Signori Giudici, dottor Manganelli, ma non vi vergognate?

E’ di questi giorni l’incredibile notizia del ragazzino di 10 anni preso di peso da un gruppo di poliziotti come se fosse un delinquente o un animale. Il capo della Polizia Manganelli ha porto le scuse -immaginiamo a tutta la comunità nazionale- per questo comportamento indegno dei suoi uomini. Negli stessi giorni, degli agenti, convinti che un ragazzo fosse uno spacciatore che nascondeva ovuli di droga nello stomaco, hanno sedato il ragazzo e lo hanno fatto sottoporre ad una gastroscopia e senza nessuna autorizzazione della magistratura. E di questi che mi dice Manganelli? Qui non è questione di scuse, semplicemente gli agenti vanno radiati dal corpo e denunciati –insieme al personale sanitario- per abuso di potere e lesioni volontarie.
Ma la faccenda del ragazzino è ancora peggiore, perché ha provocato danni devastanti: le modalità brutali dell’intervento hanno terrorizzato una intera classe di ragazzini, che nei temi scrivono “mamma, ora rapiranno anche me?”.  Peraltro, Leonardo (il ragazzino in questione), a detta dei suoi docenti, è molto sveglio e talentoso e questo fa temere che il trauma per lui sia anche peggiore. Per anni quel bambino si porterà quella ferita. Ha capito cosa hanno fatto i suoi uomini dottor Manganelli? E Lei intende cavarsela solo con le scuse?

Alla questione sono particolarmente sensibile perché è quel che mi accadde (per due volte) nel 1964 durante la causa di separazione dei miei e, anche se, devo dire, non mi si usò alcuna brutalità, ne fui molto scosso. Avevo 12 anni. E fu una delle cose che perdonai con molta difficoltà e solo dopo venti anni a mia madre, che aveva chiesto quell’intervento della polizia.

Credevo che in 48 anni la polizia italiana fosse cambiata almeno un po’, sapesse comportarsi con maggiore civiltà, vedo che mi sbagliavo, la polizia resta solo un gruppo di mazzieri privi della più elementare sensibilità umana. Ed allora le scuse non bastano, ci vogliono sanzioni disciplinari e molto serie. E non bastano un’ammonizione o un mese di sospensione.

Detto questo, però non ci sto a buttare tutta la croce sugli agenti ed ispettori di polizia che, se è vero che si sono comportati da gorilla, alla fine lo hanno fatto in esecuzione di un ordine. Da questa storia ne escono male un po’ tutti. Ne esce certamente male la polizia che avrebbe potuto gestire l’ordine del giudice in molti altri modi più decenti che inscenare il fac simile di un rapimento mafioso, per di più davanti ad altri ragazzini: avrebbero potuto trattare la cosa precedentemente con la madre o trovare un modo meno traumatico per attirare il bambino (insomma non mi direte che non c’è modo anche solo di prendere un po’ in giro un bambino di 10 anni, almeno per attenuare il colpo!?). Anche madre e zia non ne escono nel migliore dei modi: capisco la reazione istintiva, ma in quel contesto  –e dato che non era possibile evitare quel che è accaduto- avevano piuttosto il dovere di mitigare il trauma del bambino rassicurandolo, mentre la loro reazione ha drammatizzato la situazione senza alcun costrutto. Ma sono le persone che meritano più comprensione. Molto peggio ne esce il padre che, non contento di aver sollecitato al giudice l’esecuzione forzosa di quanto deciso (e non per avere per sé il bambino, ma per portarlo in una comunità), di fronte al disastro che ha combinato, non trova di meglio che commentare “Finalmente l’ho liberato”!

Non conosco nel merito la storia e non mi pronuncio su di essa, ma il messaggio che arriva è che al padre del bambino non gliene frega niente e sta solo combattendo la sua guerra con la moglie usando il figlio come campo di battaglia. Se il bambino non vuol stare con un padre così e se la madre impedisce al padre di vederlo, devo dire che hanno tutta la mia comprensione. E come magistrato, forse, penserei proprio ad escludere un genitore così dalla vita del bambino. Stando alle apparenze (parlo di apparenze, appunto perché non so molte cose della vicenda), non mi pare degno del suo ruolo paterno.

