Caso Regeni: finalmente si inizia a fare sul serio, ma non basta…

Ennesimo bluff egiziano sul caso Regeni ed inevitabile reazione dell’Italia che (finalmente!) si decide a richiamare il suo ambasciatore al Cairo. Bene, ma non basta. Intanto direi che ormai il caso inizia ad essere chiaro e non ci sono più molti dubbi sul come sia andata: gli stessi egiziani a mezza bocca  ammettono che sia stato vittima di uno degli squadroni della morte che prosperano a latere dei servizi segreti e che sarebbero sfuggiti di controllo. Possibilissimo, salvo che per un punto: perché mai una delle squadracce del regime avrebbe dovuto prendersi la briga di rapire, torturare ed uccidere un cittadino straniero se non gli è stato chiesto?

Il riscatto non l’hanno chiesto, una rapina non è stata e, comunque, non ci sarebbe stato bisogno di torturarlo, Regeni non era al corrente di nessun tesoro nascosto da trovare e, allora, perché un gesto così insensato? E, poi, per quanto queste squadracce possano essere sfuggite di mano al regime, i servizi che se ne servono, le conoscono una per una (altrimenti come farebbero a servirsene?) e, in nove giorni, cioè quanti ne sono passati dal rapimento alla morte, avrebbero potuto benissimo trovare quelli che lo tenevano prigioniero ed imporne il rilascio. Questo non è stato e conferma la natura di delitto di Stato di questo caso.

Per inciso, faccio notare che, pur implicitamente e reticentemente, comincia ad essere ammesso il ricorso del governo dei generali a squadroni della morte, come fu nell’Argentina di  Lopez Rega. Non è cosa da passare sotto silenzio.

Ed, a conferma della natura di delitto di Stato viene anche la girandola di menzogne e le tergiversazioni del governo egiziano che, oltre che essere un oltraggio intollerabile, sono una indiretta ammissione di colpevolezza: l’Egitto non dice la verità (pur conoscendola perfettamente, come è ovvio) perché non può dirla, perché è inconfessabile.

E questi sviluppi chiariscono anche il perché  di questo delitto: una faida di regime, come dimostra il fatto che questa faida è in corso e che la delegazione egiziana aveva solo lo scopo di prendere più tempo possibile per favorire la composizione della rissa. E diventa sempre più significativa la notizia del ritrovamento del cadavere in quella data precisa.  A noi non interessa sapere se il cadavere di Giulio vada messo sul conto della Sicurezza nazionale o dei servizi Militari della Mukhabarat, o su tutti e due, e meno ci interessa che questi delinquenti risolvano i loro conflitti. Se gli uomini di Riina si scontrano con quelli di Provenzano a noi non interessa, li vogliamo in galera entrambi e se uno ne scanna un  altro, tanto di guadagnato: un delinquente in meno. Comunque questo serve a fare giustizia di quelli che hanno fantasticato su una morte motivata dalla pretesa appartenenza di Regeni ad un qualche servizio segreto per conto del quale avrebbe scoperto chissà cosa: semplicemente, le ragioni del delitto sono altre.

Peraltro, continuare nella pantomima degli incontri con gli egiziani non è né utile né dignitoso. Riflettiamoci: qualsiasi cosa dicano oggi gli egiziani, dopo due mesi di menzogne impresentabili, che credibilità possono avere? Ammettendo pure che ci diano i tabulati telefonici: come stabilire che siano completi e non manipolati? E se magari gli si dimostra che sono manipolati, loro risponderanno che non lo sono e via di questo passo per altri mesi. Ha senso? Ma, per puro amore di ipotesi, immaginiamo che ci consegnino i quattro o cinque poliziotti che hanno effettivamente assassinato Giulio, che ce ne facciamo di quattro boia? Noi vogliamo chi ha ordinato loro di fare quello che hanno fatto, perché è del tutto inverosimile che tutta questa storia si possa ridurre all’iniziativa “spontanea” di un gruppetto di poliziotti di quartiere e che per nove giorni il ministro dell’interno non sia  stato in grado di sapere dove era l’italiano sequestrato e bloccare la cosa. Dunque, qui da mettere sul piatto dovrebbe essere la testa di uno dei massimi governanti del paese e, credo, non metaforicamente, perché, se non vado errato, la legge egiziana per l’omicidio prevede la pena capitale che dovremmo esigere, perché una verità senza sanzione non serve a nulla e la sanzione deve essere quella prevista dalla legge. E’ pensabile una cosa del genere? Credo proprio di no e suppongo che sia poco probabile anche il castigo di qualche poliziotto, perché potrebbe suonare come un segnale di debolezza del regime rispetto al paese. Quindi, non perdiamo più tempo.

