Caso Regeni: nuove notizie e qualche risposta.

La Procura di Roma ha acquisito una mail anonima arrivata a La Repubblica che, dopo aver fornito elementi su tempi e modalità del rapimento di Regeni, della sua detenzione-tortura e della sua uccisione, indica esplicitamente i mandanti ed i responsabili nelle massime autorità istituzionali del paese (il generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale,  Magdy Abdel Ghaffar ministro dell’Interno,  Mohamed Sharawy capo della Sicurezza Nazionale, generale Ahmad Jamal ad-Din consigliere del Presidente, che, peraltro, avrebbe  informato il Presidente Al Sisi). Il messaggio non è stato ritenuto credibile per ora, ma contiene tre dettagli sin qui inediti sulle torture inflitte al nostro connazionale (la battitura sotto le piante dei piedi, l’uso di una baionetta e lo spegnimento di sigarette sul collo e nelle orecchie) confermate dall’autopsia. Se questi fatti fossero confermati, sarebbe un fatto di enorme gravità che segna una svolta nella vicenda.

Questo non significa che dica la verità o, per lo meno che sia tutto vero quel che riferisce, ma che organi di polizia egiziana siano responsabili della morte di Regeni è ormati provato dalla esibizione del suo portafogli e dei suoi documenti, visto che le stesse autorità del Cairo si sono rimangiate la teoria della banda di rapitori a scopo di riscatto. E la mail ha tutta l’aria di provenire da ambienti interni agli organi repressivi di regime, anche se qualche punto merita d’essere chiarito e fa nascere dei dubbi.

Secondo l’anonimo autore Regeni avrebbe avuto una parte di notevole rilievo nell’organizzazione dell’opposizione egiziana e, sarebbe stato lungamente torturato affinché rivelasse i nomi dei suoi contatti.  Che Regeni stesse facendo cose pericolose (ad esempio, sappiamo che partecipava a riunioni clandestine del sindacato, che avesse devoluto una parte delle sue borse di studio a favore dell’opposizione democratica) si sa, ma è credibile che si trattasse di cose a tale livello da investire le massime autorità del paese, sino al Presidente? Certo, gli stessi egiziani hanno ammesso l’esistenza di un fascicolo dei servizi a lui intestato, ma, come ha intelligentemente notato uno degli intervenuti in questo blog, sarebbe stato possibile in ogni momento sbatterlo fuori dal paese con una scusa qualsiasi. E se, invece, lo si è lasciato fare per risalire all’eventuale rete di resistenza interna (ma chi? Fratelli Musulmani oppure opposizione democratica?) Regeni serviva vivo e libero. Lo si sarebbe potuto pedinare, spiarne i movimenti tramite il cellulare, intercettarne mail e telefonate, seguire quanti entravano in contatto con lui. E, in un paese con un controllo poliziesco di quel livello, la cosa sarebbe stata senza altro più fruttuosa.

Ma ammettiamo pure che, invece, fosse necessario estorcergli informazioni con la forza, pur trattandosi di un cittadini straniero e, quindi, con l’elevato rischio di un incidente internazionale, perché, nonostante fosse prassi corrente la scomparsa dei cadaveri delle vittime, il corpo di Regeni è stato fatto trovare? E per di più in quella data particolare?

Dunque, che la ragione della scomparsa del giovane italiano sia quella delle sue attività non convince molto. Sicuramente era seguito dalla polizia (come dimostra l’esistenza di quel fascicolo), ma non sembra che questo possa essere stato il motivo principale. Diciamo che più probabilmente, per quelle attività, lui era l’obiettivo ideale ma un “obiettivo di rimbalzo”, mentre quello principale (e da capire) era un altro.

Che questo sia un delitto di Stato è dimostrato dall’esibizione degli oggetti di Regeni e dal crollo della pista di questi strani rapitori (guarda caso sterminati  sino all’ultimo uomo) che non hanno mai chiesto alcun riscatto e confermato dalla sarabanda  di versioni, una più inconsistente dell’altra, che semmai dimostrano l’imbarazzo del regime che non può confessare come stanno le cose.

Ed allora, se il regime c’è dentro sino al collo, come risolvere la contraddizione aperta dal ritrovamento del corpo che oggi costringe ad inventarsi bufale che aggravano la situazione?

