Berlusconi, l’incompatibilità e le responsabilità dei suoi “oppositori”
Riflettevo in questi giorni sulla questione della ineleggibilità di Berlusconi e sulla proposta di “mediazione” fatta dal Pd (direi fuori tempo massimo: perché non ci hanno pensato in questi 20 anni?). Nel merito, posso ricordare un episodio di cui sono stato testimone. Nei primissimi del 1994, mentre si profilava lo scioglimento anticipato delle camere, ricordo di aver collaborato con l’allora deputato del Pds Nicola Colaianni a studiare l’ipotesi di sostenere l’incandidabilità di Berlusconi proprio in base alla legge del 1957 che regola le concessioni pubbliche. Dopo alcuni giorni, pur ritenendo che ci fossero margini per sostenere con successo la sua ineleggibilità, notammo che la legge non era univoca e si prestava ad un contenzioso, che non sarebbe stato possibile sostenere di fronte ad elezioni ormai incombenti, per cui Colaianni pensò di abbozzare una proposta di legge ad hoc e la sottopose all’allora segretario del partito Occhetto.
Il quale, chiese quanto tempo ci sarebbe voluto per approvarla e, sentendosi rispondere “qualche mese” (quel che avrebbe comportato il rinvio delle elezioni a giugno), si dichiarò non interessato, perché convinto di “andare a vincere le elezioni a marzo”. Poi sappiamo come è andata. Peraltro nella debàcle del 27-28 marzo non venne rieletto neppure Colaianni.
E’ da quell’antico pasticcio che nasce tutta la tematica sul conflitto di interesse costantemente agitato dalla sinistra in ogni campagna elettorale e mai tradotto in una legge: nelle legislature a maggioranza di destra, non si poteva far nulla, perché la destra non voleva neppure aprire il discorso, in quelle a maggioranza di sinistra, neppure, perché “certe leggi non si possono fare con maggioranze di parte ma con il consenso di tutti” e la sinistra non può dare la sensazione di abusare della sua maggioranza, come disse D’Alema, e naturalmente la destra non era d’accordo. Che in fondo era anche giusto perché è come chiedere al tacchino se vuol finire in pentola. Quindi per 20 anni la cosa è andata avanti con questo teatrino.
Sinceramente, ora sono molto perplesso, non solo e non tanto perché sussistono quei punti di ambiguità del testo (che però potrebbero essere superati anche sulla base di quello che afferma la recente sentenza richiamata dal M5s), quanto per ragioni politiche. Certo, al punto in cui siamo, non resta che votare per l’incompatibilità senza fare altri pateracchi. Ma questo comporta una serie di problemi che non si possono ignorare.
In primo luogo non è che sia una figura magnifica quella di un paese che ha avuto per 4 volte, come Presidente del Consiglio, un signore che era un frequentatore abusivo delle assemblee elettive, salvo poi accorgersene 20 anni dopo. Vi sembra una cosa da paese serio? In secondo luogo perché espone all’accusa di volere eliminare gli avversari per via non politica (e già è iniziata questa musica su diversi giornali, Corriere compreso).
In terzo luogo perché questo va a sommarsi con la questione della sentenza Mediaset (e poi quella per il caso Ruby che è in itinere) e questo crea un ingorgo non positivo, nel quale le varie cose rischiano di disturbarsi a vicenda, confermando l’immagine del “complotto politico-giudiziario”. Anche perché, un conto è che a decidere l’interdizione dai pubblici uffici sia una maggioranza parlamentare sulla base di norme amministrative, e un conto è se a farlo è la magistratura che giudica su una fattispecie di reato, anche se poi se la decadenza dovrebbe poi essere comunque ratificata dal Senato.
Insomma è opportuno che la valutazione di ordine penale preceda l’altra evitando, per quanto possibile la sensazione di un assedio che non bada ai mezzi opur di ottenere il risultato. La questione, tuttavia, si presta anche a qualche altra considerazione su che razza di opposizione a Berlusconi ha fatto il Pds-Ds-Pd in questi 20 anni: ha coltivato la più scatenata isteria contro il personaggio, salvo poi non fare nulla di concreto. Raro esempio di nullismo politico.
