Il caso Levato ed il bambino negato.

Chi segue questo blog sa che di solito dedico il lunedì ad un editoriale sulla politica interna, ma questa settimana faccio una eccezione, sia perché, data la pausa ferragostana, c’è poco da dire, sia perché c’è un caso che ritengo molto importante sul piano del costume e della civiltà giuridica, e che mi ha molto toccato.

Il caso è quello del bambino di Martina Levato e di Alexander Boettcher, la coppia ”dell’acido”, i due che hanno aggredito (per ragioni che non abbiamo ancora capito) una serie di giovani spruzzandogli acido corrosivo sul volto. I due sono stati condannati in primo grado ad una lunga pena detentiva (14 anni) e sono in attesa di appello, ma, nel frattempo è nato il piccolo che l’Autorità giudiziaria ha immediatamente separato dalla madre, aprendo le procedure di adozione, salvo autorizzare successivamente un momentaneo contatto fra madre e bambino, ma con divieto di allattamento, “per non far sorgere il vincolo affettivo”.

La consultazione on line del “Corriere della Sera” (per quel che valgono questi sondaggi) ha approvato il comportamento dei magistrati con il 79% contro uno scarso 21%. Ovviamente, il caso ha scatenato molti commenti sui social, che sono un interessante test di quello che pensano gli italiani.

Ragioniamo freddamente: qui abbiamo tre ordini di posizioni giuridiche in contrasto fra loro, ma che dobbiamo contemperare e disporre in ordine di importanza:

1. i diritti del bambino, che non è una cosa, ma è portatore di diritti soggettivi dal primo momento della nascita. Essendo ancora incosciente, naturalmente, non è in grado di adire il foro, questo spetterebbe ai suoi genitori che, però, potrebbero trovarsi in posizione tale da configurare un conflitto di interessi, per cui, direi che spetta ai nonni costituirsi come rappresentanti dei diritti del minore.

2. I diritti dei due genitori, che non perdono la loro qualità per il solo fatto di essere condannati (peraltro in primo grado) per un grave reato e che, peraltro, hanno diritto (nonostante l’evidenza della loro colpa) ad essere considerati innocenti sino alla sentenza definitiva passata in giudicato. E, per di più, anche in caso di condanna, avrebbero diritto ad una pena “non contraria al senso di umanità” (come previsto dall’art. 27 della Costituzione) ed orientata alla loro rieducazione.

3. La certezza della pena irrogata in ragione del loro delitto.

In questo quadro, bisogna stabilire una gerarchia che dica quale sia il diritto che prevale sugli altri ed ovviamente gli interessi del bambino prevalgono su ogni altra cosa, sia perché si tratta di un soggetto in una condizione che esige la massima tutela, sia perché, non avendo alcuna colpa, non può essere penalizzato per il comportamento dei suoi genitori. Pensare di usare il neonato come strumento per una punizione ulteriore dei due sciagurati genitori è una aberrazione giuridica ed un comportamento umanamente abietto.

Quali sono gli interessi del bambino? Qui il discorso si fa delicato.

In linea generale è ovvio che il diritto principale è quello di crescere con i propri genitori naturali. Si tratta di un diritto soggettivo assoluto per il quale lo Stato deve astenersi da qualsiasi comportamento negativo, salvo che la convivenza con i genitori naturali possa essere fonte di danno. Ad esempio, se si teme che la madre possa avere manie omicide o che possa dargli una educazione gravemente distorta o possa trasmettergli gravi malattie ecc. oppure che questo lo esponga a gravi traumi psichici.

A quanto pare, le perizie psichiatriche sui due genitori hanno appurato che sono pienamente in grado di intendere e di volere e, proprio per questo, hanno avuto una pena particolarmente severa (anche se continuiamo a chiederci per quale maledetto motivo possano aver fatto cose così orribili); nulla ci dice che la madre abbia manie omicide o, quantomeno, non c’è un a perizia psichiatrica che lo adombri; quanto alla capacità educativa vediamo come se la cava, la condanna o anche il reato di per sé non dicono che la donna sia automaticamente inidonea ad educare un figlio. In fondo ci sono numerosissimi casi di ogni sorta di criminali che, però, sono stati genitori irreprensibili.

