Ieri, 1° maggio, passavo davanti al centro commerciale della mia zona (nel quale mi sono guardato bene dall’entrare, perché il 1° maggio non si fanno acquisti per una questione di principio), tutti gli esercizi erano aperti e si lavorava come ogni giorno. Il 1 maggio è ormai solo una vacanza per studenti (quelli che non fanno i precari), pubblico impiego e pochi altri: ha perso il suo valore simbolico, perché il lavoro non è più un valore.
Venerdì 16 e sabato 17 gennaio avrebbe dovuto tenersi presso l’Università Statale, dove insegno, una iniziativa della rete no Expo di Milano, composta da un programma dal profilo culturale ed artistico per la serata di venerdì e da alcuni seminari ed una assemblea pubblica aperta alla cittadinanza per sabato. Nella mattina di venerdì 16 gennaio, l’Università si è presentata agli studenti, ai docenti ed al personale chiusa in tutta la sua area didattica, con aule e servizi interrotti per chiudere l’Università preventivamente ed impedire dunque lo svolgimento dell’iniziativa.
Molto volentieri segnalo il testo che accompagna la presentazione del programma per la festa del 10° anniversario della libreria Don Durito, animata dall’amico ed ex tesista Leon e dai compagni del centro sociale Cantiere di Milano. Una bella storia ed una coraggiosa esperienza culturale che in tempi di crisi assume un valore ancora maggiore. Davvero auguri e lunga vita alla libreria Don Durito! In evidenza anche il bellissimo programma dei festeggiamenti.
Martedì 8 dicembre all’Universidade Nova de Lisboa si è tenuto un seminario sul linguaggio politico di Pablo Iglesias. Lo stesso giorno è uscito in Italia “Podemos, la sinistra spagnola oltre la sinistra”, un libro dei giornalisti Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena. Semplice casualità? Certo. Ma questi due fatti dimostrano una cosa: Podemos non è solo un fenomeno spagnolo, ma sta diventando un fenomeno di interesse internazionale.
A marzo 2014, appena due mesi prima delle elezioni europee, nasceva in Slovenia un nuovo soggetto politico di sinistra, la Združena Levica (Sinistra Unita), come unione di tre piccoli partiti già esistenti.
Negli ultimi tempi della questione catalana ne abbiamo parlato in diverse occasioni. E non senza ragioni. Dal settembre del 2012 la Catalogna è uno dei nervi scoperti della crisi spagnola:
Leggi anche la prima puntata: La questione catalana e la crisi spagnola
Non è possibile comprendere ciò che sta succedendo in Catalogna estrapolando la questione catalana dalla situazione di crisi generale che sta vivendo la Spagna in questo ultimo lustro. Anche perché i dati macro e micro dimostrano che la Catalogna è stata colpita tanto quanto la Spagna dalla crisi economica e che le ricette applicate per “uscire dalla crisi” dal governo regionale catalano – guidato dal conservatore Artur Mas dal novembre del 2010 – sono state le stesse applicate poi da Rajoy e sono iniziate ancora prima.
Con estremo piacere torno ad ospitare sul sito un contributo di Steven Forti, da Barcellona, che invito tutti a leggere perchè di assoluto valore ed interesse, in particolare in giorni decisivi per le questioni catalane e scozzesi. Grazie a Steven per la collaborazione e buona lettura! A.G.
Oggi la Catalogna torna a fare notizia. Anche sui giornali italiani. Come negli ultimi due anni, anche questo 11 settembre una grande manifestazione occuperà il centro di Barcellona. L’11 settembre è la Diada, la festa nazionale catalana. È una festa molto particolare perché non si celebra una vittoria, ma una sconfitta: la caduta di Barcellona che, in quello stesso giorno del lontano 1714, fu riconquistata, dopo quattordici mesi di assedio, dalle truppe spagnole del duca di Berwick. Atto che pose fine alla guerra di successione spagnola.
Con estremo piacere torno ad ospitare sul blog un articolo dell’amico Steven Forti, ormai trapiantato a Barcellona ed attento e acuto osservatore della realtà spagnola, che sta attraversando in questi mesi non poche interessantissime novità. Steven ha tra l’altro da poco pubblicato un nuovo libro, “El peso de la nación. Nicola Bombacci, Paul Marion y Óscar Pérez Solís en la Europa de entreguerras” per cui gli faccio i migliori auguri di un chiaro successo. Buona lettura!
di Steven Forti
(ricercatore presso l’Instituto de História Contemporanea dell’Università Nova di Lisbona e presso il CEFID dell’Università Autonoma di Barcellona)
È un momento particolare quello che sta vivendo la Spagna. Senza ombra di dubbio. All’inizio di giugno ha abdicato il re Juan Carlos I, che aveva giurato di rimanere in sella fino alla fine dei suoi giorni. Il governo catalano, guidato dal neoliberista Artur Mas, ha indetto un referendum per l’indipendenza della Catalogna, che si dovrebbe celebrare il prossimo 9 novembre, per quanto il governo di Madrid si sia arroccato su una posizione di intransigente difesa dell’unità della nazione spagnola.