Sin dall’inizio ho sostenuto una ipotesi diversa: che chi ha rapito, torturato ed ucciso Regeni volesse proprio l’incidente diplomatico con l’Italia per far saltare il negoziato sullo sfruttamento dei giacimenti gas-petroliferi al largo delle coste egiziane. Semplicemente può essere accaduto questo: un soggetto internazionale da stabilire (Quatar, Kwait, Arabia Saudita, una grande compagnia petrolifera internazionale con l’appoggio del rispettivo stato ecc.) e che aveva interessi a far fallire quella trattativa, ha corrotto qualche esponente di regime perché manovrasse in modo da far saltare l’accordo con l’Italia (come la scelta del giorno del ritrovamento fa pensare) e chi di dovere ha montato il teatrino del rapimento del  rapimento. Poi, tutto il regime si è trovato nei guai, perché impossibilitato a dire come stanno le cose senza svelare il verminaio di corruzione in cui sguazza.

Direi che la mail confermerebbe questa ipotesi anche per un aspetto: l’anonimo dice che Regeni è stato passato dai servizi di polizia a quelli militari e riferisce di torture tanto dell’uno quanto dell’altro, come se vi avesse assistito personalmente. Quindi o si tratta di qualcuno che ha seguito Regeni in tutto il suo calvario, o scrive su cose che ha sentito o, ancora, che sa come stanno le cose perché è il vero regista dell’operazione che sta scaricando su altri la patata bollente.

Prima ipotesi: uno che ha assistito all’intera parabola da un servizio all’altro. Possibile ma decisamente improbabile: ad essere in una posizione del genere possono essere state solo pochissime persone, forse una sola, dunque, l’identificazione sarebbe troppo facile. Molto più realistica è l’ipotesi di chi sta continuando a lavorare alla rottura fra Italia ed Egitto. Allora, voi mi direte, “tu proponi esattamente quello che vuole quello che ha assassinato Regeni”.

Più semplicemente io non mi pongo il problema di quale banda, di quel gruppo di criminali che governa l’Egitto, possa aver deciso quella azione. Per me a risponderne deve essere il governo in quanto tale ed è il momento di passare ai fatti:

– rompere le relazioni diplomatiche con l’Egitto
– porre la questione in sede internazionale
-avviare una campagna internazionale contro la violazione dei diritti umani in quel paese
– appoggiare e finanziare l’opposizione in quel paese contribuendo a destabilizzarne il regime
– studiare modi e forme per esercitare, in modo proporzionale all’offesa ricevuta, il diritto di rappresaglia previsto dal diritto internazionale.

E vengo alle osservazioni di segno contrario di alcuni lettori che si chiedono “perché tanto clamore per questo caso?” Risposta: perché, per voi è normale che un cittadino venga sequestrato, torturato ed ucciso dalla polizia di un altro stato? Se è così, vuol dire che avete una perfetta cultura fascista.

C’è chi si chiede perché trattare questo caso diversamente dagli altri. Altri quali? A me non risulta che ci siano altri casi di cittadini italiani all’estero, rapiti e torturati a morte da un qualche reparto della locale polizia. A voi risultano? Fateci sapere. Ma forse intendete per altri casi i 300 egiziani sequestrati e fatti sparire, con la ben nota prassi dei “desaparecidos”. Giusto, infatti c’è un silenzio ignobile su questa realtà per cui voi, saggiamente egualitari, direte: “non si parla degli altri e, dunque, non parliamo nemmeno di Regeni”.

Io  sostengo che sia intollerabile questa situazione e che si debba iniziare una campagna internazionale per la violazione dei diritti umani in Egitto ed il caso Regeni può essere un ottimo innesco, per attirare i riflettori dei mass media, proprio perché si tratta di un incidente diplomatico fra Stati. Come peraltro chiede anche l’opposizione democratica egiziana. O forse sfugge la dimensione dell’incidente internazionale e la sua importanza? Capisco: non si può chiedere molto alla cultura politica di chi scrive certe cose.

Se poi si allude a casi italiani, ricordo di aver sempre denunciato e protestato, nei limiti delle mie scarse forze contro tutti i casi di abusi delle “forze dell’ordine” (Cucchi, Aldovrandi ecc). Quindi anche in questo senso, mi pare di star facendo la stessa cosa di sempre.

Appartengo (orgogliosamente) ad una generazione che si è sempre battuta contro la repressione e che ha sempre guardato male quanti si dissociavano da queste campagne. In Cile abbiamo difeso anche i democristiani, in Spagna i carlisti. Ed in Italia, pur prendendo le doverose distanze dai deliri delle Brigate Rosse, quando qualcuno di loro era torturato, abbiamo sempre protestato, denunciato, fatto quanto in nostro potere per difendere i loro diritti. Come nel caso di Di Lenardo che venne torturato e per il quale stesi personalmente il testo di un appello in suo favore.

