2017, cominciamo bene!

Avrei voluto scrivere un pezzo leggero di apertura anno, scherzando sull’inconsistenza del discorso di Mattarella, il cui unico contenuto è che per ora non si vota, perché “non c’è la legge elettorale”; quella stessa legge che questo Parlamento avrebbe dovuto fare e che, in qualche modo ha fatto, salvo poi rimangiarsela e che ora, non si capisce in virtù di quale intervento dello Spirito Santo, dovrebbe essere in grado di fare migliore dell’altra. Roba da ridere. Ma le notizie da Istanbul mi dicono che c’è poco da ridere e mi obbligano a temi meno allegri.

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Ankara, Berlino e Mar Nero, a proposito di alcuni episodi recenti.

In breve tempo si sono succeduti tre avvenimenti che non sembrano collegati da nulla, ma che forse in qualche modo lo sono, magari solo in parte: l’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia, l’attentato di Berlino con relativa uccisione a distanza dell’attentatore, infine la caduta dell’aereo russo nel mar Nero. Non abbiamo alcun elemento concreto che colleghi un episodio all’altro, possiamo solo osservare alcune stranezze, coincidenze, evidenze.

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F-35: proviamo a fare chiarezza?

Amedeo Maddaluno mi invia questo interessante contributo sulla questione degli aerei F 35, che vi propongo volentieri. Buona lettura!

L'”affaire F-35″ è uno di quelli sui quali è davvero difficile fare chiarezza, date le molte voci levatesi nel solito tifo da stadio tra chi è favorevole o contrario all’implementazione del cacciabombardiere della Lockheed-Martin tra le piattaforme delle nostre forze armate.

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Turchia e Medioriente: che domande dobbiamo porci?

Siamo oltre il mese dallo “strano” (chiamiamolo così) golpe del 13 luglio e i fatti sono in pieno svolgimento: Erdogan, che sta attuando il vero colpo di stato, ha arrestato migliaia e migliaia di persone, fra cui gran parte della magistratura e molti poliziotti, sta procedendo a marce forzate alla completa islamizzazione del paese, è in procinto di ripristinare la pena di morte ecc.

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Libia, di nuovo bombardamenti?

Non appartengo alla cultura pacifista che esclude pregiudizialmente, sempre e comunque, l’uso della forza, anche se considero questa eventualità come la misura estrema cui ricorrere, quando ci sia l’assoluta necessità di preservare beni e valori primari, non ci sia nessuna altra strada e ci sia la ragionevole possibilità di raggiungere lo scopo. Ma è questa la situazione in cui ci troviamo di fronte al caso libico?

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