Si può fare il referendum sull’Euro e come?

Come si sa, Grillo ha annunciato la richiesta di un referendum sull’Euro da parte del M5s, con l’intento di recuperare la sovranità monetaria. Ed, ovviamente, si è posto subito il problema di come farlo e del se sia ammissibile. I problemi sono questi:

-una funzione essenziale come quella monetaria non può essere bloccata e, siccome il referendum abrogativo non comporta di per sé il ripristino della situazione quo ante, non sarebbe possibile dar corso ad un eventuale risultato favorevole all’abrogazione, per cui il referendum sarebbe dichiarato inammissibile al 100% delle probabilità;

-in secondo luogo, l’Euro è il risultato di un ponderoso trattato internazionale che è materia esplicitamente esclusa dalle consultazioni referendarie, dall’art. 75 II c. della Costituzione.

La materia è spinosa e merita di essere approfondita. Si può sostenere che il referendum sull’Euro potrebbe essere un referendum “di indirizzo”, per cui l’elettorato dà una indicazione al Parlamento che ha poi l’obbligo di dare esecuzione a quando deciso (magari istituendo nuovamente la lira).

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Ma Di Battista vuole tendere una mano all’Isis? Non credo.

Alessandro Di Battista è stato coperto di insulti per il suo post a proposito dell’Isis: l’accusa corrente è quella di  “sdoganare terrorismo ed Isis” aprendo la strada ad un riconoscimento del “Califfato”. Avendo letto due volte il pezzo di Di Battista mi sono reso conto che ci sono molte forzature in queste reazioni basate spesso su estrapolazioni di frasi dal loro contesto. A proposito del terrorismo, Di Battista dice chiaramente che non lo giustifica “e manifesta apertamente la propria preferenza per le forme di lotta non violente”. Si limita a dire che si può “capire” chi, avendo visto il suo villaggio e la sua famiglia sterminate dai droni americani, poi reagisce facendosi saltare in una metropolitana e facendo così una strage. Quel “capire” non sta per “approvare” (e lui dice chiaramente di non condividere questa scelta), ma è un modo per dire che certe reazioni sono il risultato di una logica di guerra come quella condotta dagli Usa. Si può discurtere questo punto di vista, ma, nel suo lungo (forse troppo lungo) pezzo, questo è un aspetto marginale, un inciso, mentre il sugo politico è altro ed è così sintetizzabile:

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Il dialogo Pd-M5s sulle riforme è finito? Tutto dipende da che ha promesso Renzi a Berlusconi.

All’inizio della scorsa settimana il Pd sembrava propenso a continuare il dialogo iniziato con il M5s al punto che il suo segretario indirizzava una lettera (per la verità un po’ confusa e con qualche bestialità costituzionale) nella quale poneva 10 domande, senza accennare alla richiesta di una risposta scritta, al punto che si parlava di un incontro per giovedì. Poi, silenzio sino a tutto mercoledì. Giovedì la proposta di spostare l’incontro a lunedì senza alcuna richiesta di risposta scritta preliminare, al punto che viene fissata  la richiesta della sala per l’incontro. Poi sabato si inizia a parlare di risposta scritta, al punto che Di Maio concede una intervista al Corriere per dire che la risposta del M5s sono “8 si su 10” lasciando in parte impregiudicata la questione dell’entità del premio di maggioranza mentre si dice che è accettato anche il doppio turno. Una risposta chiara, direi, che dovrebbe sostituire ad abbundantiam la letterina richiesta, visto che eventuali chiarimenti sarebbero potuti venire nell’incontro. Invece si registra un improvviso irrigidimento del Pd, attraverso la bocca di uno dei vice segretari, che pone la richiesta della lettera come ultimativa: o richiesta scritta o niente incontro, che in effetti salta con particolari tragicomici di cui si dirà in altra occasione.

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Le origini dell’ondata populista in Italia.

Questo articolo è tratto da un mio intervento ad un convegno del marzo 2013 presso l’Università Guglielmo Marconi sul populismo. Buona lettura.

Il recente successo della lista del Movimento 5 stelle è stato variamente interpretato, ma, nel complesso, si è registrata una vasta convergenza nella sua definizione come movimento populista, il che, peraltro ha un fondamento, dato che lo stesso movimento ha fatto sua questa definizione, un po’ riconoscendosi in essa, un po’ per ritorsione polemica.
Ovviamente si tratterebbe di un “populismo sui generis”, che meriterebbe un’analisi particolareggiata, che, a sua volta, richiederebbe una soddisfacente definizione della categoria “populismo”.

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L’apertura di Grillo a Renzi sulla legge elettorale.