Alcuni interventi danno più o meno per scontato che Regeni fosse una spia con il sottinteso che, insomma, se l’è andata a cercare e che, in fondo, questi sono i rischi del mestiere, per cui non state a scocciarci con questa storia. Il tutto con una superficialità da fare spavento.

Che Regeni stesse facendo cose pericolose si è detto, ma questo non vuol dire che fosse una spia, anzi, aggiungo: ha fatto benissimo a farle, anche se, magari, è stato imprudente nel modo in cui s’è mosso.  Ricordo che fra la fine dei sessanta ed i primi settanta diversi compagni hanno fatto cose anche più pericolose, sia in Grecia che in Italia, in appoggio alla Resistenza greca contro i colonnelli. O pensate che gli attuali generali egiziani siano migliori di quei colonnelli?

La riprova che Regeni non fosse una spia sta proprio nella fine che ha fatto: nessun uomo dei servizi si sarebbe mosso in quel modo, nessun uomo dei servizi sarebbe stato così completamente indifeso, nessun servizio di intelligence avrebbe lasciato un suo uomo in balia degli avversari come è accaduto questo ragazzo. Considerata l’orribile fine che ha fatto, dire una cosa del genere è una infamia degna del peggiore delatore.

Su cosa si fonda il sospetto (per alcuni la certezza) che Regeni “Non fosse quello che vogliono far crederci”? Essenzialmente sul fatto che la borsa di studio ottenuta ed una precedente, proveniva da un ente sospettato di lavorare per la Cia. Chi scrive questo ha una idea molto vaga di come stanno queste cose: che il servizio americano usi alcune fondazioni culturali come tramite per proprie operazioni è cosa nota e risaputa, ma che tutti (dico tutti) quelli che hanno borse di studio da quegli enti siano suoi agenti è una balordaggine che non merita commento: proprio per far agire i propri uomini indisturbati, occorre che la maggior parte dei ricercatori sia esattamente quel che sembra, diversamente tutti sarebbero immediatamente individuati.

Perché non azionate il cervello prima di mettere mano alla tastiera? Leggo che qualcuno sragiona di americani nemici dei generali che avrebbero destituito i Fratelli Musulmani che erano creature della Cia. Non so da dove provengano questi deliri o su che si fondino, magari possiamo aggiungere che Mubarak era agente della Cia, che anche la rivolta di piazza Tahir contro di lui è stata voluta dalla Cia, ma che poi è stata  messa sotto dai Fratelli musulmani che sono uomini della Cia e magari anche l’Isis è una quinta colonna della Cia. Questo cosa è? Un film di Bunuel, un verbale di ricovero della neurodeliri, una profezia di Nostradamus o cosa? Faccio umilmente presente che è noto che gli Usa sono i massimi sostenitori del regime militare del Cairo che foraggiano ed armano: per quale motivo avrebbero dovuto mandare un loro uomo a fare destabilizzazione e sino al punto da provocare una reazione di quel tipo da parte del regime loro amico?

Ripeto: la testa non serve a dividere le orecchie e non inventiamo balle da record. Questa serie di affermazioni (rectius: ignobili insinuazioni) aggirano allegramente tutti i dati assolutamente certi, lo strano ritrovamento del cadavere e in quella data precisa, il portafogli in mano alla polizia, le balle inventate da un regime che non sa che dire…

Come mai i nostri simpatici interventori ignorano questi dati di fatto? Essi invitano a rivolgere l’attenzione verso chi “ha mandato Regeni dandogli l’incarico che gli è costato la vita”. Ma, anche se ciò fosse e Regeni sia stato vittima inconsapevole, resta il fatto che ad ucciderlo non sono stati i suoi mandanti e che di questa morte deve risponderne il governo egiziano. Poi ci sarà anche la responsabilità di altri, ma è fatto secondario che si vedrà in altro momento, dirlo ora è solo un modo per sviare l’attenzione, si chiama depistaggio.

