Referendum: una battaglia persa in partenza?

Politicamente parlando, Renzi è un delinquente (come dimostra questa riforma della Costituzione e le mascalzonate che l’hanno preparata), però è abile in certe cose. Ad esempio è un vero illusionista nel far credere che le sue riforme stiano migliorando il paese (e, anche se sono sempre meno, c’è sempre chi ci crede) ed è un mago nell’ipnotizzare l’avversario, convincendolo che ha già perso. Così, sta creando la sensazione di un referendum già vinto, per cui non vale la pena di impegnarsi. E molti ci stanno abboccando, come dimostra l’incredibile uscita di Bersani, dei radicali e del gruppo parlamentare 5 stelle sullo “spacchettamento” del referendum, puerile espediente che vorrebbe limitare o addirittura vanificare l’effetto plebiscito.

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Referendum: ma se Renzi perde deve andarsene?

Come si sa, Renzi ha annunciato che, nel caso di sconfitta al Referendum, si dimetterà ritirandosi dalla politica. Ora sembra ci stia ripensando perché nel ”Giglio magico” alcuni, preoccupati per le vicende giudiziarie, o per le amministrative che buttano male, o forse temendo che la promessa possa ingolosire troppo gli italiani, gli starebbero suggerendo di non insistere. Quindi, piano B, per il quale resterebbe al suo posto anche in caso di sconfitta ritenuta non più impossibile. Bene: ammettiamo che Renzi faccia finta di nulla o si faccia pregare di restare al suo posto e ci resti.  E’ accettabile? E che costi politici avrebbe?

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L’incredibile uscita di Legnini sui magistrati ed il referendum.

Non credo che nessuno possa accusarmi di giustizialismo e di essere un fans della magistratura, che critico molto spesso. Ed in particolare, più di una volta ho sostenuto che i magistrati dovrebbero essere politicamente più riservati, evitando di interferire nel dibattito politico, ma la Costituzione è un argomento nel quale i magistrati hanno pieno diritto di parola. Anzi, direi che hanno il dovere di far sentire la propria voce.

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E’ possibile fare un referendum che non sia un plebiscito?

Un tema che va molto fra i sostenitori del no, in questa fase è: “non dobbiamo cadere nella trappola di Renzi e fare uno scontro sul governo. Dobbiamo parlare solo di Costituzione e non di governo”. Questo perché ci si illude, in questo modo, di conquistare voti al No fra i sostenitori del governo. Spesso accade che i meno realisti di tutti siano proprio i più moderati e questo è uno di quei casi.

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Spacchettare il referendum? Perchè non credo sia possibile.

In primo luogo, devo chiedere scusa per una mia imperdonabile sovrapposizione di ricordi, che mi ha fatto scrivere che nell’elezione del Presidente della Repubblica intervengono anche i delegati regionali che, invece, non ci sono più: forse per la mia ostilità a questa riforma, o forse perché ogni volta che incontro il nome di Bersani e della  “sinistra” Pd vado in bestia, fatto sta che avevo rimosso l’abrogazione del primo capoverso dell’art 83 della Costituzione, per cui i 58 delegati regionali non ci sono più. Ringrazio Nicola Colaianni che me lo ha segnalato.

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Spacchettare i referendum: una proposta stupida!

Nello schieramento ostile alla riforma costituzionale Renzi-Boschi, si sta facendo strada la proposta di “spacchettare” il referendum in cinque o sei quesiti “omogenei”, dato che la riforma tocca vari punti della Costituzione. Si tratta di una proposta stupida, incostituzionale, e di un errore politico grossolano. Dell’incostituzionalità diremo a parte, in altro articolo, qui ci occupiamo degli aspetti politici.

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Il Piano di Matteo Renzi.

La vittoria al referendum è stata solo il primo passo del progetto di regime che Renzi ha in mente. I passaggi successivi del progetto sono questi:
a.    vittoria alle amministrative prossime
b.    resa dei conti in Direzione del Pd
c.    vittoria al referendum istituzionale di ottobre
d.    congresso straordinario di scioglimento del partito e fondazione del Partito della Nazione di cui Renzi sarebbe acclamato leader
e.    scioglimento anticipato del Parlamento e nuove elezioni nella primavera 2017 con vittoria plebiscitaria del Pd.
Ed ogni passo prepara il successivo.

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Il Referendum di ottobre: il punto debole di Renzi.

Questo articolo potrebbe ridursi a pochissime parole: Renzi ha la maggioranza relativa dei simpatizzanti, ma la maggioranza assoluta degli odiatori. Non c’è dubbio che, fra i politici attualmente in corsa, Renzi sia quello che conta il maggior numero di simpatizzanti, magari non più il mitico 41% delle europee di due anni fa, ma, comunque, è al di là del 30%, un livello che non raggiunge nessun altro esponente politico attuale. Però è anche molto odiato da tutti gli altri.

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