Così come merita qualche riflessione l’ascesa del Cavaliere nel settore televisivo e la creazione del dupolio Rai-Mediaset sancito dalla famigerata “legge Mammì” de 1990 (poi perfezionata dalla legge Maccanico 1997) . A dare ascolto alla vulgata diffusa, sembra che l’unico responsabile della sciagurata legge Mammì sia stato Bettino Craxi che, effettivamente, come Presidente del Consiglio la avallò, nella sciocca convinzione di avere un polo televisivo amico (poi, solo due anni dopo, nel 1992 si vide quanto gli erano amici…). Ma, tanto per cominciare, il ministro proponente fu Oscar Mammì che apparteneva al Pri, il virtuosissimo partito dei Lamalfa, di Visentini, di Spadolini, che ha sempre goduto di grande considerazione e rispetto a sinistra, ma che, qualche volta, si distraeva anch’ esso.
Poi va ricordato che anche la Dc ebbe la sua parte, non fosse altro perché votò la legge senza fare troppe obiezioni, salvo qualche isolato mal di pancia. E sin qui siamo all’aborrito pentapartito. Ma che dire dei radicali con la loro campagna per non pagare il canone Rai e delle loro proposte referendarie che, quantomeno obiettivamente, spianarono la strada al Cavaliere?
E chi si ricorda del ruolo avuto da Walter Veltroni, all’epoca responsabile del settore radiotelevisivo del suo partito? Quella del Pci non fu certo una opposizione intransigente e scevra di compromessi (vedi Michele De Lucia “Il Baratto” Kaos ed. 2008). E non fu solo l’ala da cui poi venne il Pds a “compromettersi” perché non mancò qualche accorto fiancheggiamento di Armando Cossutta (vedi Roberto di Fede “Il rosso ed il nero” Kaos ed. 1998).
Insomma, il Cavaliere non è stato un mostro sbarcato all’improvviso da una astronave marziana sulla Terra. Ad allevare il mostro sono stati in tanti. Anche a sinistra ed a volta piccoli opportunismi possono avere grandi e durevoli conseguenze.
Aldo Giannuli
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leprechaun
Caro Giannuli, il racconto che fai mostra con chiarezza lampante che la questione dell’ineleggibilità è sempre stata portata avanti come un discorso “ad hominem”, e cioè come una barbarie giuridica, politica e culturale. Il che – per inciso – dava e da ragione a Berlusconi. Un vero capolavoro politico. Ometto commenti su Ochetto per non maramaldeggiare.
A maggiore conferma, il fatto che tutti si dimenticano che ci fu un altro non-ineleggibile, ed è Cecchi Gori, ma né allora, né poi, né mai, fu in proposito sollevata la menoma questione .
Nella legge del ’57 non c’è nessuna “ambiguità”: è chiarissima. Parla di ineleggibilità dei concessionari, e si riferisce a chi esercita in proprio l’imprenditoria o al legale rappresentante.
Non vedo dove sia l’ambiguità. Berlusconi non “esercita in proprio Mediaset” e non ne è, ne lo è mai stato, il legale rappresentante. Punto.
Né sono ammesse interpretazioni estensive, con buona pace di tutti, come spiegò a suo tempo il costituzionalista Bassanini a Mammì, nell’invitarlo a legiferare per “evitare un Tycoon in Parlamento” (disse “un Tycoon”, non “un concessionario”, e la cosa fa molta differenza) e per aprire la strada in Italia alla TV via cavo, in grado di mitigare gli effetti concentrazionisti della privatizzazione e il predominio dell’audience (aka pubblicità), che da noi non è mai esistita.
Disse che non c’erano pareri difformi tra i costituzionalisti italiani: trattandosi di una norma che limita un diritto fondamentale (quello all’elettorato passivo), non erano ammesse interpretazioni estensive, ma solo il rispetto della lettera. E la lettera è quella. Prova ne sia che in quasi vent’anni nessuno ha mai nemmeno provato a portare la questione davanti al giudice.