Infine, temo che ai nostri contraddittori non interessi nulla neppure dei 300 oppositori massacrati che invocano come schermo per non parlare del caso Regeni. E’ possibile che questo dipenda dal fatto che si  teme di dare una mano ai Fratelli Musulmani. Come è noto, non amo certamente gli eredi di Al Banna e Al Qutb, ma per me vale una questione di principio, per cui, tortura ed omicidi sono inammissibili anche se applicati a loro. Io ne faccio una questione di principio, cosa evidentemente ignorata dai nostri baldi amici che i principi li applicano a seconda del se uno gli sta simpatico o no. Poi c’è anche un altro elemento: il sospetto su Regeni spia americana, ed in quanto tale indegna di essere difesa. O forse una spia non era, ma solo uno scemo che si è fatto strumentalizzare: fatti suoi, non doveva accettare una borsa di studio da quegli enti. Ora, imbastire questo cumulo di deliri dimenticando che stiamo parlando dell’assassinio e della tortura di un ragazzo di 28 anni, mi pare una cosa un po’ indegna. Vi pare?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (32)

  • il “passare ai fatti” proposto dal prof. giannuli è esattamente l’obiettivo che intendeva raggiungere chi ha condotto l’intera operazione.
    pertanto: il morto ammazzato e l’affare perduto, tanto per essere realisti (o cinici, alla maniera degli “statisti”…….)

  • Personalmente non amo gli articoli con un linguaggio così “caldo”, in quanto non credo che scrivere espressioni come “Perché non azionate il cervello prima di mettere mano alla tastiera?” serva a stimolare i lettori al ragionamento.
    Detto questo, sono d’accordo con la maggior parte dei concetti espressi, tranne uno: dubito fortemente che un caso come questo, seppure grave, possa bloccare i negoziati per lo sfruttamento delle risorse energetiche, semplicemente perchè:
    1) non vedo che interesse avrebbe l’Italia a mettere sul tavolo delle trattative il caso Regeni e, così facendo, bloccare il negoziato (a meno che non si supponga che addirittura siamo stati noi stessi a dare il via alle danze, ma qui siamo a pure congetture…);
    2) in questo modo, si potrebbe creare un precedente pericoloso.
    Opinioni personali come tali ampiamente criticabili.

  • Ma se gli assassini di Regeni volevano far saltare l’accordo Italia-Egitto buttando sul tavolo il suo cadavere, perché il governo egiziano li copre tentando di svicolare in ogni modo?
    Al di là dell’imbarazzo, che rimane, se denunciasse apertamente questo sporco gioco ne uscirebbe meglio e avrebbe anche la giustificazione per procedere ad un repulisti verso i responsabili.

    • il governo non può parlare perchè tutti rivattano tutti e perchè c’è il timore che una spaccatura apra ilo varco ad una nuova ondata di proteste popolari

  • Tenerone Dolcissimo

    invece, lo si è lasciato fare per risalire all’eventuale rete di resistenza interna (ma chi? Fratelli Musulmani oppure opposizione democratica?)
    ***
    Mi sembra scarsamente credibile come ipotesi. Se io fossi un oppositore di un regime sanguinario io non mi fiderei neanche di mia madre e corca che riceverei senza problemi un tizio qualsiasi venuto dall’estero e di cui nulla so
    Quindi non so se potesse essere utile al governo egiziano il quale ha altri strumenti per capire chi sono capi e strutture dell’opposizione e probabilmente già li conosce (un conto è conoscerli un conto è averli per le mani).
    Quanto al che fare io capisco il punto di vista di Giannuli, capisco che non si possa calare le braghe ne’ rinunciare ai diritti civili e capisco anche che a premere il grilletto sia stato un dito indice egiziano e capisco anche che l’esecutore è sempre colpevole anche se insieme al mandante, ma capisco anche che stressare troppo i rapporti con l’Egitto sia proprio quel che vogliono i mandanti cioè quel QUALCUNO che ha indotto poliziotti o altri similari individui egiziani a sopprimere Regeni ed a recapitare il cadavere con un fiocco rosa praticamente nella stanza d’albergo della GUIDI

    E ricordo i punti fermi di questo QUALCUNO
    1) l’Italia non deve avere il nucleare (stiano attenti tutti i potenziali Ippolito) PERCUI
    2) l’Italia deve energeticametne dipendere dal petrolio MA
    3) l’Italia il petrolio non se lo deve procacciare da se’ (stiano attenti tutti i potenziali Mattei) PERCUI
    4) l’Italia il petrolio lo deve comprare da QUALCUNO