Dunque, siamo al ritiro dell’ambasciatore: andava fatto molto prima, ma meglio tardi che mai. Solo che la misura non basta. Occorre rompere le relazioni diplomatiche. Non si tratta solo del dovere di rendere giustizia alla famiglia e dell’ovvio orrore per le modalità di questa morte (oddio, mica tanto ovvio: vedo che ci sono diversi che considerano la cosa normale o, quantomeno, non particolarmente straordinaria), ma prima ancora di una questione di dignità nazionale: non si può ricevere un affronto del genere senza allungare una sberla, aggiungo: senza nessuno scrupolo non violento. Gli italiani, a volte, sono strane creature, per lo meno certi italiani: sono così vili da invocare l’impotenza del proprio Stato per opporsi a qualsiasi reazione, per poi tornare a lamentarsi di quanto il governo sia imbelle e di quanto poco sia rispettato il nostro paese. E’ la solfa dell’antitalianismo degli italiani che ci guazzano dentro. Direi che è ora di esprimere a questi connazionali tutto il ribrezzo che ispirano.

E non si tratta solo di dignità, ma anche di interessi nazionali da proteggere. In primo luogo, ci sono i nostri connazionali in Egitto che vanno fatti rimpatriare immediatamente (a cominciare dai tecnici che lavorano ad opere in quel paese), prima che diventino ostaggi in mano a quella banda di criminali. Di conseguenza, occorre iscrivere l’Egitto nella black list dei paesi pericolosi e proibire il turismo degli italiani in quel paese.

Non bastano generiche limitazioni al turismo in quel paese, va proprio proibito ai cittadini italiani. Il che vale anche come prima (ma non unica) rappresaglia. Deve poi seguire lo stop a tutti gli affari in corso. So che questo avrà un costo per la nostra economia, ma lo avrà ben più pesante per l’Egitto, come dimostra la preoccupazione di Al Sisi per le reazioni italiane (diversamente non ci sarebbero state le pantomime di questi due mesi alla ricerca affannosa di una scappatoia). Ma ne verrà un guadagno di immagine: dobbiamo dimostrare di non essere un qualsiasi paese levantino come l’Egitto di Al Sisi, pronto a barattare la propria dignità per quattro affari e questo, più in là, si tradurrà anche in un  vantaggio economico. A volte occorre saper aspettare.

Poi c’è un altro aspetto: ci sono alcuni nostri cari alleati europei (inglesi e francesi in testa) che si fregano le mani in attesa di subentrare all’Italia su quella piazza, bisogna tagliargli la strada con una dura campagna internazionale contro la violazione dei diritti umani in Egitto, sollecitando un movimento di opinione che sostenga l’adozione di sanzioni della comunità internazionale contro il regime del Cairo. E, nello stesso tempo, avviare le misure coperte per sostenere le  opposizioni e per destabilizzare la dittatura militare di Al Sisi. In tempi di guerra asimmetrica, questo non dovrebbe stupire nessuno, credo…

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (43)

  • Questo caso che viene costantemente alimentato da polemiche sterili e inutili ritorsioni, che lasciano il tempo che trovano, deve porsi l’antica domanda che già fu dei nostri antenati, “cui prodest”? Non giova all’Egitto,non giova all’Italia, ma soprattutto non giova al nostro Ente Nazionale Idrocarburi.Allora a mio avviso, come fu per la Libia di Gheddafi, è tra le plutocrazie occidentali che vanno fatte risalire le responsabilità, anche se poi le mani dei torturatori si sono celate all’ombra delle piramidi.In conclusione vedo che vengono citati poi gli squadroni della morte.Ma tale fu anche quello italiota che dopo aver conficcato una palla nelle cervella del militante di Avanguardia Nazionale Pierluigi Pagliai, in Bolivia, nonostante il parere contrario dei medici che lo avevano operato, lo issarono a forza su un aereo, riportandolo in patria, ove cessò di vivere dopo qualche giorno, senza mai riprendersi.In realtà non lo si voleva vivo, ma morto in maniera tale che non potesse difendersi dall’accusa falsa di essere responsabile, assieme al suo leader delle Chiaie della strage di Bologna.Per la cronaca poi il leader di AN fu prosciolto dalla magistratura da tale infame accusa.Su tale caso, un silenzio assordante, è calato, fatte salve alcune lodevoli eccezioni (Giannuli è tra questi ) perché tale delitto non è stato seguito con lo stesso zelo del caso di Regeni?