Ma chi ne esce peggio di tutti sono i magistrati che sono i responsabili maggiori per aver gestito la vicenda a botta di editti. Ripeto: non intervengo nel merito, ma sollevo due punti che già da soli gettano una luce molto negativa sui magistrati. In primo luogo è palese che la volontà del minore è quella di andare con la madre, mentre rifiuta nel modo più evidente di andare con il padre. Ed è evidentissimo, che i magistrati non hanno tenuto minimamente in conto la volontà del minore, neppure per cercare una qualche mediazione. Anzi, volete sapere cosa hanno avuto il coraggio di scrivere?

<< (Leonardo) bisogna aiutarlo a crescere , imparare a resettare e riassestare i propri rapporti affettivi. … (egli) nega il termine padre o papà e non lo pronuncia mai>>

Avete letto bene? “Bisogna aiutare il bambino a “resettare” e “riassestare” i propri rapporti affettivi: un magistrato che pretende (sulla base non di una, ma anche di mille perizie) di ergersi a giudice dell’intimità psicologica di un essere umano, e peggio se bambino, e prende misure destinate a “resettare” i suoi rapporti affettivi, non può fare il magistrato in un paese democratico. A pretendere di giudicare “in interiora hominem” era la Santa Inquisizione e questo tipo di interventi vanno benissimo in sistemi come il III Reich o la Russia staliniana. Ma, in una democrazia liberale questo è inaccettabile.

I giudici hanno trattato questo bambino come se si trattasse di un oggetto disputato da due contendenti da assegnare all’uno o all’altro e che deve “resettare” il suo mondo affettivo come gli si ordina. Mai sentito parlare di libero arbitrio signori giudici? Ma, direte, si tratta di un bambino che non ha ancora i mezzi per una scelta consapevole. Peggio ancora! Proprio perché è un bambino, in una fase delicatissima di sviluppo della propria personalità, bisogna muoversi in punta di piedi per non fare danni e voi vi siete mossi come i classici elefanti nella cristalleria.

Se Leonardo è arrivato ad una forma di rifiuto così radicale del padre da non voler nemmeno pronunciare la parola, qualche ragione ci sarà! E non mi direte che tutto dipende dall’opera di condizionamento psicologico della madre. Adesso, signori Giudici, pensate che, dopo la vostra bravata, il bambino imparerà ad amare il padre? Ma, prima ancora che sensibilità giuridica, che sensibilità umana avete?

Questa decisione odora molto di autoritarismo e di maschilismo. Pur ammettendo che essa fosse giusta nel merito, nonostante l’opposizione del minore, i magistrati avrebbero potuto convocare la madre e dirle che, nel caso non avesse ottemperato, avrebbero aperto procedimento penale nei suoi confronti, oppure avrebbero potuto intervenire con assistenti sociali, o sollecitare un aiuto da parte del personale insegnante. Invece, i solerti custodi della legge hanno pensato che la cosa migliore da fare fosse  mandare un risoluto manipolo di poliziotti a prendere il ragazzino come se fosse un mobile da sequestrare. Congratulazioni, Lei sì che è un uomo di polso! Cento di questi casi Vostro Onore!

Ma come si fa a non capire che, persino se fossero vere le valutazioni dello psichiatra sul rapporto “patologico” con la madre, sarebbe stato preferibile non fare nulla, piuttosto che questa enormità che non riassesterà un bel nulla nella testa di quel bambino, ma gli aprirà solo una ferita profondissima.

Signor giudice, vuol capire che quando si tratta di bambini la polizia non va usata MAI? Il caso va sottratto a questi magistrati ed assegnato ad altri dotati di maggiore sensibilità umana. E, per evitare disastri peggiori, il bambino va subito tolto dalla comunità e riconsegnato alla madre. Dopo si vedrà cosa è possibile fare per correggere gli eventuali squilibri che, nel frattempo, sono stati sicuramente acuiti da questo disastro.

Ma, la questione va al di là del singolo caso: un paese civile può avere magistrati così? E, infatti, mentre un’ inchiesta amministrativa interna è stata aperta sui poliziotti, nessuno aprirà alcuna inchiesta sulle decisioni dei magistrati. E qui veniamo al punto più delicato: il nostro ordinamento non prevede alcuna forma di reale controllo popolare sull’operato della magistratura e la frasetta “in nome del Popolo italiano” è solo una vuotissima formula liturgica. Ne consegue una totale deresponsabilizzazione del giudicante.