  • Mamma mia! Che liscia e busso!
    Spero di non essere annoverato tra gli “infami degni del peggiore delatore” causa certi miei interventi agli altri articoli sull’argomento.
    Tuttavia, io mi sono semplicemente detto convinto di tre cose, che ribadisco:
    1) Regeni non era il povero studente un po’ ingenuo, finito inconsapevolmente e suo malgrado in un gioco più grande di lui, come hanno cercato fin dall’inizio di farci credere;
    2) Qualcuno, non si riesce a sapere chi, lo pagava per fare cosa;
    3) Qualcuno, magari lo stesso che lo pagava, lo ha tradito, segnalandolo ai servizi egiziani come persona da attenzionare.
    Alla prima osservazione mi pare che dia conferma lo stesso prof.; non era del resto sostenibile alla lunga. E la sua presunta inconsapevolezza sarebbe contraddetta dal fatto, se vero, che devolveva una parte delle sue borse di studio a favore dell’opposizione democratica.
    Per quanto riguarda gli altri due punti, se ne sa molto poco e sono convinto che non si saprà mai esattamente come stanno le cose.
    Sbaglio? Può essere, ma sono ipotesi valide come altre, in assenza di prove consistenti (che, ribadisco, non si avranno mai).
    Colgo poi certe incongruenze nell’articolo: da una parte si da’ credito all’ipotesi che Regeni aveva un ruolo ben più pesante di quello di semplice simpatizzante dei movimenti anti regime (… avrebbe avuto una parte di notevole rilievo nell’organizzazione dell’opposizione egiziana …). Ciò giustificherebbe un trattamento “particolare”, tipico dei regimi totalitari, per estorcergli tutte le informazioni possibili di cui poteva essere a conoscenza: un trattamento magari andato troppo oltre per errore (ma non ci credo, questi erano professionisti).
    Poi però Giannuli si dice convinto che gli alti vertici egiziani (e li elenca praticamente tutti), siano stati solo strumenti, questi si inconsapevoli, di qualcuno che voleva mettere un freno all’eccessiva intraprendenza italiana (leggi ENI). Facendoli così passare per dei pisquani, facilmente manovrabili e incapaci poi di gestire i guai che loro stessi hanno combinato.
    Per finire, vorrei rassicurare Giannuli su un fatto: non so gli altri interventori cui si rivolge, ma per quel che riguarda me lungi dal pensare che “se l’è cercata” e dunque “peggio per lui”: so di non essere un insensibile, specialmente quando si tratta della morte di un ragazzo di 28 anni, ma resto fedele al detto “chi va per questi mari, questi pesci piglia”.
    Quanto poi alle azioni che lui suggerisce, non entro nel merito perchè non ho un quadro
    completo e affidabile del caso, e comunque non saprei come regolarmi: non sono un diplomatico e neppure un uomo di Stato. Mi limito solo a dire che chi governa deve necessariamente essere pragmatico, cercando di salvare i principi di civiltà, ma pragmaticamente.

    • Chi lo pagasse è noto: Oxford Analitica. Basti vedere chi l’ha fondata.
      Francamente non ho molta comprensione umana per chi lavora con uno dei peggiori boia esistenti al mondo

      • Capisco che a un fascista come te non faccia alcun effetto l’uso della trtura (che invece indigna me che fascista non sono, anche se applicato ad un fondamentalista islamico, ad un brigatista “rosso” o a un agente cia), pèerò, visto che ti prendi la brigadi scrivere, pèotresti anche leggere quello che scrivo e sulla questione di chi abbia “finanziaro” Regeni (una normalissima borsa di studio) ho giù detto qualcosa che puoi darti la pena di considerare. Comuqnue confermi la massima per cui”il fascismo non muore mai e coincide sempre con l’ignoramza”.

      • Resta da vedere se era l’unico. Oppure se la borsa di studio era solo una copertura. Chissà chi lo sa?
        Ma naturalmente nulla può giustificare il trattamento disumano che ha dovuto subire, neppure nell’ipotesi più compromettente per lui.
        Certi metodi sono pratica comune nelle dittature, specialmente in quelle militari. Ne era cosciente Regeni? Anche questa domanda rimarrà senza risposta.
        Anche perchè in questo come in tanti altri casi simili, chi sa tace, per due motivi: è direttamente coinvolto, oppure ha paura, o ancora per entrambe le ragioni.

        • Come Regeni dalle università ne partono in migliaia.
          I giovani studiosi delle materie lavoristiche sono decisamente sprovincializzati al tempo della globalizazione. Se li sentisse parlare tra le prime cose le racconterebbero di esperienze fatte sul campo fuori dall’Italia.

