
Per una campagna in difesa del diritto alla casa.
Qualche anno fa, un autorevole esponente della finanza tedesca dichiarò che gli italiani non avevano ragione di lamentarsi del prelievo fiscale indotto dagli interessi sul debito, o dei salari relativamente più bassi, o dei tassi occupazionali meno favorevoli, perché, a differenza dei cittadini tedeschi, gli italiani stanno bene, vivendo in gran parte in case di proprietà.
Case comperate, manco a dirlo, con i denari dell’evasione fiscale. Insomma: gli italiani per decenni non hanno pagato alla Stato quello che dovevano e con quei soldi si sono comperati casa, lo Stato ha sopperito al mancato gettito indebitandosi ed ora deve pagare gli interessi sull’enorme debito accumulato; ergo: che gli italiani paghino le tasse e, se necessario, si vendano la casa. Una idea che ha trovato non pochi sostenitori negli ambienti di alcune università italiane, a cominciare dalla Bocconi.
In questo ragionamento c’è del vero e ci sono molte falsità.
E’ vero che il patrimonio immobiliare italiano sia la maggiore ricchezza del paese: vale 6579 miliardi di euro (secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate), tre volte il nostro debito pubblico. Ed è vero che il 76,6% delle famiglie italiane abita in case di proprietà, mentre l’analoga percentuale in Francia è del 64,3% ed in Germania del 52,6%. Sin qui ci siamo, ma di qui iniziano le bugie per lo meno parziali. In primo luogo, dire che il patrimonio immobiliare ammonta ad oltre 6mila miliardi di euro, non significa che questo patrimonio sia egualmente diviso: c’è una bella fetta di esso che è di proprietà di banche, società immobiliari, assicurazioni ecc. e non tutte italiane.
Ma veniamo al cuore del problema: come si sono comperati la casa gli italiani? Sicuramente una parte viene dall’evasione fiscale, soprattutto dei lavoratori autonomi, ma solo una parte decisamente minoritaria. Infatti, occorre tener presente che, se è vero che in Italia c’è sempre stata un’endemica evasione fiscale, è anche vero che, grazie anche alla coesistenza fra una forte tassazione indiretta ed una non lieve tassazione diretta, in Italia c’è sempre stata una pressione fiscale fra le più alte d’Europa. E per di più, con una dei servizi fra i più scadenti.
In secondo luogo, se l’acquisto fosse dipeso soprattutto dall’evasione fiscale, avremmo dovuto avere tassi molto inferiori di casa di proprietà, perché i lavoratori dipendenti, percettori di reddito fisso e, quindi non evasori, non avrebbero potuto permettersi l’acquisto della casa e, invece più di tre famiglie su quattro sono proprietarie. In terzo luogo, questo è il risultato di decenni di accumulazione di un popolo che, per moltissimo tempo, ha avuto consumi molto più bassi di quelli dell’Europa centro settentrionale. Ad esempio, gli italiani hanno scoperto il turismo vacanziero solo dagli anni settanta, mentre in Francia o Germania questo era abbastanza diffuso già da prima della guerra. Gli italiani sono un popolo risparmiatore ancora oggi e, infatti, il tasso di indebitamento delle famiglie è fra i più bassi d’Europa ed è la ragione per cui, nonostante l’altissimo debito pubblico, l’Italia ha un debito aggregato più basso di molti altri paesi. Per di più, per gli italiani la casa ha un valore culturale decisamente maggiore che in altri paesi, per cui il lavoratore dipendente che va in pensione, nella maggior parte dei casi, investe il suo Tfr nell’acquisto di una casa per se o per i figli, e così il tassista che cessa l’attività e vende taxi e licenza, il barista che cede il suo piccolo Bar eccetera. Peraltro, dentro alla proprietà di molte case (soprattutto quelle acquistate nel sud negli anni sessanta) ci sono le rimesse dei nostri lavoratori emigrati in Germania, Belgio, Francia.
