, ma le alleanze elettorali sono state molto diverse. In alcune vi è stata una lista del Front de Gauche, in altre questa era presentata insieme ai Verdi, in altre i componenti del Front de Gauche si sono presentati in liste diverse e contrapposte. Nel Nord-Pas-de-Calais-Picardie, nella regione Centro-Val-de-Loire, nella Loira e nella regione Auvergne-Rhone-Alps (la regione di Lione) sono state presentate liste Pcf sostenute da altri movimenti. Il risultato ottenuto mostra una resistenza del FdG (intorno al 5%), ma lontano dai risultati delle presidenziali. La difficoltà del FdG sono legate alla scomparsa (di fatto) del partito di Mélenchon e al ritiro di quest’ultimo verso un ruolo di secondo piano. Inoltre pesano lo scarso radicamento di alcune sue componenti: la grande maggioranza della forza militante viene fornita dal Partito Comunista, mentre gli altri partiti contano pochi iscritti. A questo si è aggiunta una difficoltà nell’emergere come chiara alternativa di sinistra al fallimento dei socialisti. Il risultato è che in 8 regioni su 13 il FdG non sarà rappresentato, poiché il suo risultato è inferiore al 5% (o i socialisti hanno ritirato la lista, per cui non c’è possibilità di fusione): perderà quindi almeno 42 dei 127 consiglieri regionali che aveva, i tre quarti dei quali erano comunisti [6]. Ci sono risultati significativi, sui cui bisogna riflettere. In Ile de France (la regione di Parigi) la lista del Fdg, guidata dal Pierre Laurent (segretario del Pcf) ottiene il 6,63%, mentre in Normandia arriva al 7%. Dove il Pcf si presenta da solo ottiene buoni risultati:
Nord-Pas-de-Calais-Picardie 5,32%
Centro-Val-de-Loire 4,59%
Auvergne-Rhone-Alps 5,39%
Pays de la Loire 3,33%
In totale i candidati del Pcf risultato essere primi in 48 comuni (mentre il Fdg lo è in 47 [7] ).
Infine non va dimenticato il risultato di Debout la France (Alzati Francia) che ottiene il 3,8% a livello nazionale (800’000 voti, 100’000 in più di un anno fa) e che avrà rappresentanti in due regioni (primo in 48 comuni). DLF è un partito sovranista di destra, anti atlantico e anti europeista, uscito dall’Ump di Sarkozy quasi 10 anni fa e che si rifà all’eredità gollista. Il suo risultato, spesso dimenticato, si aggiunge a quello del Fn e dei Repubblicani e mostra quanto sia stato forte lo spostamento a destra della Francia.
Immigrati, terrorismo o disoccupazione?
La sinistra italiana ha dato il peggio nel commento ai risultati francesi, basandosi non sui fatti, ma sulle necessità del momento e sulle proprie prospettive elettorali a breve o medio termine [8].
A sentire molti commentatori poco informati la causa del successo della Le Pen sarebbe sostanzialmente un colpo di fortuna: da una parte lo tsunami migratorio verso l’Europa e dall’altra il secondo attacco terroristico, avrebbero favorito le paure e le soluzioni di estrema destra. Un’analisi sbagliata quanto pericolosa. La conseguenza è che si è portati a pensare in maniera consolatoria che non possa essere sempre così e che in mancanza di questi eventi straordinari il Fn tornerebbe a livelli “normali”, lasciando quindi il campo ai partiti repubblicani. Questa posizione è però smentita da due fatti. Il primo è che l’attacco terroristico ha risollevato la popolarità del governo ai livelli dell’elezione del 2012 e ha forse impedito che una sconfitta diventasse una disfatta [9]. Il secondo è che ormai è dimostrato che il voto al Fronte Nazionale è più forte dove è più bassa la percentuale di stranieri [10].