Ho letto un articolo del Corriere che attribuiva ai magistrati un giudizio per il quale i due genitori (nello specifico la madre) non sarebbero in grado di educare il bambino perché ”non sono pentiti di quello che hanno fatto”. Se questa frase fosse vera, significherebbe che un magistrato della Repubblica, di fronte a dei condannati di primo grado, non solo dà per scontata la condanna definitiva, ma ha già stabilito che i rei non sono neppure pentiti, ed orienta le sue decisioni sulla base di questi pre giudizi. Non posso credere che un magistrato possa aver detto una castroneria del genere, per la quale il Guardasigilli dovrebbe avviare subito azione disciplinare: preferisco pensare che al solito i giornalisti capiscono male, forzano il senso delle parole, riferiscono a modo loro. Dunque, facciamo conto che questa frase non sia stata mai detta.

C’è, però, un aspetto che può indurre a perplessità e che, personalmente, mi ha fatto inclinare in un primo momento, a favore della decisione dei magistrati: il bambino potrebbe vivere con la madre in regime carcerario attenuato sino ai sei anni, dopo dovrebbe essere separato. E qui sorge il dubbio che da questa rottura in una età delicatissima, quando il minore ha già piena coscienza, possa derivare un trauma ancora peggiore di quello che potrebbe esserci ora, con un essere umano senziente ma non cosciente (quantomeno nel senso che comunemente diamo alla parola). Questo è un aspetto che merita riflessione, ma su questo credo si debba lasciare la parola agli psicologi.

Dunque, salvo questo singolo aspetto, peraltro non proprio irrilevante, non vedo ragioni per le quali lo Stato possa intervenire di fronte ad un diritto soggettivo di questo peso.

Ovviamente una soluzione perfetta non c’è ed il bambino, in un modo o nell’altro, riceverà un danno da questa situazione, si tratta di trovare la soluzione che lo danneggi meno.

In secondo luogo, fra l’esecuzione della pena (giustissima, perché il  delitto è grave) ed i diritti soggettivi dei condannati, prevalgono questi ultimi. In primo luogo, perché non esiste una pena aggiuntiva come la perdita della genitorialità, può esserci la decadenza della patria podestà, ma questo non determina una negazione assoluta del diritto-dovere derivante dalla genitorialità. Tanto il bambino quanto i genitori hanno diritto all’affettività e, se non c’è un gravissimo e comprovato motivo che imponga una separazione come quella prospettata, non si capisce sulla base di cosa si possa negarlo. Con tutto il rispetto per la Ag, trovo poi fuori del mondo il divieto di allattamento: siccome in qualche modo il bambino dobbiamo allattarlo e non si capisce perché occorra farlo artificialmente se la madre è in condizione di farlo, che succede se una giurisdizione di appello, la Cassazione o la Corte Europea (ricordiamoci che c’è una Corte europea e che i suoi orientamenti sono molto più garantisti di quelli della nostra magistratura) annullano questa decisione, magari dopo due anni?

Il bambino avrebbe ricevuto un ingiusto danno ed avrebbe ragione di (o meglio, i suoi rappresentanti legali potrebbero) chiedere un adeguato risarcimento. E, poi, il padre sarà quel che sarà, non discuto, ma ha diritto a conoscere il figlio, perché proibirglielo? Hanno paura che possa allattarlo?

Si dimentica, poi che, pur sempre (nonostante l’evidenza dei fatti) i due possano uscire assolti –magari per un difetto procedurale- fra due o tre anni: che si fa in quel caso con un bambino già adottato da altri e su un presupposto poi falsificato? Anche io non mi aspetto che i due possano essere assolti, ma intanto esiste un articolo 27 della Costituzione che, a mio modesto avviso, rende illegittime una serie di decisioni che danno per scontata la conferma della condanna in tutti i gradi di giudizio. Qui ci stiamo dimenticando che si tratta di detenuti in attesa di giudizio e la loro detenzione ha carattere cautelare, non è un inizio di pena. Magari potrebbero emergere circostanze attenuanti (non ne immagino ma può sempre succedere) o che i danni patiti dalle parti lese siano meno gravi o altro, per cui la pena è ridotta e magari sensibilmente e questo potrebbe riproporre la questione dell’affidamento del bambino. Come la mettiamo?

Infine, la rieducazione dei detenuti: vi sembra questo il modo migliore per cercare di rieducare qualcuno? Magari è proprio la genitorialità quello che può cambiare la testa di questi due sciagurati.