La Dc (a differenza della sinistra che non lo ha mai capito) comprese il valore culturale della casa per gli italiani e ne fece uno dei suoi cavalli di battaglia nella raccolta del consenso, con una politica di forte sostegno all’acquisto della casa da parte dei ceti medi, a cominciare dal “piano casa” di Fanfani.
Dunque, sotto le polemiche di facciata c’è un disegno molto chiaro: costringere gli italiani a vendere casa sottocosto per pagare il debito pubblico e per ingrassare banche ed assicurazioni che attendono di banchettare. Come?
L’indice medio dei prezzi nel quarto trimestre del 2014 ha registrato una flessione del 2,9% rispetto al trimestre precedente. Preso come dato 100 l’anno base 2010, a fine 2014 l’indice medio per le abitazioni esistenti ha toccato quota 82,9. Cioè una casa che valeva 100.000 euro, oggi ne vale meno di 83 mila.
Questo calo è da mettere direttamente in relazione all’impennata di tasse sulla casa inaugurata dal governo Monti e proseguita con Letta e con Renzi (sapete, dopo la “sinistra ferroviaria” di cui disse Formica, ora c’è la “sinistra finanziaria”, ben più pericolosa della prima). Fu Monti a reintrodurre l’imposta sulla prima casa che Berlusconi aveva abolito ed a rivalutarla seccamente. Da allora sono cambiate le sigle (Imu, Tasi, Iuc), ma la sostanza è rimasta la stessa: Sommando le varie sigle, si ottiene un gettito di 3,8 miliardi e, se ci aggiungiamo le tasse indirette sul “mattone”, otteniamo che nel 2014 il gettito ha superato i 50 miliardi con un incremento complessivo del 34% su quello del 2010.
Questo, ovviamente ha provocato un brusco colpo di freno nell’edilizia: nel 2012-13 (anche per i tassi da usura praticati dalle banche, i mutui per abitazione sono crollati, e si sono fermati anche i lavori di manutenzione e di ristrutturazione. La sbornia di tasse ha reso antieconomico l’acquisto della casa e la sua ristrutturazione, e questo, a sua volta, ha fatto collassare il valore degli immobili, azionando un circolo vizioso per il quale le tasse salgono ed i valori scendono.
Quando si ferma l’industria edilizia, si ferma il principale motore dell’economia di un paese, perché non si fermano solo l’edilizia ed il settore cementiero: si fermano anche l’industria del tondino, del vetro, del legno e rallentano anche quelle degli elettrodomestici, del mobile e, di riflesso, dei trasporti. Un capolavoro!
Ma sin qui, abbiamo assistito solo all’attuazione della prima parte del piano “Scippa la casa all’italiano”, adesso viene il resto, con la riforma del catasto che aggiornerà i valori delle rendite catastali, con il sicuro effetto di aumentare le tasse sulla casa. Secondo l’Agefis (l’associazione dei geometri fiscalisti) avremo un aumento compreso fra il 150 ed il 178% dell’attuale gettito. Con buona pace della legge delega che (del tutto irrealisticamente) prevede che questo debba avvenire senza aggravio di costi per i contribuenti. A quel punto vendere casa sarà molto più conveniente che tenersela, ma, ovviamente, il forte aumento di offerta provocherà un crollo dei prezzi. Ed a quel punto banche ed assicurazioni potranno iniziare il banchetto gentilmente offerto da Pd e complici.
E nessuno che si stia dando da fare per prevenire il colpo. Come? Un modo ci sarebbe: sancire per costituzione che “La casa di proprietà di chi la abita non è tassabile né pignorabile” Un rigo solo da aggiungere all’art 14 della Costituzione. Perché non iniziamo a far circolare questa idea, prima che sia troppo tardi?
Aldo Giannuli
aldo giannuli, casa, casa di proprietà, costituzione, diritto all'abitare, diritto alla casa, edilizia, emergenza casa, governo letta, governo monti, imu, politiche dell'abitare, tasi

Marco Bellu
La leggo sempre con molto interesse e attenzione. La ringrazio sentitamente per tutti gli utili spunti di riflessione e le preziose e accurate analisi che forniscono i suoi articoli. Da simpatizzante 5 stelle la ringrazio in particolar modo per le critiche oneste e sincere, sempre costruttive, al movimento.