    • @Maffei.
      Gentile Maffei, personalemnte ritengo che lei abbbia il diritto di esprimere le sue idee, che io e altri contestiamo e confutiamo: l’inserimento nel codice penale del reato di negazionismo creerebbe un sacco di problemi al sistema, senza contare che si introdurrebbbe una verità di stato di cui non si sente il bisogno, tanto più che la Corte costituzionale la espungerebbe alla prima occasione …
      Questo non toglie che ci siano delle regole a un livello più basso da rispettare.
      In questo post oggetto di discussione è il caso Regeni.
      Bene, lei ha espresso la sua opinione secndo cui sarebbe da imputare alle potenze demoplutogiudaicomasoniche, o almeno così mi sembra di capire. Per analogia poi riprende ancora il caso Pagliai, su cui ha già avuto già risposte.
      Il ribattere sul caso Pagliai è fuori contesto e sopratuto rischia di fare deragliare la discussione e il confronto. Se è questo che vuole …
      Regeni e Pagliai sono due casi, quantomeno cronologicamente diversi.
      Occupiamoci qui del caso Regeni. Questo non è il post del Caso di Paglai.
      Che qui e ora si scriva solo del caso REegeni !

    • be però il caso Pagliai (orribile) è stato fatto dai nostri uomini, non da un o stato straniero. Insomma qualche differenza c’è

  • Sono d’accordo. Non si possono anteporre gli interessi economici alla vita delle persone. Ma è difficile sostenere che il mandante ultimo di questo omicidio sia egiziano: sembra invece chiaro che si volessero colpire contemporaneamente, per motivi diversi, sia Italia che Egitto. E l’obiettivo per l’Egitto è proprio la sostituzione del governo… che noi dovremmo favorire come rappresaglia, facendo così il gioco dei nostri nemici.
    La situazione non è affatto semplice, ma limitarsi ad agire contro l’Egitto non mi pare una mossa particolarmente efficace.
    L’idea invece di bloccare gli interessi inglesi e francesi con una “campagna internazionale contro la violazione dei diritti umani” è comica.

    • @buonbeppe
      Per quel poco che può valere, nel cambio della mia automobile mi sono rifiutato persino di prendere in considerazione di comprare un’auto francese, che non voglio ricevere neppure gratis, non ho mai fatto rifornimento alla Total – Elf e non ho un prodotto made in france in casa. Aggiunga che eviterò di andare n fracia

    • @buonbeppe
      Le ricordo che la casa costruttice dell’auto in cui fu ritrovato il cadavede di Aldo Moro fece al suo proprietario una proposta di acquisto mirabolante che lo avrebbe reso ricco per il resto della vita, al fine di usarla in pubblicità, ricevendone un secco e motivato moralmente NO.
      A me farebbe schifo andare in giro con una macchina con quel marchio.
      Non so a lei.

      • Dalle sue risposte deduco che lei ha interpretato il mio commento come pro-francese. Nulla di più sbagliato.
        Quando parlo di “mandanti” la Francia è uno dei principali indiziati, probabilmente il primo della lista. Siamo già in guerra con la Francia in nord Africa, e non da ora. Per questo dico che prendersela con l’Egitto è abbastanza inutile e fa il gioco del nemico.

  • Un articolo muscoloso!
    Non mi piace il benaltrismo, ma non posso fare a meno di pensare che bisognerebbe assumere stesso atteggiamento e identica risoluzione in tutti i casi in cui siamo o siamo stati vittime di comportamenti e/o strategie messe in atto da Paesi “alleati”, almeno sulla carta e fin che fa loro comodo.
    E di esempi se ne potrebbero fare parecchi: Ustica, Cermis, il caso Shalabayeva, ecc.
    Questo per non destare il sospetto di essere anche noi forti con i deboli e deboli con i forti.

