Referendum: facciamo due conti. SI e No su quanti voti possono contare?
I sondaggi si susseguono chi dando un margine di sei punti a favore del No, chi di otto al Si. Comunque, una partita senza distacchi abissali con un vincitore al 52-54%.
I sondaggi si susseguono chi dando un margine di sei punti a favore del No, chi di otto al Si. Comunque, una partita senza distacchi abissali con un vincitore al 52-54%.
La Cei, l’ambasciatore americano, la Merkel, Wall Street, le agenzie di rating come Fich, la Goldman Sachs e la JP Morgan, la Ue e chissà chi altro nelle prossime ore, stanno accorrendo tutti al capezzale del governo italiano in vista del pericoloso appuntamento referendario che rischia di diventarne l’infarto finale.
Tanto tuonò che piovve: dopo reiterate dichiarazioni di intangibilità dell’Italicum proclamate da Renzi, Boschi, Del Rio e via di seguito, il capobanda fiorentino dichiara che si può benissimo rivedere la legge elettorale. Che problema c’è? Certo ci è voluto il richiamo ufficiale del Presidente della Repubblica tutt’ora in carica, Giorgio Napolitano (mentre quello nominale fa come al solito scena muta), ma ormai ci siamo. Come mai questa “inattesa” svolta? I motivi sono diversi.
Stiamo per entrare nel cuore dello scontro referendario e sono già evidenti i due propagandisti più efficaci del No: Alessandro Di Battista e Massimo D’Alema, l’intramontabile conte Max!!
Si sta determinando una situazione paradossale per cui la bocciatura del sistema elettorale dell’Italicum, da parte della Corte Costituzionale, è vista con sollievo dalla maggior parte di quelli che l’hanno sostenuto.
Joseph Stiglitz, già premio Nobel per l’economia, ha dichiarato che teme una catastrofe per l’Europa, in particolare per quanto riguarda l’Italia, dove se vincesse il No nel referendum, potrebbe seguirne il crollo dell’euro. Di conseguenza invita Renzi a “rinunciare al referendum” disdicendo la consultazione popolare.
Per capire la valenza del discorso sulla centralità decisionale del Governo occorre riflettere sulla categoria centrale intorno a cui ruota tutta la riforma: il concetto di Governabilità, parola chiave dal significato non sempre chiaro, spesso invocata come argomento risolutore dal Presidente del Consiglio.
In teoria, il prossimo Presidente dovrebbe essere eletto nel 2022, allo scadere del mandato di Mattarella (a meno che egli non si dimetta prima, magari perché il referendum inaugura un nuovo sistema costituzionale e lui ritenga opportuno mettere a disposizione il suo mandato), troppo tempo per poter fare qualsiasi previsione, perché:
Devo chiedere scusa per due errori in cui sono incorso ieri, scrivendo che il partito di maggioranza riceve un premio, alla Camera, tale da raggiungere i 354 seggi. Inconsciamente ho confuso la percentuale del premio (appunto il 54% dei seggi) con la cifra assoluta che è di 340 seggi. In secondo luogo la maggioranza richiesta è dei 3/5 dell’assemblea cioè 438 voti quindi alla maggioranza be servono altri 98.
Il testo della riforma modifica sensibilmente la figura del Presidente della Repubblica per effetto del “combinato disposto” fra legge elettorale e riforma costituzionale.