Le auguro un’ottima giornata.
Tenerone Dolcissimo
Professore, un consiglio spassionato ed anche interessato, considerato che spesso i suoi interventi sono illuminanti in un mondo di disnformazione (a proposito, ma proprio niente da dire sul disastro di Germanwings?). Le consiglio vivamente,almeno per un po’, di non frequentare ambienti di sinistra. Non è che la sx non ha compreso il valore della casa: la sx è nemica dei proprietari dicasa. Non a caso Lombardi diceva che bisognava disabituare gli italiani dalla proprieta della casa. Per non parlare poi degli pappones occupantes di Landini, per cui tu compri casa e io ci entro sfondando l’uscio e tu paghi il condominio e la luce il gas. Quindi …. se fossi in Lei eviterei i posti che frequenta di solito. COn immutata stima.
Filippo
Sa perchè tante famiglie possiedono beni immobiliari in italia, e così pochi in germania?
grazie all’INFLAZIONE!
un mutuo con tassi anche al 10% o al 15% , in presenza di alta inflazione come abbiamo sempre avuto fino allo SME-€ , rendeva conveniente indebitarsi per comprare beni reali, ed anche famiglie di operai e impiegati si son potuti comprati la casa, che nel tempo si è rivalutata ed ha protetto i sacrifici ed i risparmi che era costata.
una rata del mutuo che all’inizio valeva mezzo stipendio, dopo pochi anni diventava molto più leggera, e verso la fine del mutuo irrisoria.. per questo nei trattati europei (scritti da o su ordine di banchieri) al primo punto viene la stabilità dei prezzi , cioè la lotta all’inflazione, che è tutto tranne il nemico dei poveri, anzi, erode le ricchezze finanziarie dei ricchissimi ed il valore dei debiti, spesso contratti da classe media, imprenditori, lavoratori in genere.
alessandro
Le tasse sulla proprietà privata sono un vero crimine. Praticamente si è degli schiavi, non si è certo liberi.
Dobbiamo pagare il pizzo allo stato per una cosa che già abbiamo pagato(terra, casa, proprietà privata)….posso capire pagare dei servizi (acqua/luce/linea internet, non ci obbligano certo ad usarli) ma pagare il pizzo sulla proprietà privata è criminale.
la gente non ha da mangiare e il demanio pubblico resta abbandonato…bisognerebbe regalare a chi non lavora alcuni ettari di terra…presidiare il territorio, coltivare cibo vero, offrire opportunità di cambiamento….
I criminali ci tassano anche ciò che è già nostro…..
Filippo
addendum:
la battaglia e l’attenzione al diritto alla casa non rischia di far perdere di vista il fondamento della nostra Costituzione, il diritto-dovere al Lavoro ed a una giusta retribuzione, di cui poi la casa e tante altre cose discendono (come una partecipazione piena e libera alla vita politica del paese , senza i ricatti di sussidi slegati dal valore del proprio lavoro)?
Roberto B.
Ma poi come la mettiamo con quelli che: “BASTA CON LA CEMENTIFICAZIONE”?
giospel
@Roberto B. Con la ristrutturazione e il recupero dell’esistente lasciato andare in malora, con la coibentazione, con la messa in sicurezza degli edifici non a norma per evitare crolli durante i terremoti ecc. ecc.
Roberto B.
Sono d’accordo ma….
Tutte cose poco appetibili per i palazzinari, che speculano specialmente sulla rivalutazione dei terreni, e poco praticabili per la gente comune, che in tempi di ristrettezze è poco sensibile ai, pur giusti, discorsi sulle migliorie (coibentazione, ristrutturazione, messa in sicurezza degli edifici, ecc). Tutte cose che finirebbero sul groppone dei privati e sulle quali andrebbe a nozze la macchina burocratico-politica (certificazioni, norme standardizzatici, ecc).
