Ancora sullo Ius Soli: è una battaglia che si può vincere
Volutamente non sono intervenuto (salvo una sola volta) nella discussione provocata dal pezzo precedente sullo Ius Soli, per non condizionarne lo svolgimento che è stato, a tratti, piuttosto vivace. E dunque non ho risposto neppure alle varie domande che qui e lì mi venivano rivolte, anche per non spezzettare troppo il discorso. Lo faccio ora con questo pezzo riassuntivo sulla questione dello ius soli, lasciando per una prossima occasione la risposta sui temi generali dell’immigrazione sollevati da interventori come Santinumi, Paola o Mont.marc. Intanto, mi sembra il caso di distinguere due aspetti del problema: il merito dell’eventuale legge e la procedura da seguire.
Primo problema, il contenuto della legge: lo ius soli è una istanza di principio (cioè che non ci sia una forma discriminatoria di cittadinanza, per cui persone nate in Italia, che parlano italiano, che lavorano e pagano le tasse siano considerati “ospiti” privi di diritti politici), ma ci sono molti modi di realizzare questo obbiettivo. Molte delle obiezioni affacciate negli interventi non riguardano tanto il principio in sé, quanto piuttosto il rischio di abusi o di forzature che possono benissimo trovare il loro correttivo nelle modalità che la legge determina.
In Europa esistono diversi sistemi normativi ispirati al principio dello ius soli che si discostano in più punti. Dunque, a di là della questione di principio, conviene appuntare l’attenzione sulle concrete soluzioni tecniche.
In primo luogo togliamo di mezzo una questione infondata: quella di una sorta di automatismo che potrebbe costituire un attrattore di immigrazione aggiuntiva. Non so cosa proporrà il ministro Kyenge (cui va tutta la mia solidarietà per gli indecenti attacchi ricevuti dai fascio-leghisti), ma penso che nessuno abbia in mente una legge per la quale il figlio occasionalmente nato in Italia da due cittadini extracomunitari, diventa automaticamente cittadino italiano, anche se l’intera famiglia si trasferisce in un altro stato europeo dopo tre mesi.
A pensarci bene, il problema vero si pone dai 18 anni in su: noi già garantiamo il diritto all’assistenza sanitaria anche agli immigrati non cittadini italiani ed anche la scuola ai loro figli (e ci mancherebbe altro!). Quindi, il problema riguarda essenzialmente diritti come quello di voto, di partecipazione a concorsi pubblici, di accesso alle professioni ecc: tutte cose che non riguardano i minori dei 18 anni. Eventuali diritti residuali sin qui non garantiti ai minori non italiani potrebbero essere benissimo attribuiti con altra legge.
Dunque, il problema si pone al compimento del 18° anno. Per la verità già oggi è possibile chiedere la cittadinanza italiana da parte di un cittadino straniero, sia pure con procedure macchinose e complicate, quindi, tutto sommato, si tratterebbe di raccordare la norma sullo ius soli con le normative esistenti razionalizzandole e semplificandole.
Va da sé che stiamo parlando essenzialmente del caso di una persona nata in Italia da cittadini stranieri, che vi sono poi rimasti per molti anni, durante i quali il minore è restato sul suolo italiano ed ha frequentato le scuole dell’obbligo italiane. Dunque, un caso abbastanza preciso. Eventuali casi più particolari (ad esempio un nucleo familiare che si è spostato, nel tempo, in più paesi per tornare in Italia quando il minore compia i 18 anni) possono essere regolati con una normativa integrativa apposita, fissando un minimo di requisiti necessari. E questo risolverebbe anche un altro problema: lasciare all’immigrato la libertà di scegliere se accettare la cittadinanza italiana.
Infatti, ci sono paesi che non concedono la doppia cittadinanza, per cui l’acquisizione di quella italiana comporterebbe ipso facto la perdita di quella originaria e non è detto che l’interessato non preferisca mantenere la cittadinanza d’origine, magari in vista di un rimpatrio. Pertanto, la legge potrebbe subordinare la concessione della cittadinanza alla presentazione di una domanda in questo senso e, quindi, non un obbligo di legge ma una scelta di libertà. Perché no? E non verrebbe meno il principio della libera scelta neppure se anticipassimo la scelta al compimento del 16° anno, una età in cui si può fare benissimo una scelta consapevole.