  • Tenerone Dolcissimo

    Mi associo a quanto affermato da GherardoMaffei per fare presente che si dovrebbe cominciare ad esaminare il caso Regeni in base ai comportamenti successivi all’omicidio.
    Inizio osservando -e attendo l’asssenso del professore o la sua bacchettata- che l’Egitto ha il tipico atteggiamento di chi è stato tirato dentro per i piedi e cerca di divincolarsi come un’anguilla per uscirne.
    Insomma, non ci possiamo attendere un’ammissione di colpevolezza mossa da scatto di orgoglio come per il colonnello di “codice rosso” (mirabilmente intepretato da Nicholson) semplicemente perché l’Egitto colpevole non è: al massimo qualche suo poliziotto puo’ essersi venduto a QUALCUNO molto potente che aveva interesse a provocare il caso attuale.
    Interessante sarebbe esaminare chi continua a propalare la tesi della pericolosità per il regime di questo ragazzetto. Insomma, basta guardare la foto col gatto per capire che Regeni al regime poteva fargli il solletico
    Saluti a tutti

  • Lo stesso giorno in cui sono stati rotti i rapporti diplomatici con l’Egitto, British Petroleum ha stipulato un accordo da 1 miliardo di dollari con l’Egitto, più tre già sborsati per lo sviluppo del giacimento di gas Atoll, dismettendo in via definitiva quelli dei rigassificatori in Italia di British gas.
    Considerato che il cadavere di Regeni è stato trovato il 3 Febbraio, giorno in cui il ministro Guidi si trovava al Cairo con una delegazione di industriali italiani, non è che i nostri “alleati” stanno cinicamente utilizzando una disgrazia per spedirci economicamente fuori dall’Egitto?

    • ritirare l’ambasciatore non significa rompere le relazioni diplomatiche, quello è un passo successivo che il governo non vuol fare e che io credo vada chiesto al nosytro governo

  • Scusate ma a quanto pare il governo egiziano ha finalmente dato una versione credibile: http://www.lercio.it/omicidio-regeni-legitto-fa-chiarezza-e-stato-il-suo-gattino/

    Provando a essere seri, solo una nota, visto che si sta continuando a ripetere come un disco rotto la storia dell’Eni estromessa dalla Libia:
    http://www.ilprimatonazionale.it/economia/libia-2-40667/

    Addirittura, seconda quella specie di O.P. 2.0 che è Dagospia, che riprende un articolo del Fatto (che però in rete non è più disponibile), l’Eni sarebbe l’ultima compagnia petrolifera in quel che resta della Libia:
    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ma-libia-quanti-amici-tecnici-rapiti-bonatti-lavoravano-105365.htm

    Poi – tornando al tema – per carità, siamo in democrazia (ci siamo capiti…) quindi continuare a ignorare i dati di fatto per azzardare ipotesi sempre più ardite è sempre legittimo.
    Nessuno però ha ancora tirato in ballo i rettiliani, sono un po’ deluso.

