Geopolitica ed elezioni francesi.

Cerchiamo di vedere gli effetti dell’elezione di ciascuno dei sue candidati su un piano internazionale e partiamo da Macron. In una trasmissione su La7 cui ho partecipato lunedì scorso, Marta Dassù (studiosa serissima di politica internazionale che ho sempre apprezzato) faceva queste considerazioni: “Macron è un convinto europeista per cui rilancerà alla grande il progetto europeo, pur nella consapevolezza della necessità di rivedere i trattati, a settembre le elezioni tedesche confermeranno la grande coalizione europeista Cdu-Spd che si batte per continuare l’esperimento europeo, un mese fa l’Olanda ha confermato la guida europeista; ergo: rinascerà l’asse franco tedesco che farà ripartire il progetto europeo”. Secondo me la valente studiosa si è fatta prendere la mano dai desideri che ha scambiato per prospettive.

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Perché la sinistra non può votare per la Le Pen.

Una domanda che capita spesso di ricevere in questi giorni è: “Ma perché Melenchon , che è contro l’Euro, non vota per la Le Pen che è è pure contro l’Euro e la Ue? In fondo quello della Le Pen è un fascismo all’acqua di rose e non c’è il rischio di un regime totalitario. Senza calcolare che il fascismo più vero è dello della dittatura liberista”. Vorrei motivare il perché la posizione più corretta in questa situazione è l’astensione, sia perché i due candidati sono ugualmente avversari (e non c’è motivo di ritenere preferibile la Le Pen, sia perché Macron ce la farà senza sforzo e dunque non c’è motivo di votare per evitare la vittoria della Le Pen.

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Cosa ci dice questo primo turno di elezioni francesi?


Poche brevi considerazioni a botta calda sui risultati di questa prima tornata di elezioni francesi:

1.    i francesi sono un grande popolo che non si lascia intimidire o influenzare dalle aggressioni terroristiche: il dato dell’affluenza alle urne è quello di cinque anni fa e la Le Pen raccoglie quello che i sondaggi dicevano già prima dell’attentato degli Champs Eliseè.

2.    Anche in Francia si profila un mutamento del sistema politico con la dèbacle dei partiti storici: gollisti e socialisti, che, sino alle politiche del 2012, totalizzavano il 56% dei voti, oggi superano a stento il 25%
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Presidenziali francesi: forza Melenchon!!!

Domenica ci sarà il primo turno delle presidenziali in Francia. I sondaggi (per quel che valgono) vogliono Macron in testa ma ad una incollatura dalla Le Pen tutti due intorno al 24-25%, poi affiancati strettamente il gollista Fillon e il candidato della sinistra Melenchon un po’ sotto il 20% tutti due, infine, sotto il 10% l’inutile Hamon, candidato dei socialisti. Sempre a dar fede ai sondaggi, se il Ps non avesse deciso di presentare quel merluzzo scondito di Hamon, il candidato della sinistra sarebbe al primo posto e comunque andrebbe al ballottaggio.

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Rajoy, rafforzato dalla crisi dei socialisti e dall’instabilità europea

Torna a scriverci dalla Spagna l’amico e brillante studioso Steven Forti, di cui avevamo proposto alcuni mesi fa, la recensione del suo recente libro su Ada Colau a Barcellona. Seguitelo nelle sue molteplici esperienze culturali, buona lettura e grazie a Steven! A.G.

La situazione politica spagnola dell’inizio di questo 2017 è ben diversa da quella di solo un anno fa. A gennaio del 2016 Mariano Rajoy sembrava un cadavere politico. In pochi scommettevano sul leader del Partito Popolare (PP): una formazione, colpita da continui scandali di corruzione, che aveva perso più di 3,5 milioni di voti nelle elezioni di dicembre 2015. Un governo di coalizione a sinistra non sembrava solo un miraggio – con Podemos che aveva superato il 20% e aveva mancato di un soffio il sorpasso ai socialisti – e la possibilità di mandare all’opposizione il PP e di aprire una nuova tappa per la Spagna era condivisa da gran parte della popolazione.

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