Quanto alla interpretazione (tale si tratta, nella lingua italiana) di M5S, lasciate a me, un non giurista, ricordare alla pessima cultura giuridica italiana (compresi gli addetti ai lavori) un principio fondamentale di ogni giurisdizione (vigente in stati di diritto): la responsabilità penale è personale e non mutuabile. Quella sentenza non fa altro che applicare questo principio, e dunque non c’entra nulla (per ragioni logiche, assai prima che giuridiche) con la faccenda.
Ora veniamo alla questione del Tycoon.
Vorrei anche ricordare agli amanti del “conflitto d’interessi” che questo concetto giuridico, che è stato inventato negli USA, è inteso come tutela della libera concorrenza, punto e basta. E infatti si applica non in funzione della “effettività”, ma anche della sola “potenzialità” del conflitto, perché la sola potenzialità turba il “libero giuoco del mercato” (del quale, francamente, a me personalmente non frega un bel niente), e come spiegò a suo tempo dalle pagine del Corriere un suo amico giurista, che viveva e insegnava negli States, a quel simpatico vecchietto con la testa per aria e un po’ mattacchione (per restare nell’ambito di eufemismi ed allusioni) che risponde al cognome di Sartori, il quale viene talvolta spacciato come “costituzionalista”, ma non lo è, a quanto pare, visto che qui non compare: http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Costituzionalisti_italiani.
Frega a me invece un’altra cosa, che è poi il vero problema che tutte questi discorsi “ad hominem” nascondono, e che è poi stata la vera funzione che Berlusconi ha esercitato, di buon grado, nella vita politica italiana: lo stato spaventoso in cui versa la stampa italiana.
Quando in Italia esistevano giornalisti (oggi ce n’è rimasto a quanto pare uno solo: forse Mucchetti) si discuteva ampiamente di un problemino che ci portiamo dietro dall’unità: in Italia non esistono editori, ma solo imprenditori a vario titolo non editoriale che posseggono giornali (e oggi TV) che usano come supporto dei loro affari. Parlo di fabbriche di automobili che posseggono da sempre una loro testata ufficiale, e che oggi stanno acquisendo partecipazioni significative e di controllo in un’altra (indovinate). Parlo di associazioni di industriali, di costruttori edili, di avventurieri a vario titolo (dalla vicepresidenza del Banco Ambrosiano a ridosso del suo fallimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_De_Benedetti, alle forniture ospedaliere), e così via salvo sporadiche e piccole eccezioni: alcune testate locali dell’ex gruppo Monti-Pesenti, il Secolo XIX, … E salvo una sola massima eccezione: Berlusconi, il Murdoch italiano.
Questo è il problema (il “Tycoon in Parlamento”), non la concessione delle frequenze.
Ma questo non è il “problema Berlusconi”, è il problema “Stampa italiana”.
Ora non solo a questo problema la sedicente sinistra italiana non ha mai messo mano, ma nella sua componente repubblichina ha fatto di tutto per peggiorare le cose. La teoria di E’-un-genio Scalfari sui “giornali-contenitore” la si insegna nelle scuole di giornalismo, nel tentativo (purtroppo spesso riuscito) di traviare le giovani menti.
Essa consiste nella (solita) teoria che gli italiani sarebbero ignoranti, analfabeti, incolti e tirchi (non cioè come sua Eccellenza Illustrissima, che è ultracolto e – soprattutto – non tirchio), e dunque avrebbero la cattiva abitudine di non volere comperare i giornali per informarsi. E dunque, l’talia non potrebbe (può) permettersi il “doppio binario” che esiste in tutti gli altri paesi: ovvero la stampa seria (poca tiratura, pochi soldi, molta influenza e autorevolezza, indipendentemente dalla collocazione politica), e la stampa scandalistica, i “tabloid” (molta tiratura, molti soldi di pubblicità, nessuna influenza né credito perché tutti sanno che racconta fesserie solo per vendere).
Ecco dunque che l’Italia deve avere solo “giornali-contenitore”, pronti ad accogliere l’uno e l’altro dei due tipi di contenuti a seconda della bisogna (leggi: delle esigenze delle tasche dell’editore).
E così, in Italia abbiamo solo tabloid, cosa che i lettori fanno fatica ad apprezzare in mancanza di un’alternativa. Della qual cosa ne soffre la democrazia, non il mercato.
