Perché la legge sui vitalizi non mi piace.

Prima di tutto facciamo a capirci: la norma sui vitalizi dei parlamentari è stato uno sconcio giuridico sino ai giorni nostri. Già Aldo Bozzi, nel suo manuale di diritto pubblico, scriveva mezzo secolo fa che una “indennità” non tassabile però pensionabile era una bruttura giuridica totale. Ciò non di meno, la classe politica non se ne è data per intesa, ha proseguito per il mezzo secolo successivo e se il M5s non avesse sollevato la questione non se ne sarebbe neanche parlato. Per cui, aver abolito quello che sicuramente è un ripugnante privilegio mi sta benissimo: d’ora in poi che i parlamentari siano trattati come tutti i cittadini.

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A proposito di scatole e pizze

Cari lettori, mi scuso per il ritardo nella ripresa delle attività del sito, ma sto lavorando a due libri e ho bisogno ancora di alcuni giorni di impegno. Portate pazienza, continuate a seguire il sito e buona lettura con questo interessante pezzo di Alessandro Curioni! A.G.

Qualcuno potrebbe ricordarsi il mio primo intervento su questo blog. Se cosi non fosse questo è il link. Nessuno però, può sapere quale fu la genesi del post di fine maggio 2016. Come spesso accade a noi italiani, gastronomi innati, buongustai per definizione e ottime forchette, molti dei nostri accordi li concludiamo a tavola.

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M5s a un metro dal governo?


Beppe Grillo ha chiesto ai suoi di serrare i ranghi in vista delle politiche, e sin qui siamo perfettamente d’accordo: è naturale che il leader di un movimento chiami all’unità in vista di uno scontro decisivo. Dove sorge qualche perplessità è sulla dichiarazione successiva: siamo a pochi metri dal governo. E’ così? A me può anche far piacere che accada, ma è realistico puntarci? L’unica speranza in questo senso è che la legge elettorale resti quella che è e che il M5s prenda il 40%. Il M5s parte dal 25% delle politiche scorse, dunque dovrebbe di un balzo prendere il 15% in più. In nessuna delle elezioni che ci sono state da allora (europee, regionali, amministrative) il M5s ha mai superato il 30% salvo le amministrative dell’anno scorso, nei ballottaggi di Torino e Roma. Torino ha retto egregiamente alla prova, ma Roma…

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A quanto pare, l’incontro Salvini Casaleggio non era possibile. Vediamo nel merito.

Diversi commentatori su fb mi hanno accusato di essere di parte nella questione dell’incontro Salvini-Casaleggio (ed uno mi ha addirittura definito un “cialtrone”), Non nego affatto di essere di parte e lo dicevo io stesso all’inizio del pezzo che ha scatenato la bagarre, confermando la mia amicizia per Davide, questo, però non significa che non cerchi di mantenere il minimo necessario di distacco dalla questione e fornivo alcune delle ragioni che mi inducevano a credere alla versione di Davide.

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Ma i 5 stelle hanno votato a destra nei ballottaggi?

L’Istituto Cattaneo ha scoperto l’acqua calda! Se gli elettori 5 stelle avessero votato per i candidati di centro sinistra questi avrebbero vinto, siccome hanno perso, dunque i 5 stelle hanno “aiutato” il centrodestra votandone i candidati o “rifugiandosi” nell’astensione. Ergo: il M5s è un movimento di destra. Impagabile quel “rifugiandosi” che, per la verità favorisce chiunque arrivi primo al primo turno (quindi al Pd a l’Aquila, anche se poi un 8% dei suoi elettori si sono astenuti al secondo turno e non mi pare che sia colpa dei 5 stelle). Questo presuppone però che il Pd sia un partito di sinistra, mentre si dà il caso che per una fetta rilevante dell’elettorato, sia percepito come “Peggior destra”. Forse chi pensa questo sbaglia, ma avrà anche diritto di sbagliare con la sua testa, mi pare, poi, se andiamo a vedere nel merito, ci sono molte ragioni per sostenete questa tesi.

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Cari amici 5 stelle: calma e gesso!

Il M5s ha molte qualità positive come la spontaneità o la ricerca del nuovo, ma sicuramente la stabilità emotiva non è fra queste. Quando hanno un successo, anche parziale, come la conquista di Roma e Torino, si fanno prendere dall’euforia e si convincono che la conquista del governo è dietro l’angolo e già indossano la grisaglia ministeriale. Quanto poi c’è qualche intoppo e le aspettative vanno deluse (come nelle europee del 2014), cadono in depressione o iniziano a sbroccare.

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Una idea intelligente di Grillo: l’età del voto a 16 anni.

Grillo ha proposto sul suo blog di abbassare l’età del voto a 16 anni, anche per stimolare la partecipazione elettorale che va facendosi un po’ troppo rada. Trovo l’idea assolutamente condivisibile e per diversi ordini di motivi:

a. per effetto del crollo della natalità da un lato e l’allungamento dell’aspettativa di vita media dall’altro, il corpo elettorale italiano è decisamente invecchiato. Gli ultrasessantenni pesano troppo e questo ha effetti distorsivi non più sopportabili, accentuando le spinte conservatrici. Dare il diritto di voto ai sedicenni attenuerebbe questo squilibrio della base demografica dell’elettorato. Io ricordo ancora la spinta che, nel 1974, seguì alla concessione di voto ai 18enni e l’effetto salutare che ne derivò.


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Un possibile trappolone contro il M5s.


Non ho particolari prove di quel che sto per dire, ma, diciamo che è il mio olfatto che mi fa sentire qualcosa che non va che è nell’aria. Partiamo da una semplice constatazione: tutti (dico tutti) i sondaggi dicono che il M5s non prenderà il 40% (è ancora troppo indietro) ma sarà il partito di maggioranza relativa (il Pd sta scendendo sotto il 25% ed il listone di destra sembra allontanarsi, per cui Lega e Forza Italia si attesteranno sul 15% ciascuno). Per cui, se la legge elettorale resta quella che è, senza coalizioni, il M5s “vince” le elezioni come partito di maggioranza relativa, ma non ha i voti da solo per fare il governo. Partiamo da questo che è lo scenario più probabile e che lascia presagire un governo di larghe intese Pd-Fi e camerieri al seguito.

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