Togliatti e la guerra di posizione
Nel 1945, il Pci usciva da un lungo periodo di clandestinità e non poteva affatto esser certo di non dovervi ritornare in breve tempo.
Nel 1945, il Pci usciva da un lungo periodo di clandestinità e non poteva affatto esser certo di non dovervi ritornare in breve tempo.
Per capire la nascita della Seconda repubblica e conseguentemente l’attuale situazione caratterizzata da forti ondate populiste, penso sia opportuno richiamare l’attenzione su una prima ondata di populismi che ha spianato la strada agli sviluppi successivi.
1- L’antefatto.
Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993, ma la frana iniziò almeno cinque anni prima, nel 1987. Lo scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’“ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. E tutti iniziarono a manovrare in vista di quella scadenza, perché il nuovo Presidente sarebbe stato scelto dal Parlamento eletto nel 1992.
A volte è nei piccoli particolari che si annidano i segni del tempo, nelle minuzie compare la spiegazione di cose tanto più grandi. E’ il caso dei distintivi di partito su cui vorrei intrattenervi brevemente.
Questo anno sono caduti insieme due anniversari: il 70° della Liberazione e della fine della II Gm e il centenario dell’entrata dell’Italia nella I Gm. Quattro anni fa, cadde il centocinquantesimo anniversario dell’Unità italiana. Questi tre anniversari così vicini nel tempo mi suggeriscono alcune riflessioni più generali sulla funzione della storia nel nostro tempo.
C’è una parte della base (sia di iscritti che di elettori) del Pd che gli resta fedele, nella convinzione di stare sostenendo l’erede naturale del Pci. Una visione a metà fra il formalismo giuridico ed il pensiero magico-religioso: quel che non è dimostrabile per via di carta bollata è sorretto dalla fede in un qualche spirito che aleggia e vivifica le forme della materia. Un procedere a-logico per il quale potremmo dimostrare che Marcinkus è l’erede legittimo dei dodici apostoli e che Pisapia è l’erede di Ludovico il Moro.
Ricordate un anno fa? In piena campagna elettorale, Renzi annuncia la fine del segreto di Stato sui fascicoli riguardanti le stragi, da inviare subito all’Archivio Centrale dello Stato. Tripudio! Ci voleva Renzi per rottamare il segreto di Stato!
Danilo De Biasio, voce storica di Radio Popolare risponde all’articolo di Elio Catania, dedicato al 70° della Liberazione ed alla “memoria pulita” di pochi giorni fa. Che ne nasca un dibattito?
Di Danilo De Biasio, Radio Popolare. Dal 25 aprile mi domando cosa ha permesso la riuscita di un’iniziativa come #liberidiballare, una serata di ballo – come fece il primo sindaco della Milano liberata dai nazifascisti – organizzata da Radio Popolare, Anpi, Arci e Insmli. Giuro che non è uno spot, ma una domanda che riguarda profondamente il tema che giustamente pone Elio Catania: è possibile ricostruire la storia (recente) di una nazione senza cadere in forme di revisionismo o di sterilizzazione? La mia risposta è sì,si può fare.
Con molto piacere ospito questo articolo di Elio Catania di Lapsus, che apre un dibattito su cui bisognerà discutere e tornare. Buona lettura! A.G.
Di Elio Catania, Lapsus. In queste settimane si sono svolte in tutto il paese e a tutti i livelli (istituzionali, società civile, organizzazioni politiche) iniziative e celebrazioni in occasione dei 70 anni della Liberazione, con apice ovviamente nella giornata di sabato 25 aprile.
Per tutti gli anni cinquanta e sessanta (per non dire prima) a sinistra era coltivata una fiera diffidenza nei confronti della magistratura: Togliatti, una volta, si lasciò andare a dire che un giudice era più pericoloso di un generale e, quando la stampa di destra attaccava un dirigente comunista, accusandolo di una qualche nefandezza, il Pci suggeriva sempre di ignorare sprezzantemente la cosa, senza dare querela, nella convinzione che il magistrato di turno avrebbe usato il caso solo per screditare ancor più il suo dirigente.