Le vere cause di questa esplosione quindi vanno cercate altrove. Marine Le Pen è riuscita, grazie anche al supporto duraturo dei media, a far diventare il Front National un partito “normale” (a farlo “dediaboliser”), nascondendo teste rasate e nostalgici e arrivando a espellere il padre e fondatore dal suo stesso partito. E’ significativo, anche in questo caso, che nessuno abbia notato che nel suo messaggio di vittoria la Le Pen si sia riferita alla Francia della “Liberté, Égalité, Fraternité et Laicité”, utilizzando agevolmente un tema fino a pochi anni fa bandiera della sinistra. A conferma di questo cambiamento del partito c’è anche il fatto che questa volta, al contrario di quello che avvenne nel 2002, non ci sono enormi cortei e manifestazioni contro il Fn per frenarne la vittoria la secondo turno. Ma appunto quello era il Fn che negava l’esistenza dei forni crematori e li definiva un particolare della storia.
Questa trasformazione del partito è però solo una precondizione per la vittoria, necessaria ma non sufficiente. La vera forza del Fronte nazionale viene dagli effetti delle politiche socialiste e dell’Unione Europea. E in questo la colpa è esclusivamente di Hollande e del Ps. Lui porta la responsabilità del proprio passo indietro: dopo essersi presentato come il presidente anti-Merkel e nemico della finanza, è diventato fin dal giorno seguente il più ligio esecutore delle politiche europee di pareggio di bilancio e di deflazione salariale. Nello stesso tempo ha regalato 40 Miliardi di euro alle imprese senza alcuna contropartita su investimenti o impiego. Come scrivevamo qui su Marx 21 oltre un anno e mezzo fa… prosegue qui.
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GherardoMaffei
Il FN della parricida di Marine Le Pen dopo il forzato maquillage della madame e della nipote mademoiselle, non ha nulla di antisistema. E’ stato ingravidato ed è pregnante del più becero occidentalismo, atlantismo,filo sionismo,islam fobia alla maniera della ex staffetta partigiana Oriana Fallaci,ma soprattutto modello economico caro alle multinazionali e alla famiglia celeberrima dei banchieri parigini Rothschild, parenti degli Elkan i padroni attuali della FIAT,, dopo lo “strano suicidio” dell’erede designato Edoardo Agnelli.I “sinistri” italo francesi che da decenni hanno portato il cervello all’ammasso, non saranno costretti alla macchia, a dar vita ai Maquis.Possono dormire sonni tranquilli; non vi è nessuno Maresciallo Petain, nessuna Vichy, che incombe, semplicemente perché manca la vittoriosa Werhmacht che sfila sui Champs Elysèe.E’ la solita giostra parlamentare e partitica,con governi fantoccio, il solito squallido teatrino della politica, all’insegna del “tutto cambia perché nulla cambia”. Chiedetevi perché le due bionde walkirie a differenza di chi le ha generate, il vecchio e indomito leone, non vanno più ad omaggiarne la memoria sulla tomba di Francois Duprat, liquidato con una bomba ad orologeria posto sulla sua auto, tempo addietro da “misteriosi” artificieri.Capirete perché le due femmine sono solo delle soubrette politiche telegeniche, soprattutto l’ avvenente giovane nipote. Mai come oggi bisognerebbe replicare “à” la guerre comme à la guerre” vero professore?
WOW
Esatto Gherardo!
E mi fa ridere legge i tanti commentatori che associano il FN ai partiti antisistema (definizione così vaga che non vuol dire niente!).
Anche la Lega di Salvini non è che il solito partito tradizionale alleato di altri partiti tradizionali che hanno governato 10 anni insieme con una classe dirigente inetta e corrotta.
Gli unici due movimenti veramente di rottura con il sistema vigente in Europa sono l’M5S e Podemos.
foriato
Ciao WOW,
Ecco il soprintendente di Podemos incaricato della ‘rottura con il sistema vigente in Europa’ (Otan compresa).
https://en.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Julio_Rodr%C3%ADguez_Fern%C3%A1ndez
Paolo Federico
A Maffei
A volte però non ti seguo. Vengono qui, si fanno saltare in aria trascinandosi a centinaia innocenti la cui unica colpa è di essere infedeli (dal loro punto di vista) al grido di “Allah è grande”, però se qualcuno prova un po’ d’orrore per questo è islam fobia.
Ercole
Uccidere i diversi (o convertirli o sottometterli) è ciò che viene predicato nei loro testi (corano e hadith), e chi ci crede pensa che aiuti a raggiungere il paradiso.