Nella maggior parte delle altre democrazie, la magistratura deve sottoporsi a periodiche elezioni o è controllata dal potere politico o risponde direttamente al Capo dello Stato (in particolare nelle monarchie). Solo in Italia c’è questo assurdo della totale irresponsabilità della magistratura di fronte a chiunque. Sia la formula del controllo politico che quella dell’elezione ci lasciano molto perplessi in un caso come quello italiano; ci sono altre soluzioni possibili e se ne possono studiare di nuove, una cosa però è certa: che tutto è preferibile a questa situazione di magistrati che non rispondono a niente e nessuno, se non alla propria casta di appartenenza. Una casta che è la peggiore del paese, anche più indecente di quella dei politici.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (12)

  • Ma come si fa a parlare così di un padre di cui tu, che sei il primo ad ammetterlo, non sai nulla?
    COME SI FA?
    Prima di dare giudizi su “ipotesi”, attendi almeno di conoscere i fatti.
    Per i commenti sui fatti accertati mi trovi invece pienamente in accordo ma basta con le pure e semplici illazioni.
    Prima informati sui precedenti e sul perché un padre è arrivato a tanto, poi magari riscrivi un bell’articolo.

  • Secondo me non è possibile entrare nel merito della decisione giudiziaria, non conoscendo tutte le carte e i precedenti che hanno portato al provvedimento.

    Più che altro, assumendo che la decisione fosse appropriata, è assurda la modalità di esecuzione che, in uno stato costituzional democratico che garantisce diritti fondamentali al cittadino (se non alla persona umana), non dovrebbe mai essere posta in essere con questi metodi da gestapo. Tanto più in quanto si tratta di un minore.

    Bisogna domandarsi, inoltre, perchè il CSM non apra un istrutturia. Assumendo infatti che fosse la decisione giudiziaria, a monte, ad essere inappropriata, oltre alla stigmatizzazione della polizia bisognerebbe sanzionare pesantemente eventuali responsabilità disciplinari dei magistrati che hanno preso cognizione della vicenda ed emesso un provvedimento extra legem o, in caso esistano leggi che legittimano questo tipo di provvedimento, perchè non abbiano sollevato d’ufficio una questione di fronte alla Corte Costituzionale per manifesta illegittimità costituzionale di queste norme.

  • egregio prof giannuli, mi consenta di dissentire almeno parzialmente dall’impostazione del suo intervento, soprattutto dal punto di vista ideologico, che purtroppo trovo tardo settantottino e venato di un sinistrismo deteriore. premesso che l’intervento dei polizziotti è stato a dir poco inappropriato e brutale, percui certamente si poteva intervenire in maniera diversa, con l’eventuale intervento delle forze dell’ordine solo nel caso di violazione dell’ordine pubblico, rimane ugualmente chiaro che i responsabili, osarebbe meglio dire gli irresponsabili, di questa disgraziata iniziativa andrebbero sanzionati e qualoro ne sussistano i presupposti andrebbero rimossi dai loro incarichi;ma utilizzare termini quali maschilismo di ritorno rispetto a situazioni private di cui non si conoscono i retoscena e le motivazioni delle pronunce giurisdizionali, mi sembra fuoriluogo e denota un certo idoligismo malato; mi consenta ma seguendo la sua logica sarebbe altrettanto pertinente proporre il famosa pronuncia di re salomone sul figliolo conteso dalle due madri, oppure predisporre un sistema simil spartano nel quale i minori venivano sottratti alle famiglie per essere educati alla guerra. purtroppo voi che vi siete formati negli anni settanta come fosse un riflesso pavloliano scattate facilmente a pronunciare le parole d’ordine fascismo, autoritarismo, maschilismo ecc, questo è il vostro vero limite accanto a numerosi meriti che non disconosco, capisco il suo sfogo emotivo che comprendo ma a mente fredda riconoscere la grossolanità del proprio giudizio non sarebbe un demerito anzi. rimane comunque immutata la stima nei suoi confronti, con cordialità makno

  • Ah ah ah, SOCIALISMO o BARBARIE… Seppure alcuni abbiano qualche dubbio sul socialismo non è possibile averne alcuno sulla barbarie… persino a Topolinia gli scagnozzi del padronato hanno direttive, mandanti e moventi, e anche i presstituti e i pennivendoli. Ora, visto che i media non appartengono ai lavoratori (noi) ma ai padroni (il nemico), perché perdere tempo a parlarne? I media mainstream, hanno pavlovianamente e macluhanamente portato il popolo bove a credere persino a terrorismo, enalotto e missioni di pace! Contro di essi non possiamo che TRASFORMARE LA GUERRA IMPERIALISTA IN GUERRA CIVILE. Ma purtroppo ciò è illegale, e quindi consiglio di sedersi sulla riva del fiume e aspettare l’onda di piena che ci porterà via.