Un’ultima considerazione sulla reazione dell’opinione pubblica che è stata semplicemente bestiale: nessuna considerazione per i diritti del bambino e meno che mai per quelli di due persone che, quale che sia la loro colpa, restano esseri umani e cittadini di questa Repubblica. L’unica cosa che ha interessato è stata l’esecuzione della pena, quello che Hegel chiamava la “vendetta della società” sul colpevole. Una ondata di barbarie da fare vergogna, persino l’dea di usare un neonato come strumento di punizione.

Garantismo e senso di umanità ormai sono parole senza senso. Questi sono i frutti di quel populismo giudiziario seminato in questi anni, di quella cultura manettara con cui troppi hanno giocato, dimenticando quanto possa essere pericoloso vellicare certi istinti animaleschi della bassa plebe (e per essa intendo non quella a basso livello di reddito, ma quella a basso livello di civiltà).

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (28)

  • Bravissimo professore!
    Ad un articolo su questo argomento su Agorax, che lei forse ha anche letto, ho commentato tra l’altro in questa maniera:
    … non è bello togliere i genitori ad un bambino (non solo la madre, quindi!), a meno di comprovato comportamento pericoloso per il bambino stesso e rischio per la sua stessa incolumità fisica;
    Forse il carcere non redime, anche se non ne farei una regola generale e assoluta, certamente però le responsabilità genitoriali possono fare moltissimo per indurre chi ha commesso errori, anche gravi, ad uno sforzo di comprensione per i bisogni altrui. Doversi prendere cura di qualcuno che dipende completamente da noi, costringe volenti o nolenti mettere in discussione i propri egoismi, primo e decisivo passo per migliorarsi. Naturalmente, neppure questa può essere una regola assoluta, ci sono sempre le eccezioni: quei due sciagurati costituiscono l’eccezione?
    Comunque, tutta questa storia puzza tanto di gossip e di accanimento mediatico pruriginoso, e giornali e i palinsesti così ci campano la famiglia. Ed il solito schieramento tra intransigenti e buonisti, mi lascia poche speranze che ci sia un reale interesse umano verso questi tre sventurati. E per finire, mi piacerebbe chiedere a chi sta prendendo queste decisioni, pubblicizzandole adeguatamente per avere il proprio quarto d’ora di notorietà, se non crede che sia il caso di indagare a fondo e togliere la prole anche a famiglie notoriamente mafiose, o camorriste, malavitose in genere: certo, se i legami di sangue non sono più al primo posto e ciò che conta è assicurare ad un bambino genitori brave persone ed un ambiente dove possano essere educati per diventare in futuro onesti cittadini (secondo il giudizio di vari “esperti”), una famiglia di mafiosi non è il posto ideale per crescere.
    Ed ho forti dubbi anche sulle famiglie di zingari, di mussulmani integralisti e, in genere, su tutti quelle che non ci appaiono come “normali”.
    A quando i test attitudinali per stabilire il grado di “adeguatezza” ad essere genitori?
    Questa società più mette regole e paletti per scongiurare il male, più diviene disumana (e profondamente ingiusta, aggiungo).

  • Mi ripugna discutere di simili questioni ma il tema mi ha toccato. Come si puo’ impedire ad un neonato di sentire il contatto con la madre e di essere allattato? E’ davvero irrilevante una siffatta venuta al mondo? Questa separazione forzata e’ un atto che non posso qualificare perche’ qui, nella nostra “democrazia” che cosi’ tante e “libere” discussioni pubbliche ci consente, bisogna stare ben attenti.

  • Ercole Del Vecchio

    Lei dice cose esatte Prof. Giannuli ma non ha tenuto conto del “peso” che ha, in questa vicenda, l’operato dei psichiatri nominati dal tribunale. In fondo i giudici hanno solo ratificato la loro decisione circa l’allontanamento del nascituro dalla madre.
    Ho seguito l’intervista televisiva proprio della psichiatra che lo ha disposto. Alla domanda della giornalista se mai la Levato potrà vedersi affidato il bambino ha risposto: “se mai qualcuno o qualcosa potrà guarirla”…
    Agghiacciante, vero?