  • Ma guarda un po’ che nickname mi ritrovo !
    Ho letto i dati trimestrali … del bilancio di esercizio di due oneste compagnie, diciamo così, immobiliari, i cui instroumenti son gli istessi, sibbene siino in concurrenza.
    Una si sta preparando a fare degli investimenti, l’altra no.
    Si tratta di vedere quale immobile vuole comprare e a quale prezzo finale, da determinarsi come ?
    Se nel quartiere Bellavista c’è, o si produce degrado, il valore delle case si deprezza.
    Il che fare è problema politico, ma non solo.
    Palazzo Chigi è sede vacante, irritatamente vacante.
    Però le società immobiliari non hanno una forza tale da comprare tutti i palazzi.

  • @Giannuli.
    Facciamo gli auguri al Professore per le prime 700 pagine di questo blog rosso pompeano.
    La prossima pagina è costantemente la più interessante.

  • Esimio professore il suo pezzo va di pari passo con l ‘esternazione della madre di Regeni, che ha citato le torture inflitte dal regime fascista ai propri nemici.Passi per la madre,capisco il dolore, ma non posso passare sotto silenzio le sue considerazioni inopportune.Forse dimentica la fine che i servizi segreti italiani in collaborazione con americani e boliviani, mobilitati a decine, fecero fare in Bolivia a Pierluigi Pagliai,militante di Avanguardia Nazionale, nonché collaboratore di Delle Chiaie. Fu organizzato un agguato che non escudo doveva avere come obiettivo principale il leader di AN, ricercato come Pagliai per la strage “fascista” (sic) di Bologna.Nonostante avesse alzato le mani in segno di resa, gli fu conficcato nel cervello una palla. Trasportato in ospedale per le cure del caso, nonostante l’opposizione dei medici boliviani, fu issato a forza su un aereo dell ‘Alitalia noleggiato appositamente, che trasportava una trentina di agenti segreti italioti, e riportato in patria. Inutile dire che morì qualche giorno dopo, senza mai riprendersi. Non è tortura questa? In realtà si voleva tappare la bocca sia a Delle Chiaie e a Pagliai, attribuendo a loro la strage di Bologna. Aggiungo che poi processato regolarmente delle Chiaie fu assolto da tale accusa, come da tutte le altre per la verità.Nessuna mobilitazione internazionale,nessuna mozione parlamentare, nessuna inchiesta giornalistica in Italia, per Pagliai. Ma io sono proprio uno sprovveduto, dimentico che era l’epoca in cui si proclamava che “uccidere un fascista non è reato” e che i sinistri ricordi permangono.Prof. Giannuli è l’ennesima amnesia di cui lei soffre, al pari di quella improvvida sull’uso di un fucile a pompa usato, solo una volta per uccidere il carabiniere Varisco,ma in realtà usato anche per trucidare un adolescente missino tale Mario Zicchieri.Aveva ragione Mao Tse Tung ci sono morti che pesano come piume altri come macigni!

    • è un rilievo che non mi può fare perchè proproprio alla morte di Pagliai ho dedicato delle pagine non nascondendo la condanna per il trattamento che gli fu inflitto

      • Una domandina da profano, professore Giannuli: perché dice Gherardo Maffei che Delle Chiaie, secondo wikipedia vivo e vegeto, tiene la bocca tappata: è diventato proarabo come Sciacallo Ramírez e sopravvive coraggiosamente sotto qualche sorte di burqa più o meno ideologico? Oppure veniva già abolita, dimezzata quanto meno, da un bel schiaffo in Valle Giulia?

        E una domanda interessata a proposito della strage “fascista” (sic secondo Maffei), non so se interessante anche: a suo avviso, esiste un qualche rapporto tra Bologna 1980 e Atocha 2004, per quanto riguarda almeno lo sviluppo degli avvenimenti o ‘lazzi’ nei primi momenti subito dopo le stragi?