Tutti i termini che finiscono con ‘fobia’ sono diffamatori, e vengono utilizzati da chi evita di affrontare argomenti rispettando l’avversario.
‘Islamofobia’ è stato inventato da Comeini, per diffamare coloro che non erano d’accordo con il suo colpo di stato del ’79 o con la sua ideologia. Poi è stato copiato da altri islamici o loro apologeti e ora viene utilizzato contro chi è contrario all’installazione dell’islam in Europa.
In merito all’articolo: è possibile che la vittoria del FN al primo turno abbia a che fare con le politiche economico-liberiste e la disoccupazione, ma come mai un elettore francese dovrebbe votare dei partiti che contrastano queste politiche ma che al contempo favoriscono l’invasione e l’installazione di genti ostili e non assimilabili?
GherardoMaffei
@P.Federico; è ovvio che condanno pure io i terroristi islamici.quello che però condanno ancor di più è l’attuale riflesso condizionato per il quale vi è il seguente assioma:tutti gli islamici sono terroristi, vale a dire che tutti gli italiani sono mafiosi, oppure tutti i neofascisti sono stragisti e bombaroli! Io non dimentico gli “anni di piombo” quando i neofascisti venivano tacciati di terrorismo dai mass media, poi letteralmente massacrati prima dai magistrati, poi finiti a colpi di chiave inglese Hazet 36 , oppure bruciati vivi, dagli sgherri del sistema, vale a dire gli oltranzisti di sinistra. Ti pare giusto simile pregiudizio? Condanno pure la campagna di odio contro tutti gli islamici nessuno escluso, dei vari politicanti, di centro destra che vogliono impedire per legge di portare il velo alle donne islamiche (e le suore cattoliche?). Condanno pure il fatto che si vuole impedire loro di poter frequentare le moschee e le loro comunità.Inoltre si vuole impedire la macellazione degli animali come è in uso da loro, allora pretendo che la proibizione avvenga estesa a tutti i semiti.Ricchi premi e cotillons a chi indovina chi sono gli altri semiti. Poi in conclusione gli islamici vengono accusati di voler impedire il presepe o togliere il crocefisso dai luoghi pubblici.Niente di più falso: per il Corano Gesù Cristo è un profeta, sua madre Maria una figura angelica.Chi da decenni impedisce presepi e canti natalizi tradizionali, toglie il crocefisso, sono ad esempio le decine di migliaia di insegnanti (prevalentemente femmine) di sinistra, laiche, abortiste,divorziste. Ovviamente poi aggiungiamo politici,giornalisti,magistrati, storici “sterminazionisti”, insomma i cosiddetti laici, ma soprattutto gli atei devoti che tifano per il gesuita sudamericano Bergoglio, tutti di sinistra. Ecco il nemico!
Paolo Federico
No, non ci siamo, metti insieme troppe cose che non c’entrano niente l’une con le altre. Facciamo un po’ di chiarezza.
Quelli che noi chiamiamo terroristi sono per gli islamici dei martiri, essi vengono venerati come dei santi e non è escluso che vi siano anche pellegrinaggi alle loro tombe. Separare islam e jhad è un non senso.
Affermare che Gesù sia soltanto un profeta è bestemmia per un cristiano, affermare che Gesù è il figlio di Dio è bestemmia per un islamico: questo rende le due religioni assolutamente inconciliabili. A questo proposito si deve rendere atto all’islamismo di essere molto più sincero e leale del cattolicesimo.
La salvezza contro l’occidentalismo e la barbarie materialista non può arrivare riproponendo fallimenti della storia ( il che non ci impedisce di recuperare e sviluppare ciò che di valido si è manifestato sia a destra che a sinistra), ma neanche facendosi sormontare inermi dall’islam, poiché esso, essendo maschio, sormonta e non si fa sormontare ( il che non ci impedisce di conoscere e apprezzare e, perché no, anche acquisire forme tradizionali che si sono conservate in quella cultura ).
Lorenzo
Ringrazio ancora per la ripubblicazione del mio articolo.
Lorenzo
Aldo Giannuli
grazue a te