Mario Vitale
Il problema non sono i palazzinari, ma i Comuni, che preferivano creare nuovi terreni edificabili in quanto davano maggiore gettito.
maurizio
quindi dopo la revisione catastale se ho ben capito la tassa sulla casa rischia di aumentare del 200 per cento??
ma quali sarebbero le conseguenze oltre che ad un crollo completo del mercato immobiliare ormai già a livelli bassi?
si rischia che la tassa annuale arrivi ad un 5-10 per cento del valore della casa per cui in 5-10 anni paghi di nuovo la casa con le tasse…follia allo stato puro!!
spero che prima di fare questo folle passo ci pensino veramente perchè qua rischiamo grosso mi sa….anche perchè una persona senza lavoro e poi anche senza casa diventa pericoloso…..
cinico senese
Si l’obiettivo a lungo termine è quello: colpire il patrimonio degli italiani creato con i risparmi di generazioni dal dopoguerra ad oggi, con espropriazioni in dosi omeopatiche: sia il patrimonio casa, sia il patrimonio risparmio: Monti non a caso ha messo una patrimonialina del 0,2% sui risparmi investiti. I sinistrati sono geneticamente incapaci a capire queste tematiche popolari, perché contro i soldi. I radical chic anche, perché loro coi soldi ci sono nati. Gli italioti incapaci del tutto, perché ignoranti finanziari: votano per chi gli dà la mancetta di 80 euro, ma non si accorgono che se li riprende subito dopo, al doppio con la TASI. Io ho già deciso di vendere casa e andare in affitto.
Alessio
Italiani popolo di proprietari di case. Ma è un bene? Partiamo dalla falsità dei dati: il 75% (o 76%, è uguale) degli italiani è proprietario di casa. Ciò significa che in una famiglia tipica di 4 persone, padre, madre e 2 figli, ben 3 su 4 hanno una casa di proprietà!!!! Allora è stato corretto il tiro e si è detto che il 75% delle famiglie vive in casa di proprietà. Intanto è una cosa ben diversa da quella detta prima. Poi sarebbe curioso di capire chi ha fatto i conti, perchè bisognerebbe incrociare i dati anagrafici (che stanno al ministero dell’ Interno) con quelli catastali (che stanno al ministero dell’ Economia) e dubito che qualcuno lo abbia veramente fatto. Comunque prendiamo il 75% come un assioma, un postulato matematico, cioè una verità presta per tale pur in assenza di dimostrazione. Dicevamo, è un bene tutta questa proprietà immobiliare? Paesi che se la passano meglio del nostro hanno percentuali molto più basse. Si dice che i giovani italiani siano i mammoni d’ Europa, bamboccioni avrebbe detto Padoa Schioppa, cioè quelli che restano più a lungo in famiglia, che escono di casa più tardi rispetto a qualunque altro loro coetaneo europeo. E’ vero, peccato che si preferisca usare la demonizzazione quando non veri e propri insulti come un Brunetta qualunque (statali fannulloni) per nascondere altre realtà. Il prezzo della case (e quindi anche degli affitti), bene rifugio delle famiglie italiane, bene sacro e inviolabile, è mediamente uno dei più alti del mondo. L’ accesso alla proprietà abitativa è diventata proibitivo, il che costringe i giovani a tardare l’ uscita di casa, a diventare adulti, a potersi formare una famiglia. Il prezzo del mattone blocca la mobilità sociale e costringe a rinunciare a opportunità di vita, blocca la mobilità sociale. In definitiva questo bene considerato sacro è uno dei principali ostacoli a realizzarsi come individui. Salvo che non si sia nati nella famiglia giusta. E qui torniamo al discorso di prima, alla casa come blocco della mobilità sociale. In Italia si preferisce costruire il mito della sacralità della casa, per difendere una classe di rentiers, di famiglie che vivono di rendita. Il risultato è che nel giro di pochissimi anni (3-4, non di più) è diventato persino la normalità fare un mutuo a 30 anni per comprarsi casa. Ma come è successo tutto questo? E’ una politica di destra, uno dei danni maggiori e più profondi che ci lasciano tanti anni di