La tempesta cinese d’estate.

La decisione cinese di svalutare lo yuan rispetto al dollaro ha  causato una tempesta che, per ora sembra placata, ma c’è poco da fidarsi. Ovviamente il primo problema che si pone agli analisti è capire se ci saranno nuove mosse del genere (anche perché il cambio è stato riaggiornato per tre volte in 72 ore e quini non si escludono ulteriori riaggiustamenti) e se piò seguirne una nuova guerra monetaria.

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La lotta alla corruzione del Pcc.

(Articolo apparso su Il Venerdì di Repubblica di alcune settimane fa). C’è molta curiosità in Occidente sulla lotta alla corruzione che si è scatenata in Cina da circa un anno. Date le dimensioni del tutto insolite  del fenomeno (180.000 funzionari sotto procedimento già a settembre, nel frattempo già saliti ben oltre i 200.000), ci si è sbizzarriti per capire cosa stia succedendo: c’è chi parla di ritorno ai metodi della rivoluzione culturale e di regressione della Cina all’epoca maoista, chi, al contrario, sottolinea il nesso con il dibattito sullo “stato di Diritto” e, quindi, sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, chi della consueta lotta fra fazioni del partito e chi, invece, pensa  a una semplice manovra diversiva per distrarre l’attenzione dai crescenti problemi sociali del paese.

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Cina: una condanna a morte molto particolare

Cappuccino Brioches & intelligence n. 49

Il 7 agosto la Corte Intermedia del Popolo di Xianning (provincia centrale cinese dello Hubei) ha respinto il ricorso di Liu Han (l’imprenditore a capo del gruppo Hanlong, il più importante del Sichuan) confermando la condanna a morte per lui e per altre quattro persone, compreso il fratello. Liu Han è notoriamente un gangster ed era accusato di reati di corruzione (reato punito con la pena capitale in Cina), pertanto si sembrerebbe trattarsi di uno dei tanti casi di condanne a morte per corruzione –come è noto, in Cina le condanne a morte vanno come l’acqua fresca-, ma le cose  non sono così semplici.

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Uscire dalla crisi si può. Ma che succede in Cina?

Nei giorni scorsi ci sono stati deri problemi coi server che ospitano questo sito. Mi scuso quindi se qualche post è andato perso.

In vista dell’imminente recessione, diversi osservatori, ancora una volta, hanno rivolto lo sguardo a Pechino nella speranza che di lì venga la salvezza. Ma questa volta le cose non stanno affatto bene e Santo Hu di miracoli non ne farà.
In primo luogo la Cina non sta così bene come molti pensano, neanche dal punto di vista del debito pubblico, perchè, se è vero che le cifre ufficiali (quindi sicuramente sottostimate) parlano di un debito al 17% del Pil con riferimento al solo Governo (1.078 miliardi di dollari), è anche vero che le amministrazioni locali hanno accumulato debiti molto più consistenti: alcuni analisti parlano di 3.000 miliardi che porterebbero il tasso di debito pubblico complessivo all’80% del Pil. Può darsi che la stima sia eccessiva, ma è ragionevole supporre che il conto sia comunque molto più salato dei 1.000 e rotti miliardi ufficiali.

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