  • La mail anonima non è stata recapitata alla Procura ma a Repubblica che si è guardata bene da fare verifiche prima di titolare “La verita’ su Regni”. Sul caso ho letto molto è ho cercato di mettere insieme i puzzle con la mia testa e chi a mio avviso è più vicino alla realtà (perché certe dinamiche e certi soggetti li conoscono bene) sono Fulvio Grimaldi e ancor più Giovanni Fasanella il quale segnalando un articolo della Stampa ha scritto “Consiglio La Stampa, è seria e informata. Lettura indispensabile per chi vuole cominciare ad orientarsi nel ginepraio Egitto. Se si scava a fondo nella storia delle “SS” del Cairo, si PUÒ RISALIRE ANCHE AI LORO REFERENTI INTERNAZIONALI”. L’articolo è questo http://www.lastampa.it/2016/04/07/esteri/sparizioni-depistaggi-e-caccia-agli-oppositori-il-reparto-delle-ss-dietro-la-morte-di-giulio-962O4nTiMxXNazCkBHo8KJ/pagina.html

  • Non ci vedrei niente di strano se il Regeni fosse stato utilizzato – consapevolmente o inconsapevolmente – per una raccolta informativa sull’opposizione egiziana, magari – nelle sue intenzioni – anche per favorire realmente la loro causa (in fondo anche il celebre Lawrence d’Arabia, agente inglese, simpatizzava realmente con la causa araba). Non capisco perché secondo Lei, Giannuli, questo dovrebbe essere infamante?

    Proprio questo, a ben vedere, lo rendeva – a mio avviso – l’obiettivo perfetto per un’operazione orchestrata da un servizio straniero (anche con eventuali complicità di insider degli apparati egiziani) rivolta a mettere in ginocchio i rapporti Egitto-Italia proprio in una fase così delicata per gli affari legati al giacimento di gas scoperto dall’Eni.

    Questo senza voler in nessun modo sminuire le sistematiche violazioni dei diritti umani notoriamente perpetrate dalle autorità egiziane che, anzi, proprio perché ben note, rendono ancor più credibile la ricostruzione del rapimento e delle tortura deliberatamente eseguita dal regime.

    • dipende da che stiamo dicendo: se si tratta di una raccolta informativa per conto di un servizio segreto che poi si vende le informazioni, magari allo stesso regime, si che lo è. In ogni caso mi volete dire su cosa si basano certe affermazioni completamente campate in aria (adesso ho letto la mail di un altro che, all’opposto, ipotizza che si stata la Cia ad assassinare Regeni per isolare l’Egitto senza fornire una briciola non dico di prova ma neanche di indizio)?

  • Il caso Regeni presenta nel teatro egiziano presenta per la prima volta un sicuro elemento di estraneità, ovvero l’italianità del giovane studioso rapito e ucciso in quei modi.
    Quanti servizi sono in grado in Egitto di pianificare una porcheria del genere per mezzo degli egiziani? Pochi e ancor meno quelli davvero interessati e ancor meno quelli disposti a cooperare, ammesso che lo abbiano fatto. Tuttavia questa è una strada in salita, secondaria, e ardua, che porta nella nebulosa delle infiltrazioni tra servizi su piste plurime e scivolose, a meno di non trovare più elementi concordi e unidirezionali, sin da subito, perché a vicenda conclusa serve molto di meno.
    Lo scenario egiziano invece, da solo è autosufficente, contiene tutti gli elementi, inclusi quelli internazionali. E’ su questo versante che bisogna insistere. Proprio il fatto che questa storia presenti un verminaio nauseabondo è un motivo in più per portarla fino in fondo, nell’interesse sia dell’Egitto, sia dell’Italia, altrimenti quei signori (per modo di dire) si sentiranno autorizzati a continuare con queste pratiche appena vedono il nome Italia.
    Il regime Egiziano va pressato e specificamente nei suoi punti deboli. In questo è la Politica che deve dare mandato: Renzi se ci sei, fai battere i colpi giusti!
    Chi fa porcherie del genere è capace di tutto: già da solo questo è un buon motivo per pressarli a dovere.
    Bisogna mantenere l’atenzione sul caso, perchè fintanto che le luci sono accese, a parte le mille bolle blu del governo egiziano, altri si guarderanno bene dal perdere la faccia con operazioni commerciali squilibrate.
    Talvolta mi son chiesto se gli italiani si siano mai posto il problema politico di dove non fare rifornimento di benzina.

  • Il fatto che fosse attenzionato e il ritrovamento del cadavere orrendamente torturato (e proprio quel giorno) sono una firma non smentibile. I servizi del Cairo o sono stati loro da soli, o in società con altri servizi a cui hanno fornito logistica e ora copertura.
    Probabilmente in tutto questo affaire, le reazioni dell’Italia, senza dubbio previste e preventivate, sono considerate il male minore anche in caso di rottura delle relazioni diplomatiche, passo che dubito comunque che faremo.
    E se le reazioni sono il male minore, bisogna vedere quale è il bene maggiore, ovvero la possibilità concreta che tutto il giacimento di gas scoperto nel mediterraneo passi interamente sotto la gestione di qualcun altro.
    L’unica cosa che non mi spiego è che cosa fanno i nostri di Servizi, là. Possibile che non ne sappiamo niente?