Berlusconi, Tremonti, Lega Nord, e dei quali purtroppo non si parla mai, un argomento totalmente rimosso dal dibattito pubblico. Col passaggio all’ euro (gennaio 2002) il Governo di centrodestra decise che l’ asse dello sviluppo italiano sarebbe stato l’ edilizia. Per fare questo hanno costruito una bolla immobiliare (persino rivendicata da Berlusconi) agenda su 3 direttive: primo, smontare ogni forma di edilizia pubblica, tagliando completamente i fondi (il grande dc Fiorentino Sullo si sarà rivoltato nella tomba). Secondo, tramite le operazioni Scip e Scip 2 si è provveduto a svendere a trattativa privata miliardi di euro di patrimonio pubblico a trattativa privata. E a prezzo politico, ovviamente agli amici, con la lauta consulenza di grande banche d’ affari per lo più straniere. Ci sono 2 libri che parlano ampiamente (“Lo stivale di carta” e “Cercasi casa disperatamente”) del più grande affare immobiliare della storia d’ Europa. Terzo, si è provveduto a non rivalutare il catasto, lasciando i valori a quelli del 1992 con lievissimi aggiornamenti molto indietro rispetto ai valori di mercato. Questo ha procurato una fiscalità di vantaggio enorme, ovviamente pagata, a danno, dei redditi da lavoro sui quali invece la fiscalità è aumentata. Quarto, la liquidità per alimentare la domanda che ha provocato lo spettacolare aumento dei prezzi delle case col passaggio all’ euro è figlia del riciclaggio di denaro sporco o comunque evaso. Non fu certo un caso se il ministro Tremonti ordinò nel 2001 di stampare la famosa banconota da 500.000 lire. La liquidità era quella nascosta sotto il materasso ( più realisticamente in qualche cassetta di sicurezza), su cui qualche anno fa Che Banca!, la divisione retail di Mediobanca fece anche una bella pubblicità, ma soprattutto quella depositata illegalmente all’ estero. E arrivò lo scudo fiscale (2002), il primo di una serie di 4, come alcuni fortunati film dell’ orrore. Quinto, mancata estensione della normativa antiriciclaggio anche ai professionisti (notai, commercialisti e agenti immobiliari in primis ma non solo). Sesto, taglio dei trasferimenti ai comuni e autorizzazione con una legge sempre targata Tremonti, mi pare nel 2002, al pagamento delle spese pluriennali con le entrate una tantum. Ad esempio permettendo di coprire le spese della scuola materna con gli oneri di urbanizzazione. Peccato che i secondi li incassi una volta sola, la scuola ogni settembre riapre, salvo che non si voglia togliere il servizio ai cittadini (la materna non è obbligatoria) e lasciare che, chi può, si arrangi rivolgendosi al mercato. Ma i comuni strozzati si sono trovato di fronte alla necessità di “sbloccare” quanti più terreni possibili, autorizzare anche le più oscene variati al piano regolatore. Spese pluriennali pagate con entrate una tantum: le premesse perfette per il dissesto finanziario degli enti locali come infatti successo non solo nella cattiva Terronia (Taranto, Catania, etc..) ma anche nella ricca Padania (Alessandria, governata dai leghisti e per poco anche Parma). Quindi, ricapitolando: azzeramento dei fondi all’ edilizia pubblica, fiscalità di vantaggio tramite il mancato adeguamento del catasto, svendita del patrimonio pubblico (Scip e Scip2), riciclaggio legale di denaro sporco (scudi fiscali), mancata estensione della normativa antiriciclaggio anche ai professionisti, taglio dei fondi ai comuni (notai, commercialisti e agenti imnobiliari in primis) e strozzamento dei comuni per costringerli a sbloccare terreni e modificare varianti. Il risultato? Lo scempio del territorio e della bellezza, prezzi folli che avvantaggiano solo chi possiede più di una casa e futuro rubato a milioni di italiani per generazioni. A cui aggiungiamoci che come in tutte le bolle c’ è chi rimane col culo per terra. I prezzi esageratamente alti vanno ovviamente a diminuire i rendimenti in quanto l’ aumento dei frutti non può essere pari