C’è stato molto stupore per l’invito del M5s a Renzi per aprire un confronto sulla legge elettorale e c’è anche diffidenza, ma sia l’una che l’altra cosa sono sbagliate. Che il M5s stesse approntando una sua proposta di legge elettorale, sin da gennaio, si sapeva. Ora la proposta, primo firmatario l’on. Danilo Toninelli, è pronta ed, ovviamente viene offerta alla discussione con le altre forze politiche. Non c’è dubbio che, in questo mutato atteggiamento, pesi anche il risultato elettorale che, in sé non è stato negativo (in fondo, il M5s ha consolidato la sua presenza oltre il 20% ed ha conquistato 17 seggi a Strasburgo che prima non aveva), ma sicuramente è stato molto diverso dalle attese.

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Crozza, Grillo e Farage: considerazioni sparse sul M5s

Prometto che per un po’ non tornerò sull’argomento M5s e, soprattutto, che riprenderò a parlare di politica internazionale e di crisi, aspetti che ho troppo trascurato negli ultimi tempi. Però c’è una notizia che mi obbliga a parlarne ancora e con qualche considerazione più generale. Ho letto che il sito di Maurizio Crozza è stato invaso di commenti molto pesanti per una sua imitazione di Beppe Grillo ed, alla sua pacatissima reazione, le cose sono peggiorate con l’accusa di venduto, ignorante, ottuso, persino leccaculo (di chi? Di Renzi che sbertuccia ogni volta che può?). Cari amici del M5s, mi sapete al vostro fianco, ma mi tocca dirlo: siete andati di testa? Intanto, qui riaffermo la mia ammirazione e simpatia per Crozza, ma vengo a qualche considerazione di merito.

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Amici del M5s: abbassiamo i toni tutti quanti.

Cari amici del M5s,

a leggere i giornali di oggi si riceve l’impressione che la discussione non stia partendo sul piede giusto. Come sapete io non aderisco al Movimento, di cui però mi considero un compagno di strada e, se qualcuno potrebbe giustamente obiettarmi che, essendo un esterno, non devo interferire nella discussione, però questa mia posizione mi dà, forse, il vantaggio di vedere le cose con più distacco e dare un contributo, spero, utile. Ed, allora, prima di tutto, penso si possa essere d’accordo su una cosa: al M5s non servono processi ed imputati da portare alla fucilazione, ma una discussione politica pacata, seria, profonda, alla ricerca degli errori che possono aver prodotto questo cattivo risultato. E non serve cercare giustificazioni, anche perché, se ci sono errori soggettivi si può sempre cercare di correggerli, se invece non ci sono errori ed è tutto il frutto delle avverse circostanze, c’è solo da prendere atto che la battaglia è impari e occorre arrendersi. Ma, se si vuol continuare a combattere, è necessario capire cosa non ha funzionato e cosa va corretto.

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Grillo deve “dimettersi”?

Si stanno levando molte voci che chiedono le “dimissioni” di Beppe Grillo (ho visto una dichiarazione in questo senso anche di parlamentari del M5s o ex del movimento), anche in questo blog ci sono interventi che vanno in questo senso e qualche autorevole amico me lo ha scritto in una mail privata. Tutti, più o meno, ricordano la frase con cui Grillo diceva che si sarebbe ritirato se non avesse “vinto”. Bene, allora discutiamone.

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Un risultato molto chiaro. Ma non definitivo.

Risultato netto e di non ardua interpretazione: Renzi ha vinto, il M5s ha perso, il centro non esiste più, la destra è in via di dissoluzione, piccole ma significative affermazioni di Lega e Lista Tsipras. Inutile cercare attenuanti o giustificazioni: i numeri parlano chiaro. Ora cerchiamo di vedere cosa c’è “dentro” questi numeri, cercando di tener presenti percentuali e voti assoluti anche se non completissimi (mancano solo 60 sezioni, per cui possiamo ritenere i dati definitivi, salvo piccolissimi discostamenti finali). In primo luogo, va detto che la forte astensione prevista c’è stata, ma si è distribuita in modo molto più disomogeneo del passato: è stata molto alta nel sud e nelle isole, mentre, al contrario i risultati più favorevoli  alla partecipazione si sono avuti nei due collegi settentrionali ed, in parte, al centro.

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Perché voto il M5s. Ma auguri anche alla lista Tsipras

Domenica voterò per la lista del M5s, insieme alla Lega, unica vera opposizione in Parlamento, prima al governo Letta e poi al governo Renzi. Sel, lo dico onestamente, non mi ha soddisfatto su questo piano. E siccome di votare Lega non mi passa neppure per la controcassa del cervello, non mi resta che votare M5s. Ma ci sono anche altri motivi più profondi. Non ignoro i limiti ed i problemi del M5s e su questo sito, chi mi legge deve darmi atto di avere spesso criticato le scelte tanto di Grillo, quanto del movimento in quanto tale. Non ignoro affatto  le sue difficoltà a darsi una cultura politica omogenea ed un modello organizzativo soddisfacente.

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