  • Ancor prima che scoppiasse il caso Regeni da questo forum a quel polmon (termine in uso dalle parti di Merano) di Clusò (volutamente refusato) chiamato all’Eliseo e alla sua comara Riina Elisabetta ‘mbetta tenutari della franza sfragiata e dell’angliterra terra terra ne ho tetto di tutti i colori. Ricordate quando ho scritto che Marianna è una p. ? Vi assicuro che non mi hanno dato lo cheque bancario o la civanza. Al più quando esco di casa mi trovo i cc in giro. Talvolta al supermecato si sono affiancati degli scapocchioni a parlare di marina militare indiana (io non spaevo neppure che esistesse) altamente ignorati, come quando hanno parcheggiato vicino a me. Certo, la vicenda Regeni puzza di gatto e volpe (più di gatto secondo me) come ho scritto, ma non è questo il punto principale e diretto su cui poter insistere. Questa alleati di … le guerre le fanno combattere agli altri per intestare a se le vittorie. Lusitania, Pearl Heabour .. Speigatemi cosa ha fatto di più la resistenza francese rispetto a quella italiana e alle regie forze armate. Andare al muro contro muro è rischioso e pericoloso. Al Sisi è stato omaggiato da Renzi e ha ricevuto in cambio il caso Regeni, pur essendo il primo partner commerciale dell’Egitto. Al Sisi è un politico inutile e come tale dannoso. Deve annarsene con le buone o con le cattive, perchè è impresentabile e ne fa, e ne fa fare, di tutti i colori al suo popolo. Ciò che si perde oggi, si guadagna domani. Il gatto e la volpe intanto vanno stanati dalla loro posizione ipocrita. In Egitto ci manderei Harry Bernad Levy, ma quello non se lo pigliano ! I no del gatto e della volpe sono mometa da spendere domani. L’unica cosa da non fare é non fare nulla. In Egitto o si è protaonisti o si subisce l’iniziativa degli altri. Di soggetti con cui allearsi -e di avversari da cui guardarsi- ce ne sono. Bisogna muoversi a tutto campo. Noi non siamo visti come sfruttarori, abbiamo una immagine positiva che va opportunamente implemetnata. Però questi discorsi non vanno fatti con i fichi secchi. I servizi e le rappresentanze vanno dotati di mezzi e strumenti. Bisogna pensare e vedere lontano. Può darsi che il giacimento Toh (o come accidente si chiama sia un pacco egiziano…). Ciò non toglie che quella gentaglia ha superato ogni limite.
    Se mi posso permettere di dare un consiglio a quelli che Giannuli ha indicato e che dovrebbero essere delle Tavole per Renzi e i suoi, aggiungerei uno di carattere internazionale.
    Bisogna far comprendere alla Russia che proprio essa dovrebbe non concentrarsi sulla Svezia, ma fare il possibile per far entrare l’Irlanda nella Nato.
    Non è certo un caso, malgrado i recenti governanti italiani, se l’italiano è una delle lingue più diffuse al mondo.

  • resto molto sorpreso. ho sempre apprezzato il prof. Giannuli per il suo pragmatismo.
    ma questa volta appare più realista del re.

  • Premesso che condivido l’analisi, rimango perplesso su alcune delle risposte, sia dal punto di vista della praticità delle soluzioni proposte, sia da quello della loro “correttezza”.

    Mi pare evidente che, anche nell’analisi del presente post, si riconosca che la questione ha ormai superato la ricerca della verità e la possibilità di ottenere giustizia per Regeni, mentre si discute sostanzialmente del problema di preservare la dignità nazionale di fronte alla presa per i fondelli rappresentata dalle versioni farlocche delle autorità egiziane.

    Sinceramente non so se, almeno all’inizio, ci fossero i margini per una collaborazione non rumorosa con quella fetta delle autorità egiziane che sono rimaste danneggiate dall’omicidio Regeni. Gli sviluppi attuali fanno presupporre di no, ma mi sembra evidente che ogni reale possibilità di collaborazione, anche qualora sia mai esistita, è in ogni caso crollata nel momento in cui il battage mediatico ha spostato la questione sul piano della proiezione pubblica dell’immagine dei due Paesi, chiamando in causa l’orgoglio e la dignità dello Stato. Senza voler assolutamente tirare in ballo giudizi morali, sono del parere che nel momento in cui la doverosa richiesta e pretesa di giustizia è stata trasformata nell’esigenza di uno show di pubblica e plateale condanna, ogni eventuale, residua possibilità di intesa è stata preclusa.
    Ormai è troppo tardi per tornare indietro e una qualche forma di reazione è inevitabile, proprio perché adesso è in gioco la dignità delle istituzioni. Significa che, per adesso, chi voleva morto Regeni ha probabilmente vinto. Altro che giustizia…

    Sull’escalation di contromisure diplomatiche e economiche non ho molto da aggiungere: come detto, ormai stiamo andando in una direzione in cui probabilmente si dimostreranno necessarie, anche solo per una questione di dignità. Per quanto ci danneggino economicamente.

    Ma non mi farei molte illusioni sulla possibilità di tagliare le gambe a “partner” occidentali che volessero subentrare all’Italia. Non vedo perché costoro dovrebbero supportarci nel lanciare una campagna di denuncia della situazione dei diritti umani in Egitto, a maggior ragione qualora la loro intenzione sia quella di farci le scarpe e subentrare nelle attività economico-industriali vacanti per la ritorsione italiana. Non mi pare che il nostro Paese abbia la potenza di fuoco mediatica per sostenere da solo una simile campagna.

