Posso dire che Grillo mi ha lasciato un po’ perplesso?

Innanzitutto auguri per il 2014: ne abbiamo davvero bisogno perché non è un anno facile quello che si presenta. Ma, i colpi di fortuna sono sempre possibili e ci speriamo. Ho ascoltato il discorso di Grillo che, per molti versi era del tutto condivisibile e, devo dire, di tono più tranquillo del solito. Come non essere d’accordo sul fatto che c’è stato un terremoto elettorale e che la classe politica fa finta di nulla? Come non dargli ragione sulle dimissioni di Napolitano o l’Euro? O come non concordare sulle critiche ai disastri combinati da Monti? Dunque, su gran parte del discorso non ho nessun problema e sottoscriverei. Tuttavia ci sono tre o quattro punti che mi lasciano molto perplesso a cominciare dalla Corte Costituzionale, alla quale si fa un addebito falso: averci messo sei anni per dichiarare l’incostituzionalità del Porcellum.

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Rifondazione: che fare?

Diversi interventori mi hanno posto la domanda: e adesso cosa proponi di fare? Non basta criticare ecc. Risposta: “Dipende: stiamo parlando di Rifondazione o di altro?” Per Rifondazione la risposta è molto semplice: niente. Non c’è più niente da fare. Forse non avete letto l’ultimo rigo del mio articolo precedente che si autodefiniva “referto di una autopsia” e di fronte ad una autopsia voi cosa pensate che si possa fare?

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Rifondazione: un caso limite. Ovvero: l’autocritica questa sconosciuta

Dopo la “prima puntata” di alcuni giorni fa, in cui mi chiedevo provocatoriamente se la base della sinistra sia formata di deficienti, ecco la seconda puntata, in cui vi sottopongo il “caso studio” di Rifondazione Comunista.

C’è un partito il cui segretario ha condiviso con gli altri la scelta rovinosa di entrare nel governo con le elezioni del 2006, poi è stato il capo delegazione di quel partito nel governo, dove non ha combinato assolutamente nulla. Di conseguenza ha la piena responsabilità, insieme ai massimi dirigenti del partito della disfatta del 2008 per cui il partito ed i suoi alleati perdevano 2 elettori su 3 e restavano esclusi dal Parlamento.

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Il berlusconismo nella storia d’Italia

Lunedì 4 novembre 2013, alle ore 18, presso la Libreria Rizzoli, in Galleria Vittorio Emanuele II 7 a Milano, si terrà la presentazione del libro di di Giovanni Orsina “Il berlusconismo nella storia d’Italia”. Ve ne propongo la mia recensione, invitando i lettori interessati a partecipare alla presentazione, dove, con l’autore, interverranno Piero Ostellino e Michele Salvati.

“Il berlusconismo nella storia d’Italia”
di Giovanni Orsina.

Ora che (auspicabilmente) il Cavaliere si avvia ad uscire di scena, è di fondamentale importanza storicizzare il senso di questa stagione di vita repubblicana. Una lettura sbagliata della vicenda della Prima Repubblica, negli utili anni ottanta, preparò il disastro della seconda Repubblica, assai peggiore della Prima, spianando la strada proprio al Cavaliere.

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Lettera aperta a Gianroberto Casaleggio sul reato di clandestinità

Gentile Gianroberto,

(e, tramite te mi indirizzo anche a Beppe Grillo), Ti scrivo a proposito della questione del reato di clandestinità e del dissenso apertosi in proposito con il gruppo M5s al Senato.
E’ in atto una tragedia immane (venerdì sono morte altre 50 persone) rispetto alla quale abbiamo il dovere di fare qualcosa e sono convinto della sensibilità umana tua e di Grillo in proposito. Capisco che occorra discutere sul da farsi, ma non c’è dubbio che qualcosa bisogna fare. E presto. Voi due sollevate una questione di metodo che precede il merito, per cui seguirò questa indicazione discutendo per primo il metodo per poi passare al merito.

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La situazione è grave, ma non è seria

E’ quel genio letterario di Ennio Flaiano a fornirci la chiave di interpretazione più adatta a capire la situazione in cui siamo: grave ma non seria. Perché molto al di sotto della soglia di serietà sono i suoi protagonisti. Giudicate voi:

a- il Pdl invoca una declaratoria di incostituzionalità di una legge (la “Severino”) che lui stesso ha votato -senza sollevare obiezione alcuna- solo pochi mesi fa. E nessuno ride.

b- Letta spande fiumi di camomilla, ripetendo ad ogni piè sospinto: “Vado avanti”, ma poi, “vado avanti” significa solo “facciamo un rinvio”. Sembra il pianista del saloon che continua imperterrito a suonare mentre intorno infuria la rissa. E nessuno ride.

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Ma davvero il M5s è eterodiretto? E Casaleggio?

Far cadere un governo, determinare la scelta della legge elettorale, bloccare lo sfregio della Costituzione, chiudere ogni via di ritirata al Cavaliere, far ballare il sistema politico schioccando le dita: quando mai il M5s avrà un’altra occasione così? Non ogni giorno è Natale. Ed allora, perché butta via il biglietto vincente della lotteria? Diversi intervenuti in questo blog hanno avanzato ipotesi che vanno dal tipo di cultura politica del Movimento –che precluderebbe la strada a qualsiasi tipo di accordo- a valutazioni di ordine antropologico (il disprezzo per gli altri) o al dubbio che Grillo sia ricattato da Berlusconi o, magari, eterodiretto da soggetti stranieri per il tramite di Casaleggio ed altro ancora, mentre una parte minoritaria dei commentatori si è dichiarata d’accordo con la scelta di “chiudere” a qualsiasi intesa. Allora cerchiamo di capire le ragioni politiche di questa scelta per ora prevalente nel M5s.

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Lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: non dovete allearvi con il Pd, ma fare solo un accordo limitato e a termine

Ho inviato questa lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, apparsa a pagina 18 de “Il fatto quotidiano” di oggi, 6 agosto 2013, che ringrazio per l’ospitalità.

Caro Grillo, caro Casaleggio,

mi sembra che la situazione stia avendo evoluzioni molto interessanti ed il M5s abbia a portata di mano la possibilità di ottenere tre risultati mica da poco: porre fine all’osceno governo delle larghe intese (in particolare, rimuovendo Alfano dal Ministero dell’Interno),  bloccare la riforma del 138 e togliere di mezzo il Porcellum. E’ il caso di dirlo: un terno secco! Come fare? Allearsi con il Pd? No, non è quello che penso.

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Bravo Fico! Così mi piace

Il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5s), ha dichiarato la sua contrarietà alla svendita dell’ente radio televisivo di stato sostenendo, giustamente:

a- che oggi non si tratterebbe di vendere qualche canale ma di svendere tutto (ed a favore dei soliti noti, aggiungiamo noi)

b- che se questo si deve fare, prima occorre definire la legge sul conflitto di interessi

c- che la cifra che lo Stato ricaverebbe (2 miliardi di euro) è la metà di quello che ci costano gli F35 (di cui non si capisce quale bisogno ci sia, aggiungiamo ancora noi).

Posizione ineccepibile che sottoscrivo totalmente. E la cosa sta avendo un’ accoglienza stampa non malvagia (scriviamo alle 17.50 ed abbiamo sotto gli occhi l’edizione on line del Corriere della Sera).

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