  • Questa volta sono in totale disaccordo con Lei professore.
    Avendo sentito a riguardo notizie discordi, ho deciso di fare una veloce ricerca su internet. Ho trovato alcune notizie interessanti.
    1) La sentenza che ha portato all’evento (comunque deprecabile nello svolgimento, ma su questo bisognerebbe avere più informazioni e non solo un video chiaramente di parte perché girato da una parente della madre) è di luglio. L’esecuzione contestata è di ottobre. In mezzo a quanto pare ci sono stati diversi tentativi da parte delle autorità di renderla esecutiva resi vani dal comportamento della madre e dei di lei familiari.
    2) In Italia solitamente l’affido dei minori viene dato alla madre, se in questo caso il minore è stato affidato al padre mi sorge almeno il dubbio che la madre di colpe ne deve avere.
    3) Nella sentenza viene evidenziato che il padre ha tenuto un comportamento impeccabile, senza mai mancare ai doveri di mantenimento del figlio.
    4) Sempre nella sentenza viene invece evidenziato il comportamento fortemente negativo della madre e dei suoi familiari, che hanno fatto di tutto per separare il figlio dal padre.
    Tenuto conto dei fatti citati, considerando quanto può essere influenzabile un bambino di dieci/undici anni, soprattutto se il condizionamento viene posto in essere dalla madre, io credo che il padre qualche ragione ce l’abbia.
    Io il video non l’ho visto e nemmeno ci tengo a vederlo, soprattutto dopo che sono circolate notizie relative alla parzialità di tale video. Sicuramente l’uso della forza contro un bambino suscita sgomento, ma io non sono affatto sicuro, per quello che ho trovato andando più a fondo nella vicenda, che sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano. Si può discutere riguardo le modalità dell’intervento delle forze dell’ordine, ma anche qui credo che bisognerebbe conoscere i fatti da più punti di vista e non trarre conclusioni dopo la visione solo del filmato dei parenti della madre.

  • Sono assolutamente d’accordo su tutto TUTTO quanto leggo. Aggiungerei soltanto che le FF.OO. oggi in Italia e’ composta si’ di mazzieri grossolani, ma solo ed esclusivamente quando si tratta di bambini e italiani o ancora meglio di bambini italiani; viceversa quando si tratta (poco democraticamente certo, ma ogni tanto farebbe anche piacere che accadesse) di ladri senza volto e senza nome, non tracciabili e perciò molto più pericolosi che colpiscono deliberatamente quei cittadini che lavorano; oppure quando di tratta di ricchi e potenti mafiosi stranieri (ma non solo) e/o riccastri delle nostre terre, allora e solo allora vorrebbero, si’, intervenire sollecitamente, ma non possono; solo allora l’Italia diventa una terra democratica e civile dove certe cose non possono accadere. E magari ce lo dicono con quel sorriso di sufficienza che ormai contraddistingue il potere che ci governa.

  • sono perfettamente d’accordo, sebbene le questioni relative al comportamento delle istituzion e quello dei genitori siano problemi diversi tra loro. nel primo caso va aperta un’instruttoria, c’è poco da dire.
    nel secondo caso, fermo restando che non so come si è comportata la madre, ritengo evidente che il padre non possa più essere considerato un genitore papabile dopo quello che ha fatto, e il fatto che fosse un avvocato ben conosciuto in tribunale mi fa leggere il caso in modo ancora peggiore: una solidarietà di casta nei confronti dell’amico avvocato per fare capire che un avvocato conterà sempre di più di un pezzente qualunque. d’altra parte loro sono la libera professione che detiene più privilegi in italia e che ci costa di più in termini di pil.
    ma l’italiano medio vota beppe grillo e vuole il figlio avvocato, quindi c’è poco da fare…

