Cappuccino, brioche e intelligence n°20. Wikileaks e la Cina.
La vicenda di Wikileaks ha riproposto un clichet piuttosto consolidato (ripreso da qualche partecipante a questo blog) per il quale, se una determinata operazione di intelligence è attribuita ad un servizio segreto occidentale (Mossad, Cia, MI5 ecc.) la cosa è credibile e quasi solare, se la stessa cosa è attribuita al servizio segreto di un paese “socialista” (come la Cina) , ex socialista (come la Russia) o di un paese in via di sviluppo (Brasile o India) è una spy story di cattiva marca e come tale non è degna d’attenzione. Chissà perchè. I servizi segreti sono gli stessi in tutto il mondo e fanno tutti le stesse cose, per cui non c’è ragione di credere che se uno possa essere sospettato di una determinata azione, l’altro sia immune da questi dubbi.
Quando non si hanno informazioni sicure e complete non resta che fare delle ipotesi logicamente plausibili, ma essendo molto cauti. E la prima regola di cautela è quella di applicare il medesimo metodo a tutti (non si possono fare due pesi e due misure). La seconda regola è quella, per quanto possibile, di non avere una sola ipotesi ma un ventaglio più o meno ampio, sia pure disponendo le varie ipotesi in ordine di probabilità più o meno crescente. La terza regola è quella di essere molto elastici, per cui la graduatoria di probabilità (e la stessa lista di ipotesi), si modifica in base agli elementi che emergono, evitando di affezionarsi troppo ad una idea tanto da “scartare” tutti i nuovi elementi che siano in contrasto con essa.
Noi non sappiamo sino a che punto questa sia una operazione di intelligence di qualche servizio e sino a che punto sia vera la versione ufficiale di Wikileaks. La cosa più probabile è una sorta di via di mezzo, per cui il sito hacker è nato da un gruppo di giornalisti free lance un po’ avventurosi e che, ad un certo punto, sia stato strumentalizzato da qualche servizio segreto (anche se è difficile stabilire sino a che punto i giornalisti ne fossero inconsapevoli, che parte possano aver avuto ecc.).
Facciamo l’ipotesi che qualche servizio sia riuscito ad eterodirigere il sito, compiendo questa operazione. Dobbiamo capire di chi si tratta.
Nel nostro caso, abbiamo adottato il criterio dell’analisi dei costi e dei benefici che alcuni attori (identificati sulla base dei principali conflitti in atto) registrerebbero.
Primo: gli americani in quanto Stato, governo.
Tesi difficile da sostenere, perchè, mentre i costi appaiono abbastanza evidenti (il raffreddamento di molti legami diplomatici con alleati e l’inasprimento dei rapporti con diversi antagonisti, l’imbarazzo per lo spionaggio Onu, le difficoltà con l’opinione pubblica mondiale, il danno di immagine dell’intelligence americana che ne esce a pezzi ecc.) si capiscono molto meno i vantaggi che ne deriverebbero. Colpire qualche singolo paese, come ad esempio Italia e Russia per la vicenda Southstream? Un modo per imporre una camicia di forza al Web come già prospetta il Coica Bill –ne riparleremo- recentemente approvato dal Senato Americano? Mettere l’Arabia Saudita davanti al fatto compiuto della rivelazione delle sue attività contro l’Iran, per spingere verso la guerra? Tutti moventi plausibilissimi, ma ci sono mille modi più efficaci e politicamente meno costosi per farlo (parliamo sempre nell’ottica degli Usa). In nessun caso i benefici sarebbero compensati dai costi.
Allora la pista americana si sposta verso gli oppositori di Obama (i repubblicani, i settori di comandi militari che non vogliono sentir parlare di ritiro dai teatri irakeno ed afghano, la lobby filo ebraica ecc.). La pista qui si fa molto più credibile –anche perchè la fuga di notizie dall’interno appare ragionevolmente probabile-. Però questo si concilierebbe molto male con un eventuale ciclone sulla banche: nessuno degli attori segnalati avrebbe particolari interessi ad una azione in questo senso, anzi, alcuni, come la lobby filo ebraica (e le stesse considerazioni valgono per Israele ed i suoi servizi segreti) sarebbero del tutto contro interessati in questo senso. Dunque, per valutare opportunamente questa pista occorre vedere cosa verrà fuori eventualmente sulle banche americane: se le rivelazioni di Wikileaks fossero acqua fresca la pista interna o israeliana (o una combinazione fra le due cose) uscirebbe intatta ed accresciuta, mentre declinerebbero le altre. Al contrario, se le rivelazioni fossero roba pesante, in grado di innescare un terremoto bancario, il risultato sarebbe inverso: le piste interne ed israeliana perderebbero peso a favore di quelle esterne.