a quello della rivalutazione capitale. L’ aumento delle tasse è solo una questione marginale, ancora oggi abbiamo una delle tassazioni sulla casa più basse del mondo, nettamente inferiori a Paesi più moderni e sviluppati come Usa, Francia, Germania o Inghilterra. No, la cultura della casa di proprietà, tipica italiana e dei Paesi sottosviluppati, poveri e arretrati, produce danni. Inoltre se andassimo a calcolare il prezzo pagato per una casa su cui per 30 anni paghiamo un mutuo e quanto pagheremmo stando in affitto (liberandoci quindi di spese ulteriori che competono al proprietario) scopriremmo che non è economicamente conveniente e che dopo 30 anni, considerando che la pensione che riceveremo, se mai la riceveremo, sarà insufficiente per vivere e sarebbe meglio avere investito altrove per avere un gruzzolo liquido di importo superiore al valore rivalutato dell’ immobile dopo 30 anni. Non è un caso che uno dei paladini del partito della casa sia Alfano: il simbolo di un’ Italietta vecchia, stantia, provinciale, che ha rifiutato la competizione globale per rifugiarsi nel mattone. No, ben vengano provvedimenti che distruggano l’ immeritato amore degli italiani per il mattone
Aldo Giannuli
è l’ultima volta che passo un post così lungo. E’ perfettamente inutile scrivere un pezzo 57 RIGHE (DICO 57) PERCHè NON VIENE LETTO.
Roberto B.
Io l’ho letto. Ed anche con attenzione. Ma forse ha ragione Lei Giannuli, se uno vuole scrivere tanto, si faccia un blog tutto suo.
Aldo Giannuli
oppure mi proponga un articolo e mi piace lo pubblico nello spazio di spalla che è molto più visibile. ma qui fra i commenti si perde
Junius
Meglio che si perda…
Di livorosi che non hanno mai letto la Costituzione non se ne può più: sti autorazzisti che non sanno la differenza tra un’abitazione italiana e una casa di cartapesta irlandese, dovrebbero farci il favore di emigrare dichiarando di non essere Italiani.
Questi geni che ci deliziano con queste amenità livorose, sono quelli che prima hanno voluto l’euro e la conseguente libera circolazione dei capitali in Europa, e poi addossano le responabilità della bolla immobiliare al Banana…. vabbè.
Però, Professore, poi si offende quando faccio notare che chi non conosce la contabilità nazionale e l’economia non può capire la Costituzione.
Ma secondo Lei, in pieno svolgimento di un colpo di stato fascista, con la risottomossione della famigerata Legge Acerbo, per Dio, si dovrebbe andare in giro a sparar amenità sull’art.14 Cost. quando già l’imposizione di imposte sulla prima casa viola manifestamente l’art.53 Cost.?
Poi, su tutti:
Art.47 Cost.
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina,
coordina e controlla l’esercizio del credito.
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla
proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei
grandi complessi produttivi del Paese.
Che Alessio non lo conosca, dato il livello, lo posso capire….. ma che Lei Professore non lo citi…
Aldo Giannuli
La prego di credermi che ho letto la Costituzione, ma nel contesto in questione mi sembraba utile centrare l’attenzione sul 14, che, tenga presente, è nella parte dei diritti fondamentali, Le dice nulla?
Aldo Giannuli
oppure mi propone un articolo che se mi piace pubblico nello spazio di spalla con molta più visibilità, ma qui fra i commenti è sprecato.
luca iozzino
Assolutamente d’ accordo sul detassare la prima casa ma a PRESCINDERE dal requisito della residenza. Non si vede perché chi ha una bella casa idonea a viverci debba essere detassato e chi ne ha una non idonea ( magari perche in un luogo privo di lavoro o perche piccola per la propria famiglia ) ed e costretto a pagare quindi un affitto debba pagare più tasse del primo.
Ci andrei più cauto sull’ impignorabilita’ . se io benestante con una casa debbo dei soldi ad un poveraccio senza casa non si vede perche a questi sia preclusa l’ azione sul.mio immobile…