  • Sono abbastanza d’accordo con lei caro professor Giannuli, soprattutto per la responsabilità dei poliziotti che mai avrebbero dovuto comportarsi in quel modo con un bambino di 10 anni davanti ai suoi compagni.
    Ci sarebbero stati sicuramente modi più prudenti e garbati per ottemperare l’ordine del giudice, rispetto a quello brutale ed inaccettabile tenuto dai tutori dell’ordine del caso; inoltre è giustamente da stigmatizzare il comportamento di entrambi i genitori che hanno esacerbato la questione anzichè cercare di calmarla e tranquillizzare il figlio.
    Ma io da cittadino italiano mi sono scandalizzato soprattutto del becero comportamento dei poliziotti; sui magistrati che hanno disposto il provvedimento invece sospenderei il giudizio, non conoscendo in maniera dettagliata la questione.
    Però devo dire che il provvedimento giudiziario che usa il termine resettare in riferimento ai rapporti del bambino mi ha molto inquietato e mi ha fatto pensare all’assenza totale di sensibilità e cultura democratica anche da parte di certa magistratura, troppo prona e sensibile ai centri di potere che tendono a spersonalizzare l’individuo per irreggimentarlo in strutture preordinate.
    Detto per inciso, penso, astraendosi dal caso concreto, che certa magistratura non sia affatto estranea a certi centri di potere occulto e al perseguimento della loro celata agenda; detto in parole semplici, alla massoneria.

  • sull’avvocato della madre sono state scritte cose inquietanti. Questo non giustifica l’eccesso della polizia, ma fa capire perché si è arrivati a tanto.

  • Ciao Aldo
    Ho letto con attenzione il tuo articolo, da cui ho appreso di un drammatico episodio della tua vicenda personale, che ignoravo, nonostante la nostra forte e profonda amicizia.
    Come sai fin dai tempi del liceo ho una immensa ed incondizionata stima per te e l’acume del tuo pensiero.
    Devo però dissentire almeno in parte da quanto tu scrivi su questa vicenda.
    Ovviamente non ho alcuna indulgenza per le brutalità delle forze dell’ordine e trovo sconvolgente quanto accaduto.
    Credo però, come già in altre occasioni, che non si possa esprimere una opinione, che non sia preconcetta ed affrettata, su vicende giudiziarie senza conoscere gli atti ed i dettagli della vicenda.
    Neppure credo che si possa addebitare sistematicamente ai magistrati (che pure hanno le loro responsabilità) responsabilità, che gli stessi non hanno quale quella delle brutali modalità di esecuzione di un provvedimento giudiziario.
    In caso contrario si correrebbe il rischio di fare come quei politici, che sparano a zero contro i magistrati, che hanno solo applicato (come è loro dovere) le leggi, che gli stessi politici hanno approvato (sport questo molto diffuso specie tra i politici di centro-destra, dimentichi che se la legge è da ritenere sbagliata è a se stessi che dovrebbero rivolgere le critiche per averla approvata o per non averla cambiata).
    Non avendo neanche io elementi sufficienti per pronunciarmi con un giudizio ponderato sulla vicenda, mi limito ad alcune osservazioni.
    La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo il 2 novembre 2010 ha condannato l’Italia, perché in una vicenda analoga a quella, che ha destato tanta indignazione nei giorni scorsi, il Tribunale si era limitato ad applicare la misura formale dell’affidamento del bambino ai Servizi Sociali disponendo inutili psicoterapie, ma lasciandolo presso il genitore “alienante”, invece di proteggerlo mediante l’allontanamento dallo stesso.
    Secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo l’autorità giudiziaria deve assumere misure dirette e specifiche, volte ad assicurare il ripristino del rapporto tra il genitore ed il figlio.
    In sostanza se si ritiene che sia nell’interesse del figlio l’allontanamento dal genitore “alienante” per poter far si che il figlio ricostituisca un rapporto affettivo con entrambi i genitori, si deve disporre anche questa dolorosa misura, per evitare peggiori e maggiori danni al figlio.
    Il problema ovviamente non va visto solo dalla parte del diritto del genitore a poter vedere ed incontrare il figlio, ma anche dalla parte del diritto di quest’ultimo ad avere un sano rapporto affettivo con entrambi i genitori, senza che uno di questi impedisca al figlio un rapporto affettivo con l’altro genitore.
    Secondo lo psichiatra statunitense Richard Gardner La sindrome da alienazione genitoriale (o PAS) è una controversa dinamica psicologica, di cui sarebbero vittime i figli minori coinvolti in uncontesto di separazione o divorzio conflittuale dei genitori, quando manchi una adeguata mediazione dei conflitti.
    Si tratterebbe di una forma di violenza emotiva, che può produrre significative psicopatologie sia nel presente che nella vita futura dei bimbi coinvolti.
    Si tratterebbe di una specie di lavaggio del cervello, operato dal genitore c.d. “alienante”, che porterebbe il figlio a perdere contatto con la realtà degli affetti e lo porterebbe ad esprimere continuo ed ingiustificato astio nei confronti dell’altro.
    Da qui la necessità nell’interesse del figlio di allontanarlo dal genitore c.d. “alienante”, per aiutarlo a ricostituire un corretto rapporto affettivo con entrambi i genitori.
    Tralasciando ogni questione sulla controversa validità scientifica di una tale teoria, sta di fatti che i sicuri e certi colpevoli sono i genitori, che usano i figli come strumenti nella loro personale e folle guerra contro l’altro coniuge.
    I provvedimenti giudiziari in tali vicende sono emessi in applicazione della legge, ripeto non solo e non tanto per garantire il diritto dell’altro genitore a vedere il figlio, ma per assicurare il diritto di questi a costruire un sereno rapporto affettivo con entrambi i genitori.
    Anche nel caso di specie, a quanto si legge sui giornali, parrebbe che il provvedimento sia stato emesso sulla base della consulenza psicologica d’ufficio espletata e sia stato eseguito in modo forzoso a distanza di mesi, dopo che i vari tentativi di eseguirlo in modo meno traumatico erano stati frustrati dal rifiuto della madre e dagli ostacoli frapposti dalla stessa e dai suoi parenti.
    Quanto poi alla drammatica e comprensibile reazione del bambino, c’è da chiedersi se la stessa non sia stata indotta.
    Per l’esperienza che ho di separazioni e divorzi conflittuali, so bene quanto cechi possano essere i genitori/coniugi, che non vedono altro che la loro guerra personale.
    In conclusione sarei molto cauto nell’emettere giudizi senza avere gli elementi sufficienti, anche se questo sembra lo sport preferito su blog, siti vari, facebook ecc.
    Con stima ed affetto
    Angelo