    Rimango invece stupito di fronte alla reiterata proposta di operare per destabilizzare il regime supportando le opposizioni democratiche.
    Nel giro di pochi anni l’Egitto è passato da un decennale governo di stampo militare a un governo eletto a maggioranza che ha tentato di imprimere una deriva settaria alle istituzioni per poi essere a sua volta rovesciato da un colpo di stato militare. Nella peggiore delle ipotesi, le forze democratiche in Egitto sono largamente minoritarie. Nella migliore sono completamente disorganizzate. La dittatura militare egiziana è certamente un problema, ma anche un sintomo della difficoltà della società civile ad organizzare istituzioni democratiche funzionanti.
    Le esperienze recenti (Iraq, Libia, Siria) ci insegnano che in simili condizioni destabilizzare governi autoritari significa scatenare il caos e che il vuoto di potere non viene riempito da presunte forze democratiche, ma da opportunisti più o meno estremisti e sanguinari che non sono certo migliori degli apparati autoritari di cui prendono il posto.
    Anche ammettendo di avere una possibilità di successo, destabilizzare l’Egitto di Al Sisi equivarrebbe, con ogni probabilità, a condannare il popolo egiziano a ulteriori sofferenze. Non mi sembra che questo sia il modo migliore per rendere giustizia e onore a Regeni.

    • le possibilità di successo sono legate alla capacità di sviluppare una campagna d’opinione internazionale. Quanto alla destabilizzazione ci sono molti modi di farla. Comunque la sua proposta quale è? Quella di tenerci un governo nazista e di tenere ferme anche le opposizioni egiziane?

      • A dire il vero non ho proposte. La situazione è indubbiamente complicata. Visto che ormai il problema è quello della dignità nazionale occorrerà adottare le misure necessarie a dimostrare che l’Italia non si lascia impunemente trattare a pesci in faccia. Ma per me la reazione deve essere limitata a scelte che concernono e riguardano l’Italia: ritirarsi da accordi commerciali o ridimensionare (o cancellare) il turismo italiano in Egitto sono dal mio punto di vista manovre accettabili.

        Cambiare il governo egiziano è compito degli Egiziani, non degli Italiani. Anche dopo l’omicidio Regeni. Tenerci il governo nazista? Non è il nostro governo. E’ il governo egiziano, frutto dei fallimenti della politica egiziana. Non è dall’esterno che si può risolvere il problema.

        • certo: il governo dell’egitto lo devono scegliere gli egiziani, ma faccio umilmente presente che questo governo si è imposto con un colpo di stato ed è una feroce dittatura militare. Sostemnere le opposizioni ed aiutare una eventuale insurrezione dovrebbe essere un dovere per ogni democratico. Ono?
          Io rivendico di aver operato in appoggio all’opposizione greca per la caduta del regime dei colonnelli

          • Mi dispiace, ma dopo gli ultimi esempi, che ho citato sopra, sono assolutamente scettico e diffidente nei confronti di qualunque regime change nel nome dei diritti umani. Troppe volte queste manovre si sono rivelate semplice copertura per interessi di tipo imperialistico e geopolitico. Con conseguenze disastrose.

            Faccio presente che non dubito neanche per un secondo della Sua buonafede e sono certo che Lei sia animato da sincero spirito umanitario.
            E’ solo che non riesco a trovare esempi recenti di Paesi in cui l’intervento a piedi uniti dall’esterno sia davvero riuscito a migliorare la situazione interna a fronte delle divisioni e delle dinamiche intestine.

          • verissimo è stato fatto un uso indecente della tematica dei diritti umani per coprire vomitevoli operazioni inperialiste, ma questa non è una buona ragione per disinteressarsi dei diritti umani comne se sempre fossero alibi neo coloniali