Ci sono molti altri aspetti particolari ad esempio requisiti come il titolo di scuola media inferiore che dovrebbe assorbire anche quello della conoscenza della lingua italiana. Peraltro la lingua si apprende per effetto della permanenza in Italia: non si resta in un paese per anni senza apprenderne la lingua, magari approssimativamente, ma vi pare che i valligiani che votano Lega parlino un italiano di particolare pregio?
Dunque, come si vede, occorre entrare nel merito per esprimere un giudizio sensato che vada al di là della questione di principio.
E veniamo al secondo punto: le modalità attraverso cui decidere. Su questo –forse qualcuno storcerà il naso- sono d’accordo con Grillo: è opportuno consultare il corpo elettorale. Si tratta di una decisione che incide sulla stessa composizione dell’elettorato, per cui un referendum appare opportuno, anche per non far passare precedenti pericolosi (e sulle leggi elettorali stiamo già facendo troppi pasticci). So perfettamente che ci si espone al pericolo di una bocciatura, ma è un azzardo che si deve fare perché è giusto che questa decisione passi attraverso una maturazione culturale del paese. Diversamente correremmo il rischio di una scelta non condivisa dalla maggioranza degli italiani, il che potrebbe provocare una crisi di rigetto ancora peggiore.
Non è materia sulla quale si può imporre all’elettorato la volontà della classe politica, per di più attraverso un Parlamento così poco rappresentativo (ricordiamoci sempre che qui il 20% del corpo elettorale ha il 54% dei seggi alla Camera ed, in caso di nuove votazioni con questo sistema, le cose non cambierebbero). C’è da capire se sia più opportuno un referendum consultivo di indirizzo, prima che la legge sia approvata o un referendum abrogativo della legge approvata.
La prima soluzione avrebbe il non piccolo difetto di favorire un dibattito assai confuso, proprio perché non si capirebbe bene su cosa si sta votando (e, nel nostro piccolo, anche il dibattito in questo sito dimostra quali equivoci possano venir fuori). Mi sembra dunque preferibile la seconda soluzione, ma se ne può discutere.
D’altro canto, pur sapendo che si tratta di una battaglia difficile, non è affatto una battaglia persa in partenza. Mi ricorda molto lo scontro per il divorzio: a sinistra e fra i laici c’era una fifa blu di perdere per effetto della campagna dei preti, delle sparate di Fanfani, dell’apporto dei fascisti. Ero ritenuto un irresponsabile iper ottimista perché sostenevo che avremmo vinto con il 55% ma, dopo, vincemmo con il 59,1% e vincemmo anche nelle città meridionali, in Veneto e in Sicilia considerate tutte roccaforti del Si. Di colpo l’Italia si scoprì non più cattolica ma laica e ne venne una stagione di altre conquiste di diritti civili.
Io credo che anche questa volta l’Italia sia più avanti dell’immagine che ne abbiamo e dobbiamo lavorare perché, di nuovo, ci sia questa rivelazione di maturità democratica. E’ una battaglia che, come quella del 1974, si può vincere, ma a condizione di recuperare quello spirito combattivo con il quale ci battemmo, sin da un anno prima, per informare la gente, per contrastare le falsità dei preti, per svegliare la sensibilità di molti e creare consenso. E, dunque, tutti ai posti di combattimento senza paura del confronto.
Aldo Giannuli
Ps. Per quanto riguarda il voto a Pd ho già detto in campagna elettorale perché non mi convincevano, e non mi ripeto. I successivi sviluppi hanno aggiunto ulteriormente abbassato la mia considerazione nei confronti dei dirigenti e parlamentari di quel partito, il cui deplorevole comportamento ce li ha rivelati ancor più inetti e infidi di quel che sapevamo. Li avevamo giudicati solo opportunisti e affamati di potere. Eravamo stato ottimisti: la realtà è ancora peggiore.
aldo giannuli, beppe grillo, immigrazione, ius soli, legge sul divorzio, pd, referendum sul divorzio, seconde generazioni, sel
maurizio
Siccome ero stato io a porLe la domanda relativa a un eventuale pentimento per non aver affidato all’alleanza pd-sel le sorti di una legge inerente un argomento come questo,che con quella maggioranza non avrebbe avuto problemi di principio,parto da questo.Lei anteponendo il suo giudizio sulla classe dirigente di un partito a una importante legge che si sarebbe potuta fare e anche bene,alle condizioni materiali della vita di milioni di persone (in questo caso i migranti,ma anche altre categorie),ha ripetuto uno degli eterni vizi della sinistra di giudicare ricettacolo di tutti i mali chi politicamente e’ piu’ vicino a lei.E’ un vizio
storico della sinistra,che si ripete da cento anni e ha fatto piu danni della grandine,anche adesso.E’ di solito dovuto a un eccesso di emotivita e di ideologismo,ma,peggio e spesso, come in questa occasione, ha dimostrato come a larghe fette dell’elettorato di sinistra non freghi assolutamente nulla della vita dei migranti,degli omosessuali,dei cassintegrati,delle donne,ecc. cioe’ delle categorie che si dice di voler difendere(non mi riferisco specificatamente a Lei che non conosco;commetterei una scorrettezza).Molto meglio la cinica lucidita verso il loro interesse materiale di tanti elettori di destra.Vince sempre l’intelligenza.