  • Leggo spesso e con interesse il sito di Aldo Giannuli. Mi permetto di dire che questo suo intervento è parecchio mal calibrato. Soprattutto perché si permette di fare affermazioni pesantissime su poliziotti (nello specifico sull’esecuzione di un ordine cui non possono sottrarsi) e magistrati (in particolare sull’emanazione di un ordine che deriva da una sentenza di appello) senza minimamente conoscere i fatti ma solo sull’onda di un’emozione collegata ad un episodio della sua vita.
    Conoscendo un po’ meglio i fatti (sentenza di appello; iter giudiziario lungo oltre te anni; comportamento ostruzionistico della madre e dei parenti; appostamento continuato fuori dalla scuola per impedire l’esecuzione dell’ordine; esecuzione dell’ordine senza la presenza di altri bambini, con personale di polizia in abiti civili, assistito da addetti dei servizi sociali; intenzionale propagazione di un filmato molto parziale per scatenare clamore mediatico) si sarebbe capito che se il bambino è veramente la vittima innocente, la causa di tutto è da ricondurre alle scelte deliberate della madre di impedire al padre di vedere il figlio, fino al punto di mandare una claque fuori dalla scuola per scatenarne la paura e lo strazio anziché, per il suo bene, rendere meno drammatico l’esecuzione della sentenza.
    Per chi volesse approfondire senza farsi prendere dal livore la rete offre la possibilità di farlo.
    Magistrati e poliziotti sbagliano tutti i giorni. Ma fanno un mestiere difficile. Sputtanarli senza informarsi è roba per anonimi della rete non per uno storico del calibro di Aldo Giannuli.
    Per fortuna qualcuno prima di me (Mario Vitale e Angelo Iannaccone) ce l’ha fatta ad informarsi e a commentare senza usare cliché stupidi come “poliziotti-mazzieri” e “magistratura-massoneria”.
    Cordiali saluti,
    Gianluca

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