  • Esplicito nuovamente quanto da me più volte sostenuto:

    l’operazione è stata studiata ed eseguita con una precisione chirurgica per essere il perfetto incidente che blocca l’ingranaggio dei rapporti commerciali Italia-Egitto (e in particolare quelli relativi allo sfruttamento dei giacimenti scoperti dall’ENI). Sono state sfruttate tutte le circostanze del caso (le violazioni dei diritti umani – per usare un eufemismo – notoriamente praticate dal regime egiziano nei confronti degli oppositori, le faide nei e tra i servizi di sicurezza di quel paese, l’ingenua e irruente disumanità di queste bestie degli “squadroni della morte”, asseritamente “controllati” – ma fino a che punto mi chiedo – dagli apparati repressivi ufficiali del regime, e la loro verosimile disponibilità a vendersi per fare un lavoro sporco, peraltro verosimilmente secondo loro nell’interesse del regime che li protegge, in cambio di pochi spiccioli). E’ stato probabilmente tutto studiato nel dettaglio prima dell’esecuzione: persino le prove disseminate come trappole ad orologeria che inguaiano ogni giorno di più (ça va sans dire) il regime egiziano – per il quale, ci tengo a dirlo, non nutro nessuna simpatia.

    Il guaio è che il Prof. Giannuli ha ragione nel dire che il governo italiano si trova a dover fare delle mosse obbligate di interruzione dei rapporti (se non di vera e propria manifestazione di ostilità) nei confronti della controparte egiziana, per almeno due motivi: 1) perchè quella che a mio modo di vedere è stata una brillante operazione di guerra asimmetrica contro gli interessi italiani (principalmente) ed egiziani (incidentalmente) è riuscita alla perfezione tant’è che non c’è, come lui insiste (correttamente) nel dire, uno straccio di prova che non riconduca, in maniera schiacciante, l’omicidio e l’orrenda tortura alla responsabilità del regime egiziano; 2) perché anche ipotizzando che in questo caso il regime egiziano in quanto tale (se si esclude la collaborazione maliziosa di qualche agente degli apparati egiziani) non c’entri, alla fin fine comunque si tratta di un regime che queste bestialità le commette davvero quotidianamente (sebbene, a mio avviso, con estrema cura di non rivolgerle a cittadini stranieri che, peraltro, a limite possono piuttosto essere espulsi dal paese) e che quindi meriterebbe di essere isolato.

    Purtroppo, se non vogliamo prenderci in giro e inebriarci di quella tipica ipocrisia di stampo anglosassone, sappiamo tutti benissimo che nessun paese occidentale isolerà l’Egitto per le violazioni dei diritti umani: a la supremazia di tale principio non crede veramente nessuno, è solo retorica da impugnare contro i regimi avversari in politica internazionale (Cuba è un paradiso dei diritti umani in confronto all’Arabia Saudita che, per ironia della sorte, ha chiesto e ottenuto la nomina del proprio ambasciatore alle N.U. a capo dell’apposito comitato).

    Al contrario, c’è da scommettere che le corporation Usa, UK e Francia si stiano già organizzando per sostituirsi a quelle italiane (i loro azionisti principali si incaricheranno, naturalmente, di spendere qualche parola contro le violazioni dei diritti umani, con il bicchiere di Dom Perignon in mano, a qualche galà di beneficienza) nella fornitura di beni e servizi al perfido e disumano Al-Sisi, tanto stigmatizzato dal megafonone del New York Times e compagnia bella. E di certo anche nei salotti di Ankara e di Istambul si gongola (che dal punto di vista regionale, forse ancor più di quatarioti e sauditi, i turchi sono i più ostili ad ogni intesa Italia-Egitto).

    La cosa migliore sarebbe riuscire a organizzare in breve tempo un colpo di Stato e sostituire il regime egiziano attuale con uno ben disposto nei confronti italiani ed ostile agli interessi di certi ipocriti macellai che sono adusi ad indossare la maschera di censori dei diritti umani mentre assestano poderosi calci sotto al tavolo agli “alleati”. Purtroppo però si tratta di una soluzione assolutamente inverosimile (almeno con la rapidità che sarebbe auspicabile).

        • no: ti faccio presente che il regime attuale è stato il frutto di un colpo di Stato, Per cui un nuovo colpo di Stato che riprenda il cammino verso la democrazia sarebbe un fatto positivo. E mi pare che in qualche caso, a sinistra, abbiamo fatto il tifo per qualche colpo di STato

          • Per errore abbiamo tagliato una gamba al paziente, così per rimediare gli tagliamo anche l’altra.
            Magari non sarà felice però almeno non è sbilanciato…

          • semplicemente, può succedere che un colpo di stato possa ripristinare la democrazia anzi che affossarla. E’ già successo