  • e se fossero i genitori a strumentalizzare il figlio, per usufruire i vantaggi sulla pena?
    Mediamente ci comportiamo in modo da non arrecare danno fisico ai più, ma non vi sono norme specifiche che definiscono il comportamento sociale se non nei casi estremi, questi due hanno scelto di valicare il limite della consuetudine, sono in grado di trasmettere a una nuova generazione dove bisogna fermarsi prima del danno e riconoscere il danno?
    Il vero scandalo è l’atteggiamento mediatico dei giornalisti, i quali stanno dimostrando una incapacità culturale a trattare un tema così delicato trasformandolo in una partita giudici contro cittadini per l’esercizio della patri potestà, invece di riflettere che futuro può avere una persona sottoposta a clamore mediatico per l’evento della sua nascita. Sono diventati cognomi difficili da portare che dimentica a seconda della condizione sociale dei suoi membri )-:

  • io preferirei avere due genitori amorevoli che si prendano cura di me punto .
    con calma si potrà dire chi erano i naturali e considerando la futilità dei motivi al limite della pazzia forse ci sarebbe da gioire a non averli conosciuti, chi lo può sapere? piuttosto chi si prenderebbe la responsabilità di far crescere un bambino in galera con due aguzzini seriali come genitori? io fossi stato il magistrato avrei preso la stessa decisione, non per vendetta, ma per tutelare la fragiel psicologia di un bambino. considerato che i neonati non hanno memoria quale sarebbe il danno di affidarlo a dei genitori adottivi?

    • una coppia di amici ha adottato una bambina da un ospedale quest’anno e gli hanno detto se volevano adottare un secondo nascituro che non c’erano problemi perché quest’anno l’offerta rimane in giacenza )-: Direi che se fosse vero che la nostra società non riesce a coprire gli abbandoni, sia per motivi culturali sia per motivi economici, abbiamo fatto un ulteriore passo verso la dissoluzione )-:

      • io invecee conosco coppie impossibilitate ad averlo che si sono viste negare l’adozione perchè avevano espresso una preferenza per adottare un bambino piccolo piuttosto che uno già in eta asilo-scuola.
        sapevo che i criteri erano molto stretti, anche perchè bisogna passare dai servizi sociali che vagliano ogni aspetto della vita dei futuri genitori…

  • Un giudice nel formare il suo libero convincimento dovrebbe tener conto dei pareri tecnici degli esperti, quelli di parte e quelli nominati dal tribunale, espressi durante il dibattimento. Ma non può trasformare quei pareri in leggi dello stato, e non mi pare che ci siano norme che impongano di togliere i figli ai condannati, oltretutto solo in primo grado.
    Senza contare che esistono leggi naturali non scritte, e tra esse nessuna è più importante come quella della centralità per tutti gli esseri viventi dei legami di sangue.
    Per conto mio, ribadisco il concetto espresso in precedenza: è evidente ormai il peso assolutamente abnorme della cosiddetta “informazione”, somministrata da giornali e televisioni attente a spettacolarizzare tutto per puro interesse (economico e/o politico).
    Naturalmente ed a maggior ragione se la sua ipotesi fosse corretta, questo non giustifica la pusillanimità che stanno dimostrando questi giudici.
    Sarò pessimista ma penso questo caso non mancherà di scatenarne una serie di altri simili o assimilabili, creati ad arte da giudici a caccia di notorietà: si sta creando un precedente e nelle aule di tribunale i precedenti fanno giurisprudenza.
    Potrebbe persino diventare qualcosa di simile alla carcerazione preventiva: giudici senza scrupoli, utilizzeranno la minaccia di togliere i figli all’accusato, per “ammorbidirlo” e costringerlo a collaborare.
    Anche questa è una forma di tortura, non meno grave di quella fisica.

    • a me pare che invece siano i rei a strumentali8zzare la nascita. erano a cnooscenza della gravidanza e hanno continuato nell eloro azioni al limite della pazzia rovinando la vita a molte persone (il più grave completamente deformato dall’acido, impossibilitato a uscire in attesa di trapianto e con davanti a sè cure vita natural durante, tanto per ricordare che i due non sono comuni delinquenti) forse confidando in questa sorta di lasciapassare universale (solo in italia, dove essere madri equivale a farti diventare la madonna incinta dello spirito santo) quasi che la gravidanza diventi un’attenuante e uno strumento per accedere più velocemente alle pene alternative.
      le darei ragione se questi due fossero ladri o comunque delinquenti non violenti comuni, direi che per genitori con fortissimi problemi di tossicodipendenza, instabilità mentale e natura violenta il buon senso porterebbe ad allontanare un neonato da quelle situazioni…