Nel merito,fa specie che Lei,giustamente,e concordo pienamente,opti per un approccio graduale,pragmatico,suscettibile di emendamenti,come modestamente ho suggerito nei miei interventi,e poi concluda che sarebbe opportuno un referendum sul principio.Il riferimento al referendum sul divorzio mi sembra fuori luogo,sia per l’argomento,sia per i tempi diversi.Un eventuale referendum abrogativo,se perso,condizionerebbe negativamente tutta la legislazione futura sull’immigrazione e gli immigrati,temi piu’ importanti della cittadinanza, e sarebbe per le destre una vittoria storica che andrebbe ben al di la’ di questa problematica per investire tutta la tematica sociale.Ah,ho capito,la colpa sarebbe da addebitare tutta all’infida e inetta classe dirigente del Pd,di che ci preoccupiamo.Sta li il nemico principale,la responsabilita sarebbe tutta sua. Ma e’proprio la materia che si presterebbe a una “guerra di religione”,che lascerebbe strascichi nocivi anche se fossimo vincenti.Che la tematica si presti a tante interpretazioni e susciti differenti riferimenti ideali lo mostrano anche gli interventi qui contenuti.Non mancano accenni a sensibilita sulla comunita’ fondata sul sangue,sulla Patria con la p maiuscola,sulla nazione,il destino per fortuna con la d miniscola,sulle seconde generazioni che non si integrano ecc.ecc..E questo, in un forum che si presuppone frequentato da gente prevalentemente di sinistra,o magari addirittura marxista.Ma,specialmente sui temi delle migrazioni nulla di nuovo e nulla da scandalizzarsi,e poi in fondo,che cos’e’ oggi la destra,la sinistra (come ha detto Grillo), se si preferisce correre il rischio della peggiore destra europea di nuovo al potere ,in alternativa alla nuova edizione del socialfascismo?
Ps non e’ infido e inetto il comportamento di una categoria,ripeto categoria,sindacale che si mette al servizio di un’ipotetico e improbabile obiettivo squisitamente politico?
Questi “errori” fanno tanto male a chi e’ piu’ debole,ad esempio i migranti
vitolucio
Caro Aldo,
il PD ha parlamentari inetti o peggio, Sel ha come massimo esponente un governatore che ha guidato la sua regione in maniera molto discutibile, RC e gli altri partitini di quella galassia presentano sempre i soliti noti funzionari.
OK, siamo d’accordo, ma a questo punto come dice Troisi non ci resta che piangere ?
paola sala
molto interessante e finalmente un po’ di luce. Ammetto di essere sempre stata contraria all’automatismo in caso di cittadinanza e per questo cito sempre un esempio personale, la mia ultima figlia e’ nata in olanda ma da madre italiana e padre britannico, naturalmente per il solo fatto di essere nata su territorio olandese , in base ad un eventuale automatismo, avrebbe dovuto acquisire il passaporto del paese e io su questo punto non sono affatto d’accordo visto che dopo 5 mesi mi sono traferita. ma sul suo articolo i meccanismi per l’acquisizione della cittadinanza non sarebbero cosi automatici e questo mi sembra logico. Io comunque farei un passo piu’ avanti, infatti desidererei che chi risiede stabilemete in un paese e lavora e paga le tasse abbia la possibilita’ di votare a prescindere dalla nazionalita’, so che l’argomento e’ controverso, ma nn capisco perche’ io residente nel regno unito, lavoro, ho acquistato un’abitazione e pago le tasse non ho alcun diritto ad esprimere una scelta politica e allo stasso modo tanti stranieri regolari in italia che non vogliono perdere la propria cittadinanza ma vogliono comunque essere partecipi della vita politica.
giandavide
aldo,ma dopo tutta sta pappina scrivi che grillo aveva ragione? ma allora che hai scritto a fare due articoli sullo ius soli quando c’era la lucida posizione di grillo e larussa che andava già bene, anzi, benissimo?
poi queste badilate di ottimismo sull’elettorato italiano: dalle tristi prove che ha dato ultimamente io mi guarderei bene dal sopravvalutarlo.
