Che succede nell’Isis?

Il 1° maggio,  “The Guardian” annunciava che Abu Bakr Al Baghdadi, Califfo dello Stato Islamico (Isis) sarebbe stato colpito nel corso di un bombardamento americano accaduto in marzo. A causa della serietà delle ferite alla schiena, non sarebbe stato in grado di reggere il califfato, per cui sarebbe stato sostituito dal suo vice Abu Alaa al-Afri, un professore di fisica membro della prima ora dell’Isis. E questo avrebbe spiegato l’assenza di Al Baghdadi dalla scena pubblica che durava da diverse settimane.

Continua a leggere

Che succede in Arabia Saudita?

Dopo la morte di re Abd Allah, il 23 gennaio scorso, l’Arabia Saudita sembra entrata in una fase di fibrillazione. Le ultime notizie sono di pochi giorni fa: il re Salman ha dichiarato eredi al trono in successione il ministro dell’Interno Mohamed bin Najaef (figlio di un fratello suo predecessore) e il proprio figlio Mohammed bin Salman (”saltando” il suo più anziano fratello Muqrin), contestualmente, ha insediandolo anche come ministro della Difesa ed ha esautorato Saud Al Feisal dal ministero degli esteri, che reggeva dal 1975 e che era uno storico alleato degli Usa, sostituito con Adel al Juber, un tecnico, non appartenente alla casa regnante e già ambasciatore a Washington.

Continua a leggere

Ucraina, che succede?

Da diversi mesi è andata scemando l’attenzione verso la situazione ucraina, quel che ha ingenerato nell’opinione pubblica l’idea che un qualche accomodamento stia maturando nei fatti e che la crisi abbia imboccato la via di una soluzione. Niente di più sbagliato: in questi mesi le cose non hanno fatto che peggiorare, anche se i combattimenti sono momentaneamente diminuiti di numero ed intensità, rispetto alla fase precedente.

Continua a leggere

Lo jihadista della porta accanto

Parliamo degli “jihadisti di casa”. Il sociologo franco iraniano Farhad Khosrokhavar ha comparato le biografie dei alcuni jihadisti naturalizzati francesi, protagonisti di attentati dal 1995 in poi: Khaled Kelkal (1995), Mohamed Merah (2012), Mehdi Nemmouche (2014), fratelle Kouachi e ne ha ricavato questi tratti comuni:

a- tutti immigrati di seconda generazione, nati in Europa

b- tutti con precedenti di piccola criminalità

Continua a leggere

Il voto in Israele: perché Obama sgrida Netanyahu.

La vittoria di Netanyahu ha due aspetti: da un lato essa è stata ottenuta al grido: “ Se mi votate non ci sarà nessuno stato Palestinese”, il che manda gambe per aria trenta anni di negoziati, dall’altro il voto ha segnato una avanzata, purtroppo insufficiente, delle sinistre e della Lista Unita Araba, il che significa che, anche se troppo lentamente, in Israele si va facendo strada la consapevolezza di liberarsi della leadership di Netanyahu. Purtroppo, l’esito rischia di arrivare troppo tardi e questo voto può diventare il suicidio di Israele.

Continua a leggere

Che succede in Russia?

Dopo l’omicidio di Nemtsov (del quale continuo a credere che Putin non sia il mandante) in Russia è diventato tutto molto meno intellegibile. La polizia si è avventata sulla pista cecena, sbandierando la confessione del principale accusato, che, però, tre giorni dopo ha smentito tutto sostenendo di essere stato torturato. E, per la verità, un po’ tutta la ricostruzione dell’omicidio, in base alla pista cecena, non sta granché in piedi. Anche perché, poi, il principale indiziato è un ex decorato di Putin per la lotta contro i separatisti. Per cui, se l’accusa fosse vera, si dovrebbe indagare, non verso gli islamici adirati per le dichiarazioni di Nemtsov su Charlie, ma verso gli ultranazionalisti che avrebbero voluto mandare un “avvertimento” a Putin ritenuto troppo debole sulla questione ucraina. Ma questo non quadra con molti altri aspetti della versione di polizia.

Continua a leggere