Come cambia il lavoro dello storico?

Domani riprenderemo la riflessione sulle elezioni americane, ma una pausa per una riflessione di più largo respiro su come stia cambiando il mestiere di storico non ci sta male. A.G.

A partire dal XIX secolo, l’insegnamento della Storia è stato pensato in funzione della formazione del cittadino: cemento dell’identità nazionale, suprema istanza del giudizio morale su uomini ed istituzioni e  parte essenziale del bagaglio culturale delle professioni liberali. Di conseguenza, il principale sbocco professionale degli storici di mestiere (significativamente preparati da un corso di laurea unico di storia e filosofia) era l’insegnamento.

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In morte di Ernst Nolte: una analisi delle sue opere

Cari amici, in morte di Nolte, su cui si sono letti diversi articoli sui vari quotidiani (interessante quello di Antonio Carioti sul Coorriere della Sera) permettetemi di proporvi queste pagine che gli dedicavo nel mio “Abuso pubblico della storia” Guanda 2009. A.G.

Insieme a Furet ed a Renzo De Felice (di cui parleremo nel contesto italiano) Ernst Nolte è (stato) il maggior referente del revisionismo storiografico europeo.

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Quale storia nel tempo della globalizzazione?

Ha ragione Fulvio Cammarano a sostenere che c’è un processo di graduale emarginazione della storia, tanto dagli assetti scolastici ed universitari, quanto dal dibattito politico, a favore di un rapporto preferenziale con altre discipline quali sociologia, politologia ed economia (al punto che i pochi storici interpellati dai media come Orsina, Pombeni, Galli della Loggia ecc. sono presentati come politologi;  anche per questo, quando mi capita di partecipare a trasmissioni televisive, chiedo puntigliosamente di essere presentato come storico). Per uscire da questa situazione, tuttavia, è necessario che gli storici passino al contrattacco, dimostrando come e perché sociologia, economia e politologia, pur necessarie, da sole non bastano a rispondere alle sfide del presente e che la storia, con la sua visione di lungo periodo, sia indispensabile.

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Sul reato di negazionismo. Storia e giurisprudenza alleate non sono.

Concentrati sul lungo periodo elettorale, abbiamo lasciato indietro alcune notizie importanti, tra le quali, l’iter parlamentare del reato di negazionismo. Molto volentieri dunque vi propongo sulla questione questo articolo dell’amico Elio Catania, promettente studioso e membro dell’Associazione Lapsus. Nei prossimi giorni anche io tornerò ad intervenire sul tema. Buona lettura! A.G.

Diremo cose scomode. Scomode per la retorica ipocrita del politically correct, ma scomode anche per molti nostri amici che, impegnati nell’antifascismo e nella difesa della memoria storica dei crimini nazisti, accettano con troppa superficialità quello che potrebbe apparire un aiuto da parte della legge.

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Un noir per la storia.

Cari amici,

effettivamente alcuni di voi, intervenendo su questo blog, hanno visto giusto parlando di un romanzo e non di un saggio (in libreria da martedì 26 aprile per i tipi di Sperling & Kupfer ). Ma non del tutto: è un po’ una cosa e un po’ l’altra e tratta di un caso effettivamente accaduto, nell’aprile 1952, a Torino: l’assassinio del numero tre della Fiat, Ingegner Erio Codecà. Delitto del quale non si venne mai a capo perché le piste che via via si succedettero svanirono tutte nel nulla e l’unico imputato portato a dibattimento fu assolto.

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