Nel frattempo, le nostre testate fanno tirature da tabloid, da fare invidia a NYT, Washington Post, Le Monde, Figaro, Guardian, Times, Pais, El Mundo, ecc. ecc., ma piangono regolarmente miseria.
E qual è la risposta a quest’ordine di problemi? L’ineleggibilità di Berlusconi, cioè l’ultimo dei problemi che abbiamo. E Berlusconi gode.
Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso.
PS: per i repubblichini, a proposito di “Tycoon in Parlamento”, e del pulpito dal quale provengono le prediche: https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Scalfari Si veda il capitolo “Carriera in ascesa”, anno 1968.
giovanni
“Prova ne sia che in quasi vent’anni nessuno ha mai nemmeno provato a portare la questione davanti al giudice.”
non denunciare un criminale prova la vigliaccheria delle vittime, non l’assenza del crimine. MA questo chi usa come fonte wikipedia non può capirlo.
Ma questo non è il “problema Berlusconi”, è il problema “Stampa italiana”.
none, il problema è Berlusconi, e il suo monopolio mediatico che precede necessariamente l’ingresso in politica. Nei paesi occidentali NESSUNO può avere in mano metà dell’etere e due terzi della pubblicità televisiva, a prescindere dal fatto che faccia politica o meno.
“Essa consiste nella (solita) teoria che gli italiani sarebbero ignoranti, analfabeti, incolti”
è un dato di fatto che in Italia i lettori dei quotidiani non sono mai stati più del 10% della popolazione, contro percentuali almeno doppie (ma anche quadruple) degli altri paesi civili.
giandavide
“Vorrei anche ricordare agli amanti del “conflitto d’interessi” che questo concetto giuridico, che è stato inventato negli USA, è inteso come tutela della libera concorrenza, punto e basta. E infatti si applica non in funzione della “effettività”, ma anche della sola “potenzialità” del conflitto, perché la sola potenzialità turba il “libero giuoco del mercato” (del quale, francamente, a me personalmente non frega un bel niente)”
conclusione quindi va benissimo se berlusconi controlla anche il suo principale concorrente, la rai, tanto chi se ne frega, è roba pubblica. da questi berlusconiani doc arrivano sempre queste perle di fine logica deduttiva che rendono molto bene l’idea dello scarso livello culturale degli italiani, oltre a rendere l’idea della decadenza a cui ci ha portato questo modo di pensare rozzo ed arretrato.
per il resto queste goffe manovre in ordine sparso del pd le trovo un sintomo di una forte difficoltà a restare uniti. gli stessi tentennamenti di renzi sono tutti legati al fatto che lui stesso teme di arrivare a presiedere un partito in cui il segretario non conta un cazzo e che non è assolutamente detto che arrivi tutto intero alle elezioni. se epifani fosse una persona non dico seria, ma un minimo intelligente, proverebbe a gettare le basi per una separazione consenziente e non traumatica. il fatto che fanno finta di niente sul governo è molto legato al fatto che fanno finta di niente sulle condizioni boccheggianti di questo partito di autolesionisti ed incapaci
Davide
Nel 2011 ho rispedito la mia tessera elettorale al Presidente della Repubblica, con allegata una lettera nella quale gli ho detto che mi ero stufato di veder i miei politici gozzovigliare con i miei soldi, con i soldi degli italiani che ogni giorno tirano la cinghia. Gli ho scritto che la tessera elettorale serve solamente, di volta in volta, a decidere chi mi deve mettere le mani in tasca. La tessera mi e’ stata rispedita dopo qualche mese, senza nulla di allegato. Ovvio ! Cosa volete che dica Napolitano ? Che ammetta che fa la bella vita coi soldi degli altri ?
SantiNumi
@leprechaun
Ho apprezzato molto il tuo intervento al post del Professore.
Fai emergere con rara indipendenza culturale come anche nel “caso Berlusconi” vengono nel dibattito invertite tesi ed antitesi, cause ed effetti: il “conflitto di interessi” è una tragedia democratica ed economica e gran parte della letteratura giuridica, economica e finanziaria è rivolta a contenere il problema.