E passiamo, appunto, alle piste esterne. Di Israele si è già detto.
Perde quota una pista già non fortissima come quella russa: non tanto per la definizione di stato-mafia (che non fa nè caldo nè freddo agli uomini del Cremlino) quanto per le rivelazioni sul caso Southstream che potrebbero causare seri problemi in questa direzione. Quello che, evidentemente, non sarebbe affatto nell’interesse di Mosca.
Al contrario, è assai promettente la pista cinese. Oggi la Cina è impegnata in uno scontro frontale con gli Usa sul terreno valutario. Ci sono poi altri motivi di minore importanza ma inevitabilmente connessi con il campo principale (guerra commerciale, contenzioso tibetano, questione degli uiguri, diritti umani, appoggio alla Nord Corea, questione iraniana, rivalità per la penetrazione in Africa ecc.). In realtà tutto può riassumersi in una espressione: i cinesi lavorano ad un ordine mondiale che abbia l’Asia al suo centro e gli americani sono terrorizzati da questo passaggio di egemonia. I cinesi hanno preso molto male il premio Nobel assegnato a Liu Xiaobo e si considerano sotto assedio sulal questione valutaria (e tutto sommato non hanno nemmeno torto a pensarlo), per cui è evidente che considerino positivo un indebolimento politico diplomatico degli Usa in questo momento. D’altra parte, hanno dei servizi segreti di prim’ordine in grado di portare a segno un colpo del genere sia nella fase di raccolta informativa che in quella di diffusione del “raccolto”. Già questo rende la pista cinese possibile ed anche discretamente probabile. Ma se a questo dovesse seguire un terremoto bancario innescato da una nuova ondata di rivelazioni, assestando agli americani un colpo durissimo e tale da fiaccare la campagna sulle questioni valutarie, la pista cinese salirebbe nettamente al primo posto. Nè ha nessun senso osservare che la Cina, in questo modo, avrebbe colpito un alleato come la Russia di Putin, sia perchè nello scenario attuale nessuno è alleato organico di nessun altro (e contenzioso russo cinese non ne manca) sia perchè nessun servizio segreto si fa di questi problemi se deve realizzare una operazione di quella portata.
Dunque, non si vede perchè escludere Pechino dalla rosa dei sospetti. Posso solo aggiungere una cosa: nell’improbabile caso che si raggiungesse la prova certa che il colpo viene dai cinesi, personalmente non ne sarei indignato. Anche i cinesi hanno diritto a difendersi.
Aldo Giannuli, 8 dicembre ’10
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Wikileaks e la Cina….
La vicenda di Wikileaks ha riproposto un clichet piuttosto consolidato (ripreso da qualche partecipante a questo blog) per il quale, se una determinata operazione di intelligence è attribuita ad un servizio segreto occidentale (Mossad, Cia, MI5 ecc.) …
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La vicenda di Wikileaks ha riproposto un clichet piuttosto consolidato (ripreso da qualche partecipante a questo blog) per il quale, se una determinata operazione di intelligence è attribuita ad un servizio segreto occidentale (Mossad, Cia, MI5 ecc.) …
LG
Mi pare tutti i documenti Wikileaks provengano da archivi americani. Mi chiedo allora come sia possibile che agli americani convenga svelare i propri segreti, nessun vantaggio pensabile credo controbilanci il danno.
Visto che questi file sono di natura americana e visto che sono file che erano in reti condivisie da centinaia di persone (non in reti chiuse), perchè non pensare semplicemente che, appunto, ci sia stata una perdita (leak)da qualche parte?