  • In effetti evidenze non ne ho (e nemmeno certezze).

    Io so solo che se fossi un reclutatore di un servizio, uno come Regeni, che si trovava in Egitto per uno studio sui sindacati, lo avrei reclutato (peraltro, proprio perché si tratta di questioni di ricerca, sarebbero bastata una rapida verifica sulle fonti aperte per capire che si trattava di un profilo “interessante” per la raccolta informativa in Egitto). E per lo stesso motivo credo che – nei panni di un funzionario del controspionaggio egiziano – lo avrei messo subito sotto la lente di ingrandimento (anche solo per seguirlo e vedere dove mi porta). Infatti era stato aperto un fascicolo su di lui (e sarebbe sorprendente il contrario)

    Però ci sono anche dei forti indizi che potesse essere (quantomeno a sua insaputa) il terminale e la fonte di un servizio: perché dopo pochissimo tempo, non vedendolo arrivare, la persona che lo aspettava si è sentito in dovere di chiamare l’ambasciatore (non l’ambasciata ma proprio l’ambasciatore in persona, se è vero quel che ho letto in diversi articoli)

    • messa in questi termini si è credibilissimo e non c’è nulla di infamante per Regemi. Ma come spiegare le torture? Non si tortura uno sche sta facendo studi fu sonti open, per non dire tutto il resto (il cadavere ritrovato ecc.) a meno di non ammettere che le ricerche di Regeni non c’entranbo nulla o poco con la sua morte che ha altre spiegazioni

      • La mia ipotesi è questa: Regeni fonte (o agente) di un servizio per raccogliere info sul l’opposizione democratica (con la perfetta copertura del suo lavoro di ricerca sui sindacati). Circostanza nota al controspionaggio egiziano (e non è detto che Giulio fosse inconsapevole di essere tenuto sottocontrollo, anche se la sua partecipazione a incontri clandestini sembra incosciente in quest’ottica) ma altrettanto nota ad un terzo servizio presente al Cairo (magari con agganci con qualche uomo o fazione dei servizi egiziani).

        Ora, nell’ipotesi che questo terzo servizio sia ostile all’attività dell’Eni in Egitto (e, in generale, ad un rafforzamento dei rapporti commerciali italo-egiziani) l’organizzazione di una operazione false flag, con rapimento e sevizie del tipo notoriamente praticate dal regime egiziano proprio nei riguardi degli esponenti di quella opposizione democratica che Regeni frequentava (più, magari, la cessione degli effetti personali di Regeni ad una banda di criminali comuni da tradire in un momento successivo per far scattare l’ulteriore trappolone a danno delle autorità egiziane).

        Ci pensi. In fondo io questa ipotesi la formulo anche sugli spunti di riflessione avuti leggendo i suoi post. Come da le più volte osservato, tutti gli indizi indicano chiaramente il regime come responsabile ma è VEROSIMILE che gli uomini degli apparati repressivi egiziani avrebbero adottato una condotta tanti dilettantesca da non prendere QUANTOMENO la precauzione di far sparire corpo ed effetti personali (che anzi sono stati fatti ritrovare sapientemente con un tempismo ed evidenze a dir poco imbarazzanti per il regime stesso)?

  • In effetti l’idea che gli apparati di sicurezza di una dittatura militare possano torturare e uccidere un oppositore per poi mentire ripetutamente per nascondere il loro crimine non sta proprio in piedi.
    Come abbia fatto a cascarci anche lei professore è cosa che lascia sgomenti.
    Suoi colleghi di ben altro livello avevano invece da tempo già intuito la verità. Legga legga…

    https://4.bp.blogspot.com/-ijzCs411c0g/VvhRrmDa_HI/AAAAAAAAQ1M/88YcaZ8YUdMMSZK859ydcrzIy8gcdmplw/s1600/Sette%2Bdel%2BCorriere%2Bdella%2BSera%2B26%2B02%2B2016.JPG

    Che lucidità, che stile! Invidioso, caro il mio Giannuli? Questo spiegherebbe perché ci ha tenuto nascosto questo capolavoro di analisi geopolitica.

  • Come dire che durante il ventennio gli antifascisti avevano il controllo di una sezione dell’Ovra, idem per la Rosa Bianca con i servizi di Hitler …
    Se non è zuppa, è pan…

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