  • Ha voluto uscire dal suo campo e forse ha fatto male. Le perizie psichiatriche alle quali si riferisce sono state fatte ad uso esclusivo del processo per i reati specifici.
    Ma ne io ne lei conosciamo il contenuto di certificazioni psichiatriche con eventuali diagnosi cliniche su queste due persone.
    Questa è e sarà la certificazione sulla quale il giudice prenderà la sua decisione. E l’aver consentito l’avvicinamento tra madre e bambino è da leggere solo in questo senso.
    Su una cosa concordo con lei, anche se lei sembra dimenticarsene, il bambino comunque sconterà dei danni da questa situazione e che il quadro è estrmamente complesso, quindi diamo fiducia ai giudici e agli operatori che ci stanno lavorando.
    Non ultimo ricordiamoci che ci sono tre ragazzi, uno con il volto e la vita rovinati, due che ci sono andati vicino, ma loro con il bambino non hanno nulla a che fare.

  • Io penso che la Levato ed il suo sottomesso ganzo sarebbero 2 genitori perfetti come Totò Riina e Goebbels oppure come Ninetta Bagarella e Rina Fort. Si sa che l’esempio è il primo e più formidabile strumento e da questo punto di vista la coppia diabolica è decisamente all’avanguardia. Alla fine bambole e macchinine sono regali obsoleti, già vedo come il piccolo pelide strillerebbe di gioia scartando il suo Piccolo Chimico la mattina di Natale!!!

  • Melandri Maurizio

    Premessa sono perfettamente d’accordo sul discorso diritti con Giannuli.
    Prima però di dibattere il caso mi dovrei leggere le due sentenze, soprattutto quella del giudice dei minori e, nel caso, criticarla.
    Vorrei comunque ricordare un dettaglio di scarsa importanza: al giudice penale interessa solo se gli imputati sono in grado di intendere e di volere. Lì si ferma.
    Il giudice dei minori deve scendere maggiormente nel dettaglio e capire se una madre ha una personalità “disturbata” quindi “malata” per cui non in grado di accudire la prole. Per questo bisognerebbe leggere la sentenza nel dettaglio prima di parlare.
    Un ultimo, una considerazione “complottista”, anche se non ho quel tipo di personalità, come mai tutto questo can can mediatico su questo caso e non su tutti i casi? Ricordo coppie a cui furono tolti i figli solo in quanto indigenti gravi, come mai lì nessuna polemica? Ma chi è costei? Di chi è parente? O chi ha interesse a far montare questa polemica? Armi di distrazione di massa? O altro?

  • caro Professore, concordo appieno con le sue argomentazioni. Tuttavia temo che un paese frustrato e avvilito dal declino, incattivito dall’infimo livello del dibattito pubblico, mortificato da un’istruzione scadente, non sarà mai pronto ad accogliere le ragioni del garantismo.
    A peggiorare il clima intellettuale è anche il costume degli ultimi vent’anni, da quando le opposizioni, povere di argomenti e di visioni complesse, utilizzano la giustizia penale come arma di lotta politica.

  • OK a me va bene tutto, tutte le sentenze o decisioni possono essere contraddette, si possono trovare le ragioni più disparate a favore di chiunque (Riina, Pacciani, e chi ne ha più ne metta), ma avete pensato semplicemente che questi due potrebbero ammazzare pure il bambino? O anche se non succedesse, potete immaginare che tipo di educazione possano dare al bambino? A me sembra che questi due rischi siano più che sufficienti per impedire a queste due persone di crescere un bambino!!! Al netto di ogni considerazione meramente punitiva via bambino, che trovo una barbarie pure io

  • L’avevo detto, e lo dicevo seriamente.
    Anche in questi spazi c’è chi inconsapevolmente invoca un “sistema” per verificare, in modo asettico, il grado di genitorialità delle persone.
    Da appassionato di fantascenza (quella seria però, non quella dei mostri), mi spingo ad una facile previsione, di cui si vedono già i prodromi: tra qualche tempo, nemmeno tanto, i verdetti saranno affidati a programmi su computer, così come accadrà per la medicina, l’insegnamento, ecc. Altro che Orwell!
    Buon futuro a tutti!

  • “In fondo ci sono numerosissimi casi di ogni sorta di criminali che, però, sono stati genitori irreprensibili.”
    Questa fa il pari con quella di Beria onestissimo.

