L’attentato di Tunisi e l’intervento in Libia.

Con l’attentato di Tunisi è ormai chiaro che siamo tornati alla situazione del 2004-2006, quando gli attentati terroristici si susseguivano a livello mondiale (Madrid, Londra, Bali, Sharm el sheikh ecc.), con la differenza che ora, oltre con Al Quaeda, ce la dobbiamo vedere con l’Isis e con la concorrenza fra i due che spinge a moltiplicare il loro attivismo.

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Guerra all’Isis: i conti che non tornano

Che strana guerra questa al Califfato! Non si capisce se qualcuno la sia combattendo, curdi a parte. In primo luogo pare che le intelligence di tutto il Mondo stiano dormendo. Avarissime le informazioni sulla composizione del gruppo dirigente, sulla situazione interna alle zone occupate, ma, durante l’offensiva verso Mossul, si era parlato di circa 30.000 uomini armati con quanto avevano rastrellato durante la guerra in Siria.

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L’attentato di Parigi ed il mutamento delle relazioni internazionali.

Siamo in piena tempesta nel campo delle relazioni internazionali che sono entrate in fibrillazione già dal tempo della “primavera araba” e che hanno registrato forti divaricazioni nell’anno appena concluso. Le maggiori si sono aperte con la crisi ucraina, prima con l’annessione della Crimea alla Russia e poi con la nascita della repubblica del Dotensk, parimenti sostenuta dalla Russia. Questo ha prodotto un doppio ordine di divisione: da un lato la contrapposizione fra Russia e fronte occidentale che ha condannato e sanzionato l’annessione. Dall’altra una divisione intra-occidentale e intra-europea fra il fronte anti-russo – Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Svezia e Regno Unito – e quello che pur sanzionando Putin vuol dialogare –Germania ed Italia in testa-.

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Libia: per una volta Renzi la stia facendo giusta?

Non sono un pacifista per principio, detesto il Califfato e i suoi fanatici tagliagole, tengo ben distinte le ragioni della politica da quelle dell’etica, come mi ha insegnato zio Nicolò, sono per il realismo politico e mi sforzo sempre di considerare con  occhio non prevenuto le ragioni di chi dice cose opposte alle mie, ma, devo confessare che, per quanto rigiri la questione da tutte le parti, non riesco a trovare un solo motivo serio per un intervento italiano in Libia, in questo momento.

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L’Isis stende la sua ombra sulla Libia e la Nigeria.

Il 27 gennaio scorso, a Tripoli, un commando del cd. Califfato di Derna (che ha riconosciuto la leadership dell’Isis) ha attaccato l’hotel di lusso Corinthia, dove abitualmente risiedono i manager ed i diplomatici restati in città e dove era ospite il premier islamista, Omar al Hasi (non rsconosciuto dalla comunità internazionale a differenza del governo di al Thani rifugiato a Tobruk) che però non era presente al momento dell’attacco.  

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Strage di Parigi: breve guida al Mondo Islamico

L’attentato parigino ha portato allo scoperto molti nervi sensibili della nostra società: la paura del diverso nel quale si vede una minaccia alla propria identità, l’opportunismo dei leader populisti che prosperano su questa paura, lo smarrimento degli intellettuali, l’incapacità della classe politica, la pochezza di idee degli apparati dell’antiterrorismo, la sciatteria dei mass media, troppo sotto il livello che sarebbe necessario, l’infantilismo di una certa sinistra che ragiona come Salvini e Ferrara, ma cambiando il segno iniziale da meno a più, l’incapacità di affrontare la discussione evitando toni da tifoseria da stadio, il livello di informazione infimo dell’opinione pubblica sul tema dell’Islam.

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Strage di Parigi: noi e gli islamici.

La strage parigina è stato uno straordinario reagente che ha portato in chiaro quello che l’inchiostro simpatico del taciuto (o del parzialmente detto) aveva scritto nel subconscio di molti: l’immagine indistinta dell’ “islamico”, che appiattisce tutto nella paura, o, all’opposto, il senso di colpa verso gli immigrati che spinge ugualmente ad un acritica incapacità di distinguere.

Parlo, ovviamente, del “sentire” mediano, non di chi fa aperta professione di fede in un senso o nell’altro e, tantomeno, di quelli che vivono e lucrano sull’ “industria della paura come la Lega.

Solo una capra come Salvini può dire un’enormità del tipo che “ci sono milioni di islamici pronti ad ucciderci sul pianerottolo di casa”!

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