Ius soli: sul referendum sono d’accordo con Grillo | FiascoJob Blog
[…] Dal blog di Aldo Giannuli […]
maurizio
x Giandavide
Ho partecipato a questo forum perche’ all’ordine del giorno c’era l’argomento immigrazione per me interessante e sul quale,solo su questo,penso di esprimere pareri con una certa competenza.Poi chiudo.Ma tu,che mi sembri,frequentatore abituale del blog,ti poni queste (logiche)domande?L’importante e’ sputare su tutto quello che e’ riformismo,socialismo,si anche vecchio Pci,poi se ci scappa l’elogio a Grillo e a Berlusconi,meglio.Ma come potrebbe configurarsi un referendum abrogativo?Si prende tutta la legislazione sulla cittadinanza,o addirittura l’immigrazione,e lo si sottopone a referendum abrogativo?Poi questa maggioranza,o la futura,dovrebbe fare nuovi leggi sul merito.Chi raccoglierebbe le firme?Il Pd (ma quelli sono infidi e incapaci),le associazioni pro-immigrati,la Caritas,Don Gallo,la Lega,Forza Nuova Casapaound,il wwf,i centri sociali,i Gas,Pro Tav,M5S,la curva sud,i carmelitani scalzoni?Poi devono recarsi alle urne su questo argomento 27 milioni di italiani,per abrogare tutto,magari con finalita opposte.Era tanto semplice con una normale maggioranza parlamentare progressista,non razzista,in contatto con le associazioni anti razziste,con l’esame accurato delle altre legislazioni europee,con l’aiuto della tante buone e equilibrate proposte avanzate in tante sedi.
C’era di mezzo la vita concreta,materiale di tante persone cosi’ come c’e’ di mezzo su altri temi la vita di tutti di noi.Partiamo da questo,smettiamoci di ammazzarci per antiche retoriche e su guerre tra chi e’ piu’ a sinistra (per scoprire,ricordate Fantozzi nel salotto della contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare,che il piu’ moderato era nettamente piu a sinistra del Partito Comunista Cinese,di allora).Come consigliava Gaber partiamo da Maria,sara piu facile capire il Vietnam,la Cambogia,la rivoluzione e l’immigrazione.
rosario
Io voglio testimoniare la mia adesione al principio dello “ius soli”. Ho conosciuto molti cittadini stranieri educati e dotati di senso civico e della collettività (tanto per esempio, la pizzeria cinese sotto casa mia ha messo a disposizione il suo gazebo per le primarie del PD!) ansiosi di partecipare a questa più grande collettività italiana. I cittadini statunitensi che vedo per lavoro, provenienti da tutte le parti del mondo sono orgogliosissimi di essere cittadini americani. L’integrazione tra più componenti culturali può arricchire notevolmente (anche facendoci cambiare punto di vista su tanti problemi) il patrimonio d’intelligenza nazionale, creando anche opportunità di scambi commerciali con i paesi di origine dei nuovi concittadini e rafforzandone i legami di amicizia. Non mi spaventano certi episodi di crimine fatti da stranieri, quando poi ho notato che sono piuttosto loro ad essere vittime di alcuni criminali nazionali.
marco
caro professore,
in attesa delle sue considerazioni più generali sull’immigrazione, che spero genereranno un dibattito su questo tema che vada al di là del politicamente corretto e del pietismo peloso imperanti, vorrei fare alcune osservazioni strettamente sullo ius soli.
Vede, quel che lei propone in materia gia’ esiste:
La cittadinanza /../, può essere concessa:
– Allo straniero che risiede legalmente da almeno 10 anni nel
territorio italiano
– Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza
interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, può dichiarare
di voler eleggere la cittadinanza italiana entro un anno dalla
suddetta data (art.4, c.2). Tale dichiarazione di volontà deve essere
resa dall’interessato, all’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di
residenza
Questo è un estratto dalla legge sull’immigrazione ripreso dal sito del Viminale.
Siccome le norme che abbiamo sono già sufficienti e ragionevoli, credo ci si debba domandare perché, di punto in bianco, si sia tirato fuori dal cassetto il tema inesistente dello “ius soli”.