  • Personalmente mi indispone i favoritismi usati nei confronti delle mamme assassine.Il caso Franzoni è emblematico, è già libera a casa sua, intenta ad accudire il pupo che ha partorito dopo aver eliminato Samuele, non senza prima aver calunniato un innocente, calunnia che le è costata una condanna specifica oltre che a quella dell’assassinio del bimbo. Forse mal consigliata dall’avvocato, non ha mai voluto confessare l’infanticidio.Questo le toghe non gliele hanno mai perdonato. Ne è seguita un condanna ma comunque mite come al solito; se l’autore fosse stato il padre la condanna sarebbe stata molto più pesante.Infatti per le femmine assassine si trovano sempre delle esimenti mentre per i maschi sempre le aggravanti. Poi per le assassine niente sbarre, niente guardie in divisa, ma giardini d’infanzia,psicologhe di sostegno.Poverine sono depresse bisogna capirle.Senza trascurare che le toghe dei tribunali, i difensori di ufficio e di fiducia, le psichiatre incaricate sono sempre più femmine.Qui è il caso per noi maschi qualora finissimo alla sbarra di chiedere asilo politico in Iran.

    • come mi sono mancati questi commenti!!! adesso posso dire veramente che l’estate e’ finita e si torna alla dura realta’ autunnale!! Premetto che il giudizio sulle madri depresse mi fa venire il voltastomaco (ovviamente qui mi sembra che nessuno abbia partorito e non abbia la minima idea di cosa sia la depressione post natale), vorrei solo dire che i magistrati di castronerie ne hanno fatte e continuano a farle quindi non mi appellerei al giudizio sullo stato psicologico della madre per giustificare un allontanamento che mi sembra pura barbarie. sono perfettamente d’accordo con l’analisi del prof Giannuli, la giustizia non puo’ essere vendetta e questo caso dimostra dimostra anche il motivo per cui i vari Salvini sembrano avere cosi’ tanto consenso.

      • La paola sala pontifica sulla gravità della depressione post natale. Miliardi di femmine hanno partorito fin dalla notte dei tempi, i figli con il necessario travaglio, senza per questo uccidere la propria creatura. Solo in una epoca demenziale come l’attuale, le femmine quando non impegnate nella scalata dei vertici della società, invocando ad ogni piè sospinto le famigerate quote rosa (anche in miniera?) decidono bontà loro di riprodursi alla non più verde età prolifica di quaranta anni (ma mica troppo basta un figlio che diamine) cadono in depressione post natale. Diceva Mussolini che la guerra sta all’uomo come la maternità sta alla femmina.A ciascuno il suo fardello biblico.Amen.

  • Un appunto giuridico. La presunzione di inocenza richiamata non rileva in relta’. La decisione di non togliere o togliere il bambino è un atto nel puro interesse del minore non fa parte della “pena ” ( infatti non é necessario commettere reati per essere dichiarati inidonei ). Quindi la valutazione é soggetta ad un autonomo giudizio di merito sia per quanto riguarda i fatti in esame sia per quanto riguarda la ” capacita genitoriale ” che é ben diversa dalla capacita’ di intendere e volere di rilevanza penale.

    • si, se non che lo stesso giudizio sulle capacità genitoriali dei due si basano sul presupposto che abbiano commesso quel crimine, diversamente dovremmo passare tutti i genitori al vaglio del tribunale dei miniorenni, il che mi pare un tantino fuori luogo

      • Si ma il giudizio del tribunale minorile é autonomo e non ha finalita’ punitive… per esempio i genitori potrebbero venir prescritti ma cio’ non li renderebbe più o meno ( non entro nel giudizio se commettere un reato oppure Quel reato si i dizio di idoneita’ o meno ) idonei

  • Personalmente sono molto dibattuto sul caso. Le stesse argomentazioni che Lei ha esposto mi fanno propendere a favore dei genitori, ma c’è un’altra possibilità che mi fa invece prendere la direzione opposta: fare un figlio potrebbe far parte del loro folle piano criminale, ovvero come commettere un crimine abietto e cavarsela con poco (nel senso degli anni di prigione).

  • Marco Villasmunta

    Non vorrei sbagliare, ma i disturbi della personalità sono perfettamente compatibili con la capacità di intendere e di volere. In altre parole il quadro clinico della Levato potrebbe essere di sociopatia o psicopatia e questo credo cambi sostanzialmente l’analisi.

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