Risposta ad Andrea Marluzzo

Ringrazio Andrea Marluzzo per la sua attenzione al mio blog e per le critiche che mi muove. Il tono civile e la fondatezza delle osservazioni mi obbligano a replicare, precisando alcuni aspetti del mio pensiero.

Per la verità, non ho mai detto che i massimi responsabili della crisi sono quelli che definivo con ironia i “grandi geni dell’economia”. La frase incriminata (“I maggiori responsabili sono gli economisti…”) non si riferisce tanto alla crisi in sé -che ovviamente è il prodotto dell’azione concreta degli operatori finanziari e delle autorità politiche- quanto all’incapacità di capirla, frutto della loro cecità culturale.
Io rimprovero a questi “economisti” di aver fatto da coro all’ondata neo liberista, sfornando una serie di certezze totalmente infondate, che hanno contribuito ad ingannare tanto gli operatori finanziari quanto i governi. E di riproporre oggi la stessa visione, senza riuscire ad analizzare quel che sta accadendo, perché affetti da pregiudizio ideologico al limite del fanatismo.

Continua a leggere

Berlusconi propone di uscire dall’Euro: attenti a non cadere nella trappola

Era nell’aria: Berlusconi prepara la sua campagna elettorale sul tema dell’uscita dell’Italia dall’Euro e spera che l’euro affondi da solo già entro l’anno, in modo da potersi presentare come il primo che aveva proposto di prendere il largo dall’insicura moneta comune. Ma punta anche sull’attuale impopolarità della moneta comune, vista come la ragione della crisi italiana: “in altri tempi avremmo dato fiato alle esportazioni con una bella svalutazione”, “L’Euro è la causa delle tasse con cui Monti ci sta massacrando”, “Restare nell’Euro significa accettare la dittatura della Germania”. Sono discorsi che sentiamo tutti i giorni. Discorsi che hanno dentro molta verità, ma anche molto semplicismo e molta fede nei miracoli. Il punto è che una uscita improvvisa dall’Euro –o peggio ancora un suo crollo improvviso- determinerebbe molti più mali che benefici e rischieremmo di spezzarci la schiena. Detto questo, attenzione a non cadere nella trappola che il Cavaliere ci sta tendendo: presentare la sinistra come gli ultras dell’Euro, scaricandogli addosso tutta l’impopolarità che da questo deriva, soprattutto in caso di naufragio della moneta. Ed allora che si fa? Calma e gesso, ragioniamoci su.

Continua a leggere

Lo “spostato” non fa più notizia

Hyvinakaa, Finlandia, cecchino 18enne spara all’impazzata sulla folla ed uccide due persone (anche esse 18enni) e ne ferisce altre sette, poi si arrende.

Ovviamente, il gesto di un folle:

“La Repubblica” del 27 maggio 2012, pag  18 pezzo di taglio baso su 6 colonne su 78 righe

“Corriere della sera” p. 21, pezzo taglio basso, titolo 7 colonne, 108 righe

“Sole 24ore”  pag. 9, breve titolo su 1 colonna  21 righe.

Sui rispettivi siti la notizia è comparsa il 26 maggio ed ha resistito 24 ore.

Continua a leggere

Attentato di Brindisi: il punto sulle indagini

Partiamo da una considerazione generale: se una indagine non si indirizza verso la pista giusta nei primi trenta giorni, molto probabilmente non arriverà a buon esito. Come è facile immaginare, la maggior parte delle acquisizioni documentali (impronte, filmati, tracce di liquidi umani, analisi dei reperti ecc.) vengono effettuate subito, dopo, se esse non sono state raccolte, molto probabilmente andranno perdute. Allo stesso modo, la memoria dei testimoni andrà “sfuocandosi” e perdendo particolari. Nei casi di grande impatto sociale, come quello presente, si corre il rischio che i testi “rileggano” i loro ricordi alla luce delle trasmissioni televisive, degli articoli di giornale o delle discussioni, per cui la loro memoria “si sporca” mescolando cose vere con altre suggestive.

Inoltre, dei dati mal assunti o mal compresi o semplicemente estranei al caso, continuano a restare nel fascicolo processuale esercitando una funzione depistante anche a distanza di molto tempo.

Continua a leggere

Attentato di Brindisi, caso Adinolfi: perché la Cancellieri sta sbagliando tutto

Sia l’attentato di Genova ad Adinolfi che quello di Brindisi hanno rilanciato l’idea di una nuova stagione terroristica, fortemente enfatizzata dai media in un crescendo ansiogeno. Che questi siano episodi da non prendere assolutamente sotto gamba non ci piove. Che questi due ed altri episodi similari possano essere collegati ed avere una regia di più ampio respiro è ipotesi da vagliare con cura. Dunque, conviene alzare la guardia, ma, di qui, a farsi prendere da attacchi di panico, ne corre. Non ho mai visto un ministro dell’Interno infilare una serie di sciocchezze una di fila all’altra come in questo caso: matrici degli attentati sparate a casaccio, quando ancora le indagini devono prendere quota, misure incongrue tutte spostate sul lato difensivo, errori di analisi grossolani che mettono nello stesso sacco attentati di tipo terroristico con gli assalti alle sedi di Equitalia ecc. Ma il disastro maggiore è la gestione comunicativa dei casi.