Certo, è stato usato come una clava dal pd per cercare di impressionare i propri (ex) elettori dipingendo il M5S come un’accolita di fascisti.
Ma sono convinto che ci sia ben di più, e ben di peggio, dietro questo dibattito surreale. E credo che alcune dichiarazioni della ministra Kyenge, fatte nelle more della sua nomina, e poi successivamente corrette, ma in politichese, indicassero proprio questo “di più” di cui vorrei parlare.
La nostra legge, molto correttamente, applica lo ius soli ai figli di immigrati, ANCHE CLANDESTINI, al raggiungimento della maggiore età. E come mai, secondo lei, si applica solo ai MAGGIORENNI? Perché se la cittadinanza fosse concessa su richiesta, poniamo, al compimento del sedicesimo anno di età, o del quattordicesimo, ecc, ci troveremmo nella situazione paradossale di avere un minore cittadino italiano, mentre i suoi genitori, invece, resterebbero clandestini. In altre parole, siccome sarebbe a dir poco mostruoso espellere i genitori e “tenere” i figli minorenni, tale norma, di fatto, regolarizzerebbe tutti i clandestini che abbiano figli minorenni cui sia stata concessa la cittadinanza.
Spero, adesso, che il vero significato di questo bizzarro polverone sullo ius soli sia chiaro: la modifica che si vuole introdurre alla legge attuale (sono pronto a scommetterci un caffè) estenderebbe la concessione della cittadinanza anche ai minori, e questo allo scopo recondito di rendere impossibili le espulsioni dei clandestini con figli.
Insomma, questa polemica non è altro che un tentativo surrettizio, e mi si lasci dire anche disgustosamente ipocrita, di concedere una sanatoria di fatto illimitata a tutti i clandestini che facciano figli in Italia. Simili normative erano state introdotte anche in altri paesi, dando vita alla cosiddetta “birth industry”, su cui si possono trovare in rete esempi ed episodi raccapriccianti.
Chi propone simili cose, a mio avviso, si divide in due categorie: i) le persone spregevoli che ammantano con nobili ideali i loro biechi interessi (e possiamo anche domandarci chi abbia il maggior interesse, in Italia, ad avere un afflusso incontrollabile di clandestini…), e ii) i gonzi in buona fede sempre pronti a farsi mobilitare per le “buone cause” da questi lestofanti.
E quindi, professore, penso che la discussione da lei suscitata con i suoi due post sia un eccellente antidoto a questo buonismo d’accatto.
In attesa delle sue considerazioni generali sull’immigrazione che, sono sicuro, costituiranno un’altra interessante occasione di confronto, aperta e non politicamente corretta.
marco
professore,
vorrei precisare un punto che potrebbe sembrare un po’ oscuro: la legge parla di minori che abbiano “risieduto legalmente” e senza interruzioni ecc ecc. Il che sembrerebbe escludere i figli dei clandestini. La mia lettura di questa norma, e vorrei essere smentito da qualcuno che lo sappia per certo se per caso mi sbaglio, e’ pero’ che anche i figli dei clandestini possano rientrare in quella categoria, posto che a loro sono riconosciute sia l’assistenza sanitaria, sia la frequentazione della scuola dell’obbligo. Credo, insomma, che un buon avvocato ne potrebbe dedurre che tali soggetti “risiedano legalmente di fatto” nel nostro paese, ma su questo punto, ripeto, mi rimetto a eventuali avvocati che abbiano esperienze specifiche. Se cosi’ non fosse, o se la giurisprudenza fosse oscillante su questo punto, suppongo che l’altro elemento chiave della nuova legge non potrebbe che riguardare, oltre all’abbassamento dell’eta’, anche la chiarificazione di questo punto.
E temo di dover mettere in palio un secondo caffe’…
Gherardo Maffei
Io cinicamente parto da un fatto inesorabile: l’invecchiamento progressivo ed irreversibile della popolazione italiana. Purtroppo siamo coi giapponesi uno dei popoli più vecchi della terra: senza considerare che dei nipponici non abbiamo le qualità. Già a New York che possiamo definire il nostro incubo incombente, i cossidetti ” white american protestant” ( bianchi) sono una minoranza razziale e nei prossimi decenni stante il tasso di riproduzione dei neri gli USA saranno sempre più una realtà multirazziale.Viceversa stando alle proiezioni demografiche gli italiani si riduranno a qualche decina di milioni. Ciò premesso voglio dire che con queste prospettive bisognerà tornare alle famiglie numerose, ai premi di natalità, al salario per le madri casalinghe.alle quote ristrette di manovalanza femminile, naturalmente privilegiando solo ed esclusivamente l’immigrazione dai paesi dell’est europeo, penalizzando le altre. Riprodursi o perire ecco l’imperativo categorico dei tempi futuri. Chi avrà mai il coraggio di proclamarlo?
