Il mio nuovo libro: “La strategia della tensione”

Giovedì prossimo comparirà in libreria il mio ultimo libro “La strategia della tensione” ed. Ponte alle Grazie. Questo volume conclude la mia ricerca trentennale sul tema in decine di archivi – anche per conto di diverse Procure della Repubblica, della Commissione di inchiesta parlamentare sulle stragi oltre quelle abituali per uno storico- nelle quali ho consultato decine di migliaia di documenti, fra i quali ho scelto i circa settecento che sorreggono questo lavoro.

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La guerra sporca di Palermo.

Con piacere ed interesse vi propongo questo articolo di Nicola Biondo, amico e studioso puntuale e tenace su un argomento di cui è ampio conoscitore. Buona lettura! A.G.

Per raccontare quella che va sotto il nome di “trattativa stato-mafia” basterebbe leggere American Tabloid di James Ellroy, il mito vivente del noir, e un vecchio articolo di Stefano Rodotà del 2004.

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Il processo sulla “trattativa”: alcune considerazioni

Le condanne di primo grado pronunciate dalla Corte di Assise di Palermo per il processo sulla cosiddetta “trattativa Stato-Mafia” sono state a dir poco dure: l’ex comandante del ROS Mario Mori e l’ex colonnello Giuseppe De Donno hanno ricevuto una pena di 12 anni di reclusione, pari a quella inflitta all’ex Senatore di Forza Italia Marcello dell’Utri, mentre condanne a 28 ed 8 anni sono state inflitte al boss Leoluca Bagarella e al figlio dell’ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino.

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Il ’68 visto da destra

Insieme a Elia Rosati, conoscitore del mondo della Destra Radicale, vi aspetto domenica 11 marzo a Tempo di Libri per ripercorre la storia di Ordine Nuovo, una delle organizzazioni extraparlamentari di estrema destra più importanti del dopoguerra, alternando cronache ufficiali e documenti inediti. Modera Peter Gomez (“Il Fatto Quotidiano”).

11.3.2018, ore 19, Caffè Letterario
Tempo di Libri, Fiera Milano City

Ci sono i documenti per fare una storia della strategia della tensione?

Il mio prossimo libro sarà una storia della strategia della tensione in cui riassumo i trenta anni di lavoro dedicati al tema. Come potete capire, ci tengo in modo particolare e, come potete ugualmente capire, ho dovuto tagliare moltissima roba dalle oltre 7.000 pagine già scritte fra relazioni di perizia, relazioni tecniche alle commissioni parlamentari, saggi, libri, interviste e lettere ad amici.

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Il divorzio Tesoro – Bankitalia #6

Veniamo ora a parlare di quelle che furono le conseguenze di tale scelta, perché in fondo, dopo tutto questo parlare della filosofia e del come, ci interessa sapere che effetti produsse questa divisione. Beh l’effetto più evidente e che tutti conosciamo è l’incremento in maniera smisurata del nostro debito pubblico, che in poco più di un decennio raddoppiò, passando dal 56,27% sul PIL nel 1981 al 117,2% nel 1994.

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Il divorzio Tesoro – Bankitalia #5

La filosofia sottostante al divorzio sarà quella di contenimento del fabbisogno pubblico, infatti come scrive Paolo Baffi in una lettera a Giorgio Napolitano nel 1981: “I tentativi di organizzazione che per parte mia ho più volte compiuto hanno sempre messo capo alla conclusione che nei primi giri della spirale inflazionistica si collocano il disavanzo pubblico, che crea liquidità, e la dinamica dei redditi monetari, che la fissa nel sistema”.

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Massoneria e Prima Guerra Mondiale: un libro interessante.

Dopo lo scandalo P2 si è diffuso un giudizio negativo sulla massoneria, trattata tutta come una sorta di P2 ed i massoni tutti in sospetto di eversione e criminalità. Sono molto critico verso la massoneria ed il suo cultu della segretezza anche dove non ce ne sarebbe tutto questo bisogno (una prassi che ha contribuito alle degenerazioni successive, ma non è una ragione per mettere tutto nello stesso calderone.

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L’elezione di Mattarella nei ricordi di Renzi e… nei miei ricordi personali.

Ho letto in rete un’altra anticipazione del libro di Renzi, per la quale, a far fallire il patto del Nazareno, sarebbe stato un accordo sottobanco fra D’Alema e Berlusconi. Il Cavaliere, incontrando Renzi gli avrebbe confidato di aver ricevuto una telefonata di D’Alema che gli assicurava i voti della minoranza Pd, qualora egli avesse puntato su Giuliano Amato quale suo candidato al Quirinale, cosa su cui il Cavaliere si sarebbe detto d’accordo e Renzi, da quel momento, avrebbe capito di non potersi più fidare dell’uomo con cui aveva stretto il patto del Nazareno. Per la verità Renzi il nome di Amato non lo fa, però le allusioni questo fanno pensare. Renzi aggiunge di non aver avuto nulla contro l’autorevole nome proposto, ma di non poter permettere che l’intero Parlamento fosse scavalcato dall’accordo telefonico fra due notabili e noi tutti sappiamo quale sia la sensibilità di Renzi sul tema ed il suo rispetto per la sovranità del Parlamento.

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