Il caso Berlusconi è semplicemente un caso particolarmente sotto la luce dei riflettori e trasparente. Un prodotto del marciume informativo, prezzolato e collaborazionista, degli organi di propaganda di questo paese.
In particolare, il nostro Tycoon, paga il fatto di essere MENO COLLABORAZIONISTA della sedicente sinistra che ha SVENDUTO l’Italia negli ultimi 20’anni: ringraziamo la “FFinistra” che ci ha donato prima Prodi e l’€uro e ora Letta che va dai Banchieri di Londra a svendere i gioielli di famiglia.
E’ un problema strutturale e globale e in Italia è semplicemente più evidente un po’ perchè storicamente i “poteri forti” non risiedono nel nostro Paese, un po’ perché la magistratura è “particolarmente” indipendente ma anche, dobbiamo almeno riconoscercelo, per MERITO degli italiani.
All’estero non si rendono conto che non c’è peggior schiavo di chi crede di essere libero.
L’impresentabilità di Silvio (e dei suoi valorosi oppositori) | Informare per Resistere
[…] fretta di «andare a vincere le elezioni a marzo». Poi sappiamo com’è andata, dice oggi Giannuli, che osserva: «E’ da quell’antico pasticcio che nasce tutta la tematica sul conflitto di […]
giandavide
berlusconi meno collaborazionista della sinistra? ma tanto per sapere, quali sono le differenze tra voi gasparri, così si fa prima?
SantiNumi
@giandavide
A cosa ti riferisci, cosa intendi con “voi”?
Se intendi voi “attivisti” ed elettori del M5S dici tutto e niente: un movimento culturale non ideologicizzato, inclusivo e culturalmente trasversale, raccoglie profili di pensiero estremamente eterogenei.
Essere “attivisti” significa semplicemente che una parte del proprio tempo viene dedicato alla res pubblica come opera di volontariato.
Io ho un percorso di formazione in campo economico, per professione ho la necessità di tenermi aggiornato in alcune discipline e cerco di essere attivo dove ritengo e mi sento di poter contribuire più efficaciemente.
Berlusconi si è sempre fatto i cavoli suoi, nè gli interessi degli italiani nè quelli della NATO (o degli agglomerati finanziari che sono la stessa cosa), Infatti le banche han dovuto chiamare Monti.
Il collaborazionismo della “sinistra” postcomunista ha rasentato la follia: D’Alema, Prodi, Napolitano, Bersani, Renzi, Letta, Fassina…
Agenti dell’ideologia neoliberista.
Casapund ha un programma economico più a sinistra di SEL: mi spiace se sei un elettore di “sinistra”, ma queste sono più delle constatazioni che delle opinioni.
Chi oggi possiede VALORI politici di “sinistra” non può aver votato a “sinistra”.
Non è che se un banchiere si mette la spilla con la “falce e il martello” difende gli interessi della working class.
E questo è stato (ed è) un problema storico di chi professa la fede “cattolica”. IMHO.
giandavide
ineffetti mirifericvoa voi due. le differenze con gasparri si assottigliano ancor di più quando parlate di casapound, che condivide con te quest strana idea del fascismoantiliberale, quando è vero che il fascismo si è affermato soprattutto grazie al placet dei colossi economici italiani in chiave antisindacale, e senza contare che buona parte dellamassoneria italiana era rappresentata nel gran consiglio fascista. e dato che questi si richiamano a una realtà del genere, in cui la genteveniva picchiata per strada mentre chi si doveva arricchire si arricchiva, trovo veramente ridicolo definirli “di sinistra”.
l’unica alternativa funzionante al neoloberismo parte da keynes, e ti consiglio pertanto la lettura di keynesblog. ti accorgerai che anche loro sono contrari a questo euro (come lo sono anch’io), ma se avrai la pazienza di capirci qualcosa potrai vedere che le cose sono un pò più articolate di come le descrivi
SantiNumi
@giandavide
Grazie Giandavide, sono già un lettore di Keynesblog e francamente non conosco altri “padri” della macroeconomia oltre Keynes.
Il neoliberismo e il NEOkeynesianesimo non li considero neanche delle dottrine economiche: li ritengo puramente strumentali alle ideologie classiste.