Continua a leggere

L’attentato di Brindisi e la Sacra Corona Unita

Continuo a non ritenere probabile il coinvolgimento di una delle Mafie tradizionali nella strage brindisina (e, a questo punto, credo che neanche i magistrati ci pensino più), questo non vuol dire che non possa trattarsi di una qualche scheggia partita dalla Mafia locale, la Sacra Corona Unita e lasciamo per ora impregiudicato se si tratti solo di giovanotti che sgomitano per conquistare la prima fila o se dietro di loro possano esserci dei mandanti (ipotesi di secondo grado). Qualche elemento interessante può venire dalla storia della Scu, sconosciuta alla grande maggioranza degli italiani, a differenza di Mafia, Camorra e N’drangheta di cui si sa di più. La Scu è nata molto recentemente (1981) da un processo di confluenza di varie organizzazioni criminali a loro volta filiazioni delle mafie storiche: fra la fine del 1980 ed i primi del 1981, Pino Iannelli e Alessandro Fusco, su mandato di Raffaele Cutolo cercarono di costituire una “Nuova Camorra Pugliese” come filiazione del clan partenopeo. Va detto che in provincia di Foggia operava nel settore granario la ditta Casillo, il cui titolare era il fratello del più noto Enzo Casillo, braccio destro di Cutolo, ucciso da una bomba nella sua auto il 29 gennaio 1983 subito dopo essere uscito dalla sede del Sismi. La ditta fu poi coinvolta, a fine anni ottanta, nello scandalo del riciclaggio del grano radioattivo proveniente da Chernobyl.

Continua a leggere

L’attentato di Brindisi: il solito folle?

Il Procuratore della Repubblica di Brindisi, dott. Marco Dinapoli ha comunicato che esiste un filmato in cui si distinguerebbe il killer mentre preme il telecomando determinando l’esplosione. Dunque, niente timer e la cosa già sembra un po’ meno rudimentale, anche se le bombole di gas restano un mezzo esplodente piuttosto artigianale. La pista mafiosa si sgonfia – è durata meno di 24 ore- e ci si indirizza verso la pista del delitto individuale. Conosco e stimo Marco Dinapoli avendolo conosciuto già molti anni fa e non ho dubbi che lavorerà al meglio per scoprire il responsabile della strage. La conferenza stampa, che ho seguito sul sito del “Corriere della Sera” fornisce diversi elementi utili ad iniziare ad orientarsi.

Continua a leggere

L’attentato di Brindisi

Scriviamo poco dopo l’attentato, con pochissimi dati a disposizione ed in uno stato d’animo non sereno, considerando l’orrore dell’attentato diretto ad uccidere adolescenti, per di più nella mia Puglia che sembra ridotta a Damasco o Bagdad. Dunque, mi espongo consapevolmente al rischio di dire sciocchezze, data la scarsezza di dati a disposizione. Ciò non di meno mi sembra di dovere fare uno sforzo per razionalizzare l’accaduto e capire che sta succedendo. Pochi dati a disposizione.

1- la sostanza esplodente è stata fornita da normalissime bombole di gas

2- sarebbe stato usato un timer dal quale si sarebbe ricavata l’ora dell’attentato perfettamente coincidente con il momento in cui i ragazzi arrivano a scuola (doppio condizionale d’obbligo, sono voci raccolte da amici giornalisti pugliesi)

Continua a leggere

Tira proprio una brutta aria…!

Cappuccino, brioche e intelligence n°33

Spigolando sui giornali delle ultime due settimane:

1- L’università militare tedesca ha approntato un piano per il caso in cui la Germania dovesse decidere un repentino passaggio dall’Euro ad altra moneta (il Marco? il Neuro?). Si sa che gli stati maggiori militari -e le loro accademie- spesso elaborano piani teorici con l’augurio di non doverli mai mettere in pratica e che, nella grandissima maggioranza dei casi (per fortuna) restano sulla carta. Dunque, anche questo potrebbe essere (e ce lo auguriamo) uno di quei piani. Però la notizia merita di essere commentata per due ottime ragioni: primo, perchè la semplice notizia dell’apprestamento di un piano del genere ha in sè un notevole  potere di dissuasione nei confronti dei riottosi alleati europei, destinato a pensare nelle trattative in corso. Ed il semplice fatto che essa sia stata fatta filtrare fa pensare esattamente questo.

Continua a leggere

Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti?

Cappuccino, brioche e intelligence n°32

Quando, il 22 luglio 2011, Anders Behring Breivik sparò sui giovani socialdemocratici, lo scrittore  norvegese Henning Mankell lo definì un “Don Chisciotte malato che si crede in guerra con il mondo” (Cds 29.7.11) e, dopo alcuni mesi, una squadra di psichiatri lo ha definito uno “schizofrenico paranoide”. Dunque, solo un caso patologico individuale, nel quale ha avuto un peso la campagna xenofoba delle destra che avrebbe scatenato la sua paranoia, ma destinato a restare un atto isolato.
E invece, ieri 13 dicembre 2011, un ragioniere fiorentino frequentatore di Casa Pound, tal Gianluca Casseri, va in piazza a sparare contro i  venditori ambulanti senegalesi. Nelle stesse ore, un saldatore residente a Liegi, tal Nordine Amrani, un naturalizzato di origini marocchine, prende un kalashnikov ed un po’ di granate e va a sparare sulla gente che era nella piazza centrale della città.

Continua a leggere