    • Se le cose stanno davvero in questi termini, forse potremmo sperare che i piani sciacalleschi dei nostri cosiddetti “alleati” possano ritorcersi contro di loro.
      Ciò potrebbe accadere se una posizione di grande fermezza assunta dall’Italia dovesse portare alla caduta di e del suo governo. In quel caso, il successore sarebbe costretto a guardare al nostro Paese con più cautela e rispetto e, per conseguenza, a mettere in discussione eventuali altri accordi stretti con i nostri “alleati”, presi approfittando della situazione.
      Ma concordo assolutamente con Leonardo: se dovesse davvero cadere Al-Sisi, spero per il bene degli egiziani che non cada anche il regime militare, almeno finchè non si sarà sviluppata una reale forza di opposizione democratica in grado di prendere in mano il paese.

      • Tenerone Dolcissimo

        Perché accada cio’ che tu auspichi -e che auspico anch’io- occorrerebbe una nazione forte e sveglia. Il che non è come insegna l’esempio degli indignati felici della caduta di Berlusca e che esultavano dei sorrisetti del duo gattovolpe Merkel & Sarkozy, senza capire cosa si preparava in Europa ma soprattutto in Libia, e che parimenti esultarono all’ascesa del MONTI pronti a baciare il sacro loden, il quale Monti subito spedi’ 40 miliardi alle banche tedesche

    • tutte ipotesi degne di attenzione, ma che non possono non fare i cointi con la necessità di passare per mani egiziane, per cui…

  • @ Renzi.
    B. Mussolini disse: “la cinematografia è l’arma più potente” perche non aveva a disposizione altri mezzi di comunicazione di massa così efficaci.
    Lei, Presidente, vive nel 2016 con altri strumenti di comunicazione .. che pure in Egitto abbondano, oltre la TV e la radio.
    Trovi il suo Gillo Pontecorvo con gli altri professionsti dei vari settori.

  • Rompere le relazioni diplomatiche per un omicidio misterioso di un privato cittadino italiano che lavorava per un’azienda inglese? Questo è diritto internazionale da “Isola dei famosi”!
    Lo facciamo per i diritti umani? Ma come siamo giusti e pii! Come in Libia, dove proprio per quelli abbiamo azzerato un paese e disfatto popoli.
    Ma mi faccia il piacere mi faccia

    • Le ultime esternazioni di Al Sisi sarebbero da opera buffa se non ci fosse di mezzo la morte di Regeni.
      Ci sta prenendo in giro!
      In altri termini il principio pacta sunt servanda, ovvero il valore veritiero di ciò che si afferma a livello di diritto internazionale, è evaporato nelle parole di Al Sisi.
      Motivo in più per sloggiarlo.
      Prendendo in giro il Goveno italiano, prende in giro tutti noi.
      Non se se Renzi, e per lui l’Italia, debba farsi prendere a pesci in faccia dal primo dittatore di passaggio, come se nulla fosse.
      @Renzi.
      Se ci sei batti un colpo.

      • Va bene, mi hai convinto: i 5000 uomini che dovrebbero andare in Libia mandiamoli invece in Egitto per sloggiare il dittatore che ci sta prendendo in giro, con una bella guerricciola in nome della verità sul caso Regeni, per tutelare “il valore veritiero di ciò che si afferma a livello di diritto internazionale”.
        Questo “principio” val bene una guerra: anche Pippo, Pluto e Topolino (e Renzi, naturalmente) sono con noi .

        • non mi pare che Gaz abbia proposto una spedizione militare in Egitto. Stiamo parlando di altre misure che certamente hanno un contenuto ostile (sarebbe sciocco negarlo) ma non si parla di guerra. E nella politica gli stati di ostilità sono graduati.
          A meno che non pensiamo irenisticamente che non ci debba mai essere alcuna fdorma di ostilità ed allura dedichiamoci alla raccolta delle margheritine

          • @Zerco
            Veramente Paperino alla visita militare è risultato abile e arruolato.
            Ha combattuto.
            Ad averlo !!
            https://www.youtube.com/watch?v=kzH1iaKVsBM
            Usando le categorie natali dei dittatori del sud America, Al Sisi è un figlio … , ma non possiamo permetterci che sia il nostro. E’ prima di tutto cosa degli egiziani … Renzi deve svolgere il ruolo per il quale si è proposto, nulla di più, nulla di meno …

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