Il mio paradosso tra Casapound e SEL era in realtà l’opposto di un’apologia di fascismo: sottolineavo il fatto che le dottrine economiche portate avanti dalle sinistre postcomuniste hanno dei risvolti più antidemocratici di quelli del fascismo classico stesso.
giandavide
mah da quello che scrivi sembra che tu legga solo bagnai, dato che non riesco a proprio a trovarla questa distinzione tra banche ed economia reale, asente in bagnai e in quello che scrivi,ma ben presente tra i keynesiani.
anyway: ma a parte la chiacchiera, puoi fare un esempio pratico di come sel sarebbe più a destra di casapound? visto che sei così sicuro di quello che dici, prova a tirare fuori un fatto, così mi faccio 4 risate. sennò è difficilino dire di non star facendo apologia del fascismo
SantiNumi
@giandavide
Non c’è assoultamente da farsi 4 risate: TUTTO l’arco della sinistra italiana (Rifondazione compresa) ha portato avanti il progetto eurista/europeista che è un progetto da ancien règime. Punto.
Non posso essere stato più chiaro: consapevoli o non consapevoli. Non c’è nulla di complicato e non ci sono scuse.
Credo che il motivo per cui, tra tutte le opinioni o asserzioni che espongo, ti generino particolare antipatia quelle che nascono dall’analisi di Bagnai, sia da imputarsi esclusivamente all’incapacità di molti che hanno abbracciato l’ideologia della sinistra postcomunista di accettare la “realtà dei fatti”: cioè che tutta la retorica degli ultimi 20’anni è stata strumentale all’abominio che stiamo vivendo.
Io che ho gran parte dei VALORI della “sinistra storica”, sono DEIDEOLGICIZZATO, ho coscienza di classe ma sono RADICALE e LIBERALE (come le socialdemocrazie scandinave non come la Bonino…) sono un attivista entusiasta del M5S.
A differenza di chi è rimasto “impigliato” nelle ideologie di cui sopra me ne “frego” degli insulti che Bagnai riserva al M5S: perché non sono ideologicizzato!
Alcune aspre critiche che ci riserva sono invece a noi attivisti assoultamente utili perché sono le UNICHE che non sono banali diffamazioni o opininioni non supportate e viziate da grave ignoranza.
Quindi molti attivisti hanno “studiato” queste critiche, le hanno fatte proprie e da almeno un anno hanno aperto un dibattito all’interno del movimento per raggiungere una massa critica di attivisti tale da “influenzare” alcune posizioni ufficiali prese dal vertice.
In particolare sui temi macroeconomici.
Buona giornata.
giandavide
ti faccio notare che mi hai dato neanche tanto velatemente dell’ignorante, dell’ideologizzato, dell'”impigliato”, ma per il resto hai solo detto che per te l’euro è il male, ilche rappresente una tipica posizione ideologica. che peraltro mi sembra che fosse la tua stessa posizione di prima, e che tu non abbia argomentato un cazzo, ma saranno impressioni personali.
contento tu a insultare gli altri, ma second me ci stai facendo la figura dell’apologeta del fascismo che si dà al mirror climbing: questa forma di comunicazione va bene solo per italebani a 5 stelle.
SantiNumi
@giandavide
Non mi permetterei mai di darti dell’ignorante e nemmeno lo penso. Me ne scuso se avessi realmente fatto passare questo messaggio.
Ho anche troppo rispetto per la Resistenza Afghana per usare l’aggettivo “talebano” come un insulto.
Sono consapevole anch’io di non essere scevro da condizionamenti ideologici e religiosi e vivo ogni giorno la mia crescita personale come una ricerca di libertà che trova il proprio compimento insieme a quella degli altri.
Cerca però di aver la sensibilità di non insistere troppo tacciando il tuo interlecutore di “apologie di fascismo” se languono le argomentazioni: specialmente se non sai che il tuo interlocutore è nipote di chi ha combattuto nella Resistenza partigiana ed è anche nipote di chi è stato messo sotto processo per non aver salutato un gerarca.
giandavide
si, ma sta cosa che hai detto su casapound e sel? non ho ancora letto motivazioni razionali per cui sel èpiù a destra di casapound. se era un’iperbole vabbene, sennò chiedo spiegazioni