Tale perdita potrebbe essere di natura umana, ovvero un impiegato (come in effetti è in un caso almeno) che ha passato documenti in suo possesso ad Assange e amici. Oppure di natura digitale ovvero un virus attraverso il quale Assange o chi per lui (magari anche la Cina) è riuscito ad accedere a tali documenti, essendo essi in reti aperte e non disconnesse dalla rete mondiale. Oppure tutte e due le cose.
L’ipotesi più semplice mi pare in questo caso anche la pù logica.
Andrea T
Quindi, se – con l’effettiva pubblicazione delle informazioni imbarazzanti per i gruppi bancari – si confermasse più probabile l’ipotesi cinese, dovremmo dedurne che la Cina non solo sarebbe in grado di leggere “in chiaro” le comunicazioni riservate della diplomazia USA, ma sarebbe addirittura capace di disporne la diffusione con estrema disinvoltura?
Non sarebbe cosa da poco…
Caruto
Sono molto d’accordo con l’idea di utilizzare questo spazio di conversazione in modo da prendere in considerazioni le varie ipotesi che di volta in volta possono apparire ragionevoli.
Almeno questo, rispetto alle urla che sento appena appena accendo la TV.
Nel merito: mi sono sempre chiesto se la storia ci puo’ aiutare a capire il procedere strategico della Cina.
Sisci, corrispondente de La Stampa, scrive spesso del loro proposito di sopravanzare in fretta gli USA.
Tradizionalmente la Cina non ha avuto tendenze militari espansionistiche, a partire dal III secolo a.C. quando la dinastia Chin pose le basi per la nazione attuale.
In questo, sono stati differenti dai Mongoli, dagli Ottomani, ma anche dai Romani, dagli Inglesi e dagli Statunitensi, questi ultimi anche con propositi di colonizzazione culturale.
Per quello che capisco i cinesi si stanno distinguendo soprattutto per il procacciamento di risorse: fonti energetiche e minerali (Africa), derrate alimentari (Sud America).
Da ultimo, se ho capito bene, si sono offerti di comprare la Banca di Grecia, per salvare quel paese dalla bancarotta.
Proposta, per fortuna, rifiutata, dato che era abbastanza evidente che cosi’ facendo avrebbero messo una bella zeppa lungo la linea che separa i paesi dell’area euro dalla bancarotta.
Forse si potrebbe equiparare questo tentativo con la mossa riuscita di detenere parte importante del debito pubblico USA.
Mi pare, invece, che abbiano proceduto gia’ all’acquisto dell’area portuale del Pireo.
In sintesi, quindi, sembra riscontrarsi un modello di sfruttamento delle risorse economiche, coerente, sul piano logico, con quanto sentiamo circa le condizioni di lavoro dei lavoratori cinesi.
Circa la loro capacita’ di hackeraggio informatico: ho letto che in primavera una parte importante del traffico Internet USA e’ stato dirottato verso la Cina, presumo che non siano stati quattro studenti in vena di scherzi.
Infine, non sottovaluterei una certa loro capacita’ di dissimulazione: ho letto cose interessanti nelle memorie dei dirigenti comunisti italiani che nei decenni della guerra fredda andavano in visita in quel paese e ne ricevevano le confidenze circa i metodi usati per far emergere il dissenso, allo scopo di reprimerlo successivamente.
Infine, pur considerando i fattori legati alle dinamiche da conflitto diplomatico ed economico in atto, mi ha dato un certo fastidio il divieto frapposto al vincitore del premio Nobel per la Pace di partecipare alla cerimonia di premiazione.
Cosi’ come non mi e’ piaciuta la conseguente annunciata astensione di alcuni paesi, in evidente adesione alla decisione cinese.
Cosi’ la Cina mostra di accusare il colpo della diplomazia occidentale e si dimostra incapace di reggere il “confronto”, anche nell’accezione inglese di “confrontation”.
davide
per me invece hanno fatto benissimo a boicottare la premiazione di un tipo che si lamenta perchè la presenza del colonialismo occidentale in cina sia durata solo 100 anni,per lui ce ne volevano 200 in più.
La cina fa benissimo ad attaccarlo e a far pressione sulle altre nazioni.Non è solo un suo diritto,ma un sacrosanto dovere.