giandavide
@maurizio- evidentemente la mia ironia era di cattiva qualità, visto che non l’hai capita. io credo che i cittadini per esprimere un voto consapevole debbano sapere quello che stanno votando. in un caso del genere, si scatenerebbe una campagna di disinformazione così capillare che fomenterebbe ulteriore razzismo. d’altra parte, anche oggi, se berlusconi andasse in tv a dire che i negri sono radioattivi, molti italiani ci crederebbero
rosario
Leggendo il commento di Marco sono rimasto un po’perplesso: apparterrò alla categoria dei disonesti cialtroni o a quella, bontà sua, dei gonzi che si fanno “intortare” da quattro parole buoniste di appartenenti alla prima categoria? E io che pensavo che il genere umano, nato pare in Africa, si fosse variamente articolato nelle sue varie famiglie in tutte il mondo! Per fortuna c’è chi riduce il complesso all’essenziale! Finisco ricordando le parole del grande Arrigoni: “Stay human”!
paola sala
diciamo perire … se ci estinguiamo come i dodo non penso sara’ un grosso problema…..
marco
caro Rosario,
mi potrebbe spiegare cosa ci si di “human” nel favorire l’afflusso di immigrati al solo scopo di far aumentare i profitti di chi paga loro gli stipendi? E tutto questo al prezzo di privare i paesi di provenienza della parte migliore e piu’ produttiva della loro popolazione. Ossia di rubare loro il futuro. E’ davvero “human” questo?
L’immigrazione non e’ la sommatoria disarticolata di milioni di singole storie individuali, non e’ la collezione di primi piani di volti ritratti in un fotogenico biancoenero seppiato che le varie ong usano spesso come sfondo delle loro campagne. L’immigrazione e’ un fenomeno economico, che ha radici ben precise, interessi ben consolidati, e attori molto scaltri e cattivi, o “inhuman”, se preferisce.
Il passaggio postmodernista dal materialismo storico al pensiero debole ha facilitato moltissimo l’opera dei buonisti mannari, di quelli, cioe’, che sanno benissimo quale sia la posta in palio, ma si nascondono sotto la coltre untuosa del politicamente corretto e degli anatemi contro chi non concorda.
Il problema, se vuole, sta soprattutto qui. E’ inutile ripetere, a ogni pie’ sospinto, “questa tematica e’ molto complessa, non la si puo’ ridurre a quattro generalizzazioni” ecc. Tutto e’ sempre stato “molto complesso”, sin dalla notte dei tempi. Ma questo non ha mai impedito a nessuno di ragionare e cercare di capire l’essenziale. Oggi, invece, chi osa provarci e’ per definizione un semplificatore. Quando poi, ovviamente, non c’e’ semplificazione peggiore del dire “eh, signora mia, com’e’ complessa questa tematica”…
rosario
Caro Marco, le rispondo ancora una volta e poi taccio per sempre (in questo blog). La storia umana, fin dai primi umani africani è una storia di immigrazione, se ci pensa. Vorrei dire che proprio gli immigrati (italiani in primo luogo!) hanno colonizzato nel secolo scorso, accolti più o meno bene, paesi come gli Stati Uniti, Brasile, Argentina, Belgio, Germania, Svizzera, accrescendo le risorse prima economiche e poi culturali di quei Paesi. Ci sono gli sfruttatori? Bene, sono criminali da combattere, che certamente non pagheranno le tasse o contribuiranno alla ricchezza del nostro Paese! E certo saremmo ingenerosi se non considerassimo il fatto che il fascismo ha riempito di emigrati Paesi come l’Egitto, la Libia, l’Etiopia, scrivendo pagine certamente oscure ma anche talvolta luminose, quando hanno costruito strade, aziende e dissodato territori (in quelle poche situazioni pacifiche). Dobbiamo troppo ai paesi colonizzati per non sentirci in debito con i loro cittadini. Detto questo penso che la politica potrebbe bene scrivere e far rispettare leggi “umane” che permettano, a giovani ragazzi che hanno vissuto tutta la loro vita in Italia, di considerarsi cittadini italiani a tutti gli effetti invece di essere deportati (esportati suonerebbe meglio?)in Paesi di cui non conoscono niente!