Caruto
Davide, se i cinesi non gradiscono il vincitore del Nobel e quello che dice, e se non vogliono tenerselo a casa, potrebbero semplicemente dargli il passaporto e farlo andare all’estero, dove potrebbe restare.
Ma se vuole tornare in Cina per dire la sua opinione, perche’ tenerlo in galera?
Marco
Mi sembra che Giannuli scarti completamente l’ipotesi che wikileaks sia quello che dice di essere e non sia stata infiltrata. capisco le ragioni. Però se ci si pensa potrebbe aver senso: la maggior parte dei documenti non nuociono se letti isolati, per cui è possibile che le misure di sicurezza per ogni singolo documento fossero sufficienti. Il punto di forza (e il danno) arriva proprio dal fatto che migliaia di piccoli documenti provenienti da persone diverse (immagino) confluiscano in un archivio e quindi assumano senso e valore.
Caruto
Potrebbe essere utile leggere questo intervento su Dagospia che cita per esteso un articolo comparso su Wired.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-20964.htm
Si parla della inspiegabile pigrizia con la quale i responsabili di Siprnet (non) sono intervenuti per evitare i leaks, neanche dopo la pubblicazione dei file sull’Irak di qualche mese fa.
Forse poche righe possono bastare a dare il senso dell’articolo: “Le informazioni segrete sono ancora tutte lì, a disposizione di 3 milioni di dipendenti del governo americano. Dopo la più grande fuga di notizie della storia, l’unica contromisura e’ “per favore, non copiatele”.”
O sono scemi o sono in malafede.
Manuel
Rispetto alla Cina, come mandante, sono perplesso se penso a quante riserve valutarie in dollari possegga. Potrebbe avere interesse nel destabilizzare le relazioni diplomatiche statunitensi, ma colpire il sistema bancario?
Mi piacerebbe leggere il punto di vista di un economista.
ldi
Tertium datur: potrebbe non esserci soltanto lo zampino di un servizio segreto, ma un network di multinazionali o una rete di altre organizzazioni di elite indebolite dall’attuale amministrazione americana…oppure è davvero scattata un’intelligenza distribuita per cui hanno operato alcuni singoli e non c’è alcun grande vecchio
Andrea
personalmente credo che non sia stata un operazione di qualche servizio. (ricordiamoci dei pentagon papers di ellsberg. per informazioni su wikileaks consiglio http://www.democracynow.org . se ne occupano da sempre ed assange è stato spesso ospite.)
in ogni caso è certo che questi cable vengono letti ogni giorno dai servizi di tutto il mondo, governativi e non (tra l’altro, il rilascio graduale, che continua a mantenere alta l’attenzione, starà facilitando non poco il lavoro.)
un paio di domande partendo dall’ipotesi che i circoli a cui fanno riferimento i dispacci siano in grado di ‘leggere tra le righe’ ed individuare le fonti citate.
quanto si sono ‘bruciate’ le fonti del dipartimento di stato?
ovviamente stiamo parlando di paesi differenti e livelli di sensibilità delle informazioni che variano per ogni cable, ma i servizi del paese considereranno queste fonti come ‘infiltrati’? e, se si, nel gioco ‘io so che tu sai che io so’, che ruolo avranno?
gli USA avranno bisogno di ricostruire la propria rete di contatti ‘riservati’?
sui gruppi che stanno, a mio giudizio giustamente, attaccando visa, paypal, governo svedese, etc , nei media stanno dicendo una marea di cavolate… ho letto sul corriere che assange avrebbe “ordinato l’attacco” e stanno usando un linguaggio veramente ridicolo.
per fare chiarezza, questo è il manifesto dell’operazione Avenge Assange (sono dei nerd, d’accordo, ma non stanno dicendo cavolate. http://en.wikipedia.org/wiki/File:Avenge_Assange_Anonymous.png
questo invece è l’articolo di assange sul “the australian”. articolo che ha, almeno formalmente, ‘smosso’ il governo australiano a fornire un minimo di assistenza. http://www.theaustralian.com.au/in-depth/wikileaks/dont-shoot-messenger-for-revealing-uncomfortable-truths/story-fn775xjq-1225967241332
Mahdi
Mandanti?
http://www.lavanguardia.es/opinion/articulos/20101211/54086305259/la-ciberguerra-de-wikileaks.html